venerdì 30 settembre 2011

Ma si possono perdere queste elezioni?

[28 settembre - 4 ottobre]
Le elezioni regionali si avvicinano.
Per una serie di motivi, perché la politica in definitiva ha una sua logica e obbedisce ad alcune regole, perfino in questa situazione che pare impazzita, Iorio non può vincerle.
Ma il centro sinistra può sempre perderle.
Mentre la tensione si impenna, per la scadenza ormai alle porte, proviamo a prendere questo tema un po' alla leggera, per riderci su.
Un decalogo infallibile per riuscire a perdere le elezioni che il centro destra non può vincere.

LE ELEZIONI REGIONALI ENTRANO NELLA FASE CONCLUSIVA. LA TENSIONE SALE MA PROVIAMO A PRENDERLA PIU' SOFT. INTANTO TORNIAMO SU UN TEMA. QUESTE ELEZIONI IORIO NON PUO' VINCERLE

Le elezioni regionali in Molise sono ormai vicine. Cresce la tensione. Per scherzarci un po' su ritorno su un tema che ho affrontato in qualche post precedente: come potrebbe il centro-sinistra riuscire a perdere queste elezioni che Iorio non potrebbe in nessun modo vincere?
Proverei a stilare un breve decalogo.

Una premessa è doverosa. Che significa che Iorio non può vincerle?
E' presto detto.
Perché è la copia conforme di Berlusconi in scala regionale.
Fa finta di non conoscerlo, ha tolto il riferimento dai simboli elettorali, dà vita, o fa dare vita, a una miriade di partiti e partitini per confondere le idee. Ma per sua disgrazia Berlusconi ha scelto come suo collegio di elezione proprio quello molisano e chi ha votato il suo simbolo difficilmente lo dimentica, il che, ora che il re non solo è nudo ma anche alquanto osceno, non aiuta.
Perché vale il detto americano (citato ora come di M. Twain, ora come di B. Franklin): uno può far fesso chiunque per una volta; può anche trovare un tizio da fare fesso sempre; ma è impossibile pensare di fare fessi tutti sempre.
Iorio (come il suo maestro B.) ci ha provato. E ci è riuscito per ben due volte, che è già una bella performance, seconod gli standard USA (e mondiali).
Perché il governo amico è riuscito ad aggiustare, con qualche acrobazia sul filo della legalità (valore che comunque non è particolarmente in voga in quegli ambienti), sia la data delle elezioni che la data di pubblicazione in G. U. dei provvedimenti che lo avrebbero reso ineleggibile. Ma non poteva cancellare l'incancellabile, e cioè il risultato disastroso di una gestione all'insegna del clientelismo, dello spreco e dell'affarismo delle cospicue risorse generosamente fatte affluire nelle casse di una Regione amica nel corso degli ultimi anni.
Perché, allo stesso modo il governo amico è riuscito a fare deliberare nel momento giusto (o “aggiustato”) una delibera CIPE sui fondi per il Sud che assegna 1,3 miliardi al Molise. Per chi conosce i meccanismi della spesa pubblica e le procedure dettate dalle norme di contabilità dello Stato, si tratta di poco più che una promessa con forte rischio di rivelarsi un “cabriolet” (modo gergale di definire un assegno scoperto). Ovviamente il candidato presidente sta tentando in tutti i modi per farli passare come soldi in cassa e di vantare i risultati (5.000 posti di lavoro) che ne farà derivare (in caso di elezione, si lascia intendere). Peccato che si scopra così l'inganno: se sono soldi in cassa, in cassa restano chiunque sia il vincitore, e chissà che se vince uno che sa amministrare meglio non riesca a tirarci fuori non 5.000 occupati ma magari tre o quattro volte tanto …
La lista potrebbe continuare. Ce n'è bisogno?

MA IL CENTRO-SINISTRA PUO' ANCORA PERDERLE. UN DECALOGO INFALLIBILE PER RIUSCIRCI

Passiamo invece al decalogo.
Dieci modi infallibili, per il centro-sinistra, per perdere le elezioni.

