venerdì 29 novembre 2013

GHOSTBUSTERS IN MOLISE. AL CONGRESSO PD

Questa storia è dedicata agli amici molisani, ma parla a chiunque sia interessato alle sorti del PD.

Racconta di fantasmi. E di voti e tessere alle primarie del PD.

Sappiamo che durante le primarie si sono verificati episodi di malcostume (forse è il caso di chiamarli imbrogli). Se ne sono occupati i giornali. Gli stessi vertici PD hanno gridato, giustamente, allo scandalo.
In un primo tempo, durante l'elezione dei segretari provinciali, hanno riguardato personaggi locali che, gonfiando le tessere, tentavano l'assalto alle federazioni del PD, considerate evidentemente un buon trampolino per scalate al potere (di vario genere).
Nella fase successiva, del voto degli iscritti per il segretario nazionale, avrebbero chiamato in causa direttamente i candidati: per non correre questo rischio la Direzione del PD ha preferito chiudere il tesseramento prima che partissero le elezioni nei circoli. I casi sono diminuiti ma non scomparsi del tutto. Tant'è che si sono sospesi i risultati di alcune province: Salerno, dove Renzi (appoggiato dal sindaco De Luca) ha raccolto una valanga di voti apparsa eccessiva; Vibo Valentia, per gravi irregolarità denunciate in metà dei congressi di circolo; Catanzaro, dove non si era raggiunto un giudizio concorde sui ricorsi presentati.
C'era poi il caso di Isernia. Il fatto denunciato, insieme a numerose irregolarità procedurali, era un po' più grave, se non clamoroso (ne aveva parlato anche Civati sul suo blog): il numero dei votanti era di gran lunga superiore al numero degli iscritti.

Su questo fatto è stato presentato un ricorso dal comitato Civati (nazionale e regionale), che anch'io ho sottoscritto come suo rappresentante in Commissione Nazionale Congresso. I dirigenti del PD locale hanno reagito sdegnati: dal deputato del collegio di Isernia, Danilo Leva, al neo Presidente di Fin-Molise (che c'entra? me lo domando anch'io), dalla segreteria della federazione alla Commissione provinciale per il Congresso, si sono precipitati a smentire in coro: “non è vero. gli iscritti erano di più, molti di più, il doppio di quelli che risultano all'ufficio organizzazione nazionale, e tutto era dunque regolare.” E' stato coinvolto anche D'Alema, presente a Isernia il giorno dopo le votazioni: “Civati è male informato”.
E' davvero un peccato, però, che nessuno degli sdegnati abbia saputo portare il benché minimo dato o elemento concreto per conoscere l'identità, o anche più semplicemente il numero di quegli iscritti in più. O, magari, per spiegare come mai non risultassero da nessuna parte. Fantasmi. Alle primarie di Isernia si sono verificati fenomeni paranormali. Hanno votato entità aliene. Una folla di alieni.




Eppure, lo spettro che si aggirava per Isernia poteva ben prendere corpo. Dovrebbero tutti avere un nome e cognome, dovrebbero perfino aver fornito un recapito telefonico e firmato un modulo per autorizzare l'utilizzo dei dati, per la privacy. Non doveva essere difficile smentire le accuse portando uno straccio di prova. Niente di tutto questo. Eppure, in tanti da quelle parti conoscono la storia e conoscono quei fantasmi.
Vi dico come la raccontano.
In uno dei circoli della provincia (uno solo, si badi), quello della seconda città, Venafro, sarebbero stati conteggiati per il congresso quasi 600 (in lettere: seicento) voti. In un circolo che aveva fin lì appena una cinquantina di iscritti.
Se non si fosse trattato solo di voti ma, come affermano gli sdegnati, di persone, di iscritti, si sarebbe trattato di un clamoroso successo del PD, no? Di cui menare vanto, a Roma e nel mondo. Pensate che quel comune ha alle spalle una lunga storia di egemonia della destra, interrotta solo quest'anno dall'elezione di un sindaco, finalmente, di sinistra, votato da una maggioranza (trasversale) di cittadini contro il candidato del centro-destra. Che il PD appoggiava. E, pensate, gli iscritti esplodono, si moltiplicano per dieci. Che evento!

