domenica 4 marzo 2012

Solagrital. Il vicolo cieco. 2a puntata


Continuiamo ad approfondire i dossier. Seconda puntata sulla vicenda Solagrital. Storia di una “bad company” che non riesce né a stare in piedi né a tenere in piedi la “good company”.
Le cifre, le persone, le alchimie societarie e finanziarie che hanno portato anche questa vicenda, come quella dello Zuccherificio, a un appuntamento in aprile con il Tribunale per un istanza di fallimento che ne deciderà la sopravvivenza.
QUALE IDEA DI POLITICA ECONOMICA E DI SVILUPPO, QUALE STRATEGIA DI DIFESA DEL LAVORO DIETRO LE SCELTE DELLA REGIONE?
Si potrà continuare su questa strada? Non ci sono più margini economici e stanno venendo meno le condizioni politiche.
Ma è matura una politica alternativa? Quale?
Dedicata a chi vuole essere informato e farsi un'opinione.

RIASSUNTO DELLA 1a PUNTATA
DALLA CRISI ARENA NASCE UNA “BAD COMPANY” PER LASCIARE “IN BUONE MANI”, MOLISANE, IL MARCHIO
Il centro-sinistra deve prepararsi a governare: questa la premessa con cui aprivo la scorsa settimana il secondo dossier dedicato alle grandi crisi aziendali regionali: dopo quello sullo Zuccherificio, SOLAGRITAL-ARENA. E tra i temi in agenda la politica economica e occupazionale è una priorità assoluta. C'è bisogno di aiutare una ripresa che significhi creazione di ricchezza, di posti di lavoro, di servizi pubblici e abbattimento della povertà e delle diseguaglianze.
Nella prima puntata abbiamo cominciato a ricostruire il percorso che ha portato alla situazione attuale della Solagrital, scarl a partecipazione regionale quasi totalitaria, nel contesto della vicenda che vede il Gruppo Arena, spa quotata in Borsa, acquirente pressoché esclusiva dei prodotti Solagrital nonché sua maggiore fornitrice, affrontare a breve un'istanza di fallimento.
Una spada di Damocle che fa il paio con quella, di cui ci siamo occupati nel precedente post, che incombe sullo Zuccherificio. Rinviate entrambe al mese di aprile. Sulle motivazioni clamorose del rinvio e su un aggiornamento della vicenda Zuccherificio torno in coda a questo post.
Per una ricostruzione che permetta di farsi un'idea sulla sorte che attende i lavoratori di Bojano e del Molise centrale e sul destino delle enormi risorse finanziarie che la regione ha riversato per il salvataggio della filiera, il film della vicenda Solagrital è stato riavvolto fino al 1994, prendendo come punto di partenza la crisi del Gruppo Arena.
La strada che allora fu scelta fu quella di affidare il futuro del gruppo ad un imprenditore che fosse disposto ad investire alle condizioni politiche e sindacali del passato – per le quali rinvio alla precedente puntata - in cambio di un apporto di risorse pubbliche. Il tutto, nobilitato da una formula seducente, quella della “salvaguardia della molisanità”, con cui, da un lato, si dava il benvenuto al “cavaliere bianco”, Dante Di Dario, dall'altro, si lanciava un piano industriale la cui “idea forza” stava nel legame tra marchio Arena e marchio Molise: regione agreste, garanzia di genuinità, per un rilancio del pollo molisano come pollo di qualità rispetto a quello dei concorrenti.
Il problema con cui si dovevano fare i conti era dato dai costi di produzione non competitivi. La soluzione di ingegneria societaria fu trovata conferendo ad una holding (privata) la proprietà del marchio, la distribuzione del prodotto e le attività a valle a più elevato valore aggiunto. Accanto a questa, una newco, una cooperativa agricola di nuova costituzione, avrebbe preso su di sé il ciclo di lavorazione, dal pollo vivo a quello morto e ai prodotti confezionati. Uno schema che avrebbe preso piede e avrebbe addirittura fatto da modello per successive operazioni sia di privatizzazione che di salvataggio.
SOCIALIZZARE LE PERDITE, PRIVATIZZARE I PROFITTI
Ripartiamo da dove eravamo rimasti e torniamo sulla definizione della Solagrital (la società cui viene conferito lo stabilimento di Bojano) come “bad company”. E’ giustificata una simile definizione?
Si potrebbero portare a riprova una gran quantità di elementi tratti dalla lettura dei bilanci: utili netti e lordi, investimenti e ammortamenti, accantonamenti a riserve, stato patrimoniale. Non intendo annoiare il lettore e comunque posso rinviare a chi lo ha fatto in termini giornalistici, sintetici e abbastanza efficaci anche se meno rigorosi di quelli che adotterebbe una primaria società di revisione, giungendo alla conclusione (riprendo i titoli delle due puntate dell'inchiesta) che la Solagrital non guadagna un euro  perché, banalmente, produce a 110 e vende a 100.
Si potrebbe ancora obiettare che i dati e i conti che condannano Solagrital sono quelli successivi alla influenza aviaria, un evento straordinario non era possibile mettere in preventivo. Ma non è così. L'analisi dei bilanci parla chiaro, l'azienda era strutturalmente in bilico. Non aveva margini, né per distribuire dividendi né per investire come sarebbe stato necessario anche al solo fine di gestire in tranquillità i flussi finanziari, fronteggiando le oscillazioni che il mercato normalmente subisce. Non parliamo neppure di ciò che sarebbe stato necessario per crescere… La crisi ha solo fatto saltare un equilibrio assai precario.
                       

