mercoledì 11 dicembre 2013

LA CACCIA AI FANTASMI CONTINUA

Quando si dice che le bugie hanno le gambe corte.

Ricordate la storiella su Isernia? Guardate questi dati.
Nella provincia di Isernia escluso Venafro, il luogo dove erano esplose le tessere, alle primarie hanno votato quasi nove volte i votanti della fase riservata agli iscritti.

Sarà il caso dunque di riservare, agli iscritti militanti della provincia di Isernia (escluso Venafro) che hanno prodotto questo risultato di partecipazione, le lodi che si meritano. Hanno svolto un buon lavoro, ponendo la provincia di Isernia (escluso Venafro) saldamente nella media (a livello nazionale si è passati da 300.000 votanti della fase riservata agli iscritti a 2.800.000 delle primarie).
Sarebbe davvero ingeneroso confonderli in un unico calderone provinciale. Perché la provincia nel suo insieme (compreso cioè Venafro) scende invece attorno al 50% della media nazionale.

Questo insuccesso si deve tutto e soltanto al circolo di Venafro, dove i votanti delle primarie sono appena il doppio di quelli della fase riservata agli iscritti.
Gli elettori sono stati tenuti lontani? Si, è successo anche questo, se è vero che perfino al Presidente della Regione, capolista per una delle mozioni in lizza, è stato impedito l'accesso al seggio. Un diritto per chiunque, a maggior ragione per un candidato.
Ma poteva bastare questa politica dei respingimenti (devono averla imparata da Bossi e da Fini)? Certo che no. Sappiamo che la verità è un'altra e l'abbiamo già raccontata. Se alle tessere non corrispondevano iscritti ma fantasmi, allora i conti potrebbero anche tornare.

Però i vertici del PD si sono indignati per il nostro "errore". Di cui tuttavia non sono ancora arrivate le prove. Qualcuno racconta che dopo la chiusura del tesseramento, molto dopo, quando ormai il nostro ricorso aveva sollevato lo scandalo, sia arrivato un elenco di nomi e cognomi: tutto da verificare, con scrupolo e rigore. Sta di fatto che gli elettori di Isernia hanno preferito darci credito: i voti per la mozione Civati sono aumentati di trentacinque volte (si, 3500%) rispetto alla fase riservata agli iscritti.
Ne avevamo avuto sentore all'inizio dell'ultima settimana di campagna elettorale quando in tanti (dieci volte i votanti tra gli iscritti) erano stati ad aspettare più di un'ora, in una sala di Isernia gremita, Pippo Civati in viaggio da Termoli sotto il diluvio universale.

Sul risultato delle primarie siamo tutti chiamati a una profonda riflessione. In cui troverà posto anche questo tema. Chi aveva in mano le leve del potere nel partito (molisano così come nazionale) avrà di che riflettere. E chi ha vinto promettendo il cambiamento sarà atteso al varco anche su questo piano. "Non ci sostituiremo per giocare la stessa partita con le stesse regole" ha promesso Renzi nel discorso del ringraziamento. Appunto. Perciò, se qualcuno, qua o là, dovesse cascarci, il capitano non ci penserà un momento a metterlo fuori rosa, o no? Mica gli si raccomanderà di non farsene accorgere, o no?

