Continuiamo ad approfondire i dossier. Seconda puntata sulla
vicenda Solagrital. Storia di una “bad company” che non riesce né a stare in
piedi né a tenere in piedi la “good company”.
Le cifre, le persone, le alchimie societarie e finanziarie che
hanno portato anche questa vicenda, come quella dello Zuccherificio, a un
appuntamento in aprile con il Tribunale per un istanza di fallimento che ne
deciderà la sopravvivenza.
QUALE IDEA DI POLITICA ECONOMICA E DI SVILUPPO, QUALE STRATEGIA
DI DIFESA DEL LAVORO DIETRO LE SCELTE DELLA REGIONE?
Si potrà continuare su questa strada? Non ci sono più margini
economici e stanno venendo meno le condizioni politiche.
Ma è matura una politica alternativa? Quale?
Dedicata a chi vuole essere informato e farsi un'opinione.
RIASSUNTO DELLA 1a PUNTATA
DALLA CRISI ARENA
NASCE UNA “BAD COMPANY” PER LASCIARE “IN BUONE MANI”, MOLISANE, IL MARCHIO
Il centro-sinistra deve prepararsi a governare:
questa la premessa con cui aprivo la scorsa settimana il secondo dossier
dedicato alle grandi crisi aziendali regionali: dopo quello sullo
Zuccherificio, SOLAGRITAL-ARENA. E tra i temi in agenda la politica economica e
occupazionale è una priorità assoluta. C'è bisogno di aiutare una ripresa che
significhi creazione di ricchezza, di posti di lavoro, di servizi pubblici e
abbattimento della povertà e delle diseguaglianze.
Nella prima puntata abbiamo cominciato a
ricostruire il percorso che ha portato alla situazione attuale della Solagrital, scarl a partecipazione regionale quasi totalitaria, nel contesto della
vicenda che vede il Gruppo Arena, spa quotata in Borsa, acquirente pressoché
esclusiva dei prodotti Solagrital nonché sua maggiore fornitrice, affrontare a
breve un'istanza di fallimento.
Una spada di Damocle che fa il paio con quella, di
cui ci siamo occupati nel precedente post, che incombe sullo Zuccherificio.
Rinviate entrambe al mese di aprile. Sulle motivazioni clamorose del rinvio e
su un aggiornamento della vicenda Zuccherificio torno in coda a questo post.
Per una ricostruzione che
permetta di farsi un'idea sulla sorte che attende i lavoratori di Bojano e del
Molise centrale e sul destino delle enormi risorse finanziarie che la regione
ha riversato per il salvataggio della filiera, il film della vicenda Solagrital
è stato riavvolto fino al 1994, prendendo come punto di partenza la crisi del
Gruppo Arena.
La strada che allora fu
scelta fu quella di affidare il futuro del gruppo ad un imprenditore che fosse
disposto ad investire alle condizioni politiche e sindacali del passato – per
le quali rinvio alla precedente puntata - in cambio di un apporto di risorse
pubbliche. Il tutto, nobilitato da una formula seducente, quella della
“salvaguardia della molisanità”, con cui, da un lato, si dava il benvenuto al
“cavaliere bianco”, Dante Di Dario, dall'altro, si lanciava un piano
industriale la cui “idea forza” stava nel legame tra marchio Arena e marchio
Molise: regione agreste, garanzia di genuinità, per un rilancio del pollo
molisano come pollo di qualità rispetto a quello dei concorrenti.
Il problema
con cui si dovevano fare i conti era dato dai costi di produzione non
competitivi. La soluzione di ingegneria societaria fu trovata conferendo ad una
holding (privata) la proprietà del marchio, la distribuzione del prodotto e le
attività a valle a più elevato valore aggiunto. Accanto a questa, una newco,
una cooperativa agricola di nuova costituzione, avrebbe preso su di sé il ciclo
di lavorazione, dal pollo vivo a quello morto e ai prodotti confezionati. Uno
schema che avrebbe preso piede e avrebbe addirittura fatto da modello per successive
operazioni sia di privatizzazione che di salvataggio.
SOCIALIZZARE LE
PERDITE, PRIVATIZZARE I PROFITTI
Ripartiamo da
dove eravamo rimasti e torniamo sulla definizione della Solagrital (la società
cui viene conferito lo stabilimento di Bojano) come “bad company”. E’
giustificata una simile definizione?
