sabato 28 gennaio 2012

Una finanziaria da 10.000 euro a cittadino? "Ci facci il piacere!"


[24 gennaio – 31 gennaio]
Questa settimana dovevo tornare sui costi della cattiva gestione della Giunta attuale.
Ma il 19 gennaio è stata approvata una Legge Finanziaria da 3 miliardi di euro. Se la previsione fosse corretta sarebbero 10.000 euro per ogni cittadino.
Se fosse vero, perché insistere sui costi della cattiva gestione? Se è la Regione di Bengodi si può permettere qualche spreco!
Neanche lo Stato italiano arriva a spendere tanto per i suoi cittadini!
La Regione più ricca d’Italia, la Lombardia, spende appena la metà. La Regione Autonoma “più speciale” di tutte, la Sicilia, ne spende “solo” 5.400.
Torniamo allora a parlare della Finanziaria e della legge di Bilancio per capire se sia CREDIBILE.
E’ una grande questione politica, di democrazia. Perché se il Bilancio non è chiaro, la politica non è trasparente. Se non è CREDIBILE, la politica non è CREDIBILE.

Ripeto allora la domanda: come sta VERAMENTE la finanza regionale?
Di quali risorse disporrà DAVVERO la Giunta in carica?
Che cosa resta DAVVERO per sostenere e rilanciare un'economia in grandissima difficoltà?

Per il resto, il terremoto da scandalo nazionale sta diventando tragedia (economica e sociale) regionale.
Quello che non fece il sisma sta facendo ora la Giunta.

Conoscere per decidere. Decidere di cambiare


APPROVATO IL BILANCIO REGIONALE DEL MOLISE. LA REGIONE PREVEDE DI INCASSARE E SPENDERE BEN TRE MILIARDI DI EURO, 10.000 EURO A CITTADINO. UN’ENORMITA’. IL DOPPIO CHE IN LOMBARDIA O IN SICILIA

Cari lettori molisani, possiamo annunciare sommo gaudio. Il 19 gennaio il Consiglio Regionale del Molise ha definitivamente approvato il Bilancio 2012 con la previsione di entrate di cassa per 3 miliardi, da spendere nel corso dell’esercizio. DIECIMILA EURO PER OGNI CITTADINO MOLISANO.
Se così stanno le cose non ha senso continuare a spulciare ogni quindici giorni su questo blog gli sprechi, i costi della mala gestione della Giunta Iorio appena rieletta. Suvvia, sarebbero peccatucci veniali! Se fosse vero, ben vengano le elargizioni a pioggia. Con quella cifra a disposizione più di un terzo dei cittadini molisani raddoppierebbe il proprio reddito annuo. Perché stare a sottilizzare?

Ma sarà vero? Non sarà il caso di andare a vedere più da vicino?
Non è legittimo qualche dubbio considerando che i tributi propri della regione sono poco più di 400 milioni di euro ogni anno?
Che direbbe la famiglia di un impiegato da 1.500 euro al mese se annunciasse: “quest’anno vi annuncio che potremo spendere più di 100.000 euro; e non ho avuto nessun aumento di stipendio”? Domanderebbe se li andrà a rubare. O se lo zio d’America è passato a miglior vita.
Possiamo credere al buon padre di famiglia Iorio? Che non li può rubare e non ha zii in America.

Torniamo allora a parlare della Finanziaria e cerchiamo di capire se per caso con la sua approvazione la maggioranza di centro-destra non abbia compiuto l’ennesimo grande imbroglio, la madre di tutte le bufale?
Con un dubbio finale. Ma l’opposizione se ne è accorta?

PREMESSA. COME LEGGERE IL BILANCIO REGIONALE

Nel post precedente, la settimana scorsa, partivo dall'affermazione che “se c'è una legge su cui l'esercizio della critica è arduo è proprio la finanziaria.” In particolare, la legge di bilancio: 307 pagine di tabelle tra entrate e uscite di cui il più delle volte il significato reale è incomprensibile (anche quando rinvia a leggi, comunque da rintracciare, i cui effetti di spesa sono assai poco chiari).

Eppure, le cifre sono più dure delle parole. Quelle di un bilancio, poi, non possono essere piegate alla propaganda se non a costo di correre grossi rischi. Perché il falso in bilancio è reato e perché il bilancio ha una sua struttura che è come una camicia di forza: deve quadrare. Entrate e uscite devono tornare, la differenza si pareggia con l'avanzo o il disavanzo.

Dunque, possiamo provare a ripetere la domanda da cui siamo partiti la settimana scorsa, per avvicinarci a una risposta il più possibile chiara: come sta VERAMENTE la finanza regionale?
Su quali risorse può contare DAVVERO la Regione Molise per aiutare un'economia in difficoltà e per contrastare un disagio sociale che cresce in modo impressionante?
Cerchiamo di far parlare le carte facendo parlare le cifre.


SU CHE BASI POGGIANO LE PREVISIONI DI ENTRATE? SONO BASI SOLIDE? LA RISPOSTA CAMBIA – E DI MOLTO – A SECONDA DEL TIPO DI ENTRATE. TRIBUTI PROPRI E TRASFERIMENTI DA STATO E UE

Nella Legge Finanziaria per il 2012 sono previste nuove entrate nel 2012 per 1.538,6 milioni di euro. Su che basi si formula una previsione di bilancio? Sono basi certe?

Partiamo dai tributi propri (IRAP, addizionale IRPEF, accise varie, ecc.): non può trattarsi che di stime. Una volta che si conosca il valore della ricchezza prodotta, si tratta di calcolare in modo realistico la quota di tasse che ne deriverà, anche se l'economia regionale per l'anno prossimo non promette bene.
Sono stimati in 429,8 milioni di euro e rappresentano il 27,9% delle entrate previste.

Un'altra voce di entrata è rappresentata della partite di giro - all'incirca della stessa entità, 429,3 M€ - per le quali la Regione è un mero tramite per conto terzi. Come entrano, così devono uscire: ritenute alla fonte (su dipendenti, collaboratori ecc.) da girare al Fisco, anticipazioni del Fondo sanitario e del cofinanziamento statale sui programmi europei, ecc.

