sabato 4 agosto 2012

Sarebbe ora di parlare dei problemi del Molise. E delle soluzioni che offre la politica.

L’informazione “non ci coglie”, sostenevo nel post precedente. Riprendo da lì, dopo la pausa di luglio.

Diminuiscono consiglieri, assessori e prebende.
Lo Zuccherificio del Molise affronta la prova del concordato preventivo.
Il Consiglio Regionale si adegua alle osservazioni del Governo sulla Finanziaria in materia di sanità.

Ma è sempre l’occasione per parlare d’altro. Quando sarebbe il momento giusto per emanciparsi dalla sudditanza verso la politica.
O, meglio, verso i politici, tanto esecrati ma sempre omaggiati!


Riprendo a postare dopo una pausa (forzata) a luglio in cui ho cercato di seguire la politica molisana attraverso i media.
Che fatica!

Stucchevole. Non so come meglio definire la cronaca politica molisana di queste ultime settimane. Fuorviante, anche. Di proposito o per sbaglio?

Non è una situazione normale per il Paese, lo è ancora di meno per il Molise. Si torna a votare, quasi certamente anche in Molise: destra contro sinistra, modelli di governo, schieramenti, proposte politiche e valori alternativi. Gli elettori devono scegliere il loro futuro. Perché parlar d’altro?

L’economia molisana è quella che ha pagato il prezzo più alto (come caduta del pil pro-capite) rispetto a tutte le altre Regioni d’Italia dall’inizio della crisi ad oggi, mentre le aliquote delle imposte sono le più pesanti.
E’ un dato di fatto. Eppure ci si continua a trastullare nell’idea che la politica non c’entri nulla. Si preferisce pensare che c’entri piuttosto la politica della Germania, su cui i cittadini molisani non hanno voce in capitolo. O quella dei paesi emergenti. O che dipenda tutto dalla finanza e dalle banche: viene un po’ da ridere a pensare che per qualche oscuro motivo se la prendano con i molisani più che con chiunque altro al mondo (Grecia esclusa, s’intende).

La situazione è quella che è, lo sappiamo, ne soffriamo. Ma in Molise è peggiore. E però, tutti insieme a far credere che la politica molisana riguardi qualcos’altro. Tutti, dunque, a cincischiare, occupandosi del mondo etereo e dei racconti “fantasy”. Con qualche eccezione? Gli operatori dell’informazione non sono tutti uguali? Ci mancherebbe! Ma a far nomi, su quanti si troverebbe d'accordo più della metà dei miei lettori?

Se si avesse anche solo il sospetto che la politica, per quello che ha fatto e per quello che non ha fatto, nel ruolo di governo o in quello di opposizione, c’entri qualcosa, non pensate che si dovrebbe essere molto attenti, rigorosi nei giudizi, informati?
Già, informati. E per un professionista dell’informazione l’informazione non si raccoglie ma si cerca. Almeno, se chi ha scelto di svolgere questa professione la considera, come altre non meno nobili, una missione, da assolvere al servizio dei cittadini – lettori (che saranno anche elettori). Io non mi considero tale, distinguo nettamente un professionista da un blogger. Ma da lettore che ha avuto a che fare molto da vicino con l’informazione mi permetto queste considerazioni e sono certo di trovare il consenso delle eccezioni di cui sopra.
MAX WEBER. LA POLITICA COME PROFESSIONE