  1. Voto disgiunto n. 1. Si devono abbassare i costi della politica. Il candidato di centro-sinistra si impegna a dimezzarli. Sarebbe tragico per chi, come un noto comico prestato alla politica, campa di rendita (riuscendo a garantire lauti guadagni anche alla azienda di servizi che ha alle spalle) sulle malefatte e sui privilegi della casta (a cui il centro-sinistra non trova il modo di opporsi come dovrebbe rendendosi in qualche occasione complice consapevole). Che cosa può esserci di meglio per recuperare uno spazio, altrimenti inesistente, di qualche personaggio che, dalle file del centro-sinistra, proclama l'inaffidabilità degli impegni del candidato di centro-sinistra in quanto una volta, 10 anni fa, candidato con il centro-destra e dunque altamente sospetto, nonostante le pubbliche dichiarazioni di pentimento. L'invito a votare una lista molto di sinistra senza associare il voto al candidato presidente, preferendo invece il candidato grillino “5 stelle”, può aiutare un certo numero di professionisti della “politica contro” a restare in sella, comico miliardario compreso ...
  2. Voto disgiunto n. 2. Che male c'è se qualche ioriano convinto, privo tuttavia di “riferimenti” locali, lo vota come presidente scegliendo per il proporzionale un candidato locale dalle liste di centro-sinistra? Se poi nel pacchetto di votanti ci scappa qualche amico o parente un po' meno convinto di votare Iorio ma disposto a fare un favore …
  3. Peppa per Peppa. Certe acrobazie dialettiche sembrano barzellette ma in un contesto in cui la politica riesce spesso a superare la fantasia dei barzellettieri possono arrivare a bersaglio. Frattura è un candidato che ha avuto a che fare con il centro-destra fino a ieri (l'argomento della candidatura dieci anni fa non funziona granché, quindi meglio parlare del tempo recente: sul fatto poi che si tratta di rapporti istituzionali e se le posizioni sono apparse ben distinte anche in occasioni pubbliche si può tranquillamente sorvolare) dunque non è stato ma E' di centro-destra. E allora tra Peppa e Peppa mi tengo Peppa mia. Ma se Peppa/Miché è la tua Peppa, perché non dirlo senza farla troppo lunga? Forse perché non si deve correre il rischio di trovarsi senza Peppa e quindi, vuoi mettere, cercare di portare anche qualche voto in più a Peppa, per non sbagliare ...
  4. E se fosse una macchinazione di Iorio? Versione 2.0, schizofrenico paranoide, della precedente “Peppa per Peppa”. Michè potrebbe averla concepita per garantirsi un'uscita nella continuità, mettendo un suo uomo a rappresentare la “commedia” del ricambio. Ma in effetti è forse più plausibile che Iorio abbia interesse a far credere che la candidatura di Frattura sia una sua macchinazione. A meno che non abbia pensato, furbo com'è, di dare a vedere di avere interesse a far pensare che sia una macchinazione per evitare che la gente lo pensi davvero ...
  5. E' il mio candidato PERO'. Niente da dire, bravino, è il mio candidato, ma è evidente che non ce la fa. Lo voto, sia chiaro, ma capisco che non te ne tiene di fare 'sta fatica un po' inutile, non ti posso biasimare. E' il refrain della campagna per legittimare la scelta astensionistica degli indecisi. Il copyright appartiene all'armata al servizio di Iorio che va diffondendo sondaggi su sondaggi che valgono come le benemerite trasmissioni delle tv private che a tarda ora vendono numeri per il lotto …
  6. Lo voterei se non avessi sentito che … Lo dicessero quelli di centro-destra convinti, ci può stare. Ma il candidato di centro-sinistra ha affermato con decisione, sin dalle primarie, che se avesse anche un solo procedimento giudiziario aperto o fosse comunque a conoscenza di indagini a suo carico sia pure in qualche stadio iniziale, non si sarebbe mai azzardato a candidarsi. Sul presidente uscente i procedimenti aperti sono numerosi, alcuni vicini al rinvio a giudizio, ma il Molise è piccolo e la sua macchina è alacremente al lavoro per sussurrare, bisbigliare, insinuare, da un orecchio all'altro. Su scala più grande si chiamerebbe macchina del fango, tra piazza Vittoria e piazza Prefettura si chiama schizzi di merda, ma parla, parla, qualcosa resterà. Anche tra le file del centro-sinistra …
  7. Come si fa a dire che è il candidato della sinistra se nel suo programma non c'è neanche un rigo sulla caccia. E neanche sui malfunzionamenti dell'ufficio anagrafe di … Per non parlare del silenzio assordante sulla raccolta di firme contro il Porcellum …
  8. E' l'ultima invenzione del duo Leva-Ruta. Mandare a casa Iorio è, sì, importante ma il futuro del Molise si costruisce a partire da un cambio di gestione nel PD per restituire il partito a chi può tornare a portare avanti una linea vincente. Non sia mai si dovesse vincere ora, il partito, e quindi il futuro del Molise, resterebbe in mano a chi è destinato a perdere … anche quando vince. Meglio vincere in un altro momento e dedicarci a cose più serie perciò (seguito a scelta: astensione, disgiunto …)
  9. Non lo metteranno in condizione di governare, sarà comunque ostaggio della vecchia politica. Le obiezioni a questa tesi si sprecano: il sistema elettorale dà al Presidente un potere nei confronti della maggioranza che lo ha eletto tale da metterlo al riparo dai ricatti. Le liste offrono ampia scelta per mandare in Regione chi dà maggiori garanzie di rinnovamento della politica. Si può sempre votare il solo presidente per dare un segnale e un monito. Ecc. ecc. Ma la via vecchia si conosce, tanti difetti ma è collaudata. Che dire? è il ritornello della campagna elettorale del centro-destra, se l'hanno adottato come un jingle, insieme a quello sul traditore arrivista, qualche sondaggio (vero) devono pure averlo fatto e avranno pure calcolato che l'argomento una certa presa può anche averla. Almeno sui materiali inerti, quelli che si posano sul fondo del fiume e la corrente non li smuove ...
  10. Ma io che ci guadagno? Onestamente, se non lo sai tu io non posso saperlo ...

