giovedì 24 novembre 2011

Cronache dal Molise nuovo

[23 novembre - 29 novembre]
In Molise anche dalle parti del centro-destra sembra si siano accorti che si respira un'altra aria.
Iorio, come Berlusconi, non lascia: raddoppia. Anzi, dimezza. Da 8 a 6 per arrivare presto a 4.
E fa spazio al nuovo. Uno solo, nuovo, ma non uno qualsiasi. Uno che auspicava, più che un cambiamento, una rivoluzione. Sarà di parola!
Il silenzio degli eletti: aiutiamo i nuovi a farsi sentire.
I ricorsi: corsi e ricorsi.

ANCHE IORIO NON LASCIA MA RADDOPPIA, ANZI, DIMEZZA

La sorpresa è arrivata. Inutile cercare di minimizzarla. Stavolta il Presidente fa sul serio. Ridurre gli assessori da 8 a 6 è un segno dei tempi.
Adesso possiamo davvero credere che lo Statuto sarà approvato e i Consiglieri saranno effettivamente ridotti a 20, mentre gli assessori subiranno un altro taglio. Da 6 a 4. La sirena d'allarme ha suonato.
Poi cominceranno le azioni di rivalsa. Perché se danno erariale c'è stato, non sarà il Presidente a dover mettere mano al portafogli. Se un progetto aveva tutte le carte in regola ma gli esecutori hanno sbagliato, paghino.
Se poi gli esecutori siedono tra i banchi degli eletti, il risarcimento che verseranno servirà anche a risarcire il danno politico che hanno procurato alla Giunta di Centro-destra che ha sfiorato la debacle.
C'è un'inchiestina di Primo Numero, tanto per dirne una, che chiama in ballo proprio un protagonista, Quintino Pallante. Tutta da leggere: http://www.primonumero.it/attualita/primopiano/articolo.php?id=9598. Così si potrà capire che Iorio non perdonerà
Chi credeva che il Governatore avrebbe ceduto il passo, che covasse l'intenzione di lasciare, viene sonoramente smentito. Anche il Presidente del Molise, come il suo leader e modello di riferimento, l'ex Presidente del Consiglio Cav. Silvio Berlusconi, non lascia ma raddoppia. Pardon, dimezza.
Cavaliere? E' solo l'inizio (troppo disgiunto? troppo palese?). Le rendite sono finite, altre teste saranno sacrificate. Largo ai giovani. Scasserra apre la strada.

IL NUOVO E' FINALMENTE AVANZATO

A proposito dell'ex Presidente di Assindustria, non posso dire di conoscerlo e dunque non ho elementi per giudicarlo.
Qualche intervento in occasioni ufficiali, o in televisione, non basta a farsi un'idea. Qualche stupore me l'ha destato però il fatto che persone che lo hanno frequentato con una certa assiduità, alla mia curiosità sulle qualità della persona, ormai un personaggio di primo piano della politica molisana, mi abbiano dichiarato di non avere, neanche loro, elementi per giudicarlo.
E' stato a lungo fuori regione, sarà questo il motivo. Ha l'aria di persona prudente nei giudizi, diciamo pure abbottonata (pur non disdegnando le platee), il suo riserbo potrebbe spiegare la difficoltà di inquadrarlo. Si aprirà strada facendo, compiendo atti ufficiali, di dominio pubblico e di rilevanza politica. Intanto impersona il nuovo che è avanzato: anzi, si è posto in prima linea. Non è ancora nota la delega che gli sarà affidata, sarà il primo segnale.
In ogni caso, nessuno può dubitare che sarà coerente con l'invocazione che, da Presidente di Assindustria, lanciava appena qualche mese prima di candidarsi: la Regione ha bisogno proprio di questo, diceva, “un radicale e profondo cambiamento, quasi una rivoluzione, che porti ad un modo totalmente diverso di governare la regione, di sviluppare l’economia, di usare le risorse pubbliche. http://alternativamolise.net/images/stories/pdf/AttivitaProduttive/Proposte_per_una_politica_industriale_in_Molise.pdf , per chi volesse documentarsi più compiutamente sul pensiero di Scasserra. Che, a conferma della prudenza che lo distingue, chiariva – ad ogni buon conto - “Queste non sono considerazioni di parte. Sono dati rilevati in più occasioni e da diversi osservatori, che vengono ripresi sempre più spesso negli ultimi anni”.
Il primo con cui si sarebbe trovato d'accordo? Proprio, chi l'avrebbe detto, il Presidente della Regione Molise allora in carica.

E' PROPRIO VERO CHE GLI ELETTI (CONFERMATI) DEL CENTRO – SINISTRA TACCIONO? LA RISPOSTA, SENZA ANDARE A CACCIA DI SCANDALI, E' SUI LORO SITI WEB

Abbiamo assistito, su qualche testata on-line a qualche lamentela, non senza una certa durezza, sul silenzio che ha accompagnato i 35 giorni del dopo-elezioni (riconteggi, istanze di verifiche accurate, verbale conclusivo dell'Ufficio centrale presso la Corte d'Appello che rinvia agli inevitabili ricorsi presso il TAR) da parte degli eletti del centro-sinistra. Cito un pezzo per tutti http://www.infiltrato.it/notizie/molise/centrosinistra-molise-per-chi-suona-la-campana-tra-scimmiette-e-scimpanze.
Dobbiamo stare attenti, che l'attacco non sia mosso da qualche malintenzionato, non so come altro definirlo. Non dobbiamo dimenticare che si sono fatti vivi i segretari nazionali dei partiti del centro-sinistra. Niente di più facile, quindi, che - ubi maior - i locali, in quanto minori, abbiano preferito tacere. Fare dello scandalismo su comportamenti che sarebbero invece ispirati a lealtà e correttezza non sarebbe buon giornalismo. Tanto più se si dovesse verificare che, mentre tacevano su questa vicenda così delicata, non mancavano viceversa di commentare i fatti molisani, le prime crepe nella tenuta del centro-destra, le prime promesse tradite. Né ci si può fermare alle apparenze, cioè al fatto che prese di posizione di questo genere non sono apparse sulla stampa molisana. Sappiamo che del centro-sinistra in genere preferisce parlarne solo se c'è qualche scandalo o qualche diatriba.
Per chi volesse andare più a fondo nella questione c'è comunque un modo piuttosto semplice per farsi un giudizio. Basta andare a leggere comunicati e commenti sui loro siti, dove sono, o almeno dovrebbero essere, tutti leggibili. Mi riferisco, ovviamente, ai quattro consiglieri confermati, per i nuovi essendoci ancora un rodaggio da compiere. Per chi volesse documentarsi, ecco i link:

Nell'era del web 2.0 non ci si può formare un'idea compiuta sulla dialettica politica e sui personaggi che ne sono protagonisti senza documentarsi sui loro siti, approfittandone anche per interagire. Ecco, da questo punto di vista c'è qualche lacuna: avviso subito il lettore che potrebbe incontrare qualche difficoltà nel trovare lo spazio per formulare commenti. Qualora volesse farlo può postarli qui e non mancherò di inoltrarli. Sarebbe bello alimentare un forum di discussione sulla produzione dei consiglieri eletti. Sarebbe un modo concreto e non fumoso di alimentare un discorso politico condiviso, oltre che di formarsi un giudizio.
Dimenticavo: effettivamente, non si trovano commenti o prese di posizione post-voto. Solo per uno dei quattro, Petraroia, vi si trova una lettera, di alto respiro, al Presidente Iorio al'indomani della proclamazione, sulla fase grave del Paese e le incombenze istituzionali che lo attendono (Statuto e rinnovo dei consulenti), Con un invito: "privilegiamo il confronto sui temi concreti alla contrapposizione sterile e alle polemiche strumentali".
Un altro, Totaro, predilige invece il rapporto diretto con la stampa e ha prodotto, senza pubblicarlo ancora sul web, un comunicato, anch'esso di alto respiro, in cui auspica che, alla luce delle gravi decisioni che incombono (piena attuazione del nuovo Statuto, di nuovo: ma non deve essere modificato?) "l’elezione del presidente del Consiglio regionale e dell’ufficio di presidenza che lo coadiuverà avvenga attraverso una corale condivisione tra le forze di maggioranza e di opposizione." 
Nessun silenzio dunque ma, anzi, politica "alta": vogliamo mica far salire lo spread?