Si potrebbero
portare a riprova una gran quantità di elementi tratti dalla lettura dei bilanci:
utili netti e lordi, investimenti e ammortamenti, accantonamenti a riserve,
stato patrimoniale. Non intendo annoiare il lettore e comunque posso rinviare a
chi lo ha fatto in termini giornalistici, sintetici e abbastanza efficaci anche
se meno rigorosi di quelli che adotterebbe una primaria società di revisione,
giungendo alla conclusione (riprendo i titoli delle due puntate dell'inchiesta)
che la Solagrital non guadagna un euro
perché, banalmente, produce a 110 e vende a 100.
Si potrebbe
ancora obiettare che i dati e i conti che condannano Solagrital sono quelli
successivi alla influenza aviaria, un evento straordinario non era possibile
mettere in preventivo. Ma non è così. L'analisi dei bilanci parla chiaro,
l'azienda era strutturalmente in bilico. Non aveva margini, né per distribuire
dividendi né per investire come sarebbe stato necessario anche al solo fine di
gestire in tranquillità i flussi finanziari, fronteggiando le oscillazioni che
il mercato normalmente subisce. Non parliamo neppure di ciò che sarebbe stato
necessario per crescere… La crisi ha solo fatto saltare un equilibrio assai
precario.
Senza affaticare
il lettore su questo aspetto, porto a sostegno solo un argomento, molto banale.
Se la Solagrital fosse stata un'impresa sana, in grado di stare sul mercato
sulle sue sole gambe, avrebbe trovato qualche privato compratore già nei
sette-otto anni di attività precedenti la crisi aviaria del 2005. Così non è
stato, perché rispondeva ad altra logica ed altre esigenze rispetto a quelle
imprenditoriali. Non era nata per fare profitti ma per farli fare ad altri.
La Regione,
che istituzionalmente i profitti non solo non può ma non deve farli, si
accollava quell'onere NON PER UNA FASE
TRANSITORIA, ma, tutto al contrario, nella speranza che quell'equilibrio
innaturale e quella soluzione anomala potessero reggere il più a lungo
possibile. Ovvero, che Solagrital, pur non guadagnando, non pesasse oltre il
lecito (e politicamente sostenibile) e che la good company godesse buona salute
in modo da continuare a rappresentare un buon affare (se non un ottimo affare)
per l'imprenditore privato che se l’era presa in carico. Non contava la soluzione del problema ma il “debito di riconoscenza” guadagnato
allontanando la soluzione.
ARENA. UN INIZIO
“ALLA GRANDE”, UNA “STORIA DI SUCCESSO”.
E SOLAGRITAL?
L’equilibrio
instabile ha retto per i primi anni.
Tra il 1998 e il 2003 Arena si espande a passo di carica. Dapprima acquista
Nova Surgelati, che porta in dote Arena surgelati completando l'acquisizione
del marchio. Seguono acquisizioni di
imprese nel campo dei latticini, dei salumi, dei gelati, del catering e
della ristorazione, oltre che in quello avicolo e dei surgelati. E proprio
dalla acquisizione di una società in quest'ultimo campo, la Roncadin, quotata
in borsa arriva, per “fusione inversa” lo sbarco di Arena nel listino di Piazza
Affari. Dante Di Dario suggella questa cavalcata a briglia sciolta con
l'elezione al vertice di Confindustria regionale.
A metà degli anni duemila
il gruppo arriva a vantare sette stabilimenti, oltre a quello di Bojano (3
lavorazione del pollame, 1 salumi, 2 surgelati, 1 gelati e 1 “pronto in
tavola”), da Trento a Foggia passando per Veneto, Romagna e Marche (senza
dimenticare Termoli). Annovera nove marchi oltre ai due Arena, fresco e
surgelato. Una storia di successo e Di Dario sugli scudi.
Buon per lui. Ci ha
saputo fare. Sono gli anni della finanziarizzazione “no limits” ed è opinione diffusa
che l'imprenditore molisano abbia mostrato le sue reali capacità proprio in
questo campo. Ma come andava, nel frattempo, Solagrital?
