giovedì 8 settembre 2011

Un successo di pubblico e di critica

[7 settembre – 13 settembre]
Le primarie sono archiviate. Un successo di critica e di pubblico.
Ora si pone il tema del profilo politico e programmatico del candidato e della coalizione. Il cantiere resta aperto.
Grandi sommovimenti nel centro-destra. Segnali positivi e incoraggianti, che non potranno e non dovranno condizionare il profilo politico e programmatico ma saranno benvenuti se porteranno un valore aggiunto anche su quel piano.
Merita grande attenzione il dibattito con cui la sinistra radicale sta affrontando le scelte a cui è chiamata da questa scadenza elettorale.
Qualche considerazione su una lettera aperta di Italo Di Sabato.



PRIMARIE ARCHIVIATE. UN SUCCESSO DI CRITICA E DI PUBBLICO

Le primarie sono archiviate. Ha inizio la campagna elettorale del candidato del centrosinistra Paolo Di Laura Frattura per sconfiggere il presidente uscente del centrodestra Michele Iorio.
C'è poco da commentare. Non serve tornare sulle valutazioni che avevo già espresso nei post precedenti sui candidati. Potrei tacere anche delle reazioni, visto che non hanno riservato sorprese, rispetto alla campagna (di cui ho parlato nell'ultimo post). Ma parlarne può servire a corredo del giudizio di sintesi che si può dare: sono state un successo, di critica e di pubblico.

UN SUCCESSO DI PUBBLICO. A DISPETTO DELLA CAMPAGNA E DELLE ASTUZIE DEL CENTRO-DESTRA

Il centro-destra continua a intonare il medesimo ritornello, con raro sprezzo del ridicolo: “la partecipazione è stata un flop”, ma ha votato la stessa identica percentuale sulla popolazione rispetto alle primarie di Pisapia, anche se mezzo mondo pensa che il Molise non possa mai raggiungere le vette di democrazia e di modernità di Milano. L'oscar della risata va al sospetto di brogli: “monitorando tre seggi alle 11 avevamo stimato una partecipazione di seimila persone” (testuale). Immancabile il jingle “la sinistra non voterà mai Frattura”: è un consiglio per gli acquisti (meglio votare Iorio), come i cartelli fuori dalle osterie di campagna “QUI SI MANGIA BENE” con tanto di freccia. A pensarci bene, forse non è così ridicolo, qualcuno si ferma sempre.
Quanto al centro-sinistra, qualcuno insiste negli infortuni: chi, facendo parte del comitato, lo ha ricusato dall'inizio, ha continuato nella diffamazione, ma non è il caso di infierire.
Con l'occasione si può però fare una considerazione sull'organizzazione del voto. E' stata carente da molti punti di vista, a partire da un'informazione assolutamente insufficiente e tardiva, per non parlare della latitanza quando serviva fornire chiarimenti (inevitabile che sorgano dubbi o imprevisti). Ma va detto che era la prima volta in assoluto che si faceva sul serio e per di più con i fucili puntati contro. In più, non c'è stato l'appoggio necessario né dai partiti promotori né dai candidati, anche perché il clima giusto si è cominciato a respirare ben oltre metà percorso (ne ho già parlato e non ci ritorno ora). Con tutto questo, nessuno ha potuto contestare a viso aperto la legittimità del voto, anche perché la trasparenza è stata totale e migliaia di occhi hanno scrutato, monitorato e (quel che più conta) partecipato.
Resta il fatto che:
nonostante la scarsa organizzazione e l'impreparazione;
nonostante il boicottaggio del centro-destra, che ha anticipato con un colpo di mano la data delle elezioni, che in molti comuni non ha fornito la disponibilità logistica, aspettando dappertutto l'ultimo momento, che in molti comuni non ha fornito le liste elettorali, costringendo a richiedere la tessera elettorale (altrimenti superflua);
nonostante la stagione poco propizia, sia per la campagna nel mese di agosto, sia per il caldo torrido del giorno delle elezioni, che ha fatto sì che la maggioranza degli elettori abbia preferito le ore serali, con conseguenti file ai seggi dalle 18 in poi, richiedendo un supplemento di tenacia e convinzione agli elettori;
nonostante tutto questo, i molisani hanno risposto tanto quanto i milanesi.
Adesso sono tutti chiamati a non disperdere questo ingente capitale di fiducia nella campagna elettorale vera e propria.