Senza affaticare il lettore su questo aspetto, porto a sostegno solo un argomento, molto banale. Se la Solagrital fosse stata un'impresa sana, in grado di stare sul mercato sulle sue sole gambe, avrebbe trovato qualche privato compratore già nei sette-otto anni di attività precedenti la crisi aviaria del 2005. Così non è stato, perché rispondeva ad altra logica ed altre esigenze rispetto a quelle imprenditoriali. Non era nata per fare profitti ma per farli fare ad altri.
La Regione, che istituzionalmente i profitti non solo non può ma non deve farli, si accollava quell'onere NON PER UNA FASE TRANSITORIA, ma, tutto al contrario, nella speranza che quell'equilibrio innaturale e quella soluzione anomala potessero reggere il più a lungo possibile. Ovvero, che Solagrital, pur non guadagnando, non pesasse oltre il lecito (e politicamente sostenibile) e che la good company godesse buona salute in modo da continuare a rappresentare un buon affare (se non un ottimo affare) per l'imprenditore privato che se l’era presa in carico. Non contava la soluzione del problema ma il “debito di riconoscenza” guadagnato allontanando la soluzione.

ARENA. UN INIZIO “ALLA GRANDE”, UNA “STORIA DI SUCCESSO”.
E SOLAGRITAL?
L’equilibrio instabile ha retto per i primi anni. Tra il 1998 e il 2003 Arena si espande a passo di carica. Dapprima acquista Nova Surgelati, che porta in dote Arena surgelati completando l'acquisizione del marchio. Seguono acquisizioni di  imprese nel campo dei latticini, dei salumi, dei gelati, del catering e della ristorazione, oltre che in quello avicolo e dei surgelati. E proprio dalla acquisizione di una società in quest'ultimo campo, la Roncadin, quotata in borsa arriva, per “fusione inversa” lo sbarco di Arena nel listino di Piazza Affari. Dante Di Dario suggella questa cavalcata a briglia sciolta con l'elezione al vertice di Confindustria regionale.
A metà degli anni duemila il gruppo arriva a vantare sette stabilimenti, oltre a quello di Bojano (3 lavorazione del pollame, 1 salumi, 2 surgelati, 1 gelati e 1 “pronto in tavola”), da Trento a Foggia passando per Veneto, Romagna e Marche (senza dimenticare Termoli). Annovera nove marchi oltre ai due Arena, fresco e surgelato. Una storia di successo e Di Dario sugli scudi.
                                      