Per non rischiare accuse
di poca obiettività, facciamolo dire a Raffaele
Moreschi, presidente della Solagrital (in rappresentanza del socio privato, che
pure rappresenta meno del 30% del capitale). In una lettera aperta del marzo 2009, dovendo fare i conti con gli effetti
dell'influenza aviaria, intende mettere le cose in chiaro intorno alle “notizie
infondate, secondo le quali la Regione Molise, avrebbe investito in Solagrital
ingenti somme e i privati avrebbero sperperato le risorse. Così non è. È vero
il contrario.”
Questo,
a suo dire, perché la quota del capitale iniziale sottoscritta dalla Regione
(4.644.00 euro pari al 74.99% del capitale) è più compensata dai crediti a cui
il socio privato ha rinunciato (per 5,6 milioni): “la Regione Molise sino al
2007 non solo non ha messo un euro in Solagrital, ma si è avvantaggiata
guadagnando 1 milione di euro“, precisa il Presidente. Salvo aggiungere, qualche
rigo dopo, che ha dovuto sborsare “2 milioni di euro nel 2007 per prestito
erogato in seguito all’influenza avaria e 5 milioni di euro nel dicembre del
2008”. Euro 7.000.000,00 (sette milioni) per una società il cui capitale
sociale non arriva a 6,2 milioni non sembra poco, anche se il Presidente vuole
precisare che il prestito è stato rimborsato (per un po' meno della metà)
tramite “distruzione di prodotti” e che di quei successivi,
ulteriori 5 milioni “la Solagrital è stata solo tesoriera, in quanto
interamente trasferiti ai dipendenti, allevatori e ai trasportatori” (sic!!!).
“Tesoriera” per debiti che, evidentemente, secondo il Presidente Moreschi, era
la Regione stessa ad aver contratto verso quei soggetti. Più chiaro di così!
C’E’ LA CRISI
GLOBALE.
“SE OBAMA PUO’
SALVARE FANNY MAE IORIO PUO’ SALVARE SOLAGRITAL”
E'
passato qualche anno dall'influenza aviaria ma i guai sono solo all'inizio. Ora
siamo alla crisi globale. Continuiamo a citare il Presidente Moreschi: “la
stretta creditizia sta facendo sentire in modo drammatico i suoi effetti, che
al pari delle strumentalizzazioni e delle disinformazioni lacerano l’azienda e
ne compromette la tenuta. La filiera avicola molisana ed il suo cliente
(Arena Spa) sono una risorsa preziosa ed importante per la regione Molise e per
il paese che non si può perdere. Il Gruppo Arena nel suo complesso, partecipa
alla formazione del PIL regionale con un apporto pari al 5,5% (Fiat del 3,1%,
Ittierre, che purtroppo non c’è più, del 7,5%). Con l’attuazione del piano
Solagrital incrementerà la forza lavoro di Bojano di circa 250 unità. Con la
ricapitalizzazione della Solagrital e con l’ingresso della JP Morgan in Arena,
c’è l’assoluta certezza che i due gruppi sono in condizioni di essere
competitivi nel medio e lungo periodo raggiungendo l’equilibrio economico e
finanziario. Il piano industriale è stato certificato da uno dei più autorevoli
economisti del paese“. Manca solo, a coronamento, qualche effetto
pirotecnico e un botto “alla Maradona”.
Evitando
di incorrere in “strumentalizzazioni e disinformazioni” sottopongo al
lettore anche un passaggio della presentazione con cui un “house organ”
come la Gazzetta del Molise accompagna la pubblicazione della lettera di
Moreschi: “Le banche non prestano più soldi e allora è fondamentale l’aiuto
pubblico. Lo fa Obama in America, Brown
in Inghilterra, perché Iorio non lo può fare in Molise?“.
Ebbene
sì, forse è necessario inquadrare le previsioni di un radioso futuro che
abbiamo appena letto nell'accorata lettera aperta del Presidente di Solagrital in
questo contesto: si sta discutendo (fine 2009) di un prestito di €
15.000.000,00 (quindici milioni) della Regione in favore di Solagrital.
