venerdì 16 settembre 2011

Elezioni tra un mese. Si entra nel vivo

[14 settembre – 20 settembre]
A poche ore dalla presentazione delle liste non era il caso di giocare al toto-nomi. Sarebbero stati presto ufficiali e sarebbe stato possibile commentarli “in itinere”. 
ECCO QUINDI UN AGGIORNAMENTO DELLA DOMENICA, DOPO LA PRESENTAZIONE DELLE LISTE E DEL "LISTINO". Oltre a qualche considerazione - e previsione - più politica, di carattere più generale, posso tornare con maggiore cognizione di causa sul tema: QUALE PROFILO POLITICO-PROGRAMMATICO SI RISPECCHIA NEL "LISTINO"?

Vale però la pena di riprendere due temi che su questo blog ricorrono spesso e meritano di non essere lasciati cadere.

Nel particolare, la campagna elettorale di centro-destra, per ciò che dice e per ciò che rivela.

Quanto al contesto generale, la situazione del paese, sempre più allarmante, senza che si profili una soluzione.
Per una volta tanto sono gli italiani a chiedere aiuto ai molisani e non viceversa.

E molti segnali lasciano sperare che stavolta i molisani sapranno rispondere con un nuovo orgoglio a questa responsabilità inedita. E faranno la loro parte, sapendo che il 16-17 ottobre, se dovesse segnare la vittoria del centro-sinistra, sarebbe l'inizio di una nuova storia, non certo un punto di arrivo.

AGGIORNAMENTO DEL 18 SETTEMBRE, PRESENTATE LE LISTE E IL LISTINO

Avevo aperto il post affermando che a poche ore dalla presentazione delle liste non era il caso di giocare al toto-nomi, che, una volta resi ufficiali sarebbe stato possibile commentarli in itinere. Avevo intanto sviluppato qualche elementare considerazione politica, che lascio immutata. L'aggiornamento lo trovate più avanti. 

IL CENTRO SINISTRA (RI)TROVA L'UNITA'

Stavolta gli elettori non avranno di fronte un quadro di divisioni nel centro-sinistra. L'unità c'è e va dal centro che guarda a sinistra fino alla sinistra radicale.
La scelta di PdCI e PRC è stata quella di dare la priorità al progetto federativo e di scommettere sugli spazi che in un sistema maggioritario si possono aprire per quel progetto in uno scenario che veda la coalizione, finalmente, vittoriosa. E' stata giustamente salutata con sollievo da tutti gli alleati e si è guadagnata attenzione e rispetto per la serietà del confronto che l'ha preceduta. Me ne sono già occupato e non faccio che ribadire un concetto già espresso su cui non ritorno.
Devo invece fare ammenda di un errore. Nei miei post precedenti ho considerato parte di quell'area politica – e del travaglio delle scelte che si andavano compiendo – anche il gruppo “Cambiare il Molise” e in particolare il suo leader, D'Ascanio, alle cui dichiarazioni di lealtà nei confronti delle primarie e delle sue regole ho sempre dato credito a dispetto dei critici che denunciavano l'inaffidabilità del personaggio. Mi sbagliavo, non c'era nessun collegamento tra il processo in corso nell'estrema sinistra e le dinamiche di quel gruppo, rivelatosi un inconsistente gruppetto. Così come hanno avuto ragione quanti denunciavano la persistente (incrollabile) inaffidabilità del suo promotore, leader e, infine, liquidatore nello spazio di un amen. Senza fornire uno straccio di motivazione o di analisi di prospettiva, hanno deciso di star fuori. Non faranno campagna astensionistica perché, non avendo nessun seguito, sarebbe tempo perso. Dichiarano solo che non voteranno e si accontentano di una serie di passaggi (che come minutaggio fanno impallidire lo spazio dato a tutta la coalizione di centro-sinistra) sull'emittente-portavoce di Iorio.
Riconosco l'errore. Non è comunque un fatto in grado di alterare il quadro generale e, per quanti sforzi possa fare chi gestisce la campagna del centro-destra, non appare tale da contraddire più di tanto il messaggio di unità che la coalizione è riuscita a fornire agli elettori.

