Non ho potuto seguire da vicino le
primarie per il segretario regionale del Molise ma mi sono tenuto
costantemente in rapporto con gli amici di “Molise per Civati”. A
loro mi unisce, oltre a un'antica consuetudine, un impegno
appassionato, con Pippo Civati, per un PD diverso, coerente nel rapporto con gli
elettori, affidabile e aperto per i suoi iscritti, che ritrovi la sua
collocazione storica nella sinistra dello schieramento politico
italiano.
Abbiamo attentamente valutato, con loro
e con i referenti di tutte le regioni italiane chiamate al voto, le
scelte da compiere per dare continuità alla battaglia che con Civati avevamo sostenuto nelle primarie dell'8 dicembre, arrivando ad
ottenere tra gli elettori quindici volte i consensi della fase di
pre-selezione dei candidati riservata agli iscritti.
Il contemporaneo
esaurirsi della capacità di direzione e perfino della coesione
interna del gruppo che era stato alla guida del PD dopo la caduta di
Veltroni, ci aveva caricato di una grande responsabilità: indicare
una prospettiva, un programma di governo per tutto il partito su una
piattaforma saldamente ancorata nei valori della sinistra.
La spinta al cambiamento che aveva
premiato Renzi, aveva lasciato a questo riguardo troppi lati oscuri.
Cambiare verso, ma in quale direzione? Quale segno avrebbe avuto la
discontinuità? Quale spazio avrebbero avuto i vecchi metodi di
direzione e i potentati che ne erano stati i protagonisti? Domanda,
quest'ultima, imposta in particolare dal massiccio effetto “carro
del vincitore” che si era verificato non appena si era colta
l'ampiezza del consenso degli elettori verso il sindaco fiorentino.
Domande che oggi sono ancora più di
attualità, e caricano il nostro gruppo di consensi (e
responsabilità) ancora maggiori, dentro il PD e più in generale
nella sinistra italiana.
Queste valutazioni ci hanno portato,
nella maggior parte delle regioni in cui si è votato, a presentare
nostri candidati per esprimere con la massima chiarezza, in totale
libertà, le nostre posizioni e le obiezioni che muoviamo
all'indirizzo politico che ha prevalso dopo le primarie nazionali.
In tre regioni la valutazione è stata
diversa, tra queste anche il Molise.
Gli amici "civatiani" del Molise hanno avanzato per primi una
candidatura, quella di Michele Di Giglio, per mettere un punto fermo
e chiarire che sarebbero andati al confronto con gli elettori senza
remore, nella chiarezza. Ma hanno anche detto fin dal primo momento
– ero presente personalmente all'incontro in cui il gruppo ha
assunto formalmente questa decisione, ripresa ampiamente dalla stampa
locale – che erano pronti a fare un passo indietro nel momento in
cui fossero emerse possibilità di convergenza su alcuni punti fermi.
In Molise la scelta era netta: la
discriminante fondamentale stava nella rottura di continuità
rispetto alla gestione del partito successiva alle ultime primarie.
Non credo di dovermi dilungare sul giudizio attorno a quella
gestione. Ne ho scritto a più riprese su questo blog, da ultimo ho
considerato una sorta di delitto efferato aver imposto un'alleanza
innaturale in Regione, su basi prive di qualunque contenuto
programmatico, esclusivamente in nome di una gestione comune del
potere, concordata a tavolino tra individui, manovra tutta interna al
personale politico. Antesignani, precursori, per dirla tutta, se
ragioniamo sugli aspetti che destano maggiore preoccupazione nelle
vicende di questi giorni al governo nazionale: larghe intese che si
fanno strette, un'alleanza “di necessità” che si fa maggioranza
politica, un governo che nasce, di servizio, con scadenza ravvicinata
e diventa di svolta, con un'orizzonte di legislatura. Senza uno
straccio di programma. Esattamente quanto avvenuto in Molise, nella
ripetizione 2013 delle elezioni regionali, quando è stata gettata
alle ortiche la ventata di novità, di cambiamento effettivo,
dell'ottobre 2011.
Avendo posto queste premesse, il gruppo è stato chiamati a unire le forze da una parte dei sostenitori di Renzi
a livello nazionale, raccolti attorno a Micaela Fanelli e al
Presidente Frattura. Non ha posto pregiudiziali o rigidità sul
candidato segretario, ma tre condizioni politiche precise. Che ci
fossero pronunciamenti programmatici chiari su alcune delle questioni
più scottanti sul tappeto, nella situazione economico-sociale della
Regione e nella vita del partito. Che non ci fossero mediazioni o
compromessi, in nome del “volemose bene - scurdammoce 'o passato”
con chi aveva le maggiori responsabilità nella deriva catastrofica
del partito regionale. Che il partito riconquistasse una piena
autonomia nei confronti delle istituzioni, senza commistioni di
ruolo, non per esercitare una critica sterile o preconcetta ma per
stimolare la definizione di soluzioni innovative, marcate a sinistra,
partecipando attivamente alla loro costruzione.
Quest'ultima condizione porta come conseguenza un impegno nel partito a
tempo pieno e senza commistioni con incarichi istituzionali per il
segretario, Micaela Fanelli, che pertanto, nell'eventuale
prospettiva, pur legittima, di candidarsi ad incarichi
rappresentativi o esecutivi a livello nazionale passerebbe il testimone al vice, indicato sin dall'inizio nel coordinatore regionale della
nostra area, Michele Di Giglio, capolista del raggruppamento
unitario.
Questa scelta è stata premiata dagli
elettori. Per i miei amici “civatiani” è stata un'esperienza di
grande rilievo, per incrociare da vicino i problemi, le aspirazioni,
gli ideali del popolo del PD in Molise e per misurarsi con le
risposte e le proposte di soluzioni.
Il fronte dei “noti” non ha
ritenuto di esprimere una candidatura in prima persona: il risultato
delle primarie nazionali sconsigliava un simile azzardo. E' così
confluito attorno a un'altra esponente del “renzismo” molisano,
l'on. Laura Venittelli, persona che in Parlamento coltiva peraltro
ottimi rapporti personali con Pippo Civati, inquadrabile nell'area
politica di Franceschini. Rispettabile, come scelta di fedeltà a
quei legami, che l'ha portata però a farsi portavoce di un gruppo
dirigente regionale che nella sua stessa città, Termoli, ha
praticamente distrutto il Partito Democratico. Una scelta che era doveroso combattere con la massima chiarezza e determinazione.
E' stato un confronto serrato, una
partita combattuta, il cui esito è stato però chiaro. Ora si volta
pagina. I migliori auguri a Micaela Fanelli, a Michele Di Giglio e al
nuovo gruppo dirigente che è chiamato a cimentarsi con impegni di
enorme portata.
Il rigore e la coerenza saranno le armi
migliori per affrontarli al meglio e per vederli coronati da
successo. Primo appuntamento: il tagliando dei dodici mesi per la Giunta.
L'occasione per uscire dalla fase delle coabitazioni innaturali e
delle pratiche spartitorie che tanti danni hanno provocato al Molise.
Un regalo che gli elettori molisani meriterebbero finalmente di
ricevere.