sabato 24 settembre 2011

Di Laura Frattura messo alla prova

[21 settembre – 27 settembre]
La situazione politica in Italia è in una evidente situazione di impasse. Una pericolosa involuzione che minaccia la stabilità economica e le stesse basi della democrazia.
Un governo che non ha più il consenso della maggioranza del Paese dopo aver stravolto la Costutuzione repubblicana instaurando una dittatura della maggioranza.
Era questa l'alternativa alla Prima Repubblica?
O non è piuttosto il risultato della mancata uscita dalla Prima Repubblica, sopravvissuta a se stessa in questa forma estrema, molto distante da un modello di “sana”, “normale” democrazia?

La scelta che gli elettori molisani compiranno tra qualche settimana ha molto a che vedere con questi problemi insoluti.
Una sfida per Paolo Di Laura Frattura. Dovrà vincere, innanzi tutto. Ma non è chiamato a vincere per cambiare un po' (in meglio, si intende). Dovrà vincere, per cambiare profondamente.

Questo è il segnale di cui l'Italia ha bisogno, dopo le amministrative di primavera e i referendum. Questa la responsabilità che pesa sulle spalle del candidato di centro-sinistra.

LA PRESENTAZIONE DELLE LISTE DI CENTRO SINISTRA E IN PARTICOLARE DEL LISTINO HA SOLLEVATO INTERROGATIVI.

La discussione che si è aperta dopo la presentazione delle liste, in particolare sulla composizione del cosiddetto “listino” per il maggioritario, ha toccato alcuni aspetti cruciali della fisionomia politica della coalizione che si presenta al giudizio degli elettori attorno al candidato presidente Paolo Di Laura Frattura.

Ho accennato nel post della settimana scorsa qualcuno dei punti salienti, che sono anche i più controversi.
Riassumo: contrariamente alle anticipazioni (e agli impegni) di Paolo Di Laura Frattura, un politico è stato inserito nel listino; inoltre, il ritratto non tradisce il progetto ma non si può dire che l'opera sia riuscita come poteva. Al di là del risultato, il metodo non ha convinto. Tavolo di maggiorenti, interminabili mediazioni, giochi e contro-giochi, a cui il candidato Frattura aveva giurato di non mai sottoporsi.