IL FENOMENO NUOVO E' LA DIVISIONE (VERA, PROFONDA) DEL CENTRO DESTRA E DEL “CENTRO CHE GUARDA A DESTRA”'

Stavolta il vero fenomeno nuovo riguarda invece lo smottamento sul versante del centro-destra e (ancor più) del centro che guarda (o guardava?) a destra.
Si conferma una difficile ricerca di identità all'interno di quello che, nonostante l'ambizione di porsi come “Nuovo Polo”, continua ad apparire piuttosto come un Terzo Polo, definibile solo in negativo rispetto agli altri due.

Si tratta di un processo che tende a collocarsi sulla lunghezza d'onda del periodo medio-lungo, quindi non sarebbe giusto costringerlo dentro schemi interpretativi legati ai fatti contingenti: è però evidente che in quel luogo dall'incerta ubicazione si intrecciano e talvolta si confondono due processi ben distinti.
Hanno a che vedere, l'uno, con la dislocazione e ridefinizione della destra italiana e del suo perimetro politico, sociale, culturale e valoriale dopo l'ubriacatura dell'anti-politica populista del berlusconismo. L'altro con l'idea del superamento del bipolarismo - fin qui “forzato” per via di meccanismi elettorali più che germogliato al culmine di una maturazione politico-culturale - per tornare a un proporzionalismo che ristabilisca una più netta linea di demarcazione tra politica e società.
Per quanto i due diversi disegni politici possano continuare a lungo a mescolarsi per la particolarità della situazione italiana, all'orizzonte non può che esserci un bivio oltre il quale le strade si divideranno ineluttabilmente. Per ora il centro-sinistra non può che auspicare che questa fluidità continui, con tutta la sua incertezza, perché è funzionale all'esigenza di sbloccare il quadro politico in una situazione sempre più drammatica. Tenterà di lavorare semmai per spostare il baricentro di questo magma più a sinistra.

Il travaglio è insomma notevole anche, se non soprattutto, in quel campo ed è reso ulteriormente complicato dalle singolarità molisane. Attenzione e rispetto si devono unire, in questo caso, con una grande cautela perché le adesioni, sempre benvenute, non alterino il profilo politico – programmatico che la coalizione unitariamente sta costruendo.
Starà alle capacità del Presidente candidato e dei leader delle formazioni politiche riuscire in questa impresa.