UN SUCCESSO DI CRITICA. ADESIONI IN ARRIVO DAL CENTRO...

Parliamo allora della prossima prova elettorale e in primo luogo dello schieramento che sosterrà il candidato di centrosinistra.
Il primo passo è stato compiuto con la convergenza di Italia dei Valori, che aveva già, in ogni caso, professato una "simpatia" preventiva. Ora il tema che si pone riguarda i movimenti che attraversano l'area centrista e lo stesso centro-destra.

Sta di fatto che il sommovimento che sta squassando il centro-destra nazionale sta arrivando a investire anche il Molise. Il regno di Michele Iorio sembrava appartenere al Pianeta Urano, o forse a qualche lontana galassia, al riparo dai terremoti terrestri. Invece è di questa terra, di questo Paese, e il suo tramonto riguarda l'oggi e non un lontano domani. Berlusconi sperava di intestarsi una facile vittoria nel contado molisano per annunciare al mondo, a Wall Street e alla BCE, alla Casa Bianca e a Charlemagne, che sarebbe restato saldamente in sella. Invece, a quegli indirizzi potrebbe arrivare una cartolina di diverso tenore da Campobasso. Per il momento si allunga la lista delle defezioni dal centro-destra, mentre si annunciano liste centriste e candidati centristi che abbandonano il carro del designato vincente. Succede così che Fini e Casini siano chiamati a scegliere tra la linea proclamata a livello nazionale (oltre che condivisa dalla base molisana) e gli accomodamenti che il notabilato locale ha trovato con Iorio.

Segnali importanti, oltre che incoraggianti, rispetto ai quali mi limito a dire, senza dilungarmi oltre, che ogni adesione è, oltre che insindacabile in libere elezioni, benvenuta. Altro è se si tratta di adesioni condizionate, ma allora il discorso si sposta sul profilo politico, programmatico e, voglio aggiungere, etico e culturale che la coalizione, attorno al suo candidato, sta cercando e dovrà infine darsi.

E DA SINISTRA? UN DIBATTITO TRAVAGLIATO, UNA SCELTA CHE CHIAMA IN CAUSA LA SINISTRA INTERA E LA SUA RICERCA DI IDENTITA' NEL NOSTRO PAESE. CONSIDERAZIONI SU UNA LETTERA APERTA DI ITALO DI SABATO

A questo proposito mi interessa invece approfondire il tema della sinistra più radicale, attraversata da un dibattito travagliato attorno alla scelta tra l'adesione alla coalizione e la corsa solitaria.
Lascio al senatore Ulisse Di Giacomo e alla sua consumata e raffinata cultura politica l'equazione “non voteranno Frattura, dunque preferiscono Iorio”. Capisco meno gli anatemi di chi anche nella coalizione, gridando al tradimento, sembra rifarsi un po' alla stessa equazione.
La mia opinione è che il dibattito in corso sia molto serio e che riassuma in sé non tanto il travaglio di una frangia estrema isolata dal mondo e dalla gente comune, come qualcuno vorrebbe, ma la tragedia nazionale di una sinistra (tutta) che non trova se stessa.
Considero questo tema di importanza cruciale e provo a svilupparlo (appena un po') partendo da una lettera aperta che un esponente di primo piano della sinistra molisana (Italo Di Sabato) ha indirizzato ai partecipanti alle assemblee di quell'area.