ANCHE GLI ELETTI (NEW ENTRY) DEL CENTRO – SINISTRA TACCIONO E ATTENDONO. LI ASPETTA UN COMPITO DIFFICILE. FARE POLITICA

A proposito delle new entry del centro-sinistra, è richiesto loro un impegno gravoso. Dovranno fare politica: dovranno riuscire a far percepire ai molisani, a quelli che li hanno votati ma ancor più a quelli che fin qui non hanno mai intercettato, che cosa può voler dire fare politica in modo del tutto diverso. Dovranno riempire di contenuti quell'idea di “cambiamento, quasi una rivoluzione” che Scasserra auspicava nel suo intervento che ho riportato sopra (nel caso in cui, contrariamente a quanto ci si dovrebbe aspettare, venisse meno al dovere di impegnarsi lui per primo per realizzarlo in concreto e lasciasse questo arduo compito all'attuale opposizione, per quando sarà maggioranza).
Perché, qualora dovesse accadere che gli elettori fossero nuovamente chiamati alle urne in tempi brevi, non si dovrà dire di loro “Peccato, non hanno avuto tempo” ma piuttosto “Che bravi, diamo loro il tempo, altri cinque anni, per farcela: governando e non più solo contestando e contro-proponendo.” Mi sento di augurarlo a Gennaro Chierchia, a Salvatore Ciocca, a Felice Di Donato, a Cristiano Di Pietro, a Filippo Monaco, a Carmelo Parpiglia, a Cosmo Tedeschi. Ma soprattutto, ovviamente, a Paolo Di Laura Frattura che non solo sarà il loro portavoce ma porterà il peso della sintesi e della leadership.

E I RICORSI? CORSI E RICORSI

Come andrà a finire la vicenda dei ricorsi?
A lume di naso, sembra vi possano essere per la coalizione di centro-sinistra due validi motivi riguardanti l'esattezza del conteggio (sezioni con eccesso anomalo di schede nulle e sezioni senza un solo voto disgiunto per nessuno dei quattro candidati) e due riguardanti la validità formale delle procedure di ammissione. Sapremo alla scadenza dei termini se e quanti ricorsi saranno presentati, da chi e per quali motivazioni.
Nel frattempo, un po' tra color che son sospesi e un po' come d'autunno sugli alberi le foglie, il Consiglio farà il suo lavoro per servire al meglio i cittadini molisani.
Dei ricorsi dunque riparleremo, intanto si può meditare su corsi e ricorsi.

domenica 20 novembre 2011

E adesso, non fermarsi

[16 novembre - 22 novembre]
Fase nuova. Elezioni archiviate, per ora.
Si comincia a respirare un'altra aria anche in Molise, mentre in Italia si assiste alla fine dell'era Berlusconi. La seconda repubblica sprofonda nel fango e nel ridicolo, ma in Molise un piccolo regime cresciuto all'ombra di quel potere sopravvive a se stesso. Per quanto ancora?
Secondo i più, ancora per poco, ma intanto, per poco o tanto tempo che sia , è chiamato a onorare le cambiali firmate in campagna elettorale.

L'impegno perché la politica torni ad essere una nobile professione al servizio dei cittadini passa per la capacità di dare continuità alle novità degli ultimi mesi.
Questo blog, nella fase nuova, si rinnova. Più agile e più diretto allo scopo. Per una riflessione e una elaborazione collettiva, la porta è sempre aperta e i commenti sono bene accetti. Ma serve un sostegno alla fatica quotidiana della conquista del consenso, della battaglia su obiettivi e su proposte concrete. Il seme è stato piantato, ora deve germogliare. Calore, luce, acqua, concime. Ognuno per la sua parte.

LA PROCLAMAZIONE E' ARRIVATA, LE REGIONALI SONO PER IL MOMENTO ARCHIVIATE. ORA GUARDIAMO AL FUTURO PER DARE CONTINUITA' AI SEGNALI DI NOVITA' CHE IN QUESTO LUNGO ANNO SONO EMERSI. CAMBIA ANCHE L'IMPOSTAZIONE DI QUESTO BLOG

Il 2011 in Molise è stato un punto di partenza.
Con la chiusura, almeno per ora, delle elezioni regionali, in questa nuova situazione cambia impostazione anche il blog. I post settimanali, più agili e con maggiori link, saranno dedicati a dare voce e a sostenere l'aria nuova che si comincia a respirare in Molise.
Si è riscoperta la voglia di fare politica, ma ancora in ambiti troppo limitati, mentre non si è arrestata la deriva dell'astensionismo, che ha toccato il massimo con le provinciali. Si è riscoperto il gusto del pensare in grande, ai temi di fondo, ai valori, al futuro e figure nuove si sono presentate sulla scena della politica nel centrosinistra, ma intanto è proseguita come se niente fosse la politica degli sbrigafaccende, dei galoppini e degli intermediari, quella che vive di rendita sulle inefficienze e sulla corruzione della pubblica amministrazione. Alcuni punti programmatici sono diventati un punto fermo: la riduzione drastica dei costi della politica, che si pone al servizio della collettività e non dei singoli, che promuove pari opportunità e non favoritismi, che combatte l'impoverimento e il degrado del lavoro, in cui dilaga la precarietà, e riduce le disuguaglianze invece di esaltarle, che propugna la legalità. Ma ancora stenta a formarsi un clima di fiducia sulle possibilità di farcela.
Dunque, è solo un inizio. Ora viene il difficile. Dare continuità. Non fermarsi. Prossima tappa il 2012. Si voterà nel capoluogo dell'altra provincia, ma potrebbe non finire lì.
Cambia impostazione, in questo nuovo contesto, anche il blog. Sarà più agile, con più link, e tenterà di essere al servizio di questo compito. Andare avanti, dare continuità, per farcela. Ed è proprio l'ora ...

WHAM!!! AAARGH!!!!!

