giovedì 19 settembre 2013

Verso il congresso PD. Un incontro istruttivo

Mi affaccio a curiosare ad un incontro pre-congressuale per costituire in un circolo PD l'associazione per Renzi (Adesso QuestoPosto). Ospite un parlamentare molto visto in TV, molto vicino a Renzi.
E' diretto, assertivo: “Dobbiamo uscire da questa situazione bloccata. Il partito deve dettare la sua agenda, non subire i ricatti del PDL. Renzi può farlo.” Così cadrà Letta? “No, se saprà fare, sulla spinta del partito, il bene del Paese. Finché lo farà, il PD di Renzi lo appoggerà.

Un militante di lungo corso, molto critico sul PD attuale, interroga: “Il Parlamento è diviso in tre. E lo sarebbe anche dopo eventuali elezioni. Vuol dire che il PD di Renzi, per attuare la sua agenda, andrebbe a cercare i voti in Parlamento e se non avesse l'appoggio del PDL lo chiederebbe all'altra parte?
La risposta del parlamentare, lunga e articolata, ruota attorno al concetto che le elezioni si possono vincere. La voce dalla platea insiste: “Ma se non si vota? E se non avremo la maggioranza assoluta nelle due Camere?”. Il Parlamentare si scusa di dover abbandonare la riunione per tornare ai suoi doveri, la seduta si scioglie.

Non vuol dire niente, obietterà qualcuno. Per me vuol dire molto.
Se il Congresso non dà questo tipo di risposte ai militanti, come potrà fugare i dubbi, le diffidenze, le disaffezioni dei cittadini, che saranno (prima o poi) chiamati a votare?
Facciamo qualche esempio: rimodulazione dell'IMU (anziché abolizione anche per le alte rendite). Aliquote più alte per i più ricchi e tasse più leggere per i redditi da lavoro e per quelli più bassi. Salario di cittadinanza per chi cerca lavoro (non solo per chi lo ha perso). Taglio delle spese militari (F35). Legge elettorale (doppio turno di collegio, o almeno Mattarellum). Taglio dei costi della politica, abolizione delle Province. Riduzione della forbice degli stipendi... E' difficile fermarsi, è un lungo elenco di proposte che si trovano nei documenti del PD e, a lume di naso, godono del favore della maggioranza degli elettori. Ideali, per un'agenda di governo! Invece sono escluse dal programma delle larghe intese perché non condivise dal PDL. E' di questa agenda che parliamo? Sennò, di che parliamo?


Ma se parliamo di questo, la domanda rivolta al dirigente vicino a Renzi (“renziano” non si può più dire) è la domanda a cui per primo deve rispondere, non solo Renzi ma chiunque si candidi a guidare il PD. Dovrà dire se cercherà o no l'accordo con la parte del Parlamento che su quella agenda può convergere (gli ex alleati di SEL e i 5S). Con o senza elezioni. Dovrà condannare chi ha scelto in base a una logica di schieramento (moderato?!) anziché in base a un'agenda e così facendo ha tradito gli elettori.
E dovrà essere credibile.

Quanto a Renzi, ho la netta impressione che voglia sfuggire alla domanda proprio come ha fatto il suo amico nel circolo PD.

Temo che la domanda possa imbarazzarlo per almeno due motivi: 1) perché dovrà avere la forza di spiegare perché si è lasciato tentare dall'idea (che, come sanno anche le pietre, non è stata bocciata da Berlusconi ma da Napolitano) che a guidare le larghe intese fosse lui anziché Letta; 2) perché dovrà scrollarsi di dosso il peso ingombrante dell'appoggio di alcuni dei principali protagonisti della notte dei 101 e della supplica a Napolitano, quindi delle larghe intese. Potrà far finta di non conoscerli ma quelli non sono tipi da amore platonico, mirano al sodo e vogliono “consumare”.

Quanto a Cuperlo, la domanda non gli viene posta neppure: questioni che non lo riguardano, l'importante è che il partito torni ad avere un profilo culturale più alto, a governare ci pensi chi ha lo stomaco per farlo. Ce ne sono, tra i suoi sponsor: niente di meno che D'Alema e Bersani, uniti da amore fraterno.



Sarò pronto a ricredermi nel momento in cui le risposte arriveranno. Fino a quel momento continuerò a non avere alcun dubbio nell'appoggiare il solo che le risposte a queste domande le ha messe al centro della sua azione politica. Per chi non lo sapesse, Giuseppe (Pippo) Civati.