QUALE PROFILO EMERGERA' DAL LISTINO? AGGIORNAMENTO DELLA DOMENICA

Senza azzardare previsioni di nomi, già tre giorni fa avevo proposto qualche considerazione generale sul listino.
Sarà il biglietto da visita del Presidente, affermavo. Prevedevo che, prendendo sul serio i suoi impegni nella campagna per le primarie, si sarebbero tranquillamente marcate alcune differenze con lo schieramento avversario e con andazzi del passato. Non sarebbe stata la camera di compensazione dei leader di partito e nemmeno il Gotha di quei politici il cui peso “dichiarato” non troverebbe conferma nella verifica del voto. Non sarebbe stato infine il ritratto di famiglia dei protagonisti del voto di scambio, suggello della restituzione dei favori.
Su queste basi esprimevo l'augurio che fosse invece il ritratto vivente del progetto politico su cui si impegnerà il Presidente, persone che riassumano nel loro curriculum e nel loro status (professionale, culturale, sociale) quel progetto e ne testimonino la credibilità.
Come giudico il risultato? Bastano poche parole: le previsioni penso siano state rispettate, al netto di un politico – di un certo peso “dichiarato” - che invece è presente. L'augurio un po' meno. Non siamo in territorio straniero né tanto meno ostile, il ritratto non tradisce il progetto ma non si può dire che l'opera sia riuscita come poteva.
Al di là del risultato c'è stato però un metodo che, quello sì, ha davvero tradito le attese. Tavolo di maggiorenti, interminabili mediazioni, giochi e contro-giochi, a cui il candidato Frattura aveva giurato di non mai sottoporsi. Lo imponevano le regole della politica? Lasciamolo dire a chi con quelle regole ha prima estenuato e infine portato il centro-sinistra alla marginalità politica. La politica è altro, può essere altro anche in Molise e deve ricordare Frattura di essere stato votato, sì, come tecnico competente ma, trattandosi di una candidatura per un incarico politico importante, soprattutto come POLITICO DIVERSO. Personalmente continuo ad augurarmi che possa avere per il Molise il ruolo che un Soru o un Illy hanno avuto per le loro regioni o, per avvicinarci nel tempo, che possa suscitare le aspettative che un Pisapia (che rientra nel novero dei tecnici competenti) ha suscitato nei milanesi. Mi fermo qui e non cito esempi negativi di presidenti di centro-sinistra che non hanno saputo far percepire la differenza. Non lo faccio per non offendere nessuno ma, soprattutto, per scaramanzia. E incrocio le dita (politicamente, si intende).
Aggiungo infine qualche nota sulle liste. Hanno detto in molti, facce nuove, profili nuovi. E' stato difficile comporle, tutte, nessuna esclusa, e in tutte hanno fatto da deterrente i “nomi forti”, quelli che si presume abbiano in mano i pacchetti di maggioranza. Niente di scandaloso. Ma il coraggio che dimostra chi si mette al servizio della causa ma al tempo stesso prova a proporsi come profilo possibile di una rappresentanza politica “inedita” ovvero, diciamo così, ancora non vista, è un coraggio che merita più di un apprezzamento. Va sostenuto come un segno di speranza che a conti fatti può davvero fare la differenza. Perché una cosa è sicura, per chi si ostina a negare le differenze e per chi vede solo Franza o Spagna: che dall'altra parte non c'è niente di nuovo. Le uniche novità sono i riciclaggi di chi l'avvenire se lo trova ormai alle spalle.

AGGIORNAMENTI SUL TEMA: LA CAMPAGNA DEL CENTRO-DESTRA

Con questo accenno riprendiamo ora un tema su cui questo blog intende tener viva l'attenzione: come imposta la campagna elettorale lo schieramento di centro-destra.

L'argomento è di notevole interesse.
Una campagna può essere rivelatrice di quel che ci si può aspettare dai candidati, a condizione di leggerne in controluce, oltre il contenuto immediato del messaggio, ciò che intende avvalorare e ciò che intende nascondere.
Ne abbiamo già parlato, ma ora che il candidato del centro-sinistra è stato designato con un'investitura popolare la campagna avversaria si fa più mirata e anche più scoperta, più rivelatrice.
Il leit motiv è: noi siamo quelli che conoscete, Iorio è quello che vi ha accompagnato in questi dieci anni (e passa …) non vi possiamo riservare sorprese. Lui no. Perché viene dal nulla. Perché ha cambiato casacca. Perché non è dei vostri e non vi può rappresentare.
In definitiva, il punto di attacco (non vi riserveremo sorprese) è anche il punto di massima debolezza: non aspettatevi che possiamo fare nei prossimi cinque anni quello che non abbiamo fatto in tutti questi anni passati.
Il contro-messaggio di Frattura può addirittura volare sulle ali di un simile concetto. Io sì che vi sorprenderò. Io vi aiuterò a costruire il Molise dei vostri desideri. Naturalmente questo presuppone che venga valorizzato il percorso compiuto in quest'ultimo decennio e in particolare l'esperienza in Camera di Commercio e che sia chiara la linea di demarcazione rispetto al modus operandi di Iorio. Ma questo sarà il lavoro da fare per portare la personalità e la storia di Frattura nelle case dei molisani che ancora, per oltre un terzo, secondo i sondaggi, non lo conoscono.
Quanto al cambiare casacca, l'argomento è a grande rischio per chi come Iorio può menar vanto di aver inventato il ribaltone nel nostro paese e ha fatto (ben prima della scoperta di Scilipoti) della transumanza il metodo ordinario di consolidamento della maggioranza. Tanto più se si considera che Frattura non ha mai ricoperto ruoli politici nell'altro schieramento ma si è candidato per aver dato fiducia, come ha abbondantemente spiegato, a un metodo concertativo cui Iorio da Presidente non ha mai dato seguito.