Qualcuno tra i meno giovani ricorderà le strisce di Schulz. C'erano alcuni temi ricorrenti, tra cui Lucy che faceva sempre lo stesso dispetto a Charlie Brown. Ogni volta diceva “dai, stavolta non lo farò, fidati di me”. Charlie Brown non si fidava ma moriva dalla voglia di calciare quel pallone e alla fine … “AAAAARGH!!!!” esclamava affranto dopo esserci cascato per l'ennesima volta.
AAAAAARGH!!!!” staranno dicendo tanti elettori molisani (Charlie Brown) ora che Lucy (Iorio) gli propina, senza aspettare neanche un po', la Giunta in formato maxi, l'aumento dei ticket, il licenziamento dei lavoratori dello Zuccherificio, la mancata erogazione dei fondi per l'agricoltura che uno zelante direttore generale si era affrettato a dare per … “assegnati, seguirà convocazione per metterveli in tasca.”
Tranquilli, seguiranno altri balzelli per la sanità, si compreranno auto blu e si organizzeranno sontuose spedizioni all'estero mentre si spenderanno un po' di soldi per la manutenzione di un traghetto Jet ormeggiato a Termoli (ci coltiveranno le cozze, prima o poi). Anzi, stavolta si dovrà fare presto presto, che non durerà a lungo. E la prossima palla da calciare capiterà un po' troppo presto per sperare che pure il più ingenuo dei Charlie Brown non si ricordi, una volta tanto, di non cascarci. E non basteranno i soliti compari di spalla a coprire la stangata.
Già, perché dimenticavo di dire che la storiella Lucy-Charlie Browm poteva essere sostituita dal gioco delle tre carte al mercato. Ci sarebbe stato modo di mostrare anche il ruolo dei compari, senza di loro il pollo non ci cascherebbe mai … “carta vince carta perde” e quando “la cinquantamila” che sembrava messa a colpo sicuro prende il volo … “AAAAAARGH!!!!”

DEDICATO A QUELLI DELL'ULTIMO AVVISO: MA IL TRENO E' GIA' PARTITO!

Dedicato a quelli dell'incrocio coi grillini dal centro-destra (il tema è troppo ghiotto per mollarlo!).
Avete voluto dare l'ultimo avviso. Per stavolta, voto il mio benefattore di riferimento ma a te Presidentissimo non ti voto. “Statt' accort'”. Non mi fido più, non me la dai a bere. Per stavolta non incrocio con l'avversario: mi basta che capisci il messaggio, la prossima volta, se continui così, faccio vincere l'altro, l'avversario.
E' il grande fascino della mossa. Faccio intendere, ma non vado fino in fondo. Peccato. Intendere non è fatto per intendere un bel niente. Ha solo un po' più di tempo per fare i bagagli e scappare col malloppo. Il prossimo avviso, il colpo diretto. Il voto contro, arriverà che avrà già preso il treno.
Ma in fondo l'animo umano è fatto per dimenticare in fretta, non è un caso che il rancore faccia male alla salute.

DEDICATO A QUELLI CHE "IL PRESIDENTE NON L'ABBIAMO SENTITO NOSTRO." E CHE PERO' "FORTUNATAMENTE NELLE LISTE C'E' QUALCHE CANDIDATO SENZA MACCHIA CHE FARA' UN'ALTRA POLITICA."
GIA'. MA QUALE? E DOVE AVETE AVUTO MODO DI CONOSCERLA? DOMANDE DESTINATE A NON AVERE UNA RISPOSTA

Dedicato a quelli dell'incrocio coi grillini dal centro-sinistra (il tema, come ho detto, è troppo ghiotto per mollarlo!).
Avete pensato che ci si dovesse astenere sul presidente. L'uno vale l'altro. Ma non sui candidati consiglieri.
Dunque eravate convinti che qualche consigliere avrebbe tenuto alta la bandiera che il candidato presidente, una volta all'opposizione (che tanto così doveva finire), avrebbe lasciato cadere nell'oblio.
Oppure, che qualche consigliere avrebbe tenuto alta la bandiera che il presidente, una volta eletto, pur sostenuto dal centro-sinistra (in realtà da traditori mascherati), avrebbe calpestato e disonorato.
Ma la domanda è: che cosa ve lo faceva pensare? Non che il candidato presidente avrebbe tradito la causa, quello si sapeva, perfino Telemolise e il Quotidiano del Molise lo dicevano in continuazione a chiare lettere. Invece, che cosa vi faceva pensare che un candidato di centro-sinistra stesse facendo finta di appoggiare il presidente traditore per lanciarsi poi, una volta eletto, nella strenua difesa della causa, smascherando l'impostore? E quale sarebbe stata la sua politica? Come avete fatto a scoprirla? Dove è stata illustrata? Sarebbe bello riuscire a soddisfare queste curiosità, così, per la prossima volta ...
Oppure avete lavorato un po' di fantasia. Il film ve lo siete fatto da soli.
Invece, la fantasia di un candidato presidente che una volta eletto avrebbe davvero tagliato drasticamente i costi della politica: quella no. 
Oppure, che si sarebbe davvero impegnato per far funzionare gli ospedali, così da trattenere i pazienti molisani in regione, e quindi tenerli aperti: neanche quella vi ha convinto, vi sembrava poco realistica. 
Oppure non vi attirava? Si dice tanto per dire, ma certamente ve lo sarete chiesti.

sabato 12 novembre 2011

Altri 5 anni di Iorio? Senza Berlusconi?

[9 novembre - 15 novembre]
Questo post stava per essere pubblicato ancora una volta senza un commento del risultato delle elezioni molisane. Continuava per la quarta settimana il black-out sulla proclamazione dei vincitori, anomalia che ha riassunto tutte quelle che hanno contrassegnato la notte degli scrutini.
Infine è però arrivata la conclusione delle verifiche degli Uffici Circoscrizionali e Regionali.
Il commento è ora possibile. Ma si riassume in poche parole: resterà ancora presidente Michele Iorio. Fino a quando?
Continuiamo dunque a ragionare sulle prospettive del dopo-elezioni analizzando il voto del 16-17 ottobre e le dinamiche che rivela.
Ritorno dunque, come promesso, sull'identi-kit del voto disgiunto al candidato dei grillini.
Dopo aver dedicato il post precedente ai voti incrociati provenienti dal centro-destra e dalla sinistra radicale, questa settimana è sotto esame quello proveniente dalle file del PD.
Il tema va affrontato inquadrandolo nel passaggio di fase complesso e drammatico che il nostro paese sta attraversando, ma la risposta che cerchiamo riguarda il PD molisano: perché raccoglie un consenso così risicato? Da dove viene il malessere? Perché i suoi elettori incrociano con l'area grillina più degli altri partiti, anche di quelli alla sua sinistra? Infine, come uscirne?

LA PROCLAMAZIONE, RINVIATA DI GIORNO IN GIORNO, E' INFINE ARRIVATA, VERSO IL COMPIMENTO DELLA QUARTA SETTIMANA. NON TUTTO E' CHIARO PER I GIUDICI, A MAGGIOR RAGIONE I CITTADINI ELETTORI HANNO DIRITTO ALLA CHIAREZZA.