Per il restante 45% delle entrate si tratta di trasferimenti, quasi interamente provenienti dallo Stato e dall'Unione Europea.
Come si arriva a una previsione di entrate per queste voci?
Si deve fare riferimento a una qualche norma di legge che assegni determinate risorse in modo certo e inoppugnabile. Questo pensa un cittadino normale. Se si trattasse di un buon padre di famiglia (modello che gli amministratori sono chiamati a prendere ad esempio) si baserebbe un po’ sull’esperienza del passato (come avviene per i tributi propri), ma quando fosse possibile, si baserebbe su obbligazioni certe: un contratto di lavoro, un contratto di affitto, ecc.

Ovviamente, neanche per queste obbligazioni la certezza è data al 100%. Un contratto può essere disdetto (si può essere licenziati) o non onorato dal contraente (un datore di lavoro disonesto o in bancarotta, un affittuario moroso), ma si tratta di eventualità straordinarie. Un buon padre di famiglia in genere sa se corre rischi di questo tipo e in questo caso ne tiene conto, muovendosi con particolare prudenza nel mettere mano al portafoglio.

LA GIUNTA REGIONALE DEL MOLISE SI E' COMPORTATA COME UN BUON PADRE DI FAMIGLIA? CHE COSA SIGNIFICANO I RESIDUI ATTIVI E PASSIVI. COME POSSONO ESSERE MAGGIORI DELL'INTERO BILANCIO?

Come stanno le cose con le obbligazioni dello Stato e dell'UE verso la Regione Molise? Qual'è il loro grado di certezza? E il governo regionale si è comportato come un buon padre di famiglia?

Le obbligazioni dello Stato in realtà presentano due motivi di incertezza.

Il primo riguarda i tempi: lo Stato scrive sul suo bilancio una previsione di uscita precisa, oltre che nell'importo, anche nei tempi, in quanto riferita a un dato esercizio finanziario e dunque ad un anno solare. Non è detto però che a quella previsione corrisponda una uscita nel corso dello stesso anno. In particolare, uno Stato come quello italiano che ha accumulato debiti per una volta virgola due l'intera ricchezza prodotta dalla nazione in un anno, ovvero per circa tre volte le sue entrate annuali, tende a chiudere per quanto possibile i rubinetti e ad erogare il dovuto (le obbligazioni che dovrebbero essere certe) con molta lentezza.
Che fine fa una somma messa a bilancio che non viene spesa nel corso dell'anno? Resta scritta come “residuo passivo”: un impegno a cui non è (ancora) corrisposta un’uscita di cassa.

Il secondo riguarda proprio il se: quell'impegno sarà davvero onorato? Col passare del tempo può succedere che lo Stato cancelli quel debito e quel residuo passivo (non penso che l'eventualità appaia sorprendente alla luce delle manovre ricorrenti, in particolare quelle degli ultimi anni). Ma succede anche che le procedure per l'erogazione di quelle risorse siano condizionate ad una serie di atti da parte del destinatario.
Questa è addirittura la regola quando si tratta di fondi destinati a programmi di sviluppo, o programmi strategici, o strutturali o per la coesione, che dir si vogliano. E qui entrano in ballo anche i fondi comunitari. La UE, che non è avara e lenta come lo Stato italiano nel far seguire agli impegni le erogazioni di cassa (anche perché non è indebitata), subordina però gli impegni effettivi alla condizione che il destinatario destini quelle risorse a progetti che rispondano alle finalità del Fondo (o del programma). Fino a quel momento gli stanziamenti sono solo sulla carta ma non implicano ancora nessuna obbligazione certa: poco più che una promessa, uno schema di ripartizione tra i soggetti che potranno beneficiarne. Si tradurrà in impegni effettivi solo a fronte dei progetti approvati.
Non solo, ma la UE si riserva di riprendersi le risorse che a consuntivo non risultino effettivamente spese ovvero che non siano state spese nel modo giusto. E dà due anni di tempo ai beneficiari (Stati membri o regioni), dal momento della assegnazione (virtuale) dei fondi, per presentare il consuntivo pena la cancellazione degli stessi impegni.
Per riprendere il paragone del buon padre di famiglia: è come nel caso di un professionista, che deve non soltanto prevedere se gli arriveranno un certo numero di incarichi ma anche se sarà in grado di assolverli secondo capitolato.

CREDITI ESIGIBILI? E’ UN BILANCIO CREDIBILE?

Domandiamoci dunque se la Giunta Iorio ha preso effettivamente a modello il comportamento di un buon padre di famiglia. E qui senza farla troppo lunga, veniamo al dunque. Quel padre di famiglia che si presenta all'inizio dell'anno dicendo “contenti ragazzi, spenderemo tre miliardi di euro l'anno prossimo” in realtà confessa che pensa di incassarne metà (un miliardo e mezzo) nel corso dell'anno mentre l’altra metà sono crediti che ritiene di aver accumulato.
Sorge un dubbio, no? Sarà poi vero che quei crediti saranno riscossi? Non solo, ma se tanto mi dà tanto, e se sono stati accumulati tutti quei “pagherò”, chi mi dice che anche quest'anno non andrà allo stesso modo? Con questa crisi, come non pensare che i “pagherò” che finirò per accumulare nel 2012 non saranno superiori, anche molto superiori, a quelli che riuscirò ad esigere?

E’ del tutto legittimo che il cittadino pretenda una risposta a questo dubbio. La risposta dovrebbe perfino precedere la domanda, in un sistema politico sano. Ripeto, stiamo parlando di qualcosa come 10.000 euro per ciascun cittadino molisano! Per capirci, provate a immaginare una famiglia di quattro persone e pensate che il capo-famiglia (che probabilmente è un po’ più prudente e giudizioso del suo presidente di regione) dovrebbe spiegare ai familiari che quest’anno dalla Regione potrebbero arrivare benefici per 40.000 euro ... se solo ci si potesse fidare del suo bilancio. “Papà, ma ci stai prendendo in giro?” sarebbe la probabile reazione.