Infine: “non è un dei vostri”. Argomento preferito dal duo Petescia-Di Giacomo. L'una in quanto laureata con Biagio De Giovanni (?!) l'altro in quanto proveniente dalle file socialiste (di quelli che hanno cambiato non la casacca ma la casa) reclamano di avere tutti i numeri per insegnare che cosa significa essere di sinistra. E per prendere le distanze da un “padrone”. Loro, non avendo un padrone, si possono permettere il lusso di una campagna aggressiva contro un'espressione genuina dei poteri forti. Non mi sembra si possa commentare senza infierire.

Naturalmente, non essendo un esperto del ramo, posso sbagliare. Ma resto convinto che senza un grande sforzo certi filmati di Telemolise possano avere un buon successo di pubblico su You Tube. Ma è giusto buttarla sullo scherno?

Questa domanda solleva un tema che è diventato argomento di dibattito tra le schiere dei sostenitori del centro-sinistra, regolarmente trasferito anche su Facebook a conferma del valore aggiunto che il social network sta apportando alla campagna per Frattura (ne ho parlato in un post precedente http://molise11.blogspot.com/2011/08/web-contro-tv-la-piazza-virtuale-delle.html): ci si può permettere il lusso di una campagna ironica e leggera (“giovanile” la definisce qualcuno) per dare l'idea di una coalizione che sa di poter vincere e anzi si sente la vittoria in tasca o è meglio continuare a calcare i toni sulla drammaticità della situazione molisana e sulla spaventosa inadeguatezza dell'azione di governo di questi ultimi dieci anni?
Lo spunto è stato dato da un manifesto del PD che ha inaugurato la campagna di affissioni con un volto giovane che, zainetto in spalla, saluta “bye bye” all'indirizzo di “Michè” (c'è anche il rischio di uno sviamento se si interpreta l'immagine come la partenza di uno dei cervelli in fuga dal Molise).
La mia opinione, non in quanto esperto di comunicazione ma per aver fatto qualche campagna elettorale, è che il tema dominante debba essere quello dei danni prodotti, della serietà della situazione e dell'impegno di rigore e di competenza che la coalizione si assume nella persona del Presidente candidato. Insieme con la riscoperta della politica come servizio. Tuttavia ci sono poi altri temi (e modalità) che possono essere calibrati su specifici target. Ad esempio per i giovani che si affacciano alla politica, la sicurezza nei propri mezzi e il tono “relaxed” di chi sa il fatto suo e sente di esser chiamato a prendere in mano la situazione, probabilmente non guasta. Così come quando si tratta di chiamare a raccolta i professionals perché scelgano di impegnarsi a favore della coalizione possono servire toni e argomenti di tutt'altro genere, assertivi, lineari, senza bisogno di di caricare i toni né di fare ricorso a immagini e metafore tipiche dell'espressionismo da Germania anni Venti.