Stavo per cliccare l'invio di questo post sul mio blog, riprendendo il discorso dove l'avevo lasciato nel post precedente senza poter commentare, neanche questa settimana, il risultato delle elezioni molisane, quando sono stato raggiunto dalla notizia della proclamazione dei risultati da parte della Corte d'Appello, sul finire della quarta settimana di verifiche.
La proclamazione è avvenuta – è bene ribadirlo a fronte di notizie alquanto confuse e imprecise diffuse dalla stampa, con poche eccezioni on line come “l'Infiltrato” e “Prima Pagina Molise” – SENZA che siano stati effettuati quei riscontri a tappeto tra verbali e tabelle di scrutinio che pure la legge ammetterebbe e che il caos emerso dai verbali avrebbe non solo consigliato ma imposto.
Il tribunale di Campobasso ha effettuato riscontri più numerosi, avendoli ritenuti necessari ogni qual volta i verbali presentavano incongruenze, ma non a tappeto. Quello di Isernia si è limitato ad effettuarli solo nei casi in cui le incongruenze dei verbali non apparivano sanabili (e in qualche caso trovando – come Campobasso - ostacoli insormontabili anche dopo aver verificato le tabelle di scrutinio, in particolare per i voti di preferenza).
Calcolavo nel post precedente che 10 giorni lavorativi per due coppie al lavoro nei due tribunali per 3 ore al giorno sarebbero stati più che sufficienti, a ritmo blando, per il riscontro di tutte le tabelle di scrutinio. Abbiamo abbondantemente doppiato quel termine. I giudici hanno rinunciato a vederci chiaro (sottoposti a pressioni inaudite) e hanno passato la mano rinviando agli organi giurisdizionali (Tar e Consiglio di Stato). Ma sono i cittadini, più di chiunque altro, ad avere diritto alla chiarezza.

A questo punto un commento al risultato è d'obbligo. Me la cavo con due battute:
  1. Se c'è un molisano convinto che Iorio governerà il Molise più di diciotto mesi (oltre la primavera del 2013) si faccia avanti.
  2. C'è una lettera dell'on. Flavia Perina (FLI, già direttore del Secolo) sul Fatto Quotidiano dell'11/11/11 (per chi non fosse abbonato, riportata in http://www.primapaginamolise.it/backoffice_website/data/1/radA4EE3.tmp.pdf da Prima Pagina) che dovrebbe essere tradotta in una lettera aperta (col permesso dell'autrice), firmata da qualche decina di migliaia di elettori molisani, indirizzata al Presidente della Repubblica e per conoscenza ai segretari di tutti i partiti della coalizione che ha sostenuto Frattura.

RIPRENDIAMO QUINDI L'ANALISI DEL VOTO DISGIUNTO VERSO IL CANDIDATO DEI GRILLINI. DOPO QUELLO PROVENIENTE DAL CENTRO-DESTRA E DALLA SINISTRA RADICALE, ANALIZZIAMO LA PARTE PIU' CONSISTENTE, PROVENIENTE DAL PD.

Torno, a questo punto, al tema della scorsa settimana: che cosa ha mosso un'area del PD ad alimentare la campagna sul moderatismo del candidato presidente di centro-sinistra, ben oltre la fase delle primarie, fino a legittimare (o promuovere, secondo alcuni) il voto incrociato col candidato dei grillini?
E' vero che Frattura non ha adottato come colore-simbolo il rosso delle bandiere della tradizione comunista e socialista ma l'arancione (che è il colore scelto da De Magistris e Pisapia). Questa scelta non ha disturbato più di tanto le formazioni che si richiamano in modo più netto a quella tradizione, ma ha indotto una reazione di rigetto in una parte del PD. Come si spiega?
Una risposta a questa domanda ha a che vedere con la situazione del PD molisano, sceso sotto il 10%, con la peggiore performance regionale d'Italia? E ci aiuta a capire il senso delle scelte cui il PD è chiamato anche a livello nazionale in queste ore drammatiche per il Paese?

UN INCISO SULLA DINAMICA INTERNA AL PD E SUGLI SCHIERAMENTI. SONO UNA RIEDIZIONE DELLE CORRENTI DOROTEE O UN'ARTICOLAZIONE DI SENSIBILITA' E CULTURE POLITICHE CHE SERVE A ARRICCHIRE LA SINTESI UNITARIA?

Prima di procedere, dovendo parlare del PD, mi vedo costretto a introdurre un inciso riguardo alla mia personale posizione nel partito (nazionale) e alle mie opinioni sulla sua situazione attuale e le sue prospettive.
Non pensavo potesse esserci necessità di un simile excursus, non sono convinto che abbia un rilevante interesse ma sta di fatto che sono stato chiamato in causa sulla stampa molisana per il modo in cui ho ritenuto di fare la mia parte (direi perfino il mio dovere) nelle recenti vicende politiche molisane. Benché le mie opinioni siano sotto gli occhi di tutti su questo blog (e prendono fin troppo spazio!), qualcuno ha pensato bene di suggerire un'altra descrizione, alquanto allucinata e fuorviante, ripresa – evidentemente “sulla parola” - da un quotidiano. Chiarisco perciò la mia opinione, come spunto per introdurre il tema di questo post.
Non do peso alle etichette (sono stato definito “veltroniano rottamatore”), anche se è preoccupante la cultura che traspare da chi le attribuisce (ma l'ispiratore dell'articolo è rimasto anonimo). Preferisco andare al merito ed esporre come vivo (e interpreto) l'articolazione interna del PD. Riassumendo:
  • ho dichiarato (anche in Molise), di condividere il “documento dei 75”, su cui si è riconosciuta e si è data una fisionomia l'area Modem: mi convinceva la tesi che il PD dovesse aprirsi a quanto si muove nella società chiedendo un'alternativa democratica e progressista al berlusconismo, e convincere, su un profilo propositivo e riformista, anche l'elettorato che, pur avverso al berlusconismo, finora non riesce a intercettare;
  • ho apprezzato l'iniziativa di gennaio al Lingotto, promossa da Modem, che riprendeva i temi di quel documento portando alla discussione proposte concrete, in un'ottica di governo, e ho considerato molto positivo lo spirito che vi aleggiava e che il segretario del PD non ha mancato di cogliere, ben al di là delle appartenenze o delle etichette correntizie: apertura, riformismo radicale, rinnovamento culturale sono state le parole chiave attraverso cui si è manifestato un sostrato di unità che va ben oltre gli steccati di corrente;
  • a giugno ho constatato in occasione della Conferenza Nazionale del PD sul Lavoro come fosse andata avanti l'elaborazione unitaria su quel tema così cruciale (unitaria significa VOTATA FORMALMENTE ALL'UNANIMITA'); hanno dato un convinto appoggio e preziosi contributi tutti i leader del partito (tra cui Veltroni); il Segretario ha concluso a sua volta i lavori con un intervento chiaramente animato dall'ambizione di dare una risposta di Governo a questo paese già allora in grave crisi.
Nel mezzo c'erano state le amministrative, con le novità che hanno prodotto: il risveglio di un'ampia area di elettorato e al tempo stesso un nuovo modo del PD di approcciare questi fenomeni. Anche in Molise: chi voglia guardare a quella tornata elettorale con occhi sgombri da pregiudizi può riconoscere già nella vicenda delle provinciali, nonostante il clamoroso errore commesso da chi non ho indetto le primarie, il tentativo molisano di collocarsi in quell'alveo, a partire dalla candidatura di Micaela Fanelli, ma dando atto a Nagni e a Coscia di aver tentato a loro volta di interpretare quello stesso ruolo. Il tentativo è stato rifiutato tuttavia in tutte le versioni (anche se con rimarchevoli differenze di peso) da una parte ancora troppo consistente dell'elettorato di centro-sinistra.
Quanto ai rottamatori, non vedo nelle iniziative di Renzi un gran contributo alla realizzazione di quel partito che ho tentato di descrivere, anche se considero piuttosto ingenue le demonizzazioni che se ne fanno, mentre mi sembra di altra consistenza il contributo propositivo che viene da altri giovani cui pure viene affibbiata la stessa etichetta (come Pippo Civati). Di rinnovamento generazionale c'è molto bisogno, ma serve trasfondere, più che rottamare.
In conclusione: la mia idea di PD è molto lontana da uno schema correntizio.