giovedì 5 dicembre 2013

COME VEDO LA SFIDA TRA RENZI E CIVATI


A un amico di vecchia data, che ha avuto un ruolo importante nella fondazione del PD, ho chiesto come mai, con Walter Veltroni, abbia scelto di appoggiare Renzi e se crede davvero che riuscirebbe a portare il PD fuori dalla situazione in cui si trova.
Mi ha risposto chiedendomi come mai appoggio Civati visto che le primarie le vincerà Renzi.
Strana domanda la sua, no? La mia risposta è stata perfino banale: voterò Civati perché sarà un ottimo segretario del PD. Senza nulla togliere agli altri due, lo voterò perché sarà il migliore.
Ne sono davvero convinto. Ha dimostrato di saper parlare alla sinistra con parole chiare. Si è dimostrato il più coraggioso nel dare un seguito alle sue parole: il coraggio delle scelte radicali, anche quelle che vanno contro il “sentire comune” di chi sta con te in un gruppo parlamentare o in una direzione nazionale, è proprio il coraggio che oggi si richiede al leader di un partito che deve cambiare radicalmente. Ha dimostrato di saper ascoltare prima di parlare e ha fatto una campagna elettorale che ha reso protagoniste le persone intorno a lui. L'ho verificato da vicino nella costruzione della mozione (che ha coinvolto, attivamente, svariate centinaia di persone) e nella gestione della tanto esaltata comunicazione. Non mi sono neppure domandato se sia o no un abile comunicatore: ho realizzato che sa raccogliere le energie positive che animano il PD e la sinistra anche in termini di creatività e originalità. Sono state apprezzate le sue battute, le sue trovate geniali, ma non sono nate in qualche agenzia specializzata (ci sono anche quelle, ma a supporto). Sono fiorite nelle migliaia di confronti, sempre dialoganti, con un pubblico vivace, reattivo e creativo. Con collaboratori appassionati e di grande intelligenza.
Io penso che il PD di oggi ha proprio bisogno di questo.

E poi, “nessuno dietro, tanti davanti” Non è solo uno slogan: non cerca il sostegno di chi ha più potere ma lavora per dare potere a chi non ne ha. Una cosa un pochino di sinistra.
Che non significa che non abbia conquistato il sostegno di persone importanti, nel senso di persone di grande valore. Penso a Fabrizio Barca, con cui ha dialogato a lungo sulle questioni che aveva sollevato con il suo documento, su come ristabilire il flusso virtuoso tra partito e istituzioni e nel partito tra iscritti, partecipanti e dirigenti (mentre il vertice del partito operava una rimozione totale). Penso a Walter Tocci, che ha ricostruito nel modo più acuto e convincente la grande occasione mancata del 2011 (amministrative e referendum) cogliendo in quel passaggio il punto di svolta da cui il PD non è riuscito a riprendersi arrivando alle drammatiche notti di aprile e alla vergogna dei 101. E sappiamo tutti che cosa voterebbero, se andassero a votare, Prodi e Rodotà o, se preferite, Zagrebelsky e la Spinelli.
Ha dalla sua solo sette parlamentari, contro le centinaia in appoggio a Renzi e Cuperlo. E' davvero un segno di debolezza?
Nessuna corazzata dell'informazione lo appoggia. Può vantare “solo” la massima visibilità sui social - vedo che #vinceCivati è tendenza n. 1 su Twitter - e il massimo gradimento nel mondo che si esprime attraverso la rete. Sono anche questi segnali insignificanti?
Evidentemente si, se dicono in tanti che non vincerà e che il vincitore annunciato è Renzi. Ma lo dicevano un anno fa di Bersani e molti che lo hanno votato per quel motivo oggi si dicono pentiti.
E, ora come allora, potrebbero essere ingannati dai numeri. Perché, fuori dal PD, Civati si rivolge ai 17 milioni che non hanno votato PD ma hanno votato il referendum e Renzi agli 11 milioni che hanno votato centro-destra o Scelta Civica. Numeri che, in confronto, i centomila voti di distanza tra Renzi e Civati nel voto degli iscritti … Buona caccia, fratelli, nell'interesse del PD e della sinistra!

Insomma, la vedo diversa. Lo dico a bassa voce: non credo che siamo chiamati a confermare un pronostico ma a scegliere per il futuro del PD, a portarlo a cambiare rotta, scegliendo la persona che ci dà le maggiori garanzie di sapere dove andare e, soprattutto, come e con chi deciderlo.
Per questo, ora che è stata archiviata la sfida tra Cuperlo e Renzi per verificare il peso del passato, la sfida si sposta sul futuro e riguarda Renzi e Civati. E penso che nella scelta dovrebbe prevalere la convinzione, non il calcolo. Anche per chi, come il mio amico di vecchia data, forse sta perdendo un po' di fiducia nelle convinzioni e si sta rassegnando a seguire le convenzioni.

Io voto Civati (anche) perché vincerà. Comunque vada.



venerdì 29 novembre 2013

GHOSTBUSTERS IN MOLISE. AL CONGRESSO PD

Questa storia è dedicata agli amici molisani, ma parla a chiunque sia interessato alle sorti del PD.