Buon per lui. Ci ha saputo fare. Sono gli anni della finanziarizzazione “no limits” ed è opinione diffusa che l'imprenditore molisano abbia mostrato le sue reali capacità proprio in questo campo. Ma come andava, nel frattempo, Solagrital?
Per non rischiare accuse di poca obiettività, facciamolo dire a Raffaele Moreschi, presidente della Solagrital (in rappresentanza del socio privato, che pure rappresenta meno del 30% del capitale). In una lettera aperta del marzo 2009, dovendo fare i conti con gli effetti dell'influenza aviaria, intende mettere le cose in chiaro intorno alle “notizie infondate, secondo le quali la Regione Molise, avrebbe investito in Solagrital ingenti somme e i privati avrebbero sperperato le risorse. Così non è. È vero il contrario.”
Questo, a suo dire, perché la quota del capitale iniziale sottoscritta dalla Regione (4.644.00 euro pari al 74.99% del capitale) è più compensata dai crediti a cui il socio privato ha rinunciato (per 5,6 milioni): “la Regione Molise sino al 2007 non solo non ha messo un euro in Solagrital, ma si è avvantaggiata guadagnando 1 milione di euro“, precisa il Presidente. Salvo aggiungere, qualche rigo dopo, che ha dovuto sborsare “2 milioni di euro nel 2007 per prestito erogato in seguito all’influenza avaria e 5 milioni di euro nel dicembre del 2008”. Euro 7.000.000,00 (sette milioni) per una società il cui capitale sociale non arriva a 6,2 milioni non sembra poco, anche se il Presidente vuole precisare che il prestito è stato rimborsato (per un po' meno della metà) tramite “distruzione di prodotti e che di quei successivi, ulteriori 5 milioni “la Solagrital è stata solo tesoriera, in quanto interamente trasferiti ai dipendenti, allevatori e ai trasportatori” (sic!!!). “Tesoriera” per debiti che, evidentemente, secondo il Presidente Moreschi, era la Regione stessa ad aver contratto verso quei soggetti. Più chiaro di così!
C’E’ LA CRISI GLOBALE.
“SE OBAMA PUO’ SALVARE FANNY MAE IORIO PUO’ SALVARE SOLAGRITAL”
E' passato qualche anno dall'influenza aviaria ma i guai sono solo all'inizio. Ora siamo alla crisi globale. Continuiamo a citare il Presidente Moreschi: “la stretta creditizia sta facendo sentire in modo drammatico i suoi effetti, che al pari delle strumentalizzazioni e delle disinformazioni lacerano l’azienda e ne compromette la tenuta. La filiera avicola molisana ed il suo cliente (Arena Spa) sono una risorsa preziosa ed importante per la regione Molise e per il paese che non si può perdere. Il Gruppo Arena nel suo complesso, partecipa alla formazione del PIL regionale con un apporto pari al 5,5% (Fiat del 3,1%, Ittierre, che purtroppo non c’è più, del 7,5%). Con l’attuazione del piano Solagrital incrementerà la forza lavoro di Bojano di circa 250 unità. Con la ricapitalizzazione della Solagrital e con l’ingresso della JP Morgan in Arena, c’è l’assoluta certezza che i due gruppi sono in condizioni di essere competitivi nel medio e lungo periodo raggiungendo l’equilibrio economico e finanziario. Il piano industriale è stato certificato da uno dei più autorevoli economisti del paese“. Manca solo, a coronamento, qualche effetto pirotecnico e un botto “alla Maradona”.
                                                         
