Per carità di patria, fermatevi! Per amore del popolo italiano, in
nome delle responsabilità che avete assunto candidandovi a rappresentarlo, fermatevi!
Ne va non solo del futuro della sinistra in Italia, ma del
futuro dei nostri figli e nipoti, se non vogliamo costringerli all’esilio,
lontano da un paese inospitale.
La politica sta dando un’immagine di sé sconsolante. Non da
oggi. Ma scende sempre più in basso, lungo un piano inclinato che sembra non
avere fine. Fermatevi!
La responsabilità più grande ricade sul Partito Democratico.
Ne era consapevole Bersani, quando dichiarava, solennemente: “porteremo sulle
nostre spalle il peso della guida del Paese in questo momento così difficile”.
E’ proprio così: sul PD ricade non solo il peso di rappresentare i propri
iscritti, o gli elettori che ancora lo seguono con interesse, se non proprio
con simpatia. Né solo quello di tenere in vita un’idea - una speranza! - di
sinistra nel nostro Paese. Il PD è il partito che ha la maggioranza assoluta
dei seggi alla Camera e la più numerosa delegazione di partito in Senato, oltre
ad avere espresso dalle sue file il Presidente del Consiglio e il Presidente
della Repubblica. Non può sfuggire alle sue responsabilità.
Può il Partito Democratico, chiamato a questo appuntamento
con la storia, restare privo di guida e lasciare andare il Paese alla deriva?
E’ stato scelto un segretario “traghettatore” a cui è stato
affidato il compito di arrivare rapidamente al congresso. Per quanto possa
essere abile manovriero e navigato mediatore, non ci si può aspettare che
riassuma in sé la guida in un simile frangente.
La segreteria, prescindendo dalle qualità dei singoli
componenti, non conta. Ed è stata costituita perché non conti. Una segreteria
di 10 persone è difficilmente gestibile, se si superano le 20 si cade nel
ridicolo. A meno che non si tratti, come è in questo caso, di uno staff di
direzione, magari ottimo ma pur sempre … senza direzione.
I dirigenti del partito, quelli che orientano, che hanno
prestigio, che si cimentano in valutazioni e indicazioni di prospettiva
generale, sono fuori dalle sedi decisionali di vertice e parlano agli iscritti,
agli elettori, al popolo … attraverso la stampa e la televisione. La sintesi
non solo non esiste ma non è neppure ricercata.
Non solo! La voce dei dirigenti di partito si mescola,
confondendosi, a quella degli esponenti che, provenienti dal partito, hanno assunto
incarichi di governo. E spesso finisce per esserne oscurata (o, più raramente,
per oscurarla). La confusione di ruoli tra partito e istituzioni è totale. Ne
ha fatto motivo di grande allarme Fabrizio Barca, in un documento ponderato e ispirato, che il corpo del partito sta accogliendo con grande interesse e con grande favore. I dirigenti invece, dopo averlo commissionato, fanno finta che non sia mai stato scritto. Accade così che, proprio mentre il fenomeno viene portato all’attenzione e alla valutazione politica, anziché essere contrastato assume dimensioni inaudite, inedite e clamorose.
Chi è alla guida del PD? Questa è la
domanda senza risposta. Il segretario? Il premier? Qualcuno degli autorevoli
esponenti che quotidianamente sono interrogati dai giornalisti italiani e
stranieri? O il Presidente della Repubblica?
E, a proposito del Presidente della Repubblica, è qui che si
sta toccando il fondo della degenerazione istituzionale. Lo si sta facendo
apparire come un eversore dell’ordine costituzionale per unica e imperdonabile
responsabilità di un gruppo dirigente di partito che non sa esprimere una
direzione politica.
Si possono non condividere le prese di posizione
squisitamente politiche del Presidente Napolitano. Essendo squisitamente
politiche è anzi fisiologico che siano opinabili, e dunque contestabili. Ma
come si può impedire a una personalità con la storia, l’esperienza e
l’autorevolezza del Presidente della Repubblica di dire la sua in una
situazione in cui manca una qualunque guida, proprio nel partito in cui ha
militato per una vita?