E' su questo tema che intendo tornare innanzitutto. Per un buon numero di osservatori, anche simpatizzanti, il candidato si è uniformato a un metodo di fare politica che ha solo svilito la politica e allontanato da essa i cittadini. Eppure per i politici di professione (ce ne sono anche nel Molise, in un numero probabilmente sproporzionato, in eccesso, rispetto all'entità della popolazione da rappresentare) quel metodo non è uno dei tanti possibili ma è il metodo per antonomasia, quello che la politica tout court, senza aggettivi, impone. Ma è davvero così?

NON SONO INTERROGATIVI DI DI POCO CONTO. HANNO A CHE VEDERE CON I NODI IRRISOLTI DELLA DEMOCRAZIA ITALIANA, SENZA ESAGERAZIONI. COME USCIRE DALLA DEMOCRAZIA BLOCCATA DELLA PRIMA REPUBBLICA. UN TRAGITTO TUTTORA INCOMPIUTO.

Non è un tema secondario. Ho scritto in un post precedente che il nostro paese ha vissuto una sorta di segregazione (culturale, più che materiale) in materia di politica, con qualche riflesso di una certo rilievo anche in economia, dal resto del mondo. Dopo l'anomalia tragica del fascismo, si è prodotta una nuova anomalia, inedita per il mondo intero: un partito conservatore, piglia tutto, privo di alternative politiche, “condannato” a rappresentare e mediare al suo interno la complessità della società senza la spinta della competizione per governare. Al posto della competizione aperta (e dell'alternanza) all'opposizione era riservato il solo strumento della "pressione", parlamentare o di piazza, con un ruolo ancillare delle forze sociali, caricate così di una funzione politica impropria. Democrazia bloccata, fattore K, questo fenomeno è stato descritto e sviscerato in ogni suo risvolto, salvo che, per un aspetto che, a mio modesto avviso, è restato costantemente - e sorprendentemente - in ombra: quanto di quella anomalia è sopravvissuta a se stessa dopo l''89 ed ha addirittura permeato quella che, con una certa imprudenza, è stata ribattezzata Seconda Repubblica.

Elenco qualche “indizio”, se così si può chiamare.

UNA COSTITUZIONE ANCORA DA ATTUARE COMPIUTAMENTE.

Quella anomalia ha reso la nostra Costituzione repubblicana una costituzione incompiuta - o tradita, se si preferisce, dalla c.d. costituzione materiale – per tutta la parte che riguarda l'assetto dei poteri (parliamo del bilanciamento dei poteri, uno dei tre cardini su cui regge un sistema democratico).
Il bilanciamento tra esecutivo e legislativo era zoppo, non essendovi una minoranza tale da potersi candidare a divenire maggioranza, con due conseguenza complementari tra loro: una volatilità estrema dei governi in base all'evoluzione delle mediazioni interne alla maggioranza; una gestione assembleare del Parlamento, per quanto possibile (se conveniva alla pace sociale), che talora esaltava talaltra temperava quella stessa volatilità. Solo la magistratura e la Presidenza della Repubblica hanno tentato di superare l'anomalia in cui, a onor del vero, erano rimasti a lungo immersi durante la Prima Repubblica, pur dando importanti segnali di cambiamento già prima della caduta del Muro (si pensi a Pertini, ma solo quanto a comunicazione diretta con il popolo in virtù di un carisma personale, e alle figure eroiche dei magistrati che hanno rotto il muro di omertà che copriva la connessione, fino alla commistione, tra politica e mafia e criminalità organizzata in genere). Non a caso si è visto, non appena in quelle istituzioni si è manifestata la volontà di interpretare fino in fondo il ruolo che la Costituzione assegnava loro, quali reazioni questi tentativi abbiano suscitato: una sorta di guerra civile tra le istituzioni che dura tuttora e di cui non si scorge ancora la soluzione.

