sabato 8 dicembre 2012

MESSAGGI ELETTORALI (2) - Archiviate le primarie, verso le secondarie


Archiviate le primarie del Centrosinistra.

Ha vinto il PD, hanno detto in molti. E’ vero. Come è vero che è una vittoria che fa bene al Paese.
Ha vinto Bersani, che ha promesso di cambiare il PD senza cambiare la sua missione statutaria. Renzi voleva invece cambiarla, partendo dal cambiare gli uomini e le donne del PD, ma ha perso. Quasi 4 elettori su 10 hanno però detto che non si accontentano di cambiare persone, modalità, usi e costumi. Vogliono andare oltre, anche accettando il rischio di una nuova missione che non ha ancora preso corpo.

Non ho votato Renzi perché non credo si possa correre quel rischio.
Avrebbe però potuto tentarmi, se fosse stato più comprensibile il nuovo “luogo” politico che il PD secondo lui dovrebbe occupare. Perché effettivamente l’incontro tra la cultura socialdemocratica e quella del cattolicesimo progressista sembra proprio aver fatto il suo tempo. Ma su questo ritornerò, se a qualcuno può interessare.


Verso le secondarie

E Bersani? Le promesse su cui ha costruito la sua vittoria sono impegnative. La campagna per le primarie è molto diversa da quella per le secondarie. Non ammette promesse da marinaio, perché devono essere esigibili PRIMA delle secondarie, e ne determinano l’esito. Chi ha detto la verità nelle primarie e ha mantenuto le promesse, in genere ha vinto le elezioni. Veltroni ha perso nel 2008 perché, dopo aver vinto le primarie con la promessa di riassumere nel PD la proposta di tutto il centrosinistra nelle sue varie articolazioni, ha poi presentato all’elettorato un’immagine (candidati, proposte, linguaggi) espressione di una parte, neanche quella più gradevole, del PD. Aveva di fronte la potenza di fuoco del Cavaliere, certo, ma il suo esercito aveva perso per strada ogni carica propulsiva.
Oggi Bersani promette di cambiare davvero. Promette le primarie di collegio. Promette una squadra di governo nuova, capace di reinterpretare in modo convincente la missione del PD, per dare agli elettori una speranza di uscita dalla crisi che emancipi la politica dalla sottomissione alla finanza sregolata e sproporzionata.
Non può tradire le attese. Sono intimamente convinto che non lo farà.

La prima prova si avrà nel Lazio. In Lombardia e in Molise si potrebbe votare prima delle politiche, nonostante i ricatti di Berlusconi, ma al momento non so se ciò avverrà. Quale che sia l’abbinamento, il Molise, piccola regione in confronto ai due colossi, ha davanti a se due strade. Nascondersi, restare nell’ombra e cercare di farla franca. Nel senso che, se la novità non ci sarà o non sarà radicale, potrà tuttavia far finta di niente. La gente si interesserà ad altro. Oppure farsi forte delle sue dimensioni ridotte per proporsi come esempio, laboratorio di novità possibili, percorribili.
Dimostrare che su scala locale si possono percorrere strade nuove su cui non si paga pedaggio alla finanza: si può fare e può aiutare anche chi guarda da fuori.
Misurata sulla dimensione del dibattito politico che prevale in queste settimane in Molise, questa ambizione appare del tutto sproporzionata e infondata. Ma, chissà, uno scatto di reni.
Perché se si sceglie la prima strada, si va incontro a un rischio quasi impossibile da evitare: quello di condannare i cittadini molisani a un disastro economico e sociale che non ha precedenti e che ricaccerebbe la Regione là dove era confinata fino a 50 anni fa. Ultima tra le Regioni dell’area più derelitta. Un tempo, rispetto al resto dell’Italia, oggi, sempre più, rispetto al resto d’Europa.
E’ qui che si balla, non altrove. Non si scappa. Osare si deve, non per spirito di avventura ma per istinto di sopravvivenza. Se ancora ce n’è.

 

Archiviate anche le primarie del centro-destra. 
Cancellate dal ritorno di Berlusconi. “Perché abbiamo cercato un nuovo Berlusconi del ’94 ma non l’abbiamo trovato” ha detto serafico nella cornice di Milanello. Ma che razza di formazione politica ha messo in piedi, che leader è mai stato, se non sono stati in grado di trovare un successore che non fosse un segretario particolare, un portaborse, o qualche arnese riciclato, o improbabili guitti della periferia imprenditoriale? Allora aveva ragione chi diceva, già qualche lustro fa, che l’unica successione che Berlusconi avrebbe accettato sarebbe stata quella di Piersilvio o di Marina!
Si usa dire che il collasso di uno schieramento politico ha ripercussioni, in genere negative, sul sistema nel suo complesso. Probabile sia vero anche stavolta, ma come dimenticare quale collasso al sistema sia stato provocato fin qui da quella coalizione nel fulgore del suo potere!

Archiviate le "parlamentarie"
Nella versione “strana” delle primarie denominata “parlamentarie” si sono contati novantamila voti per milleseicento candidati a un migliaio di posti in lizza. Erano consentiti tre voti per ciascun militante del Movimento 5 Stelle, c’è da ritenere che abbiano votato più o meno 50.000 persone.
Se vi viene da ridere, meglio trattenersi. Potrebbero agguantare più seggi del centro-destra. Personaggi che sembrano provenire dagli sketch delle candid camera? Attenzione! Sono convinto che una buona parte di quei candidati siano animati da genuina passione politica e da una radicata volontà di cambiamento, del tutto giustificata. Gli opportunisti che hanno fiutato l’occasione della vita, agguantare una fortuna meglio di un Gratta e Vinci con molto meno sforzo, ci sono senz’altro ma non possono essere presi a pretesto per banalizzare. La diarchia che detiene il copyright, il guru e il comico, può essere accusata di irritante protervia così come di comicità surreale, ma quel movimento non è il Partito dell’Amore di Cicciolina, né la macchina del potere costruita sullo scheletro Fininvest da Forza Italia. Va preso sul serio. Anche se è possibile che faccia danni seri. Soprattutto se ingabbierà e sottrarrà alla politica vera quei giovani appassionati che dovrebbero essere senz’altro annoverati tra le speranze del Paese.
Quei giovani hanno un moto di ribellione quando li si accusa di restare sul mero terreno della protesta. Ambiscono a molto di più e agiscono in modo molto più fattivo e positivo. Il guaio è che non hanno ancora ben sistematizzato un dato di fatto che dovrebbe farli riflettere: se 50.000 persone in tutto si sono impegnate attivamente per una tornata elettorale in cui è possibile che raccolgano un numero di voti cento volte tanto, la realtà ci dice, impietosamente, che per quanto possano rifiutare l’etichetta di protestatari, gli elettori li sceglieranno proprio in quanto li considerano tali. A torto? E sia. Ma dovrebbero comunque pensarci su, perché se anche così fosse, in definitiva non è rilevante. Tanto più se l’intera strategia comunicativa è sottratta al loro controllo e tutta orientata a veicolare esattamente quel messaggio: “vaffa”, senza se e senza ma, e chi si sporca le mani è un traditore. Bannazione!