Racconta di fantasmi. E di voti e tessere alle primarie del PD.

Sappiamo che durante le primarie si sono verificati episodi di malcostume (forse è il caso di chiamarli imbrogli). Se ne sono occupati i giornali. Gli stessi vertici PD hanno gridato, giustamente, allo scandalo.
In un primo tempo, durante l'elezione dei segretari provinciali, hanno riguardato personaggi locali che, gonfiando le tessere, tentavano l'assalto alle federazioni del PD, considerate evidentemente un buon trampolino per scalate al potere (di vario genere).
Nella fase successiva, del voto degli iscritti per il segretario nazionale, avrebbero chiamato in causa direttamente i candidati: per non correre questo rischio la Direzione del PD ha preferito chiudere il tesseramento prima che partissero le elezioni nei circoli. I casi sono diminuiti ma non scomparsi del tutto. Tant'è che si sono sospesi i risultati di alcune province: Salerno, dove Renzi (appoggiato dal sindaco De Luca) ha raccolto una valanga di voti apparsa eccessiva; Vibo Valentia, per gravi irregolarità denunciate in metà dei congressi di circolo; Catanzaro, dove non si era raggiunto un giudizio concorde sui ricorsi presentati.
C'era poi il caso di Isernia. Il fatto denunciato, insieme a numerose irregolarità procedurali, era un po' più grave, se non clamoroso (ne aveva parlato anche Civati sul suo blog): il numero dei votanti era di gran lunga superiore al numero degli iscritti.

Su questo fatto è stato presentato un ricorso dal comitato Civati (nazionale e regionale), che anch'io ho sottoscritto come suo rappresentante in Commissione Nazionale Congresso. I dirigenti del PD locale hanno reagito sdegnati: dal deputato del collegio di Isernia, Danilo Leva, al neo Presidente di Fin-Molise (che c'entra? me lo domando anch'io), dalla segreteria della federazione alla Commissione provinciale per il Congresso, si sono precipitati a smentire in coro: “non è vero. gli iscritti erano di più, molti di più, il doppio di quelli che risultano all'ufficio organizzazione nazionale, e tutto era dunque regolare.” E' stato coinvolto anche D'Alema, presente a Isernia il giorno dopo le votazioni: “Civati è male informato”.
E' davvero un peccato, però, che nessuno degli sdegnati abbia saputo portare il benché minimo dato o elemento concreto per conoscere l'identità, o anche più semplicemente il numero di quegli iscritti in più. O, magari, per spiegare come mai non risultassero da nessuna parte. Fantasmi. Alle primarie di Isernia si sono verificati fenomeni paranormali. Hanno votato entità aliene. Una folla di alieni.




Eppure, lo spettro che si aggirava per Isernia poteva ben prendere corpo. Dovrebbero tutti avere un nome e cognome, dovrebbero perfino aver fornito un recapito telefonico e firmato un modulo per autorizzare l'utilizzo dei dati, per la privacy. Non doveva essere difficile smentire le accuse portando uno straccio di prova. Niente di tutto questo. Eppure, in tanti da quelle parti conoscono la storia e conoscono quei fantasmi.
Vi dico come la raccontano.
In uno dei circoli della provincia (uno solo, si badi), quello della seconda città, Venafro, sarebbero stati conteggiati per il congresso quasi 600 (in lettere: seicento) voti. In un circolo che aveva fin lì appena una cinquantina di iscritti.
Se non si fosse trattato solo di voti ma, come affermano gli sdegnati, di persone, di iscritti, si sarebbe trattato di un clamoroso successo del PD, no? Di cui menare vanto, a Roma e nel mondo. Pensate che quel comune ha alle spalle una lunga storia di egemonia della destra, interrotta solo quest'anno dall'elezione di un sindaco, finalmente, di sinistra, votato da una maggioranza (trasversale) di cittadini contro il candidato del centro-destra. Che il PD appoggiava. E, pensate, gli iscritti esplodono, si moltiplicano per dieci. Che evento!

