giovedì 5 giugno 2014

IL QUADRO POLITICO NAZIONALE E IL LABORATORIO MOLISANO

Molise apripista. Molise laboratorio di sperimentazione politica.
Non è una boutade, ho cercato di spiegarlo in più occasioni, lo è anche (di nuovo) in questa fase politica. Quella che si è aperta con le elezioni senza vincitori del 2013.

Richiamare questo tema può sembrare un'insistenza inopportuna dopo il risultato delle europee, ma la questione sta lì, sovrasta ancora il quadro politico italiano e darla per risolta può far “stare sereni” per un attimo ma non aiuta a risolverla.
Detta con una formula sintetica la questione è se le larghe intese sono una coalizione politica o una convergenza dettata da uno stato di eccezione.
Se fosse la seconda che ho detto non si spiegherebbe il “vasto programma” e la proiezione di legislatura per un Parlamento che non esprime una maggioranza politica. Né si spiegherebbe il passo di lumaca con cui si procede a varare una legge elettorale che scongiuri il ripetersi di simili emergenze. Relegata ormai in fondo all'agenda.
Ma se fosse la prima qualcuno dovrebbe almeno segnalarlo, se proprio non lo si vuole annunciare solennemente, come democrazia vorrebbe. Bisognerebbe poi spiegarlo ai tedeschi, che di Grosse Koalition se ne intendono, e al Consiglio d'Europa che potrebbe risolvere in un baleno la questione della guida della Commissione. E, particolare non trascurabile, agli elettori che erano stati chiamati (ma forse era un secolo fa) a scegliere tra alternative definite inconciliabili. In particolare quelli del PD, che ancora sei mesi fa sono stati chiamati – e accorsi in gran numero – alle primarie per scegliere tra candidati che erano collocati su posizioni diverse quanto alla durata prevista della legislatura ma concordi sul ricorso anticipato alle elezioni per porre fine allo stato d'eccezione, all'anomalia delle larghe intese.

Insomma, se davvero fossimo scivolati progressivamente nella prima, non lo si potrebbe dire e di fatto nessuno lo avrebbe detto. Ma il Molise, intanto, torna utile per vedere l'effetto che fa.
Perché in Molise, devo rammentarlo, si è votato per la Regione contemporaneamente alle politiche del 2013 e il PD si è presentato al centro di una coalizione di destra-sinistra.

Lo stesso PD solo un anno prima, nelle elezioni finite con un testa a testa e poi annullate, si era posto alla testa di una coalizione di centro-sinistra con un profilo programmatico su cui si erano riconosciute appieno più o meno tutte le componenti della sinistra. Ma all'immediata vigilia delle nuove elezioni ha preso una strada del tutto diversa, accogliendo nella coalizione formazioni di centro destra, dichiarate come tali e organicamente inserite fino allora nella maggioranza di centro-destra che aveva governato nel decennio precedente. Senza che di questa svolta fosse precisato alcun contenuto programmatico (d'intesa o di compromesso, di prospettiva o di emergenza) ma solo con un patto di spartizione di poltrone depositato nella cassaforte di un notaio. Patto in nome del quale alle formazioni di sinistra rimaste in coalizione (SEL, PdCI e PSI) non dovevano essere riservati posti né nel listino né nel governo. Portare voti e, se ce l'avessero fatta, eleggere consiglieri. Poi, al più, per i più intraprendenti, un po' di sottobosco.

Il presidio di questa mattina davanti al Municipio di Bojano
Manifestazione di lavoratori Solagrital (Boiano), chiusa
La coalizione ha stravinto (tipo spot del Gratta e Vinci). La svolta è rimasta però, se così si può dire, un po' sbiadita. Industrie che chiudono, sanità in rosso, verde un po' maleodorante, potenzialità turistiche mortificate, infrastrutture da terzo mondo. La sola economia che si salva è quella abbastanza forte da potersi tenere lontana dalla politica. E crescono le simpatie per un altro Governatore, quello neoeletto in Abruzzo, da sempre fautore della Marca Adriatica (macroregione fino alle Marche).
Nonostante queste pecche, l'esperimento però continua. Certo, qualcuno avrebbe potuto far notare come il Molise sia la regione italiana dove il PD è andato peggio (a parte il SudTyrol). Ma per delicatezza nessuno lo ha fatto. Anche perché sono ancora in ballo le amministrative, in particolare nel centro dove quell'esperimento ha raggiunto l'apoteosi, Termoli.
Si è votato anche per il comune capoluogo. Si era tentato anche lì di ripetere il testacoda, la coalizione destra-sinistra, ma le primarie l'hanno impedito. Si è anche fatto di tutto per tener fuori la candidata con il profilo più limpidamente di sinistra, indipendente di area Civati: arrivata seconda alle primarie, alla fine è stata però inserita nella lista PD risultando prima tra gli eletti. Il vincitore delle primarie, PD, ha superato per tre voti la maggioranza assoluta al primo turno e dunque aver seguito la strada normale, quella della politica, ha pagato.
A Termoli no. Quello che è stato fatto a Termoli rientra perfettamente nei canoni dell'esperimento alla Frankenstein. Un regolamento delle primarie fatto per impedire candidature al di fuori delle designazioni di partito. Un veto insormontabile per impedire che un'area storica della sinistra del posto (socialisti di sinistra) aderisse al PD per non mettere in difficoltà i candidati in lista delle “cordate” consolidate. Piuttosto, accoglienza trionfale per esponenti di primo piano della giunta di centro-destra sbarcati dalla nave che affondava tra scandali e mala amministrazione, Una strizzata d'occhio alle formazioni minori di centro e di destra, sollecitate a fare da liste di disturbo con la promessa di ricompense future. Un'ostinata chiusura a sinistra, spingendo quello che era stato di fatto il leader dell'opposizione (un giovane ingegnere esperto di ambiente, indipendente) a candidarsi autonomamente.
Risultato al primo turno: coalizione al 24,97%, appena mezzo punto sopra quella di centro-destra (la lista di sinistra si ferma al 19,9%). E ora, per il ballottaggio, l'apoteosi di cui ho detto. Ignorata la sinistra (avanzata una proposta di apparentamento “pro forma”, quando è arrivata la risposta affermativa si è trovato un espediente per ritirarla) si conta di vincere con l'appoggio, come preventivato, di una lista minore di destra. Non una lista qualsiasi, però. La lista di un ex sindaco che è stato anche parlamentare di Forza Italia e che ha avuto l'onore delle cronache nazionali per un'inchiesta dal nome evocativo: Black Hole, Buco Nero, 106 imputati per vicende di mala sanità che si sta avviando verso la prescrizione. Naturalmente vale la presunzione di innocenza fino a prova contraria, non è di quello che ci si deve scandalizzare, ci mancherebbe. Ma l'operazione politica deve fare riflettere. Tanto più che avviene con l'avallo (se non con la regìa) dei vertici regionali del PD. Che, per completare il quadro, ha raccolto il 9,08%
Sapremo di qui a poco come va a finire il ballottaggio. Se Frankenstein prende vita o meno. Nel piccolo Molise.
Vicenda locale, vicenda minore, non fa testo, penserà qualcuno.

Può darsi. La chiusura della campagna elettorale per il ballottaggio a Termoli è stata affidata al vice di Renzi, segretario generale (reggente) del PD, Lorenzo Guerini.