Scrive Di Sabato: “dobbiamo osare perché siamo sfidati da elementi drammatici”. Mi sembra un punto di partenza da condividere totalmente.
Siamo testimoni di un mondo che cambia tumultuosamente, dopo la fine dell'assetto bipolare nel 1989, e non riusciamo a trovare le chiavi di interpretazione della realtà per riscoprire il senso di una politica DI SINISTRA.
Perché qui sta il punto: hanno sbagliato clamorosamente i profeti della “fine della storia” e sono stati pessimi maestri quelli che hanno invitato ad accantonare definitivamente la differenza tra destra e sinistra. Se non fossero bastate le riflessioni (per restare in casa nostra) di un Norberto Bobbio, è stata proprio la destra più radicale (da Bush fino ai Tea Parties) a dare forma plastica a un dualismo che è l'anima stessa dell'agire politico fin dagli albori della democrazia moderna.
Ma si è verificata una novità in più, riguardante il campo della sinistra. Dopo la fine del socialismo reale non ci sono più due sinistre ma una sola: articolata (molto, anzi moltissimo) e in cerca di una nuova identità. Tra Blair e un black bloc c'è una distanza abissale, ma sono espressioni estreme della sinistra, non di altro, e partecipano, da poli molto distanti, di un medesimo travaglio, che è dunque mondiale ma anche SENZA CONFINI. Senza confini interni, sul piano geografico; dai confini esterni incerti e indefiniti, sul piano concettuale (pensiamo alla definizione da dare al comunismo cinese: di sinistra o no?).

Non sarebbe necessariamente una tragedia. Il mondo si muove, grandi masse sono in movimento, è il mare ideale perché vi possano nuotare i pesci della sinistra. C'è però, in questo caos, una tragedia che riguarda l'Italia.

LA SINISTRA ITALIANA E L'ANOMALIA STORICA DEL BERLUSCONISMO. RICOSTRUIRE IL CAMPO IN CUI RIAVVIARE I FILI DI UN DISCORSO DI SINISTRA NEL NOSTRO PAESE ...

Questo paese, per una serie di circostanze storiche su cui si esercitano storici e politologi di grande spessore, in un momento come questo - uno dei passaggi più delicati della sua storia nazionale, anche per il riflesso tutto particolare che vi ha avuto il crollo del Muro di Berlino - dopo avere assaporato l'aggancio alla nuova dimensione dell'Europa unita, ha infine scelto di affidare la sua guida politica a un barzellettiere, faccendiere dalle fortune opache e dai rapporti inconfessabili con l'anti-stato, privo della minima cultura politica e istituzionale, che non fosse un rozzo populismo di estrema destra condito da un innato, istintivo autoritarismo.
Questo fatto ha portato conseguenze disastrose sul piano economico, sociale, della convivenza civile. Ma ha anche condizionato, quasi ipnotizzato, il dibattito politico portandolo a regredire e a doversi spostare sui presupposti stessi della democrazia, messi in discussione tutti insieme: consenso informato (mentre il “capo del paese” tentava di monopolizzare l'informazione), bilanciamento dei poteri (con tutti i poteri diversi dall'esecutivo oggetto di attacchi che ne minacciavano l'esistenza stessa), stato di diritto (mentre una serie di provvedimenti disegnavano un diritto diseguale per il capo e per i potenti suoi accoliti). Nessuno di questi fondamenti della democrazia era al riparo.
Quest'ultimo aspetto sembra ad alcuni secondario rispetto agli altri ma non lo è affatto. E si deve considerare che ha portato come conseguenza, oltre ad uno svilimento della dialettica interna alla sinistra sulla polarità berlusconismo-antiberlusconismo (tragica nella sua irrealtà), un'altra tragedia, cruciale ai fini del ragionamento da cui sono partito. Ha spostato (forse inevitabilmente) il cuore del dibattito interno alla sinistra sulle peculiarità della situazione italiana separandola o quanto meno allontanandola notevolmente dalla ricerca che la sinistra mondiale stava conducendo verso nuovi approdi.

...E IN MOLISE

Qui sta il punto di arrivo del ragionamento rispetto alle questioni molisane. Scrive Di Sabato: “Io penso che queste elezioni non muteranno di molto l’assetto dei blocchi sociali esistenti in Molise, che per risalire la china ci vorranno anni. Ci vorrà una totale riconversione dei partiti della sinistra, a partire da Rifondazione Comunista, al lavoro sociale, a una vera e visibile inversione di tendenza circa le divisioni infinite di cui siamo stati capaci.
Vero, anche quest'affermazione la trovo totalmente condivisibile. Ma la mia domanda è: per questa riconversione è o non è condizione necessaria (benché non sufficiente) ripristinare l'agibilità di un confronto interno alla sinistra che permetta di tornare ai grandi problemi e ristabilisca una connessione con la ricerca che la sinistra conduce su scala mondiale? E' o non è necessario in Molise, come pre-condizione, così come lo è a livello nazionale, sgombrare il campo dall'ipoteca-Berlusconi (/Iorio)?