Prestito che, ben s'intende, “la Regione finalizzerà alla ricapitalizzazione
della Solagrital, ma che saranno restituiti in quindici anni dal socio privato
che si impegna a ricomprare, già da ora, le quote sociali regionali nel corso
dei prossimi quindici anni.“
Alle
prese di posizione contro cui si scaglia la lettera se ne aggiunge però un’altra
che non nasce dalla politica né dai media. Un documento presentato al “tavolo avicolo” unitariamente dalle sigle di
rappresentanza del mondo agricolo molisano all'inizio del 2009 espone, in
modo particolareggiato e minuzioso, i motivi di preoccupazione degli agricoltori
molisani rispetto al finanziamento richiesto dalla Solagrital alla Regione
Molise, per una cifra che non è ancora, in quel momento, ben definita (25
milioni, di cui solo 15 però richiamati dalla lettera di Moreschi). A fronte di
quella richiesta, gli allevatori lamentano i crediti che vantano nei confronti
sia di Solagrital che di Avicola Molisana, la società con cui il Gruppo Arena
gestisce i rapporti con gli allevatori (fornitura dei polli e dei mangimi e
ritiro del pollo allevato) oltre a rammentare quelli che la Solagrital stessa vanta dal Gruppo Arena, per
quasi 50 milioni.
LA FALLA DIVENTA UNA
VORAGINE.
STORIA DI UN BIENNIO
ORRIBILE
Dunque,
già nei primi mesi del 2009, Solagrital si trova a dover da un lato tirare la
cinghia sulle riscossioni e dall'altro a mettere mano al portafogli. Altrimenti
la situazione rischia precipitare, essenzialmente in quanto Arena sta entrando
in sofferenza.
Non è la
sede per andare troppo a fondo nel giudizio sul “modello di business” adottato
sin dall’inizio per Arena. Il tema principale per il giudizio sulla politica regionale
è il ruolo che in quel modello si assegnava a Solagrital e alla Regione sua
proprietaria. Posso però fare ricorso a una breve citazione di un commento
redatto da un giornalista “amico” e simpatizzante nei confronti di Di Dario:
quel modello non funziona e “negli anni ha dimostrato di non funzionare” anche se “si fondava su un’idea ambiziosa e
suggestiva ... rendere i prodotti della filiera avicola dei prodotti di moda. L’assetto
organizzativo di Arena/Solagrital nasce da questa idea…Solagrital è il
contoterzista che realizza il pollo su disegno dello stilista, che non
percepisce il grosso del valore aggiunto, ma impiega grandi quantitativi di
lavoratori. L’importante è che riesca a creare e mantenere posti di lavoro. Poi
c’è il depositario del brand e della fase di commercializzazione, ossia l’Arena
di Dante Di Dario, l’equivalente dello stilista.” Non funziona perché “chi compra un pollo non è particolarmente
interessato alla sua marc, perché il suo consumo non comporta promozione
sociale o visibilità nella collettività. Se un settore della filiera avicola poteva
dare soddisfazione all’intuizione di Di Dario (il pollo preconfezionato e
pronto da consumare)… per entrare in quel settore bisogna avere una grande
robustezza di capitali da investire, capitali che Arena non aveva più e che, forse,
non ha mai avuto.”
Qualche
notizia in più, su:
Il
modello di business di Arena
Come
siano andate da allora le cose, come la falla che allora si stava aprendo sia
rapidamente divenuta una voragine, è storia recente. Possiamo ricapitolarla con
alcune cifre e qualche fatto di cronaca.
1) Situazione
ARENA all'inizio del 2009:
·
Dal
2005 ha chiuso sempre in rosso, con perdite cumulate per circa 89 Meuro.
Fatturato, con qualche oscillazione, di poco sopra ai 300 Meuro
·
Margine
lordo sulle vendite intorno ai 50 milioni di euro, pari grosso modo alle spese
amministrative. Debiti per oltre 150 Meuro, di cui un centinaio verso i
fornitori.