Come risponde la Giunta Iorio a questo dubbio, l'ho già messo in luce nel post precedente. Con un rigo del documento di sintesi politica che accompagna la manovra (la “Decisione di finanza pubblica”): “ulteriore attenzione sarà data alla gestione dei residui attivi soprattutto sul fronte delle entrate derivate” (ovvero dei trasferimenti di cui ci siamo occupati fin qui).

In che consiste questa ulteriore attenzione? Non è dato saperlo. O, almeno, non è detto esplicitamente in nessun documento ufficiale. A meno che non si vada a guardare tra le righe delle “Dichiarazioni programmatiche” con cui il Presidente ri-eletto (per la terza volta, senza contare il precedente ribaltone) ha inaugurato questa legislatura. In effetti, non ha mancato di accennare al problema: “Tre manovre finanziarie, nel corso degli ultimi due anni, hanno sostanzialmente determinato la mancanza di copertura per la gran parte delle materie e delle funzioni, trasferite dallo Stato, ed oggi di competenza esclusiva delle Regioni. La carenza di risorse compromette, in molti casi, l’erogazione e la prestazione dei servizi e, allo stato, non appare agevole e, comunque, ad una portata temporale ragionevole la razionalizzazione degli impieghi, il cambiamento delle abitudini all’interno della società, l’equa ripartizione dei sacrifici finanziari tra i settori. Via obbligata è quella del risparmio nelle spese, della eliminazione delle diseconomie e, nei casi in cui è possibile, del reperimento di risorse attraverso nuove entrate… Nel confronto con il nuovo Governo si promuoveranno le condizioni per l’esigibilità dei finanziamenti in questione.”

Come si promuoveranno le condizioni? Il Governatore nutre una ragionevole speranza di ottenere dal Governo Monti quello che il “Governo amico”, presieduto dal sempre omaggiato cav. Berlusconi, si era ben guardato dal garantire?
Ma, a parte questo particolare non secondario, dobbiamo capire di quali entrate si parla. Di quelle future o di quelle già scritte a bilancio nel passato e non ancora incassate?

Il lettore disattento potrebbe considerarlo un accenno alle difficoltà future, un mettere le mani avanti per i finanziamenti che un domani potrebbero scarseggiare. Ma, a ben vedere, del futuro non si parla, perché sul bilancio di competenza del 2012 non si aprono grandi orizzonti di speranza (come vedremo fra un attimo esaminando le stesse voci che oggi sono “in sofferenza”). Si parla del presente. O, meglio, delle promesse del passato. E’ di quelle che si invoca l’”esigibilità”!
Allora, conti alla mano, vediamo di fare un po' le pulci al bilancio regionale su questa storia dei residui. Perché - qui sta il grave, come ho accennato nel post precedente – a questa mole di residui attivi (cioè di entrate scritte a bilancio ma mai riscosse) corrispondono residui passivi, impegni presi, cambiali firmate, che ancora attendono di essere pagate. Si tratta quindi di altri soggetti che vorrebbero veder soddisfatte dalla regione le proprie pretese legittime. Chi paga insomma le conseguenze, chi è il creditore finale?
La lista dei residui passivi è lunga. Quel che è peggio, la somma supera di gran lunga quella dei residui attivi destinati (vincolati) a quelle voci. In altri termini, per far fronte agli impegni già presi nei confronti dell’economia e della società molisana, nei confronti cioè di soggetti che stanno aspettando di riscuotere quanto la Regione ha loro destinato - CON ATTO FORMALE DI IMPEGNO DI SPESA - la Regione stessa dovrà riscuotere crediti appartenenti invece alla categoria delle entrate … certe solo fino a un certo punto. Cioè, dei trasferimenti dallo Stato e dalla UE che sono soggetti a condizioni.

DISTRIBUZIONE RESIDUI ATTIVI (ENTRATE NON RISCOSSE)
1100 M€
attribuiti agli uffici per successiva programmazione
163 M€
vincolati x SSN

90 M€
vincolati x economia

85 M€
funzionamento


Vediamo allora la lista dei creditori (tra parentesi i milioni di euro in attesa di riscossione): protezione civile (17,1), ricerca e innovazione (4,5), politiche agricole, ittiche e ambientali (49,6), attività produttive (26), politiche sociali, dell’istruzione e dell’occupazione (99,8), edilizia e territorio (194,2), mobilità e infrastrutture (40,5). Il totale ammonta a circa 432 milioni di euro.
Quanti sono i residui attivi riguardanti i trasferimenti dello Stato vincolati a queste destinazioni? Il totale ammonta a meno di 91 milioni. Deve dunque essere garantita l’esigibilità, sulle voci meno certe, di 341 milioni che attendono di essere pagati.
Ma non finisce qui, perché c’è tutto il capitolo della sanità. Qui i residui passivi, le cambiali da onorare, ammontano a 281 milioni, a fronte di crediti (residui attivi sui fondi destinati al servizio sanitario regionale) per 163 milioni.

La differenza arriva così a superare i 400 milioni. Questa è la cifra di cui deve essere garantita l’esigibilità.

Proviamo, per concludere, a trasferire il ragionamento fatto fin qui sul bilancio del 2012, tornando così alle domande iniziali. Quali sono le voci di entrata più “certe”? Come si proiettano queste valutazioni relative alle entrate sulle prospettive della spesa?

UNA DRAMMATICA CARENZA DI RISORSE. ALLA CANNA DEL GAS?

Di quel 45% di nuove entrate previste nel 2012 che proviene, come abbiamo visto all’inizio, da trasferimenti, la quota vincolata alle politiche di settore (quelle per cui è maggiore il divario tra residui passivi e residui attivi) ammonta, al netto della sanità, a soli 31,4 milioni.
Ecco perché non si parla di esigibilità delle risorse future. Le risorse future sono praticamente azzerate. Ricordiamo invece che le cambiali da onorare per il passato su queste voci raggiungono i 281 milioni. Quale credibilità può avere la previsione di spendere altri 149,1 milioni, freschi freschi, nel 2012? Possiamo pensare davvero che con un debito accumulato nei confronti del sistema economico molisano (industria, agricoltura, ambiente, turismo, commercio, artigianato, edilizia, territorio, infrastrutture) e delle politiche sociali, istruzione, occupazione, pari al doppio di queste risorse, riuscirà davvero a mantenere queste promesse?