Prendiamo qualche esempio qua e là, tra quelli che mi sono apparsi eclatanti.
La Corte Costituzionale ha bocciato i ricorsi delle Regioni contro la legge che riduce Consiglieri, Assessori e prebende.
Non pensate che questa notizia sia di qualche interesse? Potrebbe essere esaminata da vari punti di vista. Filosofico, perfino: quale filosofia ha ispirato questa misura? La logica dei tagli può andare a detrimento della democrazia, sostengono alcuni. Per altri il problema è restituire la parola ai rappresentati, più che continuare a tenere alto il numero dei rappresentanti. Se ne può discutere, no?
Potrebbe essere una ghiotta occasione per porre qualche domanda ai politici “di peso”: al Presidente della Giunta, al Presidente del Consiglio, al capo dell’opposizione, ovvero al capo dell’opposizione interna all’opposizione. “Deciderà il Consiglio Regionale di adeguare lo Statuto (già osservato dal Governo) alla legge?” “Lei pensa che questo Consiglio non sia legittimato a modificare lo statuto?” “Lei si è convinto fino in fondo che la Sentenza della Corte Costituzionale non lasci spazio e che se non si adegua lo Statuto comunque si eleggono 20 consiglieri?”. Confrontando le risposte (o i silenzi) si farebbe un servizio ai cittadini che chiedono di essere informati.
Con un po’ di mestiere, gratta gratta, magari potrebbe anche venir fuori che si stanno ancora cercando alibi o si stanno immaginando nuove “furbate”.

Ovvero, si potrebbe aiutare chi non l’avesse letta, o chi trovasse il diritto poco digeribile, a capirne meglio il senso. Perché la sentenza respinge le censure di molte Regioni che avevano invocato, niente meno che, l’art. 117 della Costituzione. La Corte invece argomenta che la legge “fissa un limite al numero dei consiglieri e degli assessori, rapportato agli abitanti, lasciando alle Regioni l’esatta definizione della composizione dei Consigli e delle Giunte regionali … per garantire proprio il principio in base al quale tutti i cittadini hanno il diritto di essere egualmente rappresentati”. Un principio fissato dalla Costituzione (art. 51) a cui gli statuti regionali devono necessariamente attenersi (art. 123 della Costituzione) perché il valore del voto degli elettori non risulti eccessivamente diverso da Regione a Regione.

Tema poco interessante? O tema troppo ingombrante? Scelga il lettore.
Per quello che mi riguarda, una convinzione ce l’ho. Buona la seconda.
Poco generosa con i politici molisani ma, soprattutto, molto preoccupante per quello che riguarda l’informazione. Perché sarebbe arduo sostenere che il tema della riduzione dei costi della politica non sia interessante. Che non abbia alcun rilievo la novità per cui il ruolo di consigliere non sarà più un “pro forma” per giustificare un regalino graziosamente offerto in cambio dei voti portati a chi governerà.
Dovranno lavorare, gli eletti. Impegnarsi a studiare i dossier, le leggi nazionali e la Costituzione, l’economia, il diritto, le “scienze della comunicazione” … Governare in quattro e legiferare in dieci (ovvero fare un’opposizione in sette) non è propriamente una passeggiata.
E poi, non basterà avere un’attività con un buon giro di clienti e distribuire pacche sulle spalle a destra e a manca per conquistare la simpatia e la riconoscenza degli elettori. Continueranno ad essere in tanti quelli convinti che votando un politico di professione non otterrebbero risultati migliori di quelli che può garantire “un amicone”, ma su una ventina di posti scarsi è probabile che i voti degli amici (o dei clienti) non bastino più. Positivo o negativo?

C’è anche un altro aspetto della sentenza che dovrebbe interessare i molisani. Alcune Regioni avevano obiettato che “il termine può essere rispettato solo laddove le modifiche non richiedano una revisione statutaria, per la quale è previsto un iter di approvazione suscettibile di richiedere tempi più lunghi”.
Vi ricorda qualcosa? Se ne potrebbe parlare, ad esempio, con quei consiglieri che hanno provato a portare all’approvazione una legge per restare in carica anche oltre lo scioglimento motivandola con la necessità di avere tutto il tempo per adeguare lo statuto alle nuove norme. Si potrebbe chiedere loro se per caso non pensino di aver fatto una figuraccia nazionale, visto che la Corte ha un po’ maltrattato questo argomento. Sei mesi bastano e avanzano, e se non bastano la legge è comunque imperativa.
E pensare che dietro quei Consiglieri - che sulla leggina che doveva rendere la poltrona, come si dice, “ultrattiva” e lo stipendiuccio “ultroneo” ci hanno anche messo la faccia - si erano mossi nell’ombra, tentando anche “inciuci”, fior di esponenti di Giunta, che non volevano sembrare complici ma soffrivano all’idea di dover lasciare l’amato scranno e le prebende connesse!