·
Perdite
cumulate delle partecipazioni della holding per quasi 19 milioni
·
Titolo
sceso dai 20 centesimi di euro di metà 2007 a meno di 1 centesimo di euro, per
recuperare a metà anno (vedi accordo JP Morgan) intorno ai 5 centesimi di euro
(perdita dal 2007 di circa il 70% del valore)
·
Fallito
accordo con la Ya Global per un finanziamento, per aumento di capitale, non più
erogato di 90 milioni di euro (ricorso al tribunale di Milano, contenzioso in
atto)
·
Interviene
Jp Morgan attraverso conversione dei propri crediti, pari a 12,5 milioni di
euro, in azioni Arena di nuova emissione al prezzo di conversione di 4,8
centesimi di euro
2) Situazione
SOLAGRITAL all'inizio del 2009
- Ha acquistato (fine 2008) Avicola Molisana da Arena Alimentari Freschi S.p.A. (società di Arena
Agroindustrie Alimentari S.p.A.). Nel comunicato di Arena si legge che
l'operazione, che “comporterà una riduzione del
fatturato ma una corrispondente riduzione dei costi, ... si inserisce nel
processo di riorganizzazione intrapreso dal Gruppo Arena e permetterà:
a) un miglioramento della
situazione finanziaria;
b) di focalizzare l’attività Arena
nell’attività industriale e nella commercializzazione;
c) di semplificare la struttura
societaria di Gruppo, con benefici gestionali.
- Crediti verso Arena per circa 50 Meuro
- Ritardi nei pagamenti degli stipendi
- La Regione interviene con un prestito di 5 Meuro
a fine 2008, con cessioni per pari importo di crediti vantati da Codisal,
quindi da Arena (che garantisce con fidejussione) per “ripristinare” i flussi
finanziari
3) Evoluzione.
Contenzioso con YA Global. Qualche passaggio saliente
·
Il
30/9/2008 Arena e Bioagri citano YORKVILLE e BHN S.P.A. che, costituendosi in
giudizio il 7/5/2009 chiedono il rigetto delle domande di Arena e Bioagri, “in
quanto ritenute manifestamente infondate”, oltre al risarcimento dei danni
subiti (danni patrimoniali, alla propria immagine e reputazione per almeno €
5.500.000,00); inoltre, ritenendo temeraria l’azione esercitata da Arena e
Bioagri, chiedono a queste ultime il risarcimento dei danni per lite temeraria.
·
In
relazione al contenzioso instaurato, il Tribunale di
Milano emette a carico di Arena una ordinanza-ingiunzione per l’importo di Euro
2.498.049,92 (atto di precetto del 26/6/2009).
·
Successivamente,
il 10/5/2010 Arena comunica di aver sottoscritto, unitamente a Bioagri, un
accordo transattivo in base al quale ”a fronte di una rinuncia di tutte le
parti a tutti i procedimenti giudiziari tra le stesse pendenti (eccetto per
l’ordinanza esecutiva, di cui tuttavia Ya Global potrà avvalersi solo in caso
di inadempimento di Arena agli obblighi di pagamento di cui all’Accordo)” si
giunge “alla definitiva composizione di tutte le vertenze ed una dilazione nei
pagamenti superiore a due anni.” Arena si è impegnata a corrispondere la somma
complessiva di Euro 5.943.000 in rate mensili, di cui la prima con scadenza 24
maggio 2010 e l’ultima con scadenza 15 agosto 2012.
Che importanza ha la vicenda
giudiziaria con questo fondo? Da questo contenzioso trae origine l'istanza di
fallimento attualmente in corso, che sarà discussa il 12 aprile dopo che il
Tribunale di Milano avrà avuto modo di esaminare la documentazione fornita da
Arena.
4) Evoluzione.
Rapporti societari e finanziari Solagrital ARENA
·
Il
1/4/09 la Giunta Regionale delibera di mettere in atto un'operazione di
ingegneria istituzionale e finanziaria consistente nella costituzione di una
società di capitali cui far “acquistare” le partecipazioni in Solagrital per 27 milioni di euro. E' la soluzione adottata per
iniettare consistenti risorse pubbliche (provenienti dal Piano di Attuazione
Regionale dei fondi FAS) nelle casse di Solagrital “dato atto che è interesse
della Regione intervenire nel settore avicolo ... per la ristrutturazione del
medesimo”
·
Il
15/7/09 Arena approva un aumento di capitale
riservato a Solagrital, scindibile fino a un importo massimo di 10 milioni
di euro, mediante emissione di massime 208.333.333 azioni ordinarie a un
prezzo unitario di 0,0480 euro. L´aumento di capitale si inserisce tra gli
interventi a sostegno di Solagrital deliberati dalla regione Molise per 27
milioni di euro di
cui sopra. Il 17/8/09. Arena comunica che Solagrital ha sottoscritto, mediante
compensazione di crediti, un importo di Euro 5.027.181,27 ed ha la
facoltà di sottoscrivere i rimanenti Euro 5 milioni circa dell'aumento di
capitale, in una o più tranches, entro il 31/1/2010.