IL CORRENTISMO E' IN ANTITESI CON L'ARTICOLAZIONE DI SENSIBILITA' E CULTURE CHE SERVE AD APRIRE IL PARTITO ALLE NUOVE ISTANZE CHE EMERGONO E VINCERE LA SFIDA CHE CI ATTENDE IN QUESTO PASSAGGIO DI FASE. CHE E' IL PASSAGGIO, ANCORA OGGI, PIU' DI VENTI ANNI DOPO LA CADUTA DEL MURO, A UNA DEMOCRAZIA COMPIUTA

Diciamo che considero il correntismo - ovvero il sistema doroteo di gestione “notarile”, astratta, burocratica, del potere (e del consenso) personale in un'organizzazione complessa - una degenerazione di quella sana articolazione di culture, sensibilità, competenze (e quant'altro) di cui si alimenta e da cui trae linfa vitale un partito moderno, aperto, democratico quale il PD vuole essere. Anzi, come deve necessariamente essere per proporsi come partito di riferimento per l'area di centro-sinistra del paese, come partito di governo, come formazione politica ALTERNATIVA, FIN DAI SUOI FONDAMENTI CULTURALI, ALLA FORMA STORICAMENTE DETERMINATA CHE LA DEMOCRAZIA HA ASSUNTO NEL NOSTRO PAESE NEL SECONDO DOPOGUERRA NONCHE' ALLA SUA DEGENERAZIONE POPULISTICO-AUTORITARIA CHE E' STATA IMPROPRIAMENTE DEFINITA COME SECONDA REPUBBLICA.
Per dirla tutta, con un riferimento alla più bruciante attualità, considero questa la sfida cui è chiamato il PD nel drammatico passaggio di fase che viviamo in questi giorni.
A quasi venti anni di distanza la storia ci presenta il conto: non aver saputo voltare pagina rispetto alla democrazia bloccata del pre-1989; aver buttato al vento l'occasione offerta dall'ingresso nell'Euro; aver consegnato le chiavi della gestione politica di quel passaggio cruciale a chi aveva in mente di sabotarlo per tentare un ritorno al passato che avrebbe gettato il Paese in un disastro economico e distrutto le fondamenta della coesione sociale; aver accantonato rapidamente (nel biennio 2006-2008) il tentativo di “tornare sulla retta via” concedendo una chance ulteriore al regime berlusconiano. Questa drammatica sequenza di passaggi e scelte politiche ci ha condotti nel baratro (su questo do ragione alla Marcegaglia, non siamo sull'orlo ma ci siamo precipitati dentro). Solo il PD, un PD che abbia il coraggio di raccogliere QUESTA SFIDA, può trainare il sistema politico del nostro paese fuori dal baratro.
Questa è la sfida: la conquista della democrazia, fuori dal sistema bloccato in cui eravamo rimasti confinati sin dalla guerra fredda, la realizzazione piena dei suoi presupposti, il consenso informato, il dominio della legge, il bilanciamento dei poteri. Questa, non certo le sfide immaginarie proposte dalla folla dei politicanti allevati nella democrazia malata degli ultimi decenni: contro la finanza, contro le banche, contro l'Euro (ma anche contro il dollaro, o lo yuan); contro l'Europa che non ha un governo politico, oppure contro l'Europa che ha una politica ma è liberista; contro la BCE che ci vuole servi, o contro l'FMI che ci vuole in miseria; contro i comunisti che vogliono più tasse, o contro i poteri forti che ci vogliono vendere alla Germania (ma anche contro la Germania che non vuole mettere mano al portafoglio per noi); contro la massoneria internazionale (o il Washington consensus, o l'Aspen Institute) che vogliono sostituirsi ai nostri rappresentanti eletti. Tutto e il contrario di tutto (qualcuno ha rievocato i “demo-plutocratici-massoni” di mussoliniana memoria) pur di nascondere la sfida che conta, quella con noi stessi per uscire dalla vergogna dell'ultimo ventennio. La sfida che il PD deve dimostrare di saper vincere, già con il tentativo Monti.
A questo riguardo, per chiudere queste considerazioni sui fatti di questi giorni, considero vere due affermazioni che possono facilmente – e drammaticamente – porsi in antitesi. Che per risalire il baratro occorre una svolta radicale che non ammette compromessi, non con questo o quel personaggio del centro-destra, ma con la cultura politica che ha impersonato e propugnato fino al fanatismo tutto quello schieramento: una svolta che richiederebbe dunque una nuova maggioranza politica da suggellare e legittimare con il voto. Tuttavia l'urgenza delle scelte impellenti richiede una discontinuità immediata, senza i condizionamenti di un sistema politico che si regge sull'irresponsabilità.
Riuscirà Monti, con l'appoggio di Napolitano e del PD, in questo funambolismo? Questa è la domanda che attende una risposta in queste ore, appesa al filo di un richiamo all'articolo 92 della Costituzione e dunque alla prerogativa del Presidente del Consiglio designato di scegliere i ministri, mai davvero tradotta in pratica nella nostra storia repubblicana per il ruolo determinante che svolgono, riconosciuto formalmente dal nostro ordinamento, i partiti.

RIUSCIRA' ANCHE IL PD MOLISANO A RACCOGLIERE ADEGUATAMENTE QUESTA SFIDA?

Tornando al PD molisano, penso di aver posto tutte le premesse per chiarire il mio giudizio. Se è vero che le amministrative, già da maggio, hanno portato un vento di novità di grande interesse e che con le regionali si è compiuto un vero salto di qualità, testimoniato dal risultato del candidato presidente, dalla grande quantità di voti che hanno premiato la sua proposta e la sua persona e dalla mobilitazione che si è potuta registrare in settori significativi della società molisana che erano rimasti fin qui alla finestra o comunque poco coinvolti nella partecipazione attiva alla vita politica, ebbene, di fronte a queste novità considero semplicemente meschina, quasi insopportabile, ogni chiusura in se stessi, ogni lettura politicista e correntizia dei risultati e delle dinamiche che si sono manifestate, ogni tentativo di cancellare le novità per riaffermare minuscole rendite di posizione prive di una effettiva presa sull'elettorato, che sta prendendo l'iniziativa per tornare protagonista in prima persona.
Credo invece che anche il PD molisano debba aprirsi, come si sta sforzando di fare il PD nazionale. Che debba accogliere le istanze che sono affiorate, dar loro piena dignità politica, chiamandole al protagonismo ANCHE NELLA VITA DEL PARTITO, non solo all'esterno. Lo strumento canonico per realizzare questi obiettivi, lasciandosi alle spalle la macchia di un risultato inferiore al 10%, è quello congressuale. Senza traumi, senza rottamare ma governando sapientemente un'apertura convinta e convincente verso i nuovi protagonisti.