Se poi mettiamo nel conto anche la sanità il quadro diventa addirittura drammatico. Il conto della spesa per il 2012 arriva in questo settore a 730,8 milioni. Ho proposto un confronto con le altre regioni d’Italia nel post precedente e ricordo solo che prevedendo di spendere questa cifra la Regione mette in conto di superare di 500 euro ad abitante la spesa media delle otto regioni più virtuose (alcune delle quali con un invecchiamento della popolazione, una distribuzione geografica e una struttura orografica molto vicine a quelle del Molise).
Sta di fatto che a fronte di questa previsione di spesa le entrate “vincolate” per la sanità sono in tutto 54,1 milioni. Anche supponendo di destinare interamente alla spesa sanitaria le risorse a previste a titolo di compensazioni a carico dello Stato (“federalismo solidale”, 302,1 milioni) e perfino l’intera somma di tributi propri (al netto del funzionamento) non arriviamo a coprire le necessità.

Conclusione: i residui attivi sono un fardello molto pesante. Finché non entreranno in cassa i trasferimenti dallo stato e dall’UE, per ora solo scritti sulla carta, nessuna politica potrà essere attivata per l’economia e per la società molisana. Se non a prezzo di non mantenere gli impegni già presi.

Questa è la strettoia. Ha una soluzione il Governatore?

E, per finire, ritiene l’opposizione che questa sia una questione importante, per non dire prioritaria, che non permette - se non risolta – alcun dialogo e non autorizza la minima apertura di credito verso una gestione così allegra della cosa pubblica? Cosa si aspetta a farne oggetto di una campagna di informazione che, cifre alla mano, faccia chiarezza con i cittadini molisani sulla sorte di quei 10.000 euro che, non solo non torneranno ai cittadini molisani sotto forma di sostegno economico per uscire dalla crisi, ma in definitiva sono stati prelevati dalle tasche di ciascuno di loro,?

MA LA SOLUZIONE E’ STATA TROVATA: PROLUNGARE LO “STATO DI CRITICITA’” PER IL SISMA

Invece di affrontare con senso di responsabilità (non solo istituzionale, o politica) questa situazione, sembra che i politici molisani oggi al potere (con accompagnamento di sottofondo, a onor del vero, da parte di qualche politico di opposizione, in particolare IDV) non trovino di meglio che concentrare i loro sforzi sul prolungamento dello “stato di criticità” per il sisma di San Giuliano.
Che solo il 30% della ricostruzione, dove il sisma ha colpito davvero, sia completato è secondario.
Che un miliardo di euro sia andato a alimentare clientele e sprechi (per non dire altro) conta poco.
L’attenzione solidale e compassionevole è tutta rivolta ai tecnici che sono stati chiamati a tenere in piedi, con contratti precari, gli Uffici Commissariali decentrati nei Comuni. In TUTTI i comuni molisani, dove (in assenza di terremoto) hanno svolto una funzione di surroga degli uffici tecnici comunali.
Il problema della stabilizzazione dei precari è cruciale. Si deve mettere fine una volta per tutte alla pratica del ricorso al precariato per funzioni di rilievo pubblico, in modo da aggirare le norme sul blocco delle assunzioni oltre a quelle (di rango costituzionale) sulle modalità di accesso alla pubblica amministrazione. Questa è certamente una delle principali questioni sul tappeto per ripristinare le basi minime di dignità del lavoro, in particolare di quello pubblico.
Ma la soluzione non può essere quella di far compiere un altro giro alla ruota. Stabilizzare significa investire per dare un posto di lavoro stabile, basato su effettive necessità, durevoli nel tempo, attraverso procedure trasparenti. Su questo si deve investire. Ma per farlo occorrono risorse da destinare all’economia molisana e alla coesione sociale. Quelle risorse che la Regione non riesce a trovare.

Carta vince, carta perde? Non c’è trucco, non c’è inganno? E’ ora di finirla.
E’ anche questo un bel tema per l’opposizione.

giovedì 19 gennaio 2012

Che Finanziaria è questa?


[16 gennaio – 23 gennaio]
Il Consiglio Regionale del Molise discute la Finanziaria presentata dalla Giunta Iorio.
Dopo dieci anni di governo è il documento base per qualunque giudizio sull'operato di questa amministrazione.
Ne propongo un esame attraverso la messa a fuoco di alcuni aspetti fondamentali.
A partire dalla trasparenza: come sta VERAMENTE la finanza regionale?
I costi della politica: c'è davvero l'intenzione di tagliare?
L'economia molisana: c'è una qualche idea su come rilanciarla?
La sanità: c'è ancora qualche margine di intervento, ovvero di decisione politica?

Conoscere per decidere. Decidere di cambiare


PREMESSA. IL SIGNIFICATO DELLA LEGGE FINANZIARIA REGIONALE

Una Legge Finanziaria rappresenta senza dubbio l'atto politico più rilevante, tra tutti quelli che un governo possa produrre, almeno nell'ambito ordinario. Articolata in "Legge di bilancio", "Legge Finanziaria" propriamente detta, ovvero norme di legge contenenti effetti sul bilancio, e "Proposta di decisione", ovvero documento di sintesi politica, è la traduzione operativa, per un esercizio annuale, del suo programma politico, con riflessi su un intero triennio.

Per una Giunta come quella del Presidente Iorio, che si presenta in continuità con un'esperienza di governo che risale al 2001, non è solo un progetto ma un bilancio consuntivo. Il fatto che le elezioni politiche (nazionali e regionali) si tengano normalmente in primavera fa sì che quel documento sia in genere preso a base per un giudizio politico. In Molise si è appena votato ma, considerato che vi sono concrete possibilità che si torni a votare a breve, la lettura dei documenti è un esercizio di indubbia importanza e utilità.