·
Il
14/11/09 il CdA di Arena autorizza la sottoscrizione di un accordo con
Solagrital che prevede, tra le altre cose, la riduzione dei costi di
approvvigionamento del prodotto finito sulla base di un nuovo contratto di
fornitura (che sarà sottoscritto entro il 31/3/2010) e l'impegno di Solagrital,
nelle more, ad effettuare una riduzione media di 0,15 euro/kg sui prezzi di
cessione dei prodotti a Codisal “a fronte dell’attuazione di azioni sinergiche
con il Gruppo Arena e della liberazione di Solagrital dal vincolo di
esclusiva”, oltre ad un ulteriore impegno “a lavorare congiuntamente con
Codisal per ridurre ulteriormente i costi dell’intera filiera produttiva che
potranno consentire un risparmio di ulteriori 0,05 Euro/kg”
·
il
medesimo accordo prevede l'impegno di Solagrital a
sottoscrivere, al termine dell’aumento di capitale
di cui sopra, un nuovo aumento di capitale in Arena, con esclusione del diritto
di opzione, riservato, fino ad Euro 20
milioni nella forma di equity line, e cioè per la durata di 24 mesi,
mediante compensazione di crediti, fermo restando il limite della
partecipazione stabile di Solagrital in Arena di massimo Euro 5 milioni, con
una clausola di risoluzione del contratto nel caso di sospensione delle azioni
Arena sul Mercato Telematico che non siano quelle (“tecniche”) per eccesso di
rialzo o ribasso nell’arco della giornata di borsa, ovvero in caso di
accadimenti futuri alla data dell’accordo che possano pregiudicare la
continuità aziendale di Arena;
·
Il
17/12/09 Co.Dis.Al sr.l. (società controllata
indirettamente al 100% da Arena) sottoscrive, mediante compensazione di
crediti, 1.000 azioni Solagrital del valore nominale di Euro 500 ciascuna,
acquistando la qualità di socio (per circa il 7,5% del capitale sociale con il
diritto, come da statuto, di 1 voto nelle assemblee), e ha inoltre versato,
sempre mediante crediti, 1 milione di euro in conto futuro aumento di capitale.
·
Prima
ancora che questo accordo divenga operativo Arena approva, il 27/3/10, un
aumento di capitale riservato a Solagrital fino a Euro 45 milioni in 36 mesi.
Solagrital si impegna per 35 Meuro, sempre nella forma di equity line, con
facoltà di sottoscrivere ulteriori 10 milioni.
·
Due
giorni prima la Giunta Regionale aveva autorizzato l'acquisto da parte della
costituita società di capitali (GAM) del complesso industriale di Bojano per la
cifra di 37 milioni di Euro, indicata da una stima acquisita all’uopo.
Questo ultimo box
contiene, cifra dopo cifra, le sequenze finali del film della crisi. Un piano
inclinato che sembra non avere più fine.
La ricostruzione dei
fatti segna a questo punto una cesura. Il 20/4/10 Dante Di Dario si dimette
dalla Presidenza di Arena per “motivi personali”. Non
manca però di condire la lettera di addio con considerazioni che vanno ben
oltre il piano personale: “fatti d'impresa che diventano oggetto di
speculazioni politiche e di attacchi giornalistici” “non so lavorare in questo
clima” “le motivazioni essenziali per un imprenditore sono venute meno”.
IL VICOLO CIECO.
L’ISTANZA DI FALLIMENTO. LA FILIERA MOLISANA SI FA PICCOLA PICCOLA
La storia successiva è cronaca odierna. Cambiano i
proprietari di Arena (in breve tempo Di Dario cede le sue quote) e i vertici
della società. Il risanamento passa per un ulteriore accordo di equity line per
60 milioni (il 30/5/11) e una contrazione dei volumi, così da ridurre i costi.