Non è però sufficiente, ho appena scritto. Dunque c'è una domanda da porsi. Quali sono le condizioni minime perché si verifichi davvero un voltare pagina? Io ne elenco solo due. 1) che ci si liberi dai condizionamenti di chi ha partecipato e condiviso la cultura politica berlusconiana, l'anti-politica reazionaria, l'affarismo, la macelleria sociale ma anche di chi, all'opposizione, non è stato in grado di prenderne le distanze in modo chiaro quanto a presupposti culturali e quanto a modo d'agire; 2) che si dia spazio e agibilità, ripristinando un campo libero di confronto e di dialogo, così come di sperimentazione, alla ricerca di una nuova identità. Di Sabato lo dice con queste parole: “un lavoro che dia luogo a uno spazio pubblico, un luogo plurale e orizzontale dove sia possibile ricostruire il senso della politica come passione e senso di libertà, alimentando partecipazione e conflitto

SERVE UN NUOVO PATTO CON UN INTERLOCUTORE CHE SI APRA AL NUOVO E SIA INTERESSATO A UN PROGETTO DI RICOSTRUZIONE. SI PUO' FARE?

La prima condizione possiamo, a questo stadio, verificarla solo quanto al candidato. L'ho scritto in precedenza, non è la candidatura del 2000-2001 a testimoniare una condivisione del berlusconismo, per le ragioni che la mossero e che Di Laura Frattura ha abbondantemente spiegato. Il richiamo alla logica del partenariato e della concertazione non è certo nelle corde del berlusconismo o dei suoi seguaci e non a caso Iorio – quello che, secondo alcuni, aveva una storia di sinistra, al contrario di Veneziale – se l'è messa immediatamente sotto i piedi appena al potere. L'esser stato distante dalla politica di questi anni e l'aver gestito la Camera di Commercio con una apertura alle forze sociali che tutti gli riconoscono sono elementi positivi in più.
Quanto poi all'aziendalismo di chi viene da una professione di imprenditore non mi sembra nemmeno molto serio parlarne: sarebbe solo il caso di ricordare l'apporto che hanno dato recentemente alla sinistra, proprio nelle Regioni, persone come Soru o Illy: per fortuna non ci sono solo i Calearo o i Lettieri.
Pur con queste premesse, ora c'è però la prova dei fatti.
Ora, dunque, si dovrà vigilare sulle caratteristiche di chi sarà chiamato a governare per non ritrovarsi trasformisti gattopardeschi a inquinare il quadro. E ora si dovrà lavorare a un programma che abbia nella PARTECIPAZIONE il suo tratto distintivo. Lo metto davanti ad ogni altro aspetto di contenuto perché penso ne debba essere la pre-condizione, per il ragionamento che mi sono sforzato di proporre.
Infine, a queste considerazioni si devono certamente aggiungere quelle, più “politiciste”, che pure Di Sabato propone, non a caso in un linguaggio decisamente più politichese e più arduo (ultime citazioni): “La riduzione del danno che in un sistema proporzionale e assembleare è perfino possibile meglio dall’opposizione che dal governo, nel sistema maggioritario confluisce ineluttabilmente nel “voto utile”, riducendo il conflitto sociale ed ogni istanza alternativa alla pura testimonianza“. “Io non credo che l’apparire sia la sostanza della politica, anzi. Ma credo che il nostro essere contro questo sistema di potere deve ancora apparire.
Non trovo debba creare alcuno scandalo un ragionamento sull'apparire in politica. Se ha i presupposti che mi pare voglia decisamente avere.

Credo sia evidente che il mio vivo augurio è che, lasciando ad altri le polemiche di basso profilo e gli anatemi contrapposti, la coalizione possa arricchirsi del contributo di chi è animato dalla volontà di ricostituire le condizioni elementari di agibilità per un percorso di ridefinizione dell'identità di una politica di sinistra nel nostra martoriata regione, anche come laboratorio per il nostro martoriato paese.