Tuttavia, se c'è una legge su cui l'esercizio della critica è arduo è proprio la finanziaria. La parte normativa consiste in gran parte di modifiche a leggi vigenti che risultano incomprensibili se non si va a ricercare il testo originario e a interpretare il significato del codicillo modificato (spesso solo un numero, o una data). Non parliamo della legge di bilancio: 307 pagine di tabelle tra entrate e uscite di cui il più delle volte il significato reale è incomprensibile (anche quando rinvia a leggi, comunque da rintracciare, i cui effetti di spesa sono assai poco chiari).


Al problema sembrano sensibili i governanti, anche in Molise. Ecco allora la soluzione: accompagnare questi testi per iniziati con un documento di natura politica che faccia sintesi, spieghi la logica delle scelte e fornisca i numeri base, quelli che permettono di farsi un'idea delle quantità in gioco. A questo serve la “Decisione di Finanza Pubblica 2012”. Peccato, però, che questo documento sia assolutamente inattendibile e richieda quanto meno un riscontro con le leggi che dovrebbe sintetizzare. Siamo quindi al punto di partenza.
Per inciso, il documento di sintesi si presenta molto male sin dall'esordio. Parte infatti con una descrizione del contesto socio-economico molto lacunosa e imprecisa. Per la parte riguardante occupazione e mercato del lavoro, poi, è qualcosa di peggio. E' del tutto surreale. Dati nazionali confusi con quelli regionali, percentuali prese chissà dove, insomma non c'è un solo dato (lo affermo senza timore di essere contraddetto), non uno solo che sia giusto.
Capita a tutti di sbagliare. Non azzeccarne una è un po' peggio. Nella fretta gli uffici possono aver lavorato male, non è il caso di criminalizzare nessuno. Ma ne viene fuori il quadro di un modo cialtronesco - non trovo altro aggettivo - di produrre un documento di questa importanza. E' infatti del tutto chiaro che nessuno lo ha mai riletto. Ci si può confondere tra 8,6% e 11% per la disoccupazione, ma non si può leggere la cifra di oltre due milioni di disoccupati in Molise senza sobbalzare sulla sedia, o un aumento di occupazione di 53.000 unità in una regione che conta poco più di centomila occupati (sono, ovviamente, dati nazionali passati per regionali).

Tornando all'argomento generale, come fare per affrontare un tema così arduo? Nelle righe che seguono tento di accompagnare il lettore in una disamina della legge che vada un po' oltre la sintesi di comodo proposta dalla Giunta, cercando di rendere meno “iniziatica” possibile l'esposizione.


Giuro che non si tratta di un compito facile e so bene che non è neppure facile per chi legge seguire questo percorso. Tanto più che dovrebbe essere solo il primo passo verso un impegno ancora più arduo, consistente nell'andare alla fonte (http://www3.regione.molise.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/4954), per provare a formarsi un giudizio in autonomia.


Mi auguro che il prodotto possa risultare utile.

LO STATO DELLA FINANZA REGIONALE

La Giunta Regionale del Molise porta all'approvazione una proposta di Legge Finanziaria in cui sono previste per il 2012 entrate per 1.538,6 milioni di euro (cui dovrebbe sommarsi un avanzo presunto dell'esercizio 2011 per altri 224,7 Meuro).
Di questa somma, 429,3 Meuro rappresentano della partite di giro: somme per le quali la Regione svolge un compito simile agli uffici di Money Transfer, senza però avere diritto a provvigioni: ritenute alla fonte (su dipendenti, collaboratori ecc.) da girare al Fisco, anticipazioni del Fondo sanitario e del cofinanziamento statale sui programmi europei.

La somma che possiamo considerare nell'effettiva, libera disponibilità della Regione, non vincolata e non derivante da programmi statali e comunitari (tributi propri, ossia IRAP, quota di IVA e IRPEF, accise benzina ecc.) è all'incirca della stessa entità: 429,8 Meuro, a cui si aggiungono “compensazioni minori entrate” (si tratta del fondo perequativo nazionale, cioè del “federalismo solidale”) per 302,1 Meuro.
Per il resto, si tratta di 73,2 Meuro “rivenienti dalle restituzioni di somme anticipate sul Fondo Sviluppo e Coesione 2007/2013” e di 585,6 Meuro derivanti dallo Stato a vario titolo: per il Fondo Sanitario (52 Meuro tra parte corrente e in conto capitale), viabilità e trasporti (29 Meuro in tutto) e altre voci minori a destinazione vincolata e, di nuovo, Fondo Sviluppo e Coesione e cofinanziamento progetti UE. Infine, direttamente dall'Unione Europea sono previsti finanziamenti per 22 Meuro sulla programmazione 2007-2013.

Qui sorge però un problema e si rende necessaria una digressione, riguardante i residui attivi, che sono somme attribuite sulla carta, “per competenza” (come si dice in gergo tecnico) ma mai entrate, fin qui, nelle casse della Regione. Tributi propri a parte, per le somme più cospicue (fondo perequativo, Fondi FAS per Sviluppo e Coesione e cofinanziamento fondi europei) la Regione dichiara un ammontare di residui attivi per la bellezza di 1.439,9 Meuro.
Non è un mistero che la politica dei tagli del Gran Ministro dell'Economia Giulio Tremonti è consistita essenzialmente nel chiudere i rubinetti del flusso di cassa, rendendo del tutto virtuali gli impegni di spesa, in particolare quelli verso gli Enti Locali e verso famiglie e imprese. Nel precedente post riprendevo la stima, pubblicata dal Sole 24-Ore, dei costi del solo ritardo nei pagamenti da parte del sistema sanitario, per il quale il Molise vanta il triste primato nazionale di 734 giorni medi di attesa.