Questi i dati dei primi nove mesi del 2011, resi pubblici dal CdA Arena l'11-11-11: i ricavi scendono a 11,5 Meuro (dai 40,6 nel corrispondente periodo
2010), consentendo di ridurre le perdite (EBITDA negativo per 5,4 Meuro e EBIT
negativo per 6,7 Meuro dai 6,5 e 12,4 rispettivamente, del corrispondente
periodo del 2010).
I corsi di Borsa crollano fino all’attuale
valore di euro 0,005 (mezzo centesimo). Il 25/1/12 il CdA di Arena si riunisce d’urgenza per esaminare i ricorsi per la
dichiarazione di fallimento notificati il 23/1 da Ya Global e BHN e il 14/2/12 delibera di costituirsi
in giudizio nel processo.
Può godere buona salute, in questa situazione del
Gruppo Arena, una società “captive
supplier”, come viene definita dagli economisti un'impresa nella posizione
di Solagrital nei confronti di Arena (la traduzione italiana è “fornitore prigioniero”,
dell’impresa committente, si intende)?
Possono i lavoratori restare tranquilli quando
l'azienda invia agli “anziani” la richiesta degli estratti contributivi
aggiornati, ufficialmente “al fine di verificare l'impatto della riforma delle
pensioni dal decreto Monti”? Eppure, alla marcia indietro repentina del
Responsabile delle Risorse Umane i sindacati che lo incontrano si dichiarano
soddisfatti. L'obiettivo, che ribadiscono, resta quello di “reintegrare i
lavoratori già in cassa integrazione per poi, in una visione d'insieme e con un
piano industriale alla mano, parlare di eventuali futuri esuberi”.
Obiettivo intravisto come realizzabile alla luce del fatto che “dalle recenti
dichiarazioni dei vertici aziendali, l'azienda ha chiuso l'esercizio 2011 con
un bilancio sostanzialmente in pareggio”. In pareggio, sì, ma su volumi
produttivi ridotti al lumicino!
Se il
lettore ha avuto la pazienza di seguire una lunga storia un po' arida e molto
poco edificante, su cui si profilano dense ombre di tragedia, torno ora alla conclusione che già anticipavo nel post precedente.
Conclusione che, mi voglio ripetere, accomuna questa storia, in un gemellaggio
perfetto, a quella dello Zuccherificio.
CONCLUSIONE
(RIPETUTA).
FINE DI UN CICLO.
LA POLITICA DEL
CONSENSO PER IL PURO POTERE RESTA NUDA, SENZA FUTURO.
MA NON PUO’
TRASCINARE L’INTERA REGIONE NEL BARATRO
Quale strategia ha mosso la politica così da farle stabilire, con atti
ufficiali, che il suo ingresso nella compagine azionaria, il suo subentro nella
gestione, fino ad assumerne tutta la responsabilità, i suoi conferimenti di
capitali per decine di milioni di euro, con le motivazioni più ardite e
creative, fossero “necessari per la
ristrutturazione e il rilancio di un settore produttivo come l'avicolo” (o
lo zucchero da barbabietola)? Quale ostinazione (e quale arroganza) l'ha
portata a persistere in questa allucinazione anche dopo che il mercato aveva
espresso un giudizio di condanna definitivo?
Si badi, un giudizio reiterato nel tempo per tanti anni successivi.
Espresso in forma sia di perdite economiche insostenibili sia di assenza totale
di privati disposti a subentrare in quelle avventure a condizioni che non
producessero ulteriori disastri, a quel punto senza appello, per le finanze
della Regione.
La risposta è una sola. Una concezione della politica come acquisizione del
consenso, per via clientelare, personalistica e autoritaria, in funzione del
mantenimento del potere. Potere personale, familiare e di “comitato di affari”.
Eppure qualche bello spirito cataloga queste scelte politiche, questa
degenerazione della politica, come difesa dell'intervento pubblico dall'assalto
degli interessi privati, come edificante episodio di lotta al capitalismo
finanziario, come eroico rifiuto dell'ideologia dell'iperliberismo imperante.
