Non vorrei apparire il classico Pierino
Guastafeste, ma Matteo Renzi non lo vedo affatto bene. Rischia di
vincere il congresso ma di perdere il PD.
“Non sarò la vostra foglia di fico.
Con voi dietro, mi fate perdere” aveva detto appena una settimana
prima. Ma a Genova, davanti alla folla (in effetti, 5 volte quella di
Letta e di Epifani) si è fatto prendere dall'entusiasmo: “Basta
con le correnti. Sarò il segretario di un PD unito!”. Senza però
chiarire se aveva in mente l'unità dei capicorrente o quella del
popolo di sinistra che intende riprendersi un partito davvero
democratico, aperto, dinamico, che non tradisca gli elettori
rinunciando a battersi per le proposte su cui aveva chiesto il voto.
Lasciando questa ambiguità irrisolta,
ha consentito ai capicorrente più “agili” di scegliere
rapidamente l'interpretazione per loro più conveniente: “saremo
uniti dietro di te”. E ora che farà?
Si farà convincere dai più baldanzosi
che lo esortano ad accettare la sfida perché danno per scontato che
avrà gioco facile nello smarcarsi, relegando ai margini i
sostenitori più “imbarazzanti”? O darà ascolto agli umori
di quelli che intravedono in queste mosse di avvicinamento i segnali
di un ritorno di Matteo Renzi nei ranghi? Della rinuncia a qualunque
idea di ricambio radicale del gruppo dirigente (e della cultura del
compromesso che lo caratterizza)?
Certo, quegli umori potrebbero restare
comunque nell'alveo se fossero incanalati verso l'opposizione che
Pippo Civati rappresenterà in congresso (quanto a Gianni Cuperlo, ci
tiene molto a smarcarsi da Renzi ma non sembra imbarazzato più di
tanto dall'appoggio degli altri capicorrenti orientati a dare vita a
una sorta di squadra B, all'interno dello stesso schema di gioco). Ma
è evidente che gli argomenti con cui Civati controbatte a chi lo
accusa di ingenuità, perché non intende rinunciare a condurre la
sua battaglia dentro il PD, perderebbero molto della loro
forza.
E non dimentichiamo che all'orizzonte
si profila l'insidia di un Super-porcellum, in via di concepimento ad
opera del duo Violante – Quagliariello, con la previsione di una
sfida finale tra le due migliori coalizioni “non vincenti”.
Coalizioni di partiti. Con un PD che ha gettato alle ortiche quel
tanto di coalizione a cui aveva dato vita con “Italia Bene Comune”.
Davvero potrebbe farcela, da solo, il front-man Renzi, con la sua
capacità comunicativa, a rigenerare l'immagine del PD partito o non
sarebbe reale il rischio di rimanere fuori dai play off?
Le convulsioni del PdL, ossessionato
dall'idea di rimanere orfano di Berlusconi e stressato dalle
convulsioni ancora più violente di un Berlusconi a fine carriera,
potrebbero riservarci una crisi di governo a breve. Che porterebbero
l'attuale leadership del PD, ci si può giurare, a dare per scontato
il rinvio del congresso. Il canto delle sirene potrebbe suonare soave
alle orecchie di Matteo Renzi: “se non sai uscire dal groviglio,
rinvia, rinvia, rinvia...” Dove sta scritto che un pisano sia più
furbo di un fiorentino nella tattica del rinvio?
Ulisse si fece tappare le orecchie per
resistere al canto delle sirene. A Matteo Renzi nemmeno basterebbe
tapparsi le orecchie. Dovrebbe anche trovare una soluzione
alternativa. Cioè, battersi contro il rinvio del congresso. E dare
un dispiacere mortale ai suoi sponsor imbarazzanti. E scoprire forse,
alla fine della fiera, che fare opposizione può essere molto
difficile ma, se la si sa fare, anche esaltante.