Molise apripista. Molise laboratorio di
sperimentazione politica.
Non è una boutade, ho cercato di
spiegarlo in più occasioni, lo è anche (di nuovo) in questa fase
politica. Quella che si è aperta con le elezioni senza vincitori del
2013.
Richiamare questo tema può sembrare
un'insistenza inopportuna dopo il risultato delle europee, ma la
questione sta lì, sovrasta ancora il quadro politico italiano e
darla per risolta può far “stare sereni” per un attimo ma non
aiuta a risolverla.
Detta con una formula sintetica la
questione è se le larghe intese sono una coalizione politica o una
convergenza dettata da uno stato di eccezione.
Se fosse la seconda che ho detto non si
spiegherebbe il “vasto programma” e la proiezione di legislatura
per un Parlamento che non esprime una maggioranza politica. Né si
spiegherebbe il passo di lumaca con cui si procede a varare una legge
elettorale che scongiuri il ripetersi di simili emergenze. Relegata
ormai in fondo all'agenda.
Ma se fosse la prima qualcuno dovrebbe
almeno segnalarlo, se proprio non lo si vuole annunciare
solennemente, come democrazia vorrebbe. Bisognerebbe poi spiegarlo ai
tedeschi, che di Grosse Koalition se ne intendono, e al Consiglio
d'Europa che potrebbe risolvere in un baleno la questione della guida
della Commissione. E, particolare non trascurabile, agli elettori che
erano stati chiamati (ma forse era un secolo fa) a scegliere tra
alternative definite inconciliabili. In particolare quelli del PD,
che ancora sei mesi fa sono stati chiamati – e accorsi in gran
numero – alle primarie per scegliere tra candidati che erano
collocati su posizioni diverse quanto alla durata prevista della
legislatura ma concordi sul ricorso anticipato alle elezioni per
porre fine allo stato d'eccezione, all'anomalia delle larghe intese.
Insomma, se davvero fossimo scivolati
progressivamente nella prima, non lo si potrebbe dire e di fatto
nessuno lo avrebbe detto. Ma il Molise, intanto, torna utile per
vedere l'effetto che fa.
Perché in Molise, devo rammentarlo, si
è votato per la Regione contemporaneamente alle politiche del 2013 e
il PD si è presentato al centro di una coalizione di
destra-sinistra.
Lo stesso PD solo un anno prima, nelle
elezioni finite con un testa a testa e poi annullate, si era posto
alla testa di una coalizione di centro-sinistra con un profilo
programmatico su cui si erano riconosciute appieno più o meno tutte
le componenti della sinistra. Ma all'immediata vigilia delle nuove
elezioni ha preso una strada del tutto diversa, accogliendo nella
coalizione formazioni di centro destra, dichiarate come tali e
organicamente inserite fino allora nella maggioranza di centro-destra
che aveva governato nel decennio precedente. Senza che di questa
svolta fosse precisato alcun contenuto programmatico (d'intesa o di
compromesso, di prospettiva o di emergenza) ma solo con un patto di
spartizione di poltrone depositato nella cassaforte di un notaio.
Patto in nome del quale alle formazioni di sinistra rimaste in
coalizione (SEL, PdCI e PSI) non dovevano essere riservati posti né
nel listino né nel governo. Portare voti e, se ce l'avessero fatta,
eleggere consiglieri. Poi, al più, per i più intraprendenti, un po'
di sottobosco.
Manifestazione di lavoratori Solagrital (Boiano), chiusa |
La coalizione ha stravinto (tipo spot
del Gratta e Vinci). La svolta è rimasta però, se così si può
dire, un po' sbiadita. Industrie che chiudono, sanità in rosso,
verde un po' maleodorante, potenzialità turistiche mortificate,
infrastrutture da terzo mondo. La sola economia che si salva è
quella abbastanza forte da potersi tenere lontana dalla politica. E
crescono le simpatie per un altro Governatore, quello neoeletto in
Abruzzo, da sempre fautore della Marca Adriatica (macroregione fino
alle Marche).
Nonostante queste pecche, l'esperimento
però continua. Certo, qualcuno avrebbe potuto far notare come il
Molise sia la regione italiana dove il PD è andato peggio (a parte
il SudTyrol). Ma per delicatezza nessuno lo ha fatto. Anche perché
sono ancora in ballo le amministrative, in particolare nel centro
dove quell'esperimento ha raggiunto l'apoteosi, Termoli.
Si è votato anche per il comune
capoluogo. Si era tentato anche lì di ripetere il testacoda, la
coalizione destra-sinistra, ma le primarie l'hanno impedito. Si è
anche fatto di tutto per tener fuori la candidata con il profilo più
limpidamente di sinistra, indipendente di area Civati: arrivata
seconda alle primarie, alla fine è stata però inserita nella lista
PD risultando prima tra gli eletti. Il vincitore delle primarie, PD,
ha superato per tre voti la maggioranza assoluta al primo turno e
dunque aver seguito la strada normale, quella della politica, ha
pagato.
A Termoli no. Quello che è stato fatto
a Termoli rientra perfettamente nei canoni dell'esperimento alla
Frankenstein. Un regolamento delle primarie fatto per impedire
candidature al di fuori delle designazioni di partito. Un veto
insormontabile per impedire che un'area storica della sinistra del
posto (socialisti di sinistra) aderisse al PD per non mettere in
difficoltà i candidati in lista delle “cordate” consolidate.
Piuttosto, accoglienza trionfale per esponenti di primo piano della
giunta di centro-destra sbarcati dalla nave che affondava tra
scandali e mala amministrazione, Una strizzata d'occhio alle
formazioni minori di centro e di destra, sollecitate a fare da liste
di disturbo con la promessa di ricompense future. Un'ostinata
chiusura a sinistra, spingendo quello che era stato di fatto il
leader dell'opposizione (un giovane ingegnere esperto di ambiente,
indipendente) a candidarsi autonomamente.
Risultato al primo turno: coalizione al
24,97%, appena mezzo punto sopra quella di centro-destra (la lista di
sinistra si ferma al 19,9%). E ora, per il ballottaggio, l'apoteosi
di cui ho detto. Ignorata la sinistra (avanzata una proposta di
apparentamento “pro forma”, quando è arrivata la risposta
affermativa si è trovato un espediente per ritirarla) si conta di
vincere con l'appoggio, come preventivato, di una lista minore di
destra. Non una lista qualsiasi, però. La lista di un ex sindaco che
è stato anche parlamentare di Forza Italia e che ha avuto l'onore
delle cronache nazionali per un'inchiesta dal nome evocativo: Black
Hole, Buco Nero, 106 imputati per vicende di mala sanità che si sta
avviando verso la prescrizione. Naturalmente vale la presunzione di
innocenza fino a prova contraria, non è di quello che ci si deve
scandalizzare, ci mancherebbe. Ma l'operazione politica deve fare
riflettere. Tanto più che avviene con l'avallo (se non con la regìa)
dei vertici regionali del PD. Che, per completare il quadro, ha
raccolto il 9,08%
Sapremo di qui a poco come va a finire
il ballottaggio. Se Frankenstein prende vita o meno. Nel piccolo
Molise.
Vicenda locale, vicenda minore, non fa
testo, penserà qualcuno.
Può darsi. La chiusura della campagna
elettorale per il ballottaggio a Termoli è stata affidata al vice di
Renzi, segretario generale (reggente) del PD, Lorenzo Guerini.