Il tema invece è rimasto confinato a qualche dichiarazione (due o tre) riportata quasi senza commento. Molto meglio cercare di scoprire chi pensa, alla luce della novità, di tirare lo sgambetto a chi; o quali piani coltiva il tale o il talaltro, in genere personaggi di secondo piano visto che quelli di primo piano  preferiscono resistere alla tentazione della “dichiarazione ossessivo-compulsiva”.

Un altro esempio. Si deve salvare lo Zuccherificio dal fallimento. Quando “si portano le carte in Tribunale”, come si usa dire, molti segreti vengono svelati, le “magagne” vengono alla luce e ci si fa un giudizio sul modo di operare della politica, di quelli che dobbiamo decidere se meritino di essere votati o meno.
E’ stato presentato un Piano Industriale, redatto da un Amministratore Delegato di cui è stata magnificata una grande esperienza in tema di dismissioni (è stato a fianco di Bondi in Parmalat) mentre un tecnico indipendente (un professore dell’Università della Calabria) ha dovuto “asseverare” (cioè garantire sulla propria parola di esperto competente) la bontà del Piano e la credibilità della richiesta di Concordato Preventivo, che fior di avvocati dovranno sostenere davanti al Tribunale di Larino e poi al cospetto dei creditori a cui dovranno proporre di rinunciare a parte di quanto legittimamente atteso.