Come ci si deve attendere, a fronte di questi residui attivi registriamo in effetti residui passivi per un importo quasi altrettanto considerevole (1.275,7 Meuro).
Il “quasi” tuttavia, è pesante: la differenza tra residui attivi e passivi rivela somme effettivamente erogate, uscite dalla cassa della Regione, a cui non corrispondono entrate effettive ma solo scritte sulla carta. Si tratta di 164,2 Meuro che si mangiano buona parte dell'avanzo presunto.

La domanda è: c'è un'idea realistica del “quando”, ovvero dei tempi necessari a incassare effettivamente quelle somme? O dovremmo chiederci anche se ci sia un'idea realistica del “se”?


Il dubbio sorge anche quando ci si accorge che a queste somme stanziate ma non erogate corrispondano il più delle volte destinazioni generiche agli uffici regionali della programmazione. Dove sono infatti collocati i residui passivi, cioè gli stanziamenti a cui non è seguito un pagamento per cassa, una specie di cambiale con la data in bianco? 181 Meuro ai “Servizi di gestione, monitoraggio, controllo e supporto istituzionale” 143 Meuro al “coordinamento delle attività del Direttore Generale” (più precisamente agli “Interventi di programmazione fondo aree sottoutilizzate, FAS 2007/2013), 270,8 alla “Programmazione regionale”, ovvero Fondi per Aree sottoutilizzate e depresse, per Intese di Programma e 104,5 Meuro per il finanziamento degli interventi sui fondi strutturali europei della programmazione 2007-2013, per finire con 60,2 Meuro di residui passivi sul Fondo Sociale Europeo.
In sostanza, non alimentano interventi ma fondi destinati ad interventi. Quando (e se?) saranno disponibili.

Ad un osservatore esterno non parrebbe un problema da poco. In una situazione di risorse scarse, quasi interamente vincolate, i margini di manovra sono affidati principalmente al finanziamento di progetti attraverso i fondi nazionali ed europei per il sostegno alle aree in ritardo (o, nella terminologia “europeese”, per la coesione e lo sviluppo). Se questi sono a loro volta in ritardo, mentre si procede ad anticiparli per far fronte alle emergenze “fuori programmazione”, i margini si assottigliano ulteriormente.

Come affronta la Giunta Iorio questo capitolo? Con un passaggio, di un rigo, nel documento di sintesi politica che accompagna la manovra, detto anche “Decisione di finanza pubblica”: al termine del capitolo 4.3 dedicato alla “Gestione delle entrate” si annuncia che “ulteriore attenzione sarà data alla gestione dei residui attivi soprattutto sul fronte delle entrate derivate” (a cui peraltro i residui attivi sono da ricondurre nella quasi totalità).
Merita, in effetti, ulteriore attenzione, se si considera che la loro entità supera quella dell'intero bilancio annuale!

Tornando al tema delle risorse su cui c'è un margine di manovra per la Regione per sostenere l'occupazione e lo sviluppo e, più in generale, per portare beneficio alla popolazione molisana, se tanto mi dà tanto, come suol dirsi, quindi se per il passato su quelle poste di bilancio si sono accumulati, per i crediti della Regione, ritardi a cui non si vede ancora quando si metterà fine, quale affidamento si potrà fare sulle ulteriori somme appostate per il 2012 su quelle stesse voci?
Non c'è più Tremonti all'Economia e il Paese intero attende di vedere i segni di un reale cambiamento. Ma con quali credenziali si presenta la Regione Molise all'appuntamento con il Governo centrale? Tramontata l'era dell'”amico Silvio” - parlamentare molisano, un tempo incensato per avere riversato (a detta del Governatore) enormi risorse sulla Regione che lo ha eletto, che ora il suo schieramento politico fa finta di non conoscere - l'unica via per spuntare qualche beneficio passa per la capacità di programmare rigorosamente interventi credibili, la cui efficacia possa essere, se non garantita, almeno bene argomentata (salvo che non si coltivino malsane speranze di disastri naturali).

I TAGLI AI COSTI DELLA POLITICA E AGLI SPRECHI IN GENERE

Su questo punto sembra quasi che ci siamo. Sforzo imponente: 43 articoli, su 78 di cui è composta la Legge Finanziaria, sono dedicati a tagliare i costi della politica. Cala la mannaia sulle indennità onorifiche, i gettoni di presenza, i rimborsi chilometrici. Uno sforzo poderoso. Qualche esempio: articolo 26, la partecipazione alle sedute della Consulta per la tutela e la valorizzazione del Cavallo Pentro è onorifica. Ai componenti residenti in un Comune diverso da quello ove ha sede la Consulta, è dovuto solo il rimborso delle spese e l'indennità chilometrica nella misura prevista per i funzionari regionali. Ma anche con la “Commissione per il recupero della tradizione dei Trabucchi della Costa Molisana” (articolo 44) non si scherza: “la partecipazione alle sedute è onorifica”, “la Giunta regionale può decidere di corrispondere a ciascun componente della consulta, che non sia dipendente regionale, il solo rimborso delle spese di viaggio (nessun obbligo, si intende, solo la possibilità di stringere la cinghia se fanno i cattivi), ai sensi della normativa regionale vigente in materia.” E se vi resta qualche dubbio potete continuare con la Consulta per i musei, archivi storici e biblioteche di Enti locali molisani (art. 46) o quella per i Tratturi (art.43).

Si sono attribuite elargizioni con eccessiva generosità? Il rigore impera, si riducono i contributi per le manifestazioni storiche e culturali autorizzate (Carresi et similia), così come quelli per l'apicultura. Anche questo elenco è nutrito, benché qua e là spunti la “manina” miracolosa a dare protezione e salvezza, come per l'Orchestra Stabile del Molise (art. 39) su cui, nel post precedente, citavo il maestro Albanese, che la definisce, con dovizia di argomenti, una “baggianata”, ovvero per il VI centenario del ritrovamento della statua lignea della Madonna della Libera in Cercemaggiore (art. 75).