AGGIORNAMENTI SUL TEMA: LA SITUAZIONE DRAMMATICA DEL PAESE E LE ELEZIONI MOLISANE

Da ultimo intendo tornare a quello che ho appena definito come il tema dominante per la campagna elettorale: la drammatica situazione del paese e della regione.
Si ha l'impressione che ormai una discreta quota dell'elettorato di centro-destra abbia maturato due convincimenti fondamentali.
Il primo è che il Berlusconi liberale di destra non esiste e forse non è mai esistito. Questa constatazione sta portando la destra a porsi il problema di un nuovo approdo, per arrivare al quale è però necessario mettere in atto un nuovo inizio.
Il secondo è che l'egoismo individualistico decantato da Berlusconi ha permesso ad alcuni (sempre meno numerosi) di arricchirsi a spese della comunità di cui fanno parte ma, impoverendo la comunità, sta prosciugando anche la fonte della stessa ricchezza.
L'Italia non è un'isola e chi si è arricchito può sempre scegliere di lasciare questo paese, ridotto a paese di merda, come il Cavaliere ha brillantemente definito il prodotto finale della sua attività politica. Altrimenti, se fosse l'Isola di Pasqua, finirebbe per trovarsi nella situazione della popolazione che l'abitava. Secondo le ricostruzioni degli storici gli abitanti dell'isola finirono, tragicamente, per estinguersi quando i potenti, pur di continuare a fare a gara nell'esibire grandiosi simboli (lignei) di ricchezza e di grandezza avevano disboscato il territorio, in cui loro stessi vivevano, riducendosi così, con tutti gli abitanti, a non aver più la materia prima necessaria per solcare il mare e pescare il cibo necessario alla sopravvivenza.
Dunque, in virtù di questi considerevoli smottamenti nella sua base elettorale, Berlusconi non ha più il consenso necessario a restare al suo posto. Ma ha una solida maggioranza (sui ben noti motivi della solidità dobbiamo sorvolare) e questo rende la situazione drammatica e non priva di seri pericoli per la democrazia, oltre che per l'economia già abbondantemente penalizzata.
E' su questo binomio che torno ad insistere in queste righe finali.

Se nell'isola di Pasqua fosse stato in vigore un sistema democratico, nella sua forma più banale, del potere in mano alla maggioranza, i potenti distruttori delle foreste sarebbero stati fermati e l'isola si sarebbe salvata dall'estinzione.
Il problema dell'Italia è che il nostro sistema democratico ha evidenziato numerose lacune, a partire da una legge elettorale che permette di designare i rappresentanti senza possibilità per gli elettori di sceglierli e rende così le assemblee elettive facilmente condizionabili dai/dal leader della maggioranza. Si è così dimostrata priva dei necessari anticorpi rispetto a quello che sta succedendo.
Sono queste lacune che fanno sì che nel momento in cui la maggioranza del Paese avverte l'esigenza e l'urgenza di un cambio radicale di guida politica, risultano ostruiti i canali che permettono a questa istanza di realizzarsi nella sfera politica e il Paese, paralizzato, ripiega su se stesso. E, sia chiaro, il cambio di cui si avverte la necessità dovrebbe andare ben oltre il normale avvicendamento tra maggioranza di destra e di sinistra e dovrebbe riprendere il filo di un percorso di modifiche “di sistema” quali quelle che apparivano alla portata ormai una ventina di anni fa, alla fine della Prima Repubblica. Quelle domande sono rimaste inevase. Neppure durante il triennio del primo governo Prodi – l'unica “finestra temporale” in cui in Parlamento vi era probabilmente una maggioranza in grado di operare quelle riforme – è riuscito nell'intento, finendo impantanato in una Bicamerale dall'esito infausto.
Questo è l'appuntamento cui è oggi chiamato il Molise. Non si può sbagliare mossa nel voltare pagina con l'esperienza del centro-destra, peraltro di pura marca berlusconiana, anche se si viene da un 60 a 40 non facile da risalire. E non si può sbagliare la mossa, se si vince, quanto a scelte di governo che dovranno avere l'impronta del nuovo corso che l'intero paese intende imboccare.

Servono persone disponibili a rimettersi in mare per pescare e persone disponibili a spendere energie per mettere a dimora nuovi arbusti, se vogliamo sopravvivere.
Molti segnali lasciano sperare che stavolta i molisani sapranno rispondere con un nuovo orgoglio a questa responsabilità inedita. E faranno la loro parte, sapendo che il 16-17 ottobre, se dovesse segnare la vittoria del centro-sinistra, sarebbe l'inizio di una nuova storia, non certo un punto di arrivo.