mercoledì 4 settembre 2013

Che farà Matteo Renzi?

Non vorrei apparire il classico Pierino Guastafeste, ma Matteo Renzi non lo vedo affatto bene. Rischia di vincere il congresso ma di perdere il PD.

“Non sarò la vostra foglia di fico. Con voi dietro, mi fate perdere” aveva detto appena una settimana prima. Ma a Genova, davanti alla folla (in effetti, 5 volte quella di Letta e di Epifani) si è fatto prendere dall'entusiasmo: “Basta con le correnti. Sarò il segretario di un PD unito!”. Senza però chiarire se aveva in mente l'unità dei capicorrente o quella del popolo di sinistra che intende riprendersi un partito davvero democratico, aperto, dinamico, che non tradisca gli elettori rinunciando a battersi per le proposte su cui aveva chiesto il voto.
Lasciando questa ambiguità irrisolta, ha consentito ai capicorrente più “agili” di scegliere rapidamente l'interpretazione per loro più conveniente: “saremo uniti dietro di te”. E ora che farà?

Si farà convincere dai più baldanzosi che lo esortano ad accettare la sfida perché danno per scontato che avrà gioco facile nello smarcarsi, relegando ai margini i sostenitori più “imbarazzanti”? O darà ascolto agli umori di quelli che intravedono in queste mosse di avvicinamento i segnali di un ritorno di Matteo Renzi nei ranghi? Della rinuncia a qualunque idea di ricambio radicale del gruppo dirigente (e della cultura del compromesso che lo caratterizza)?
Certo, quegli umori potrebbero restare comunque nell'alveo se fossero incanalati verso l'opposizione che Pippo Civati rappresenterà in congresso (quanto a Gianni Cuperlo, ci tiene molto a smarcarsi da Renzi ma non sembra imbarazzato più di tanto dall'appoggio degli altri capicorrenti orientati a dare vita a una sorta di squadra B, all'interno dello stesso schema di gioco). Ma è evidente che gli argomenti con cui Civati controbatte a chi lo accusa di ingenuità, perché non intende rinunciare a condurre la sua battaglia dentro il PD, perderebbero molto della loro forza.

E non dimentichiamo che all'orizzonte si profila l'insidia di un Super-porcellum, in via di concepimento ad opera del duo Violante – Quagliariello, con la previsione di una sfida finale tra le due migliori coalizioni “non vincenti”. Coalizioni di partiti. Con un PD che ha gettato alle ortiche quel tanto di coalizione a cui aveva dato vita con “Italia Bene Comune”. Davvero potrebbe farcela, da solo, il front-man Renzi, con la sua capacità comunicativa, a rigenerare l'immagine del PD partito o non sarebbe reale il rischio di rimanere fuori dai play off?
Davvero un groviglio in cui non è facile districarsi. E non è tutto.
Le convulsioni del PdL, ossessionato dall'idea di rimanere orfano di Berlusconi e stressato dalle convulsioni ancora più violente di un Berlusconi a fine carriera, potrebbero riservarci una crisi di governo a breve. Che porterebbero l'attuale leadership del PD, ci si può giurare, a dare per scontato il rinvio del congresso. Il canto delle sirene potrebbe suonare soave alle orecchie di Matteo Renzi: “se non sai uscire dal groviglio, rinvia, rinvia, rinvia...” Dove sta scritto che un pisano sia più furbo di un fiorentino nella tattica del rinvio?

Ulisse si fece tappare le orecchie per resistere al canto delle sirene. A Matteo Renzi nemmeno basterebbe tapparsi le orecchie. Dovrebbe anche trovare una soluzione alternativa. Cioè, battersi contro il rinvio del congresso. E dare un dispiacere mortale ai suoi sponsor imbarazzanti. E scoprire forse, alla fine della fiera, che fare opposizione può essere molto difficile ma, se la si sa fare, anche esaltante.