Gli aspetti più delicati del riordino (Comunità Montane ed Enti Locali, delega di funzioni alle Province in materia di lavoro, proprio quando stanno per essere ricondotte a enti di secondo livello, Enti strumentali e società partecipate) sono demandati ad atti successivi. Qualcuna delle formulazioni usate sembra fatta apposta per suscitare sospetti malevoli sulle reali intenzioni. Una per tutte: “la Giunta regionale è autorizzata a fissare i criteri per la determinazione dei compensi degli amministratori delle società controllate dalla Regione in funzione del loro contenimento...”. - sarebbe già qualcosa, ma non finisce lì, segue un secondo criterio - “... e della loro adeguatezza”. A buon intenditor ...

Anche il nuovo criterio per la revisione delle spese superflue, la spending review, ricognizione minuziosa che deve prendere il posto dei tagli lineari alla cieca, è rinviata ad un secondo momento. Non solo perché se ne devono attendere i risultati, come è ovvio, essendo una novità (ma al Ministero dell'Economia era partita già dalla prima manovra dell'anno). E' la partenza stessa ad essere ritardata, perché sarà un'apposita Commissione a condurla e per la sua istituzione la Giunta avrà bisogno di 30 giorni di tempo dall'entrata in vigore della legge e poi lavorerà nel corso dell'anno …

Si badi bene. Non si pensi che passare alla spending review presupponga necessariamente un iter quale quello adottato (approvazione di legge, Commissione, risultati, ulteriore legge) e che quei tempi siano quindi indispensabili. La nomina della Commissione è un atto che rientra nell'ambito amministrativo, solo gli atti finali richiedono una legge. C'era dunque la possibilità (teorica, mi rendo conto, in quanto presuppone anche una volontà politica) di portare in Finanziaria l'esito della ricognizione, non solo l'annuncio.

E' prevalsa però l'idea che si tratti di modifiche istituzionali che richiedono tempo e meditazione. La logica è anche, sembra di capire, che debbano essere sottratte alle pressioni emotive dell'onda di anti-politica che ha preso il sopravvento (chissà come mai!) in queste ultime fasi della vita politica nazionale.

La prudenza e l'attendismo non impediscono tuttavia di dare una risposta positiva ad una domanda che è emersa con grande vigore nel corso della campagna elettorale: si ponga fine allo scandalo dei vitalizi!

Trattandosi di diritti acquisiti, non si può ovviamente ledere la legittima aspettativa di chi ne è già titolare o di chi ne ha già maturato il diritto. Per i nuovi eletti però la mannaia cade senza esitazioni e l'articolo 9 segna uno spartiacque storico: “ dalla data di entrata in vigore della presente legge ai Consiglieri regionali non compete alcun assegno vitalizio”.
Si poteva fare di più? Della spending review e delle procedure adottate, si è detto. L'architettura istituzionale, barocca, fonte di sprechi e di clientele, resta sostanzialmente al riparo, anzi cresce: nel blog precedente mi occupo della neonata creatura, l'Agenzia europea, SEIDA, che l'Europa ignora. I redditi della Casta (spero nessuno arricci il naso per questa concessione al linguaggio dell'anti-politica) restano intatti. Della legge che impone riduzione dei consiglieri e degli assessori non si fa menzione (l'obbligo scatta dalla prossima legislatura, ma la facoltà è sempre concessa). Eppure si poteva fare molto di più.
Non solo gli emolumenti e le indennità di funzione potevano essere rivisti, come si è fatto per i vitalizi (vedi http://www.altromolise.it/notizia.php?argomento=politica&articolo=49881), ma si potevano adottare misure minime come l'abrogazione di indennità, come quella per i portaborse, adottando il criterio che l'Europa adotta (e dovrà farlo in tempi stretti il Parlamento italiano) di porli direttamente a carico dell'Istituzione e per tutti gli altri casi (a partire dai trasferimenti) di subordinarli a documentazione.
E non basta. Si è fatto un gran parlare dell'intangibilità dei diritti acquisiti, ma nessuno impediva di varare una legge che imponesse un “contributo di solidarietà”, temporaneo, in percentuale, a scaglioni, come si è fatto con legge nazionale, sia per gli emolumenti che per i vitalizi in essere. Ma sulla Casta nazionale sono accesi i riflettori e la stampa è all'attacco: quale stampa volete che si occupi, invece, degli Eletti di questa Regione baciata dalla fortuna di avere una stampa cortese e benevolente...
Conclusione. I tagli contenuti nel lungo elenco di articoli a ciò destinati sono risibili. I problemi più spinosi, quelli che potrebbero portare risorse di qualche entità significativa, sono rinviati a tempi migliori. A babbo morto, per dirla chiara e tonda.

ALMENO QUALCHE IDEA PER RILANCIARE L'ECONOMIA MOLISANA?