Aggiungo che è rimasta incompiuta anche la parte che riguarda la rappresentanza degli interessi, che è un altro pilastro costitutivo della democrazia che, in una società divenuta complessa e plurale, ha bisogno di poggiare su una sussidiarietà orizzontale solida (quanto a rappresentanza) e stabile (quanto a regole). Il famigerato “articolo 8” sul sistema di contrattazione da ultimo rivela a quale stadio di regressione possa portare questa incompiutezza.

CORRUZIONE E EVASIONE FISCALE VANNO DI PARI PASSO E LASCIANO UN'IMPRONTA INDELEBILE SUL SISTEMA DEMOCRATICO. E SONO LA CAUSA ULTIMA DEGLI ENORMI COSTI DELLA POLITICA, CHE NON HANNO RAFFRONTI NEI SISTEMI DEMOCRATICI.

La corruzione e il decadimento dell'etica pubblica rappresentano un ulteriore tassello in questo quadro, che sta portando il nostro paese sul baratro della bancarotta: “effetto collaterale” di una democrazia bloccata, quasi una rendita da monopolio del potere politico, si è trasformata in cancro, non essendo stata estirpata come doveva (e come sembrava potesse) con Tangentopoli, pervadendo ogni ganglio del potere senza anticorpi, anche per effetto dell'assenza di bilanciamento.
La corruzione come sistema, non più somma di episodi che attengono alla condotta individuale “contra legem” ma regola di funzionamento di tutto l'apparato pubblico nonché di quello privato che del pubblico è cliente ovvero fornitore, è una realtà che ha preso corpo DOPO l'avvento della cosiddetta Seconda Repubblica.
E vanno considerati gli effetti che questo fenomeno ha prodotto da un lato quanto ai costi della politica, dall'altro quanto alla lealtà fiscale dei cittadini.

Politici e amministratori italiani costano proporzionalmente molto più dei loro omologhi nel mondo sviluppato e la giustificazione di questa abnormità è stata trovata nell'esigenza di rendere i civil servants e i rappresentanti eletti impermeabili (o meno permeabili) alla corruzione o alla tentazione della concussione. Il risultato non è stato solo un aumento dei costi della politica che si rivela ormai insostenibile, ma anche una selezione alla rovescia del personale politico: la carriera politica è diventata un lucroso investimento per gli avventurieri più spregiudicati o un premio di fedeltà, consentito da una riforma elettorale che ha sostituito l'elezione con la designazione. Si è così risolto, nel modo peggiore, il precario equilibrio tra esecutivo e legislativo a tutto danno di quest'ultimo, sottomesso e marginalizzato in termini di potere in cambio di uno status di assoluto privilegio. Politica come servizio, o come professione? Favola per bambini.

Quanto alla lealtà fiscale, è sempre più evidente quanto la corruzione abbia bisogno di una vasta evasione fiscale per essere alimentata e quanto i comportamenti illeciti o illegali dei contribuenti siano istigati, non solo a parole ma nei fatti, da un apparato pubblico, assemblee elettive e pubblici uffici, pervaso dalla corruzione.

Da ultimo si dovrebbe parlare del consenso informato, che con il bilanciamento dei poteri e il primato della legge “uguale per tutti” (o stato di diritto) compone la triade classica dei pilastri su cui si regge la democrazia. Ma basta riferirsi alle classifiche internazionali sulla libertà di stampa per esaurire l'argomento.

LE ELEZIONI REGIONALI DEL MOLISE SONO UN TEST IMPORTANTE SULLA CAPACITA' DI TENUTA DI QUESTO SISTEMA DI GOVERNO CON TUTTA LA SUA ANOMALIA. PUO' ANCORA CONTARE SUL CONSENSO DEI MOLISANI CHE GLI ATTRIBUIRONO CINQUE ANNI FA IL 60% DEI VOTI?