Evitando di incorrere in “strumentalizzazioni e disinformazioni” sottopongo al lettore anche un passaggio della presentazione con cui un “house organ” come la Gazzetta del Molise accompagna la pubblicazione della lettera di Moreschi: “Le banche non prestano più soldi e allora è fondamentale l’aiuto pubblico. Lo fa Obama in America, Brown in Inghilterra, perché Iorio non lo può fare in Molise?“.
Ebbene sì, forse è necessario inquadrare le previsioni di un radioso futuro che abbiamo appena letto nell'accorata lettera aperta del Presidente di Solagrital in questo contesto: si sta discutendo (fine 2009) di un prestito di € 15.000.000,00 (quindici milioni) della Regione in favore di Solagrital. Prestito che, ben s'intende, “la Regione finalizzerà alla ricapitalizzazione della Solagrital, ma che saranno restituiti in quindici anni dal socio privato che si impegna a ricomprare, già da ora, le quote sociali regionali nel corso dei prossimi quindici anni.
Alle prese di posizione contro cui si scaglia la lettera se ne aggiunge però un’altra che non nasce dalla politica né dai media. Un documento presentato al “tavolo avicolo” unitariamente dalle sigle di rappresentanza del mondo agricolo molisano all'inizio del 2009 espone, in modo particolareggiato e minuzioso, i motivi di preoccupazione degli agricoltori molisani rispetto al finanziamento richiesto dalla Solagrital alla Regione Molise, per una cifra che non è ancora, in quel momento, ben definita (25 milioni, di cui solo 15 però richiamati dalla lettera di Moreschi). A fronte di quella richiesta, gli allevatori lamentano i crediti che vantano nei confronti sia di Solagrital che di Avicola Molisana, la società con cui il Gruppo Arena gestisce i rapporti con gli allevatori (fornitura dei polli e dei mangimi e ritiro del pollo allevato) oltre a rammentare quelli che la Solagrital stessa vanta dal Gruppo Arena, per quasi 50 milioni.
LA FALLA DIVENTA UNA VORAGINE.
STORIA DI UN BIENNIO ORRIBILE
Dunque, già nei primi mesi del 2009, Solagrital si trova a dover da un lato tirare la cinghia sulle riscossioni e dall'altro a mettere mano al portafogli. Altrimenti la situazione rischia precipitare, essenzialmente in quanto Arena sta entrando in sofferenza.

Non è la sede per andare troppo a fondo nel giudizio sul “modello di business” adottato sin dall’inizio per Arena. Il tema principale per il giudizio sulla politica regionale è il ruolo che in quel modello si assegnava a Solagrital e alla Regione sua proprietaria. Posso però fare ricorso a una breve citazione di un commento redatto da un giornalista “amico” e simpatizzante nei confronti di Di Dario: quel modello non funziona e “negli anni ha dimostrato di non funzionare” anche se “si fondava su un’idea ambiziosa e suggestiva ... rendere i prodotti della filiera avicola dei prodotti di moda. L’assetto organizzativo di Arena/Solagrital nasce da questa idea…Solagrital è il contoterzista che realizza il pollo su disegno dello stilista, che non percepisce il grosso del valore aggiunto, ma impiega grandi quantitativi di lavoratori. L’importante è che riesca a creare e mantenere posti di lavoro. Poi c’è il depositario del brand e della fase di commercializzazione, ossia l’Arena di Dante Di Dario, l’equivalente dello stilista.” Non funziona perché “chi compra un pollo non è particolarmente interessato alla sua marc, perché il suo consumo non comporta promozione sociale o visibilità nella collettività. Se un settore della filiera avicola poteva dare soddisfazione all’intuizione di Di Dario (il pollo preconfezionato e pronto da consumare)… per entrare in quel settore bisogna avere una grande robustezza di capitali da investire, capitali che Arena non aveva più e che, forse, non ha mai avuto.”


Come siano andate da allora le cose, come la falla che allora si stava aprendo sia rapidamente divenuta una voragine, è storia recente. Possiamo ricapitolarla con alcune cifre e qualche fatto di cronaca.  
1)  Situazione ARENA all'inizio del 2009:
·         Dal 2005 ha chiuso sempre in rosso, con perdite cumulate per circa 89 Meuro. Fatturato, con qualche oscillazione, di poco sopra ai 300 Meuro
·         Margine lordo sulle vendite intorno ai 50 milioni di euro, pari grosso modo alle spese amministrative. Debiti per oltre 150 Meuro, di cui un centinaio verso i fornitori.
·         Perdite cumulate delle partecipazioni della holding per quasi 19 milioni 
·         Titolo sceso dai 20 centesimi di euro di metà 2007 a meno di 1 centesimo di euro, per recuperare a metà anno (vedi accordo JP Morgan) intorno ai 5 centesimi di euro (perdita dal 2007 di circa il 70% del valore)
·         Fallito accordo con la Ya Global per un finanziamento, per aumento di capitale, non più erogato di 90 milioni di euro (ricorso al tribunale di Milano, contenzioso in atto)
·         Interviene Jp Morgan attraverso conversione dei propri crediti, pari a 12,5 milioni di euro, in azioni Arena di nuova emissione al prezzo di conversione di 4,8 centesimi di euro