Detto delle incognite, almeno sui tempi, quanto all'effettiva disponibilità dei fondi per la programmazione e della timidezza (per non dire altro) con cui si è affrontato il tema degli sprechi e in particolare dei costi della politica e delle istituzioni, quali sono le scelte politiche operate sulle risorse per le quali la Giunta ha una certa libertà di manovra?
Cominciamo col dire che 120 milioni se ne vanno per istituzioni, personale, enti locali, spese di gestione. E' qui che si potevano operare tagli significativi, ma non sono stati fatti.
L'elenco delle risorse destinate al sistema economico e ai servizi sociali è il seguente:
  • agricoltura e pesca, fondi rustici, impianti di produzione energia, danni da calamità naturali e altri micro interventi ricevono risorse per 7,6 Meuro in tutto, di cui 2 assorbiti dagli enti pubblici competenti in materia;
  • 13,9 Meuro vanno agli interventi in materia ambientale, smaltimento rifiuti, anche in questo caso con un ticket di 1,5 Meuro per l'ARPAM.
  • all''industria (contratto di programma filiera agroalimentare e programmazione negoziata regionale) sono destinati 5,4 Meuro, mentre altri 5,1 Meuro sono spartiti tra commercio, artigianato, industria, energia e estrattive (spiccano solo 0,9 Meuro per l'imprenditoria femminile e 0,6 per i Cantieri Navali di Termoli)
  • 5,9 Meuro sono per turismo cultura e sport: spiccano, per 665mila €, i fondi statali per il progetto nazionale “Scegliitalia” e i molisani nel mondo (per 400mila), oltre al ticket per le APT.
  • alle politiche sociali, per l'istruzione e l'occupazione (“macro funzione obiettivo 5”) sono destinati rispettivamente 3,9, 2,0 e 2,3 Meuro. Su questi ultimi pesa il macigno dei 60,2 Meuro del FSE non spesi, a cui se ne aggiungono altri 10 di provenienza nazionale per la formazione continua, gli apprendisti, gli LSU rimasti anch'essi incagliati. Per l'esercizio 2012 con le poche risorse messe a bilancio si finanzia l'apprendistato per soli 358mila euro (il Molise è fanalino di coda in Italia per il ricorso a questo strumento), la formazione continua (alimentata dal contributo dello 0,3% del monte salari) per 538mila e l'inserimento delle persone diversamente abili per 323mila.
    Infine, restano le voci più consistenti, prima di arrivare alla sanità: quelle per la riqualificazione urbana, l'edilizia residenziale, privata e pubblica (11,6 Meuro, avendo però accumulato residui passivi per 39,7) e le politiche del territorio (20 Meuro, di cui 13,8 per opere idrauliche e di difesa del suolo e 4,5 per il servizio idrico integrato) e quelle per le infrastrutture: 59 Meuro, di cui 4,1 per la viabilità e 54,9 per i trasporti (tra cui, per 17,7 quelli ferroviari e per 6,4 per il trasporto urbano).


LA SANITA': C'E' ANCORA QUALCHE MARGINE DI INTERVENTO, OVVERO DI DECISIONE POLITICA?


Veniamo infine alla sanità. Alle “politiche per la salute” (funzione obiettivo 8) sono destinati 730,8 Meuro.
Per ogni abitante del Molise, in media, si sfiorano i 2.300 euro. Ogni anno. Proiettata sull'aspettativa di vita di un cittadino medio, la salute di ciascun molisano, dalla culla alla tomba, costa qualche spicciolo meno di 200.000 euro. Che ve ne sembra? Vi ci ritrovate (toccando ferro)? Vi sembra normale che per una famiglia di cinque persone si debba mettere in conto un milioncino di euro? Sapevate di costare tanto? Pensate di averne un adeguato tornaconto?
Ma poi, da dove vengono questi soldi? Considerando che dal Fondo sanitario nazionale arrivano 243,4 milioni, la differenza sfiora i 500 milioni. In altre parole, di quei 2.300 euro all'anno che il Molise spende per ciascun cittadino 765 li mette lo stato, il resto la regione.
C'è qualche margine? Se si tiene conto delle cifre che abbiamo esposto fin qui, considerando le poste di spesa vincolate e quelle su cui lo Stato fa funzionare i rubinetti col contagocce, il margine non si può limitare al taglio delle spese di funzionamento. Abbiamo visto che si tratta di 120 Meuro, di cui circa 50 per il personale. Un taglio del 30% (mica poco, tanto più se si pensa che questa Finanziaria taglia solo gli spiccioli!) sui rimanenti 70 porta circa 20 milioni. Quanto si può tagliare sulla sanità?
Il discorso merita di essere ripreso nel dettaglio e nello specifico. La sanità è un tema troppo importante e troppo complesso per essere trattato con superficialità. E' però possibile adottare un benchmark, come si dice in gergo, un punto di riferimento concreto da emulare, che possa fare da obiettivo.
Ebbene, le regioni italiane più virtuose, distribuite peraltro principalmente al sud erano, nel 2008 (ultimo dato disponibile) Calabria, Sicilia, Campania, Sardegna e Marche, tutte con una spesa inferiore ai 1.700 euro, quando il Molise si attestava sui 2.033 euro. Arrivare a quei livelli significherebbe risparmiare la bellezza di 115 Meuro, dunque triplicare la disponibilità di risorse non vincolate. Ma anche solo collocarsi sulla media nazionale (di 1.787 euro) significherebbe più che raddoppiarla, liberando 82 Meuro.


UNA PRIMA CONCLUSIONE. UN'ALTRA POLITICA E' POSSIBILE. CON ALTRI POLITICI?


Cominciamo dunque a tirare qualche somma. Mettere la Regione Molise nelle condizioni di sostenere lo sviluppo dell'economia e della società di cui è espressione e di cui dovrebbe essere guida politica, è possibile, non è un sogno a occhi aperti. Tra risparmi sui costi dell'apparato istituzionale (entro cui rientrano quelli definibili più strettamente come costi della politica) erisparmi sulla spesa sanitaria è possibile attestarsi su un fabbisogno di 100 milioni di euro inferiore all'attuale per le spese vincolate e liberare quelle risorse per la società e l'economia molisana.
A questo si dovrebbe aggiungere un modo radicalmente diverso rispetto al passato di impiegare le risorse provenienti dalla programmazione nazionale e comunitaria, posto che il flusso di cassa sia alimentato con "soldi veri", come suol dirsi, e non virtuali.
C'è un'idea alternativa su come potrebbero essere impiegate quelle risorse? Certo che c'è. Serve una progettualità politica che sappia individuare i sentieri di uno sviluppo sostenibile, eco-compatibile e al tempo stesso tale da creare beni e servizi appetibili non solo per i consumatori molisani ma per il mondo. E che sappia cogliere i punti di disagio e di sofferenza sociale per finanziare non un puro e semplice risarcimento (inevitabile e dunque da concedere quando le alternative non sono efficaci) ma un sostegno per una strategia di uscita e di superamento delle crisi. Quella progettualità esiste, è al lavoro, ha prodotto risultati importanti (in termini di idee e progetti ma anche, in qualche caso, di pratiche sperimentate) da cui si può partire.
Non è stata intercettata e non se ne vede traccia nel documento fondamentale di questa Giunta, dopo dieci anni ininterrotti di governo della Regione Molise.
Il discorso va ripreso. Il prossimo appuntamento con i temi della politica molisana, il mese prossimo, sarà dedicato a questo tema.