Invece quel clamoroso successo è stato tenuto nascosto e, ancora il giorno della convenzione nazionale a Roma, il numero, se non l'identità, di quegli iscritti non è uscito fuori.
Tranquilli. Non uscirà mai fuori. Perché quei nomi, se mai persone in carne ed ossa hanno votato, non possono essere resi noti. Perché quelle tessere, se mai sono state pagate da qualcuno, non possono essere esibite. Figuratevi se in un paese, appena un po' grandicello, dove un po' tutti si conoscono, si possono spacciare, con nome e cognome, cinquecento persone, all'improvviso, come iscritti al PD. A molti verrebbe da ridere. E se invece venissero fatti dei nomi, potrebbe esserci poco da scherzare.
Indovinate perché tutto questo. E provate, già che ci siete, a domandarvi come mai quelli che nei circoli della provincia hanno fatto del loro meglio per celebrare il congresso hanno lasciato che il loro impegno fosse sporcato e confuso con quello che era successo in un circolo soltanto. Come mai, anziché ribellarsi, hanno coperto la vicenda con un silenzio di tomba.

Una storia molisana? Arrivati fin qui potreste pensare che riguardi solo loro e che starà a loro dare un volto (o due, in concorrenza tra loro) a questa storia. Che parla di fantasmi, che non sono però orfani di padre.
Invece, non è una storia molisana, purtroppo, ma una storia del PD. Purtroppo.
Perché ciò che è più grave non è che in un circolo ci si misuri a suon di tessere fasulle. E' successo. Può succedere. Fa un po' schifo, ma si può isolare e fare pulizia. Fa anche un po' rabbia che il partito provinciale abbia scelto l'omertà, ma i condizionamenti locali, si sa, possono essere – e sono stati – molto, molto potenti.
Il guaio, quello che fa di questa storia una ferita nel corpo del partito nazionale è che, nonostante tutto, quel congresso è stato convalidato. Potete controllare il dato ufficiale sul sito del PD.
Adesso, da una parte ci sono tutti quei molisani che conoscono la storia e sanno perché non era possibile dimostrare che avevano votato tutti quegli iscritti. Ma dall'altra ci sono quei dirigenti nazionali che avevano tuttavia ben chiari i motivi per cui quel congresso non doveva essere annullato. Quei motivi che avete senz'altro indovinato.


Per quel che mi riguarda, mi ha amareggiato constatare che un candidato nazionale come Gianni Cuperlo, proprio colui che per primo si è stracciato le vesti davanti agli scandali e ha proposto di bloccare il tesseramento per impedirli, non abbia preso le distanze. Che, anzi, i suoi rappresentanti in Commissione (che sono dodici su ventitre, contro l'unico di Civati) abbiano tutti votato, mettendolo nero su bianco, per confermare quel congresso. E che Matteo Renzi, il candidato favorito, abbia taciuto, e i suoi rappresentanti abbiano (quasi tutti) guardato da un'altra parte, solo perché in quell'episodio era coinvolto, sia pure da perdente, anche il referente di quella mozione, più o meno allo stesso modo.
E' grave. Perché nessun medico o biologo sogna di eliminare i virus. La prevenzione ne riduce l'impatto sull'organismo ma per difenderci non ci sono che i nostri anticorpi. E la metafora si applica perfettamente al corpo di un partito, come di qualunque associazione di individui.
Se il male oscuro che si sta insinuando nel PD è (anche) quello di una vita di partito ridotta a conta delle tessere, senza partecipazione, senza coinvolgimento nelle decisioni, senza circolazione delle idee, all'origine c'è in gran parte l'indebolimento progressivo delle difese immunitarie, che sono le difese etiche e, prima ancora, direi, culturali.

Anche di questo si tratterà, nella scelta del nuovo segretario nazionale.
In nessuno dei casi segnalati, o contestati, in nessun circolo tra le migliaia del PD, è stato coinvolto un solo sostenitore di Pippo Civati. Che non a caso è l'unico dei tre candidati che può dire, senza il timore di essere mai smentito, di non avere l'appoggio di nessuno, ma proprio nessuno, di quelli (un po' più di 101) che hanno votato contro Prodi.