2)  Situazione SOLAGRITAL all'inizio del 2009
- Ha acquistato (fine 2008) Avicola Molisana da Arena Alimentari Freschi S.p.A. (società di Arena Agroindustrie Alimentari S.p.A.). Nel comunicato di Arena si legge che l'operazione, che “comporterà una riduzione del fatturato ma una corrispondente riduzione dei costi, ... si inserisce nel processo di riorganizzazione intrapreso dal Gruppo Arena e permetterà:
a) un miglioramento della situazione finanziaria;
b) di focalizzare l’attività Arena nell’attività industriale e nella commercializzazione;
c) di semplificare la struttura societaria di Gruppo, con benefici gestionali.
- Crediti verso Arena per circa 50 Meuro
- Ritardi nei pagamenti degli stipendi
- La Regione interviene con un prestito di 5 Meuro a fine 2008, con cessioni per pari importo di crediti vantati da Codisal, quindi da Arena (che garantisce con fidejussione) per “ripristinare” i flussi finanziari

3)  Evoluzione. Contenzioso con YA Global. Qualche passaggio saliente
·         Il 30/9/2008 Arena e Bioagri citano YORKVILLE e BHN S.P.A. che, costituendosi in giudizio il 7/5/2009 chiedono il rigetto delle domande di Arena e Bioagri, “in quanto ritenute manifestamente infondate”, oltre al risarcimento dei danni subiti (danni patrimoniali, alla propria immagine e reputazione per almeno € 5.500.000,00); inoltre, ritenendo temeraria l’azione esercitata da Arena e Bioagri, chiedono a queste ultime il risarcimento dei danni per lite temeraria.
·         In relazione al contenzioso instaurato, il Tribunale di Milano emette a carico di Arena una ordinanza-ingiunzione per l’importo di Euro 2.498.049,92 (atto di precetto del 26/6/2009).
·         Successivamente, il 10/5/2010 Arena comunica di aver sottoscritto, unitamente a Bioagri, un accordo transattivo in base al quale ”a fronte di una rinuncia di tutte le parti a tutti i procedimenti giudiziari tra le stesse pendenti (eccetto per l’ordinanza esecutiva, di cui tuttavia Ya Global potrà avvalersi solo in caso di inadempimento di Arena agli obblighi di pagamento di cui all’Accordo)” si giunge “alla definitiva composizione di tutte le vertenze ed una dilazione nei pagamenti superiore a due anni.” Arena si è impegnata a corrispondere la somma complessiva di Euro 5.943.000 in rate mensili, di cui la prima con scadenza 24 maggio 2010 e l’ultima con scadenza 15 agosto 2012.
Che importanza ha la vicenda giudiziaria con questo fondo? Da questo contenzioso trae origine l'istanza di fallimento attualmente in corso, che sarà discussa il 12 aprile dopo che il Tribunale di Milano avrà avuto modo di esaminare la documentazione fornita da Arena.
4)  Evoluzione. Rapporti societari e finanziari Solagrital ARENA
·         Il 1/4/09 la Giunta Regionale delibera di mettere in atto un'operazione di ingegneria istituzionale e finanziaria consistente nella costituzione di una società di capitali cui far “acquistare” le partecipazioni in Solagrital per 27 milioni di euro. E' la soluzione adottata per iniettare consistenti risorse pubbliche (provenienti dal Piano di Attuazione Regionale dei fondi FAS) nelle casse di Solagrital “dato atto che è interesse della Regione intervenire nel settore avicolo ... per la ristrutturazione del medesimo”