Avete letto qualcosa al riguardo? Qualche analisi del contenuto? Capisco che l’economia aziendale e il diritto fallimentare non sono materie alla portata di tutti, ma un buon giornalista dovrebbe “addentare” l’osso e non mollarlo, facendosi aiutare da chi ne sa di più, chiedendo pareri, mettendo a confronto opinioni anche diverse. Stavolta poi c’è un politico (Frattura) che dovrebbe aver facilitato il compito intervenendo diffusamente nel merito, mettendo in evidenza nei particolari lacune di analisi, ambiguità di scelte e, quel che dovrebbe interessare maggiormente, inadempienze (non aver assicurato una prospettiva a tutti i lavoratori). Centotre lavoratori rischiano il posto di lavoro. Si meritano che il caso venga affrontato a dovere, o no? Nossignori. Non se ne parla. E’ più divertente, meno faticoso e in definitiva molto meno rischioso andare a caccia del “colore locale”, della dichiarazione roboante che si tiene alla larga dal concreto dei problemi. E per il merito? Affidarsi al classico giudizio dell’oste sul suo vino.
Da ultimo. Nei giorni scorsi il Consiglio Regionale ha discusso di Finanziaria. E’ un Consiglio “ultroneo”, come già detto. E’ stato tenuto in piedi grazie ad una legge ad hoc del 2002 (che preveggenza, Tommaso Di Domenico!) per garantire l’espletamento di atti obbligati, come il “recepimento” delle osservazioni del Governo alla Legge Finanziaria (cioè, mettersi in regola). Proprio il caso di oggi, dopo dieci anni!
E’ pur vero che una Regione senza Finanziaria è peggio di un’anatra zoppa, ha le mani legate e i rubinetti regolati col contagocce. Il Governo aveva bocciato alcune norme sulla sanità, ci si doveva adeguare e, in più, c’era da “ottemperare” all’obbligo assunto di sottoporre il Piano industriale dello Zuccherificio al Consiglio.
Dello Zuccherificio si è detto. Silenzio tombale. Avete avuto qualche riscontro sulla sanità? Che cosa non andava per il Governo. Quali conseguenze comportano le modifiche? E, già che ci siamo, perché i Consiglieri non hanno approfondito la situazione della sanità, tanto per dar conto ai cittadini dello stato delle cose e per aggiornare il dibattito sul da farsi, visto che in cima all’agenda della futura Giunta nella pienezza dei poteri ci sarà proprio questo tema?
Non interessa.
Si dirà: sono temi che non fanno vendere copie. Ma poi se si va a vedere quante copie vendono le testate molisane viene da ridere. Se pubblicassero la Divina Commedia a puntate, o l’opera omnia di Nietzsche, venderebbero di più.
No, non è quello il motivo.
E’ la politica che l’informazione la vuole così, diranno altri. Focherello. Ma gli editori indipendenti, le testate libere, i corsari dell’on-line? Perché subiscono, perché seguono la corrente?
Sostiene qualcuno che sarebbe una notizia molto più saporita se il centro-destra e il centro-sinistra regalassero la sorpresa di non riproporre la sfida tra Iorio e Frattura. Perché non ricamarci sopra? Potrei essere d’accordo, se fosse una notizia: peccato che non lo sia. Per farla diventare una notizia si deve lavorare molto di fantasia. Che non è propriamente il mestiere di un professionista dell’informazione.
Certo, non si deve fare molta fatica per trovare qualche politico che abbia bisogno di avallare come notizia quello che non lo è, per i suoi fini (manco tanto reconditi, il più delle volte). Fa il suo mestiere, niente da obiettare. Lui, il politico. Ma un professionista dell’informazione non dovrebbe limitarsi a registrare un comunicato. Non dovrebbe intervistare senza fare domande, offrendo solo l’assist necessario alle risposte preordinate.
Oppure, fa più notizia l’eventualità di una presenza di altri contendenti? A me non pare. E’ proprio il cane che morde l’uomo, sanno tutti che ce ne saranno certamente, a partire da qualcuno del Movimento 5 stelle: si sente fare il nome di Antonio Federico, mi sembra più che plausibile (senza che si tratti di una novità), anche se in quel campo, per le modalità che adottano nella scelta, non è consigliabile arrischiarsi oltre il giusto. Qualche centrista? Qualche scontento da una parte o dall’altra? Non avrei il minimo dubbio che ci possano essere. E’ questa la notizia di maggiore interesse?
Forse, tra la caccia alla dichiarazione del presunto candidato (di qua, di là o né qua né là) e l’inchiesta approfondita, anche cattiva, sulle idee che hanno i due principali contendenti, sulle emergenze da affrontare e sul programma dei primi cento giorni, confesso che mi sembrerebbe un po’ più interessante la seconda.
Invece si preferisce intasare la cronaca politica con gli aspri duelli. Con le dichiarazioni di fuoco di chi riteneva fosse meglio per l’opposizione votare contro la Finanziaria contenente il ripristino dei vitalizi, su cui tutta l’opposizione ha votato contro, unita (questa, sì, una notizia!) piuttosto che uscire dall’aula per segnare l’illegittimità dell’emendamento sui vitalizi, introdotto furbescamente fuori sacco e contro la legge del 2002, senza invalidare l’insieme del provvedimento che modifica le altre norme. Un dilemma di squisita natura politica che scuote le coscienze dei cittadini che capiscono che su questo tema si gioca la prospettiva di una sinistra di governo per il prossimo quinquennio. Una risata dovrebbe sommergere queste dichiarazioni, e invece no …
Oppure, si rincorrono estenuanti botta e risposta sulle nomine. Tra chi ritiene più efficace un comportamento “come se” si fosse già votato e si fosse al governo e chi ritiene che sia saggio dissociarsi in sede politica da chi si adegua e pensa di trarre vantaggio dalle norme attuali (e dal quadro politico) ma poco saggio rompere con il voto l’unità della coalizione non potendo peraltro impedire che l’atto si compia. Discussione interessante in punta di teoria, sui rapporti tra politica e etica, ma quanto mai oziosa se spacciata per dilemma nuovo e mai affrontato o, peggio, se presa a pretesto per giochi di schieramento che pochi capiscono e ancor meno tollerano.

Sbaglio? Agli amici del mondo dell’informazione che non pensano che stia prendendo una cantonata vorrei chiedere di battere un colpo. Se poi le loro vendite, o i loro contatti unici, crolleranno, ci vedremo in qualche convento per un ritiro spirituale di meditazione. Altrimenti saranno un cuneo nel potere malato che sta decadendo lentamente in questa regione.