    PERCHE' UN'AREA DEL PD HA ALIMENTATO UNA CAMPAGNA CONTRO IL MODERATISMO DI FRATTURA, ANCHE DOPO LE PRIMARIE, ANCHE DOPO LA CHIUSURA DELLE URNE?
Questo lungo excursus sul PD mi permette di dare in poche battute una risposta alle domande da cui siamo partiti.
Qualcuno ha voluto vedere nelle polemiche sul profilo di Frattura solo un modo per utilizzare una vicenda di attualità per portare acqua al proprio mulino nella polemica interna tra sostenitori dell'allargamento al centro (e governo di transizione) ovvero dell'unità a sinistra (e elezioni anticipate). Ma i conti non tornano: se il limite dell'esperienza molisana sta nell'eccessivo peso dell'alleanza PD-SEL-IDV e nel non aver stabilito un accordo con l'UDC, allora la si considera troppo sbilanciata a sinistra, non certo troppo moderata; se viceversa si addossano le maggiori responsabilità della sconfitta ai grillini (considerati come estranei all'area della sinistra) e si attribuisce un valore positivo al notevole recupero di voti rispetto al 2006 proprio alla maggiore capacità di aggregazione a sinistra, con Vendola e Di Pietro in primo luogo, non ci si confonde certo con i detrattori di Frattura.
Insomma, la polemica interna al PD nazionale non è una spiegazione ed è difficile in ogni caso pensare che abbia indotto al voto disgiunto per Federico.
In parte, ci troviamo a dover di nuovo fare i conti con le dinamiche che abbiamo analizzato per il voto disgiunto di centro-destra e con l'appetibilità di una soluzione che porti ad occupare un posto di consigliere di opposizione nel fuoco di una crisi economico-sociale come quella che la Regione, e il Pese tutto, stanno vivendo. Senza il rischio (che tormenta i potenti del centro-destra) di vedersi smentire dalla dura realtà dei fatti le promesse su cui si è costruita la macchina del consenso e con in più la contendibilità del ruolo di capo dell'opposizione (con i riflessi sulle prossime elezioni): via Frattura (che potrebbe non reggere un ruolo di opposizione per un quinquennio, a maggior ragione se logorato da una campagna di attacchi ad personam anche dal campo “amico”) la contesa è aperta. E di fronte non ci sarà Iorio ma qualcuno dalle seconde file del centro-destra, avendo Iorio sbrigato nel frattempo, sperabilmente, il lavoro sporco.

LE RADICI CULTURALI E SOCIALI DEL CONSERVATORISMO DI SINISTRA DI CUI SOFFRE IL PD (QUELLO MOLISANO IN PARTICOLARE)

E' questa però solo una parte, neanche principale, del ragionamento. Può spiegare qualche ambiguità di comportamento e qualche polemica “ultronea” passate le primarie, sul moderato Frattura. Ma dobbiamo pur sempre spiegarci che cosa può aver portato gli elettori a seguire lungo questa strada gli interessi di qualche leader poco convinto del candidato presidente.
Parliamo di un paio di migliaia di elettori, o giù di lì, non si tratta dunque necessariamente di un solo identi-kit collettivo che li raccolga tutti.
Giocano aspetti simbolici, o sentimentali? Ma, ripeto fino alla noia, l'elettore sceglie con raziocinio e, se sceglie di favorire la vittoria di Iorio, mentre dà il voto al suo leader di fiducia, non lo fa per errore, né avverte contraddizioni tra le due croci che appone. Lo abbiamo visto per il disgiunto di centro-destra.
Parliamo dunque di elettori che privilegiano davvero, e con convinzione, la continuità conosciuta. Che esprimono un segno di protesta, ovvero di disagio, in un modo che non costa molto, votando al proporzionale un candidato alternativo. Tenendosi tuttavia a debita distanza da avventure (cambio di presidente) che potrebbero sconvolgere equilibri consolidati che, pur nel disagio di una crisi che “morde”, sono considerati meno pericolosi della novità.
Traduciamolo in politica (o in politichese). Sto parlando di conservatorismo di sinistra. Di una sinistra protestataria ma non riformista. Amante della denuncia ma non del cambiamento. Perché anche da sinistra, anche dall'opposizione, si possono dare risposte (o promesse) a micro-interessi.
Intendiamoci, ho avanzato ipotesi senza fornire prove “probanti”. A risultati definitivamente consolidati, a voto disgiunto completamente disvelato, sarà forse possibile chiarire meglio gli intrecci, le regressioni. Uso il termine in senso statistico (significa: correlazioni), ma forse mai termine fu più appropriato nella sua doppia accezione (significa anche: ritorni indietro).
Qui torna il discorso sul futuro del PD, perché non credo sia giusto demonizzare né i fenomeni di attaccamento romantico a simboli di cui si è perso il significato concreto, né il rigetto nei confronti di un nuovo che non infonde fiducia. Sono anzi come l'immagine capovolta, in uno specchio, della resistenza, sull'altro versante, dell'area scontenta del centro-destra, attratta da un'idea di libertà e di “pulizia”, che non trova risposta nell'offerta politica del centro-sinistra.
E' la storia di questo decennio e, guardando al Molise, delle sconfitte inanellate negli ultimi anni. Che idea ha dato di sé il centro-sinistra? In quali atti si è manifestata un'alternativa credibile? Protestare e denunciare, eventualmente, ma per cambiare o per spartire? Chi ha dato prova, oltre ogni dubbio, di essere diverso, di ispirarsi ad altre regole, ad altra cultura?
E' stato detto e ripetuto fino alla noia. Ma quale reazione si innesca da qui? Cambiare davvero, concretamente, abbandonando la strada vecchia? Oppure vagheggiare un passato virtuale, non di esperienze vissute ma di ideali abbracciati? E intanto rifiutare di dare ascolto alle sirene di un cambiamento che può comportare qualche rischio di troppo.
Non c'è nessun alibi. Il conservatorismo della sinistra e la diffidenza dei moderati si sconfiggono solo se il gruppo dirigente (i vertici politici) sono in grado di offrire strade nuove, soluzioni credibili, guadagnandosi la fiducia personale con la coerenza dei comportamenti rispetto ai valori che si enunciano. Questa è la prova con cui si sta cimentando il vertice nazionale del PD: può farcela o meno, ma sta affrontando questa prova in un passaggio di fase che ha caratteri epocali. Se il gruppo dirigente molisano pensasse di cavarsela sottraendosi bellamente al cimento, avrebbe perso in partenza. E' invece il momento della verità, la prova va affrontata convinti di poterla superare. Altrimenti si passa la mano.
Questa è la storia che comincia domani.

venerdì 4 novembre 2011

Le elezioni del voto disgiunto. Difficile archiviarle.

[2 novembre - 8 novembre]
Continuando a non commentare le elezioni regionali in Molise prima della proclamazione dei risultati, torniamo sull'identi-kit del voto disgiunto al candidato dei grillini.
Ci porta a parlare della crisi della macchina del consenso del centro-destra. Resta in piedi il rapporto tra chi gestisce le leve del consenso sul territorio e i suoi “clienti”, si spezza la fedeltà verso chi non è più in grado di garantire “vacche grasse”.
Per l'identi-kit del disgiunto di centro-sinistra si deve invece fare chiarezza sulla campagna contro il “moderatismo” di Frattura.
Da dove viene? Perché si alimenta, anche a urne chiuse? Perché non proviene dalle formazioni di sinistra?
Stranezze? Spiegabili. Andando a guardare dentro il PD.