·         Il 15/7/09 Arena approva un aumento di capitale riservato a Solagrital, scindibile fino a un importo massimo di 10 milioni di euro, mediante emissione di massime 208.333.333 azioni ordinarie a un prezzo unitario di 0,0480 euro. L´aumento di capitale si inserisce tra gli interventi a sostegno di Solagrital deliberati dalla regione Molise per 27 milioni di euro di cui sopra. Il 17/8/09. Arena comunica che Solagrital ha sottoscritto, mediante compensazione di crediti, un importo di Euro 5.027.181,27 ed ha la facoltà di sottoscrivere i rimanenti Euro 5 milioni circa dell'aumento di capitale, in una o più tranches, entro il 31/1/2010.
·         Il 14/11/09 il CdA di Arena autorizza la sottoscrizione di un accordo con Solagrital che prevede, tra le altre cose, la riduzione dei costi di approvvigionamento del prodotto finito sulla base di un nuovo contratto di fornitura (che sarà sottoscritto entro il 31/3/2010) e l'impegno di Solagrital, nelle more, ad effettuare una riduzione media di 0,15 euro/kg sui prezzi di cessione dei prodotti a Codisal “a fronte dell’attuazione di azioni sinergiche con il Gruppo Arena e della liberazione di Solagrital dal vincolo di esclusiva”, oltre ad un ulteriore impegno “a lavorare congiuntamente con Codisal per ridurre ulteriormente i costi dell’intera filiera produttiva che potranno consentire un risparmio di ulteriori 0,05 Euro/kg”
·         il medesimo accordo prevede l'impegno di Solagrital a sottoscrivere, al termine dell’aumento di capitale di cui sopra, un nuovo aumento di capitale in Arena, con esclusione del diritto di opzione, riservato, fino ad Euro 20 milioni nella forma di equity line, e cioè per la durata di 24 mesi, mediante compensazione di crediti, fermo restando il limite della partecipazione stabile di Solagrital in Arena di massimo Euro 5 milioni, con una clausola di risoluzione del contratto nel caso di sospensione delle azioni Arena sul Mercato Telematico che non siano quelle (“tecniche”) per eccesso di rialzo o ribasso nell’arco della giornata di borsa, ovvero in caso di accadimenti futuri alla data dell’accordo che possano pregiudicare la continuità aziendale di Arena;
·         Il 17/12/09 Co.Dis.Al sr.l. (società controllata indirettamente al 100% da Arena) sottoscrive, mediante compensazione di crediti, 1.000 azioni Solagrital del valore nominale di Euro 500 ciascuna, acquistando la qualità di socio (per circa il 7,5% del capitale sociale con il diritto, come da statuto, di 1 voto nelle assemblee), e ha inoltre versato, sempre mediante crediti, 1 milione di euro in conto futuro aumento di capitale.
·         Prima ancora che questo accordo divenga operativo Arena approva, il 27/3/10, un aumento di capitale riservato a Solagrital fino a Euro 45 milioni in 36 mesi. Solagrital si impegna per 35 Meuro, sempre nella forma di equity line, con facoltà di sottoscrivere ulteriori 10 milioni.
·         Due giorni prima la Giunta Regionale aveva autorizzato l'acquisto da parte della costituita società di capitali (GAM) del complesso industriale di Bojano per la cifra di 37 milioni di Euro, indicata da una stima acquisita all’uopo.

Questo ultimo box contiene, cifra dopo cifra, le sequenze finali del film della crisi. Un piano inclinato che sembra non avere più fine.
La ricostruzione dei fatti segna a questo punto una cesura. Il 20/4/10 Dante Di Dario si dimette dalla Presidenza di Arena per “motivi personali”. Non manca però di condire la lettera di addio con considerazioni che vanno ben oltre il piano personale: “fatti d'impresa che diventano oggetto di speculazioni politiche e di attacchi giornalistici” “non so lavorare in questo clima” “le motivazioni essenziali per un imprenditore sono venute meno”.