Invece quel clamoroso successo è stato tenuto nascosto e, ancora il giorno della convenzione nazionale a Roma, il numero, se non l'identità, di quegli iscritti non è uscito fuori.
Tranquilli. Non uscirà mai fuori. Perché quei nomi, se mai persone in carne ed ossa hanno votato, non possono essere resi noti. Perché quelle tessere, se mai sono state pagate da qualcuno, non possono essere esibite. Figuratevi se in un paese, appena un po' grandicello, dove un po' tutti si conoscono, si possono spacciare, con nome e cognome, cinquecento persone, all'improvviso, come iscritti al PD. A molti verrebbe da ridere. E se invece venissero fatti dei nomi, potrebbe esserci poco da scherzare.
Indovinate perché tutto questo. E provate, già che ci siete, a domandarvi come mai quelli che nei circoli della provincia hanno fatto del loro meglio per celebrare il congresso hanno lasciato che il loro impegno fosse sporcato e confuso con quello che era successo in un circolo soltanto. Come mai, anziché ribellarsi, hanno coperto la vicenda con un silenzio di tomba.

Una storia molisana? Arrivati fin qui potreste pensare che riguardi solo loro e che starà a loro dare un volto (o due, in concorrenza tra loro) a questa storia. Che parla di fantasmi, che non sono però orfani di padre.
Invece, non è una storia molisana, purtroppo, ma una storia del PD. Purtroppo.
Perché ciò che è più grave non è che in un circolo ci si misuri a suon di tessere fasulle. E' successo. Può succedere. Fa un po' schifo, ma si può isolare e fare pulizia. Fa anche un po' rabbia che il partito provinciale abbia scelto l'omertà, ma i condizionamenti locali, si sa, possono essere – e sono stati – molto, molto potenti.
Il guaio, quello che fa di questa storia una ferita nel corpo del partito nazionale è che, nonostante tutto, quel congresso è stato convalidato. Potete controllare il dato ufficiale sul sito del PD.
Adesso, da una parte ci sono tutti quei molisani che conoscono la storia e sanno perché non era possibile dimostrare che avevano votato tutti quegli iscritti. Ma dall'altra ci sono quei dirigenti nazionali che avevano tuttavia ben chiari i motivi per cui quel congresso non doveva essere annullato. Quei motivi che avete senz'altro indovinato.


Per quel che mi riguarda, mi ha amareggiato constatare che un candidato nazionale come Gianni Cuperlo, proprio colui che per primo si è stracciato le vesti davanti agli scandali e ha proposto di bloccare il tesseramento per impedirli, non abbia preso le distanze. Che, anzi, i suoi rappresentanti in Commissione (che sono dodici su ventitre, contro l'unico di Civati) abbiano tutti votato, mettendolo nero su bianco, per confermare quel congresso. E che Matteo Renzi, il candidato favorito, abbia taciuto, e i suoi rappresentanti abbiano (quasi tutti) guardato da un'altra parte, solo perché in quell'episodio era coinvolto, sia pure da perdente, anche il referente di quella mozione, più o meno allo stesso modo.
E' grave. Perché nessun medico o biologo sogna di eliminare i virus. La prevenzione ne riduce l'impatto sull'organismo ma per difenderci non ci sono che i nostri anticorpi. E la metafora si applica perfettamente al corpo di un partito, come di qualunque associazione di individui.
Se il male oscuro che si sta insinuando nel PD è (anche) quello di una vita di partito ridotta a conta delle tessere, senza partecipazione, senza coinvolgimento nelle decisioni, senza circolazione delle idee, all'origine c'è in gran parte l'indebolimento progressivo delle difese immunitarie, che sono le difese etiche e, prima ancora, direi, culturali.

Anche di questo si tratterà, nella scelta del nuovo segretario nazionale.
In nessuno dei casi segnalati, o contestati, in nessun circolo tra le migliaia del PD, è stato coinvolto un solo sostenitore di Pippo Civati. Che non a caso è l'unico dei tre candidati che può dire, senza il timore di essere mai smentito, di non avere l'appoggio di nessuno, ma proprio nessuno, di quelli (un po' più di 101) che hanno votato contro Prodi.