CONTINUIAMO A NON SAPERE CHI E' IL PRESIDENTE ELETTO DAI MOLISANI PER I PROSSIMI CINQUE ANNI. LE ANOMALIE SI AGGIUNGONO ALLE ANOMALIE. C'E' CHI RICORDA LA FLORIDA NEL 2000

Riprendo il discorso dove l'avevo lasciato nel post precedente, non potendo commentare neanche questa settimana il risultato delle elezioni molisane, nel protrarsi delle verifiche in capo a Tribunali e Corte d'Appello.
A proposito di queste, solo per memoria, noto che le anomalie riscontrate sono numerose ma i controlli non sono stati pur tuttavia eseguiti a tappeto. E sì che 360 tabelle di scrutinio, con le loro crocette belle allineate, si riscontrano senza difficoltà in 1.800 minuti. Per guardare con quattro occhi si raddoppiano: sarebbero 30 ore per due persone. Dunque una coppia impegnata per 4 ore di lavoro al giorno avrebbe ultimato i controlli in 7 giorni lavorativi e mezzo, al più 10 se il lavoro si fosse limitato a 3 ore giornaliere. Se si considera che di coppie al lavoro dovevano essercene due (tra Campobasso e Isernia) e che da martedì 18 ottobre si sono già abbondantemente superati i 10 giorni lavorativi registriamo che un'ulteriore anomalia va ad aggiungersi a quelle che si sono verificate nella notte delle elezioni.
Sia detto senza voler gettare alcuna ombra sullo scrupolo con cui va avanti il lavoro dei magistrati. A loro deve anzi andare la nostra piena solidarietà: per il clima che li sovrasta, le intimidazioni che subiscono, gli ostacoli che vengono frapposti. L'attesa prosegue. Intanto qualche buontempone si diverte a rievocare quella contea della Florida dove nel 2000, tra Bush e Gore ...

TORNIAMO ALL'IDENTI-KIT DELL'ELETTORE, DI CENTRO-DESTRA COME DI CENTRO-SINISTRA, CHE HA INCROCIATO CON GRILLO

Tornando al tema, avevo sollevato, in chiusura del post precedente, la domanda: chi è, in definitiva, che ha votato candidati DI CENTROSINISTRA COSI' COME DI CENTRODESTRA, incrociando con Federico come presidente, posto che con tutta evidenza, a lume di logica, e perfino di buon senso, NON ERANO VOTI GRILLINI?
L'identi-kit dell'elettore di centro-destra che ha votato Federico presidente e quello, in parallelo, dell'elettore di centrosinistra che ha fatto altrettanto è dunque l'oggetto di questa mia nota.
Sarà l'occasione per qualche considerazione più di fondo. Sarà una prova forse un po' dura per la pazienza del lettore (lo è anche per chi scrive) ma, come si dice in questi casi “mettiamo bene le cose in chiaro”. Se mai dovesse servire...

PARTIAMO DALL'ELETTORE DI CENTRO-DESTRA

Per dare un volto all'elettore di centro-destra che ha incrociato con il candidato presidente dei grillini dobbiamo partire da una doppia premessa e domandarci preliminarmente: 1) come funziona il sistema di creazione e controllo del consenso messo in piedi da Iorio e intorno a Iorio? 2) come funziona la dinamica della competizione per il consiglio regionale, in particolare in una Regione di poco più di 300.000 abitanti come il Molise?

  1. Il sistema di creazione del consenso ruota tutto intorno alla capacità, in primo luogo del Governatore, di reperire le risorse necessarie ad elargire favori o quanto meno a rendere credibili le promesse di elargizione dei favori. La concreta attuazione è però demandata a chi manovra le leve della gestione, chi regola la “sintonia fine”, chi opera a contatto diretto col pubblico, coi “clienti”. Tutto funziona a dovere finché il “dominus” fa la sua parte, le risorse arrivano in misura sufficiente e ciò garantisce quindi la fedeltà dei “collaboratori” che le redistribuiscono. La fedeltà dell'elettorato verso il personaggio che è cuore e simbolo dell'apparato è quindi “indiretta”: è mediata attraverso la fedeltà nei suoi confronti di chi gestisce la macchina delle elargizioni e delle promesse. Che succede nel momento in cui la macchina si inceppa, le risorse scarseggiano? Succede che in parte, ma solo in parte, gira a vuoto tutta la macchina. Ma rimangono in azione molti dei meccanismi di pressione, condizionamento, fisico ovvero psicologico, messi in atto da chi gestisce le leve minute del consenso. I legami a valle conservano dunque buona parte della loro efficacia, ma quanto resiste il legame tra il dominus e il suo intorno, nel momento in cui il primo non garantisce più a dovere?
  2. Qui entrano in gioco le regole con cui si svolge la competizione elettorale. Si deve partire dal fatto che i posti in palio sono gli stessi, numericamente, che si vinca o che si perda. I soli la cui elezione è viceversa affidata in toto alla vittoria della coalizione sono, con il presidente, i candidati della lista per la quota maggioritaria. Anche in questo caso, che succede quando i posti da vincitori diventano poco appetibili a causa del quadro generale di ristrettezze e si corre il rischio di un “redde rationem” con i clienti le cui richieste sono destinate a rimanere insoddisfatte? o con quelli che rischiano di vedere i benefici ricevuti svanire nello spazio di un mattino (si pensi al rischio di non poter rinnovare già alla prima scadenza i contratti di lavoro precario)?

SI E' INCEPPATA LA MACCHINA DEL CONSENSO DEL CENTRO-DESTRA MOLISANO? SOLO VERSO L'ALTO, NON NEL RAPPORTO TRA CHI LA GESTISCE SUL TERRITORIO E I SUOI “CLIENTI”

A questi inconvenienti ha cercato di porre rimedio, peraltro con grande lucidità e sagacia, chi ha messo a punto il sistema di potere “alla molisana”. Per un verso, collocando nel listino maggioritario i personaggi a cui, almeno sulla carta, si dovrebbero attribuire le maggiori capacità di appeal e di attrazione del consenso, cioè i leader dei maggiori partiti. Per altro verso, mettendo a capo delle liste sul proporzionale le persone che godono di incarichi di sottogoverno ben retribuiti, il cui futuro è dunque totalmente legato alla vittoria della coalizione.
Tuttavia la tenuta della coalizione, nonostante la presa dei partiti e dei loro leader e l'impegno dei notabili a capo degli enti, in queste condizioni scricchiola. Nel senso che coloro che sono in lizza per un posto da consigliere con annesso assessorato sono assai meno motivati, rispetto ai periodi di vacche grasse, a spendersi per la vittoria della coalizione. Le leve del consenso nelle loro mani vengono certo usate, senza nessuna caduta di tensione e anzi esercitando una pressione formidabile per controbilanciare gli effetti negativi della disaffezione e della sfiducia indotte dalla situazione rovinosa dei conti della Regione. Ma vengono usate per garantire l'elezione in consiglio, con scarso interesse alla vittoria della coalizione. Lo status (economico ma non solo) di un consigliere di opposizione in questa regione si colloca in cima alla piramide sociale non meno di quello di chi siede sui banchi della maggioranza.