Mi auguro che qualche lettore abbia seguito fin qui l'esposizione senza limitarsi a considerarla una requisitoria dai toni un po' forti contro i vizi della Seconda Repubblica, che in realtà ho semplicemente sostenuto essere, come molti autorevolissimi commentatori politici non solo italiani vanno ormai ripetendo, il proseguimento in forma aggravata dell'anomalia della Prima Repubblica. Quel lettore potrebbe però chiedersi quanto siano pertinenti queste considerazioni rispetto al punto da cui siamo partiti.
In primo luogo: c'entra qualcosa il Molise? Credo che nessuno possa negare che tutti i vizi, le distorsioni qui descritte per il nostro Paese si ritrovino puntualmente, perfino accentuati, nella nostra piccola regione.
Il dubbio può tuttavia riguardare la pertinenza del ragionamento con la vicenda di cui ci stiamo occupando, giacché questa riguarda NON la maggioranza che è al potere ma il modo di far politica di chi si candida DALL'OPPOSIZIONE a sostituirsi al governo attuale. In altri termini, se al governatore Iorio e alla sua maggioranza si può rimproverare di aver saldamente instaurato in Molise il sistema di potere che vige a livello nazionale, in che misura si può estendere la condanna all'opposizione? E che ruolo gioca in questo quadro il candidato Paolo Di Laura Frattura?

Vorrei rispondere al dubbio restando all'essenziale: il ragionamento riguarda anche l'opposizione. Senz'altro in misura minore, ma la riguarda. Perché non potrebbe non riguardarla, trattandosi di un fenomeno DI SISTEMA.
Sposterei perciò l'attenzione sul passaggio successivo: come può l'opposizione porre in atto una strategia che contrasti e modifichi radicalmente questo SISTEMA?

Non pretendo di avere la ricetta per un problema politico che, dal mio punto di vista, riassume in qualche modo l'intrico dei nodi che il nostro Paese è chiamato a sciogliere, ben al di là del puro e semplice passo iniziale (non più rinviabile eppure non ancora all'ordine del giorno) della caduta di Berlusconi (e di Iorio per quanto riguarda il Molise).
Sollecito però una riflessione collettiva e tento di collocare in questa cornice la domanda sul ruolo di Paolo Di Laura Frattura e sul suo profilo.

IL RUOLO DEL CANDIDATO PRESIDENTE, PAOLO DI LAURA FRATTURA.

Ho considerato un esercizio molto poco interessante – credo di averlo scritto a più riprese su questo blog – quello concernente la coerenza nel tempo del suo curriculum legato alla candidatura del 2000 e del 2001 con Forza Italia; del resto, ha spiegato in tutte le sedi come la motivazione di quella candidatura fosse legata a una ragione del tutto contingente, un'esperienza di concertazione dal basso che Iorio aveva promosso nella veste di assessore alle Opere Pubbliche quando era ancora nello schieramento di centro-sinistra. 
Non mi è sembrato poco interessante perché non do importanza al curriculum. Ma quello che conta è un curriculum di vita, lungo l'arco degli anni e mi sembra che quelli successivi alla sua nomina a Presidente della Camera di Commercio di Campobasso lo abbiano visto protagonista di un metodo di lavoro e di gestione che non dà adito a sospetti né di clientelismo, né di affarismo, né di autoritarismo e di soppressione degli spazi di partecipazione e di dialogo sociale ma al contrario sia stato apprezzato non poco dalle forze sociali.

Ma fin qui siamo solo alla corteccia. Oggi dobbiamo andare al sodo e misurare le aspettative che si possono riporre in Paolo Di Laura Frattura come POLITICO alle prese con il nodo che ho cercato fin qui di esporre. Alle prese insomma con la necessità di una svolta DI SISTEMA. Su questo va anche misurato il suo comportamento nella fase di predisposizione delle liste e in particolare del listino che ricade sotto la sua responsabilità ultima, in quanto può essere rivelatore e fornire perciò indizi sull'affidabilità degli impegni che va assumendo per il futuro.
Perché è confortante, e motivo di soddisfazione, riscontrare come gli impegni pubblici assunti finora, sia nella campagna per le primarie sia nel primo avvio di quella vera e propria, siano andati tutti nella direzione di quella svolta. Ma saprà praticarla?

Azzardo due monconi di risposta, che forse non fanno una risposta neppure messi insieme ma possono aprire un discorso.

