In Molise si torna a votare.
Di seguito una lista di cose da ricordare in avvio di
campagna elettorale.
Hanno vinto le regole.
I “soccombenti” le hanno definite “formalità”. Una sola è
stata effettivamente giudicata tale, la firma di Romagnuolo. Le altre irregolarità il
Consiglio di Stato le ha considerate sostanziali e dirimenti. Ed ha ritenuto di
dover compiere un’operazione di chiarezza indirizzata a tutti coloro che
saranno chiamati (sin dalle prossime regionali e nazionali) a compiere le
operazioni preliminari di presentazione delle candidature. Chi ha continuato a
insistere con l’argomento dei “formalismi” ha solo dato dimostrazione di non
voler cambiare indirizzo rispetto allo spregio delle regole a cui si è ispirata
la maggioranza di centro destra in Molise (così come in Italia) negli anni
recenti.
Hanno vinto gli otto cittadini elettori. E Paolo Di Laura
Frattura.
E pochi altri, tra i politici eletti. La maggior parte ha
guardato con sordo rancore, anche dagli scranni dell’opposizione,
all’iniziativa giudiziaria. Lo si è notato, anche se qualcuno si è mimetizzato
dietro il radicalismo verbale nelle denunce. Non che sia mancato qualche buon motivo
di critica. Peccato però non aver neppure fatto finta di considerare
prioritario liberare il Molise dal giogo di una politica che ha prodotto danni
incalcolabili alla regione (fotocopia di quella che ha ridotto il Paese in
condizioni drammatiche). Evidentemente, altri quattro anni di comoda oratoria
tribunizia ben remunerata facevano troppo gola.
La battaglia non è vinta ma solo iniziata.
Il sistema Iorio è in sfacelo. Sanità, imprese strategiche,
infrastrutture, ambiente, etica pubblica, il bilancio è disastroso,
impressionante. Tutto lascia credere che quel sistema sia giunto al capolinea.
Ma non se ne deve dedurre che automaticamente, quasi per legge fisica, un
sistema migliore sia destinato a prenderne il posto. Se vince l’ignavia, il
rifiuto di curvare la schiena e accollarsi il peso della ricerca tenace delle
soluzioni più eque e più efficaci. Se vince l’abulia, ridurre la partecipazione
a un vociare indistinto di proteste, ovvero di proposte che però si sottraggono
al confronto democratico e perfino al conflitto. Se vince l’opportunismo, la
ricerca del minimo sforzo anche a costo di mancare l’obiettivo minimale. Se non
si riescono a sconfiggere questi nemici nascosti anche nello schieramento
amico, Iorio può anche perdere ma non ne ricavano niente i cittadini molisani.
Mi fa paura chiunque pensi di affrontare la battaglia prossima come un gioco di
società e non sente tremare le vene dei polsi.
E’ l’ora dei
programmi.
Non della lista della spesa. Non delle cento ricette di
cucina tipica. Non del breviario di preghiere e giaculatorie. Non dell’elenco
dei fioretti per il Mese Mariano. Direi piuttosto: dieci comandamenti su cui
giurare, cinque progetti di legge da presentare entro centro giorni su cui
chiedere la fiducia al Consiglio (se no tutti a casa) e dieci atti di
amministrazione da adottare immediatamente: tra questi, quelli necessari per assolvere
a un impegno solenne per la trasparenza e per il confronto con le espressioni
organizzate del corpo sociale. Solo con provvedimenti attuativi efficaci e
immediati l’impegno sarà solenne nel senso di verificabile, scadenza dopo
scadenza, ed esigibile.
La lista può continuare. E’ evidente. Ma è meglio non
allungare troppo il brodo.