Ecco in definitiva l'effetto combinato dei due fattori. L'elettorato sfiduciato, attratto dalla protesta, volta le spalle al dominus. Proprio quelle pressioni che lo portano ad andare a votare per il “benefattore di prossimità” - se così vogliamo chiamare l'assessore o in genere il notabile punto di riferimento – si traducono in “fuoco amico” contro il candidato presidente. Paradossalmente fanno perfino più danno: sarebbero probabilmente restati a casa, sono stati portati a votare e consumano la loro vendetta votando la lista ma non il candidato alla presidenza.
Non tutti se la sentono però di varcare il Rubicone e di dare fiducia al candidato alternativo, a quel centro-sinistra che sono stati abituati a vedere come nemico dei loro interessi, o anche solo come chiacchierone senza i piedi per terra.
Non posso basarmi altro che su indicazioni, disorganiche, assolutamente non sistematiche, raccolte da rappresentanti di lista. A corredo posso portare solo una verifica fatta attraverso una ricognizione delle “coincidenze”, ma un esame con strumenti statistici più raffinati, quali gli indici di correlazione usati in genere nelle analisi dei flussi di votanti, potrebbe fornire basi molto più solide a queste considerazioni.

ALCUNI NUMERI SUL VOTO DISGIUNTO DI CENTRO-DESTRA

Mi sembra comunque di poter dire, su queste basi, che degli oltre 15.000 voti che sono mancati a Iorio in termini di voto disgiunto, circa 3-4.000 (una quota compresa tra un quinto e un quarto) si sia riversato su Federico. Restano tanti, una cospicua maggioranza, i voti provenienti dalle liste di centro-destra che sono andati a Frattura. Tuttavia queste cifre ci dicono che i voti disgiunti provenienti dalle file del centro-destra rappresentano all'incirca la metà del totale dei voti disgiunti che hanno premiato i grillini. Un totale che è valutabile tra i 6.500 e gli 8.000 a seconda del peso, difficile da stabilire con i dati finora disponibili, che può avere avuto il voto disgiunto in direzione inversa, dei grillini DOC (che hanno votato la lista 5S al proporzionale, ovviamente nella sola provincia di Campobasso) a favore di Frattura. Un peso collocabile tra un minimo di 500 e un massimo di 2.000 voti (che sarebbero pur sempre la metà dei votanti per la lista 5S al proporzionale).

IDENTI-KIT DELL'ELETTORE DI CENTRO-SINISTRA CHE HA VOTATO FEDERICO PER LA PRESIDENZA

Dobbiamo ora occuparci di quegli altri 3.500-4.500 elettori che hanno votato centro-sinistra (al proporzionale) e Federico come presidente.
Parliamo di un elettore di centro-sinistra (al proporzionale) ogni 15-20 come media regionale, chiarendo tuttavia che il peso in provincia di Isernia non può essere stato maggiore di uno ogni 25. Parliamo dunque soprattutto di un elettore di centro-sinistra (al proporzionale) della provincia di Campobasso.
Dove ha fatto breccia la propaganda contro il centrismo e il moderatismo di Frattura?
Sgomberiamo subito il campo da un possibile equivoco. Inutile andare a cercare i voti disgiunti nelle liste a sinistra del PD. Né la campagna contro Frattura degli “amici di D'Ascanio”, né quella degli “amici di Astore” (una parte del movimento Partecipazione Democratica) si può sostenere che si sia tradotta in misura rilevante in un voto disgiunto per Federico, anche se possiamo arrivare ad ipotizzarne qualche centinaio (largheggiando molto) distribuiti tra SEL, PD, Federazione della sinistra e Costruire Democrazia (abbinata proprio a Partecipazione Democratica) che ospitavano candidati a quelle aree relativamente “graditi”. E, per tagliare la testa al toro, sta di fatto che le formazioni di sinistra lo hanno appoggiato senza riserve, così come hanno fatto l'Italia dei Valori e il Partito Socialista.

COME SI PUO' DEFINIRE IL PROFLIO PERSONALE E POLITICO DI PAOLO DI LAURA FRATTURA? ASSOMIGLIA DAVVERO A QUELLO DEL CENTRO-DESTRA MOLISANO?
Non è a questi casi, identificabili e circoscritti, che si deve però guardare: conviene affrontare un ragionamento di carattere più generale, su basi più politiche, partendo da una premessa indispensabile: come può essere definito il profilo, personale e programmatico, di Paolo Di Laura Frattura?
In qualunque contesto, fuori dai condizionamenti delle dinamiche specifiche molisane, la definizione avrebbe fatto discutere: ma difficilmente sarebbe stato definito un profilo moderato. Di più: nessuno si sarebbe sognato di vedervi una qualche sia pur lontana somiglianza con il profilo del centro-destra molisano segnato dall'impronta di Iorio. Le posizioni portate avanti, anche con foga e dovizia di argomenti, così come gli impegni assunti nei confronti dell'elettorato, possono essere tacciati di qualche estremismo, possono aver fatto storcere il naso a qualche moderato amante dei toni soft. Di più, nella sua oratoria può aver avuto qualche accento eccessivo di “nuovismo” che non era facile ricondurre ad una catalogazione chiara nella polarità tra destra e sinistra. I temi dominanti sono però stati due, ripetuti fino alla noia: taglio dei costi della politica, partecipazione dal basso. Chi più di chiunque altro, tra i leader nazionali, lo ha affiancato nella campagna sono stati, fra tutti, Di Pietro e Vendola e i messaggi finali sono giunti da Pisapia e De Magistris (oltre che da Renzi). Moderatismo? Clone di Iorio, iperliberista d'assalto? Le proposte programmatiche erano di “macelleria sociale”, come ha azzardato qualcuno? Sulla sanità, sostenere che gli ospedali non vanno chiusi ma resi efficienti puntando sulla specializzazione è semmai una scommessa da vincere, per la sinistra. Sulla precarietà non spendo parole avendo avuto qualche voce in capitolo e presumendo di conoscere piuttosto bene quale sia il quadro della politiche portate avanti in Italia. C'era poco sull'ambiente? Mi sentirei di dire che c'era troppo e qualcuno aveva troppo poco tempo per leggere e giudicare.
Dunque, per non insistere troppo su un tema che in definitiva è perfino poco pertinente con l'argomento che stiamo affrontando, e per non offendere l'intelligenza del lettore, concludo su questo punto rimarcando come il profilo di Paolo Di Laura Frattura abbia tratti di originalità e di novità che andranno meglio collocati ma non è comunque riconducibile all'area del centro-destra e non è definibile come moderato, avendo se mai tratti tipici delle posizioni radicali.
C'è stata invece, qui sta il punto politico, un'area del PD che ha continuato ad alimentare la campagna sul moderatismo del candidato presidente ben oltre la fase delle primarie. Ha portato questa campagna sugli organi di stampa nazionale (Il Fatto Quotidiano, La Stampa, La Repubblica-Affari e Finanza e Il Venerdì) ha accreditato, fin oltre la chiusura delle urne (vedi la Presidente del PD su La7), l'immagine del candidato moderato che non tira a sinistra. A dispetto del fatto che la sinistra lo aveva appoggiato ben più di certe aree del PD.
Come si spiega?
Il risultato del voto non arriva. Il tema del PD richiede un certo spazio e ne ho preso già fin troppo. L'appuntamento è alla settimana prossima.