IL VICOLO CIECO. L’ISTANZA DI FALLIMENTO. LA FILIERA MOLISANA SI FA PICCOLA PICCOLA
La storia successiva è cronaca odierna. Cambiano i proprietari di Arena (in breve tempo Di Dario cede le sue quote) e i vertici della società. Il risanamento passa per un ulteriore accordo di equity line per 60 milioni (il 30/5/11) e una contrazione dei volumi, così da ridurre i costi. Questi i dati dei primi nove mesi del 2011, resi pubblici dal CdA Arena l'11-11-11: i ricavi scendono a 11,5 Meuro (dai 40,6 nel corrispondente periodo 2010), consentendo di ridurre le perdite (EBITDA negativo per 5,4 Meuro e EBIT negativo per 6,7 Meuro dai 6,5 e 12,4 rispettivamente, del corrispondente periodo del 2010).
I corsi di Borsa crollano fino all’attuale valore di euro 0,005 (mezzo centesimo). Il 25/1/12 il CdA di Arena si riunisce d’urgenza per esaminare i ricorsi per la dichiarazione di fallimento notificati il 23/1 da Ya Global e BHN e il 14/2/12 delibera di costituirsi in giudizio nel processo.

Può godere buona salute, in questa situazione del Gruppo Arena, una società “captive supplier”, come viene definita dagli economisti un'impresa nella posizione di Solagrital nei confronti di Arena (la traduzione italiana è “fornitore prigioniero”, dell’impresa committente, si intende)?
Possono i lavoratori restare tranquilli quando l'azienda invia agli “anziani” la richiesta degli estratti contributivi aggiornati, ufficialmente “al fine di verificare l'impatto della riforma delle pensioni dal decreto Monti”? Eppure, alla marcia indietro repentina del Responsabile delle Risorse Umane i sindacati che lo incontrano si dichiarano soddisfatti. L'obiettivo, che ribadiscono, resta quello di “reintegrare i lavoratori già in cassa integrazione per poi, in una visione d'insieme e con un piano industriale alla mano, parlare di eventuali futuri esuberi”. Obiettivo intravisto come realizzabile alla luce del fatto che “dalle recenti dichiarazioni dei vertici aziendali, l'azienda ha chiuso l'esercizio 2011 con un bilancio sostanzialmente in pareggio”. In pareggio, sì, ma su volumi produttivi ridotti al lumicino!
                                                                
Se il lettore ha avuto la pazienza di seguire una lunga storia un po' arida e molto poco edificante, su cui si profilano dense ombre di tragedia, torno ora alla conclusione che già anticipavo nel post precedente. Conclusione che, mi voglio ripetere, accomuna questa storia, in un gemellaggio perfetto, a quella dello Zuccherificio.

CONCLUSIONE (RIPETUTA).
FINE DI UN CICLO.
LA POLITICA DEL CONSENSO PER IL PURO POTERE RESTA NUDA, SENZA FUTURO.
MA NON PUO’ TRASCINARE L’INTERA REGIONE NEL BARATRO
Quale strategia ha mosso la politica così da farle stabilire, con atti ufficiali, che il suo ingresso nella compagine azionaria, il suo subentro nella gestione, fino ad assumerne tutta la responsabilità, i suoi conferimenti di capitali per decine di milioni di euro, con le motivazioni più ardite e creative, fossero necessari per la ristrutturazione e il rilancio di un settore produttivo come l'avicolo” (o lo zucchero da barbabietola)? Quale ostinazione (e quale arroganza) l'ha portata a persistere in questa allucinazione anche dopo che il mercato aveva espresso un giudizio di condanna definitivo?
Si badi, un giudizio reiterato nel tempo per tanti anni successivi. Espresso in forma sia di perdite economiche insostenibili sia di assenza totale di privati disposti a subentrare in quelle avventure a condizioni che non producessero ulteriori disastri, a quel punto senza appello, per le finanze della Regione.
La risposta è una sola. Una concezione della politica come acquisizione del consenso, per via clientelare, personalistica e autoritaria, in funzione del mantenimento del potere. Potere personale, familiare e di “comitato di affari”.
Eppure qualche bello spirito cataloga queste scelte politiche, questa degenerazione della politica, come difesa dell'intervento pubblico dall'assalto degli interessi privati, come edificante episodio di lotta al capitalismo finanziario, come eroico rifiuto dell'ideologia dell'iperliberismo imperante.
Nella confusione di concetti e di principi (politici e perfino etici) il pollo diventa un bene comune. Lo spreco di risorse pubbliche si trasmuta in impegno sociale per la salvaguardia del posto di lavoro. Che quel lavoro sia o meno produttivo e quel posto abbia o meno un futuro, conta meno di zero. La misura enorme delle risorse dilapidate è derubricata a particolare secondario anche quando eccedono di molte volte quello che sarebbe stato il costo del pagamento di un salario, comprensivo di contributi, a tutti i lavoratori coinvolti, fino all'età della pensione. E chi fa notare che l'impiego scriteriato impedisce di destinare risorse dove potrebbero davvero servire a garantire la proprietà pubblica dei beni comuni o ad aiutare l'avvio delle imprese che possono stare sul mercato e avere un futuro, è solo un provocatore infido.