Intervenire nella dialettica politica esorbita dalle
prerogative di un Presidente secondo la nostra Costituzione repubblicana. Ma
risolvere il problema imponendogli di tacere di fronte al silenzio e
all’inazione della politica sarebbe un affronto sia alla ragione che alla democrazia.
Questo va detto, per quanto si possano ritenere sbagliate e dannose le esternazioni
del Presidente Napolitano! E farsene scudo per sfuggire alle responsabilità di
una scelta non è un omaggio al Presidente ma un oltraggio, significa prendere
in giro le sue reprimende e le sue esortazioni, come si è dovuto clamorosamente
constatare in occasione degli applausi scroscianti che hanno accolto la
severissima requisitoria svolta contro le Camere in seduta congiunta in
occasione del discorso di insediamento. Insomma, se stravolgimento degli
equilibri si sta verificando, lo si deve, con tutta evidenza, a chi si sottrae
alle proprie responsabilità.
E’ addirittura impressionante, per i comuni cittadini, lo
spettacolo di assemblee rappresentative che anziché decidere nel merito, in
base a valori e opzioni politiche, si orientano in base alle valutazioni
contingenti dettate dalle schermaglie di schieramento. Di rappresentanti eletti
alle più alte cariche che chiedono al popolo italiano di essere apprezzati …
per il solo merito di riuscire a restare in carica nei ruoli attualmente
ricoperti. Di esponenti politici collocati ai vertici dello Stato che
collezionano figuracce imbarazzanti in tutti i campi e accusano di tradimento
della Patria chi li censura … in quanto getterebbe discredito sul Paese! Berlusconi
ha davvero fatto scuola. E che dire, quanto al Partito Democratico, di quei dirigenti,
autorevolissimi, che dichiarano apertamente di orientarsi nelle decisioni in
base alla valutazione degli effetti che potrebbero avere sul consenso di questo
o quel candidato, anche solo potenziale, in lizza per il Congresso?
Fermatevi a riflettere, dunque!
Non c’è che una scelta: celebrare il congresso in tempi
rapidissimi, senza perdere un giorno di più, per dare al Partito Democratico
una guida politicamente chiara.
Nel frattempo forse sarebbe il caso che la segreteria “funzionariale”
fosse sostituita da una segreteria politica in cui tutti i leader - i candidati
alla segreteria e i capi corrente (quelli che non hanno ruoli di governo) -
possano far valere le loro ragioni, confrontarsi, perfino insultarsi e dileggiarsi,
ma alla fine, se non convincersi, almeno decidere, nel rispetto reciproco, nell’ossequio
alle regole democratiche e, soprattutto, nella piena consapevolezza delle
responsabilità che comporta, ora, in questo drammatico momento storico, la
guida del Partito Democratico. Responsabilità di cui il popolo chiederà conto.
Responsabilità che la storia registrerà implacabilmente nei successi e negli
insuccessi, ben oltre le miserie dei “trionfi” nelle scaramucce quotidiane in
un palazzo.
Prima che un partito senza guida sia abbandonato dagli
elettori, che non lo hanno votato perché imboccasse una
rotta che porta al naufragio. Una rotta di cui - se mai non dovesse essere
corretta per tempo - non si dovrà attribuire la responsabilità ad un qualche
Schettino incosciente quanto piuttosto ad un equipaggio irresponsabile che ha
abbandonato i posti di comando per godersi le soddisfazioni di una vita agiata.
Fermatevi a riflettere. Riacquistate capacità di raziocinio e
lucidità, tornate ad ascoltare il mondo che vi circonda e che dimostrate ogni
giorno di più di ignorare o di disprezzare, chiusi nella vostra torre di
avorio. Rompete l’incantesimo.
Prima che sia troppo tardi.