Le nomine decise alle 24
del 12 scorso, nel mezzo della notte delle stelle cadenti, dal
Consiglio Regionale del Molise impongono un aggiornamento delle
considerazioni
sulla Giunta Frattura del mio post precedente.
Non mi pronuncio sulle
persone. Ne conosco solo alcune, non ho elementi per giudicarli. E'
però sotto gli occhi di tutti come il metodo sia stato quello
classico della spartizione, nella totale mancanza di trasparenza.
Nessuno vieta alle forze
politiche di promuovere candidature. Non sarebbe una lottizzazione
se si lasciasse spazio a autocandidature, se si rendessero pubblici i
cv dei candidati, se si fissassero preventivamente i criteri e se le
decisioni finali discendessero da questa procedura, che il programma
di centro-sinistra aveva promesso di adottare.
Ma non è questa l'unica
inadempienza rispetto a quel programma. I posti da ricoprire erano (e
sono adesso, nella procedura affidata ad acta, a norma di
Statuto, al Presidente Niro) tutti quelli dello status quo ante.
Sarà cambiato quello stato,
come da programma? Quando?
Ecco,
ciò che più preoccupa, e sconcerta, e fa incazzare (per aggiungere
anche un tocco di linguaggio specialistico) è che nessuno degli
elettori ha una risposta a queste domande. Perché a nessuno è dato
sapere quale sia il programma della Giunta Frattura. E il motivo sta
nel modo in cui si è dato vita alla coalizione elettorale a seguito
della trattativa condotta dal Presidente e dal Segretario del PD con
le forze provenienti dalla coalizione di centro-destra. Per inciso:
trattativa le cui conclusioni sono state accettate (con quale animo è
del tutto irrilevante in sede politica) da tutti gli altri partiti di
centro-sinistra.
Il
programma, torno
a dire, non è stato
mai oggetto di trattativa. Erano dunque lecite entrambe le
supposizioni: che la coalizione fosse un cartello di forze
disomogenee, ciascuna con un suo programma, ovvero che l'ingresso
delle formazioni provenienti dal centro-destra presupponesse
tacitamente la loro adesione al programma elaborato dal
centro-sinistra nel 2011 e aggiornato dal candidato Presidente prima
dell'accordo.
Gli
elettori hanno comunque premiato col voto la coalizione “facendosi
una ragione” di questa ambiguità. Che, all'atto della formazione
della Giunta, andava sciolta. O, quanto meno, all'atto delle
dichiarazioni programmatiche di inizio consiliatura. O, se proprio si
doveva andare per le lunghe, nell'arco dei primi cento giorni. Troppo
poco tempo per l'adozione dei primi provvedimenti? Ma sarebbe bastato
l'annuncio delle priorità, delle scadenze, delle emergenze: quel
“progetto esecutivo” che avrebbe dovuto guidare la realizzazione
del programma di massima.
Niente
di tutto questo. Il fatto è che, come ho già avuto modo di
affermare, gli
avvenimenti nazionali hanno gettato una luce a ritroso su quelli
molisani. Le “larghe intese preventive” raggiunte con
singolare preveggenza in Molise erano parenti strette di quelle che
nel Parlamento nazionale erano scaturite da un (asserito) stato di
necessità. Da un fato, a cui aveva dato una mano “pesante” il
sabotaggio dell'elezione di Prodi come Capo dello Stato, cui non era
stato fatto mancare l'apporto del vertice del PD molisano. La Giunta
Frattura si regge dunque, come il governo Letta, sul compromesso
continuo (al di là di dichiarazioni verbali che, nella misura in cui
“volant”, di programmatico non possono avere gran che),
continuamente soggetto ai ricatti e ai condizionamenti delle forze
con cui si è stabilita un'intesa.
Che
in Molise sia stata stabilita preventivamente, in mancanza di un
qualunque stato di necessità, non solo non è un'attenuante, per il
vertice del PD che le ha volute e per il Presidente Frattura che ora
le interpreta. E' anzi un'aggravante. Perché il Governo nazionale
ha, almeno sulla carta, un termine definito, collegato a un compito
di emergenza, mentre quello molisano dovrebbe, almeno in teoria,
perpetuare questo stato di cose, che rappresenta una degenerazione
della politica, bella e buona, per un intero mandato quinquennale.
E'
questo che vuole la maggioranza di centro-sinistra, in tutte le sue
espressioni? E' questo che vuole il Presidente Frattura?
Personalmente sono curioso di saperlo, ma soprattutto credo sia
giusto fare appello agli elettori perché facciano sapere in modo
chiaro cosa ne pensano.
Intanto,
c'è una parte consistente (checché se ne pensi) che è chiamata a
pronunciarsi nell'imminente congresso del PD. Oltre ad essere
numericamente consistente, ha un peso decisivo se si considera che il
governo regionale del Molise è a (turbo-)trazione PD.
Ai militanti molisani del
PD rimasti fedeli allo statuto e ai valori fondanti del PD e a quanti
si sono riconosciuti nel progetto di Italia Bene Comune si offrono
due alternative.
1) Vergognarsi e
abbandonare il partito a chi lo sta guidando oggi.
2) Vergognarsi,
incazzarsi e organizzarsi, pancia a terra, per un congresso che
sostituisca il gruppo dirigente attuale con quadri nuovi che credano
nel programma del PD, nel suo popolo e in se stessi e portino avanti
il progetto di unità a sinistra che era alla base di Italia Bene
Comune, praticandolo nei fatti anche nella campagna congressuale.
Capisco che la seconda
alternativa è un po' troppo radicale e estremista rispetto alla
prima, ma mi sento di caldeggiarla. Perché mai come in questo caso
il moderatismo può uccidere la politica.