EPILOGO. APRILE MESE “HORRIBILIS”
DUE APPUNTAMENTI IN PARALLELO PER DUE ISTANZE DI FALLIMENTO
Serve un bagno di realismo e di onestà intellettuale. E poiché queste mie considerazioni potrebbero essere accolte con sospetto visto che non ho remore a dichiarare un’appartenenza di parte (come se fosse un’anomalia, o una colpa, anziché la semplice normalità di qualunque discorso politico onesto), affido le conclusioni di questa storia a qualcuno dei suoi protagonisti.
PriceWaterhousecoopers (società di revisione) dichiara “di non essere in grado di esprimere un giudizio sul bilancio civilistico consolidato al 31/12/09 a causa degli effetti connessi alle incertezze descritte nelle stesse relazioni della Società
Nuovo CdA Arena Le forniture di Solagrital al Gruppo si sono ridotte, al 30 settembre 2011, del 73% rispetto al corrispondente periodo dell’esercizio precedente … L’insieme di tutte le circostanze relative al verificarsi delle assunzioni concernenti il Piano comporta la presenza di incertezze rilevanti sull’esistenza del presupposto di continuità aziendale del Gruppo Arena.” (comunicato stampa 11-11-11)
Dante Di Dario: “La verità è una sola: la Regione ha speso circa 50 milioni di euro, gestendo tali risorse con propri uomini e non salvando la filiera.” (“Lettera aperta” pubblicata dalla stampa locale il 30-1-12).
Se poi qualcuno ritenesse DDD fazioso e rancoroso (o menagramo) può farsi qualche idea dell’aria che tira nella comunità finanziaria a proposito delle possibilità di salvataggio in vista dell’udienza di fallimento divertendosi a scorrere i forum on line degli addetti ai lavori (vedi sotto).
Aprile mese “horribilis” dunque per le grandi partecipazioni industriali della Regione, Arena e Zuccherificio. Torniamo per un ultimo passaggio su quest’ultimo.
L’udienza fallimentare è stata rinviata su richiesta della Guardia di Finanza che sta svolgendo indagini sulla vicenda.
Non sono ancora partite le bordate contro i giustizialisti e i forcaioli da parte delle truppe d’assalto del centro-destra molisano, le stesse che non hanno pudore a ritenere lecito e perfino encomiabile il comportamento del presidente (INDIPENDENTEMENTE dall’esito della vicenda penale) nella vicenda Bain & Co.
Arriveranno certamente. Ma è bene mettere in chiaro che ogni eventuale sviluppo penale sarà solo complementare, “incidentale”, rispetto alla vicenda politica. La gestione sconsiderata delle sorti dello Zuccherificio può essere solo aggravata da risvolti penalmente rilevanti ma non si esaurisce in quelli. Il fatto è che lo Zuccherificio poteva avere un futuro e tuttora potrebbe averlo. Di questo non si è curata la Giunta Iorio.
Ora il futuro di quell’impianto e di tutta la filiera, agricola e industriale, è affidato alla possibilità che le sorti della Regione passino in altre mani. Nelle mani di qualcuno che abbia della politica una concezione radicalmente opposta: al servizio dei cittadini e non strumento di potere personale. Senza questa piccola rivoluzione (il termine va colto nel suo significato etimologico) non sarà la magistratura, né il vecchio socio privato chiamato in soccorso né una qualunque altra invenzione pirotecnica a salvare dal baratro quelle famiglie, quella economia, quel territorio.