Nella confusione di concetti e di principi (politici e perfino etici) il
pollo diventa un bene comune. Lo spreco di risorse pubbliche si trasmuta in
impegno sociale per la salvaguardia del posto di lavoro. Che quel lavoro sia o
meno produttivo e quel posto abbia o meno un futuro, conta meno di zero. La
misura enorme delle risorse dilapidate è derubricata a particolare secondario
anche quando eccedono di molte volte quello che sarebbe stato il costo del
pagamento di un salario, comprensivo di contributi, a tutti i lavoratori
coinvolti, fino all'età della pensione. E chi fa notare che l'impiego
scriteriato impedisce di destinare risorse dove potrebbero davvero servire a
garantire la proprietà pubblica dei beni comuni o ad aiutare l'avvio delle
imprese che possono stare sul mercato e avere un futuro, è solo un provocatore
infido.
EPILOGO. APRILE MESE
“HORRIBILIS”
DUE APPUNTAMENTI IN
PARALLELO PER DUE ISTANZE DI FALLIMENTO
Serve un bagno di realismo e di onestà intellettuale. E poiché queste
mie considerazioni potrebbero essere accolte con sospetto visto che non ho
remore a dichiarare un’appartenenza di parte (come se fosse un’anomalia, o una
colpa, anziché la semplice normalità di qualunque discorso politico onesto),
affido le conclusioni di questa storia a qualcuno dei suoi protagonisti.
PriceWaterhousecoopers
(società di revisione) dichiara “di non
essere in grado di esprimere un giudizio sul bilancio civilistico consolidato
al 31/12/09 a causa degli effetti connessi alle incertezze descritte nelle stesse
relazioni della Società”
Nuovo CdA Arena “Le forniture di Solagrital al Gruppo si sono ridotte, al 30 settembre 2011,
del 73% rispetto al corrispondente periodo dell’esercizio precedente … L’insieme di tutte le circostanze relative
al verificarsi delle assunzioni concernenti il Piano comporta la presenza di incertezze rilevanti sull’esistenza del
presupposto di continuità aziendale del Gruppo Arena.” (comunicato stampa 11-11-11)
Dante Di Dario: “La verità
è una sola: la Regione ha speso circa 50 milioni di euro, gestendo tali risorse
con propri uomini e non salvando la filiera.” (“Lettera aperta” pubblicata dalla stampa locale il
30-1-12).
Se poi qualcuno ritenesse DDD fazioso e rancoroso (o
menagramo) può farsi qualche idea dell’aria che tira nella comunità finanziaria
a proposito delle possibilità di salvataggio in vista dell’udienza di
fallimento divertendosi a scorrere i forum on line degli addetti ai lavori
(vedi sotto).
Aprile mese “horribilis” dunque per le grandi partecipazioni industriali
della Regione, Arena e Zuccherificio. Torniamo per un ultimo passaggio su quest’ultimo.
L’udienza fallimentare è stata rinviata su richiesta della Guardia di
Finanza che sta svolgendo indagini sulla vicenda.
Non sono ancora partite le bordate contro i giustizialisti e i forcaioli
da parte delle truppe d’assalto del centro-destra molisano, le stesse che non hanno
pudore a ritenere lecito e perfino encomiabile il comportamento del presidente
(INDIPENDENTEMENTE dall’esito della vicenda penale) nella vicenda Bain &
Co.
Arriveranno certamente. Ma è bene mettere in chiaro che ogni eventuale
sviluppo penale sarà solo complementare, “incidentale”, rispetto alla vicenda
politica. La gestione sconsiderata delle
sorti dello Zuccherificio può essere solo aggravata da risvolti penalmente
rilevanti ma non si esaurisce in quelli. Il fatto è che lo Zuccherificio
poteva avere un futuro e tuttora potrebbe averlo. Di questo non si è curata la
Giunta Iorio.
Ora il futuro di quell’impianto e di tutta la filiera, agricola e
industriale, è affidato alla possibilità
che le sorti della Regione passino in altre mani. Nelle mani di qualcuno
che abbia della politica una concezione radicalmente opposta: al servizio dei
cittadini e non strumento di potere personale. Senza questa piccola rivoluzione
(il termine va colto nel suo significato etimologico) non sarà la magistratura,
né il vecchio socio privato chiamato in soccorso né una qualunque altra
invenzione pirotecnica a salvare dal baratro quelle famiglie, quella economia,
quel territorio.
Qualche
notizia in più, su:
I
forum dei trader a proposito di Arena