Il primo risponde alla seguente domanda: pur avendo dovuto (o comunque deciso di) mediare con i rappresentanti dei partiti e delle formazioni che compongono la coalizione, è riuscito a mantenere l'impegno di un listino che segnalasse persone nuove NON passate attraverso quel sistema politico e non marchiate da un'esperienza interna a quelle dinamiche?
Un primo dubbio viene sollevato perché non è estraneo a quel sistema Oreste Campopiano, che ne è stato e si può dire ne sia tuttora parte. E' uscito molto più di recente rispetto a Di Laura Frattura dal sistema che ruota intorno a Iorio, ma prima di lui ha compiuto un percorso che lo ha portato nel centro sinistra. E' sufficiente a compensare la violazione del principio “i politici fuori dal listino”? Personalmente ritengo di no e rilevo che questo giudizio è condiviso da molti che lo avrebbero visto piuttosto in una delle liste sul proporzionale. Tuttavia non ritengo che questo fatto, con le particolarità che ne sono alla base, sia sufficiente a inficiare un giudizio di affidabilità.

Un secondo dubbio investe il profilo dei candidati al maggioritario. Sono tutte persone in genere apprezzate e stimate, tali quindi da consentire nell'insieme un giudizio di coerenza con gli impegni presi. Il loro profilo non copre tuttavia l'arco delle espressioni rilevanti delle “energie” che agitano la società civile. Che sono poi le energie che possono svolgere un ruolo protagonista in direzione del superamento delle anomalie del sistema politico. La scelta poteva dunque essere più significativa e mandare quindi un segnale più forte di quello che è emerso, investendo una latitudine più ampia (anche in senso geografico, se quattro su sei sono della città di Campobasso).
In sintesi, per stare alla metafora velica che piace al candidato, ha tenuto la barra nella direzione richiesta ma il polso poteva essere più fermo e evitare quindi uno scarto eccessivo dalla linea ideale.

Ma qui viene il secondo moncone di risposta, alla domanda seguente: ha scelto la via della mediazione con lo scopo di allargare il quadro delle forze disponibili e intensificarne l'impegno o ha semplicemente subito il ricatto delle vecchie regole e di un rituale che risponde solo a un'esigenza di autoconservazione di quella che sinteticamente si definisce come Casta (sia pure alla “molisana maniera”)?
Posso testimoniare che la risposta del candidato a questa domanda è “la prima che ho detto”. Di buone intenzioni è lastricato il pavimento dell'inferno, ma questo è un discorso del tutto diverso da quello che sto portando avanti e che riguarda l'affidabilità. Nel senso che può sbagliare ora la valutazione ma la consapevolezza del problema (di cui la risposta dà prova) è la condizione necessaria per correggere gli eventuali errori di valutazione.
Fatto sta che bisogna pur dire che un compito quale quello che il candidato si assegna, di stabilire non solo un modo migliore di svolgere la funzione di guida entro il sistema dato, ma di adottare altri parametri per stabilire UN DIVERSO SISTEMA, non può essere vissuto in termini titanici (o, peggio, prometeici), che si rivelerebbero inevitabilmente come ottime premesse per fare la fine di Don Chisciotte. Vanno perciò sostenuti tutti gli sforzi che vanno in direzione di un maggiore coinvolgimento di un arco più ampio di soggetti.

LA CAMPAGNA ELETTORALE DEL CENTRO-DESTRA MIRA A TENERE NASCOSTA LA PORTATA DELLA SFIDA CHE SI GIOCA IN MOLISE. BUON SEGNO.

Infine una battuta, non posso farne a meno, sulla campagna del centro-destra. Può darsi che abbiano scelto di attaccare il profilo di Paolo di Laura Frattura con l'unico intento, costante, di sminuirlo agli occhi della gente. Gli argomenti (il tradimento, detto dai primi ribaltonisti d'Italia, la figura di imprenditore, detto da una congrega di affaristi con pochi eguali) sono di una notevole pochezza ma risponderebbero tuttavia allo scopo di mantenere la contesa, e quindi anche l'avversario, sul livello terra terra. Può però darsi anche che siano rimasti anni luce lontani dalla comprensione della portata della sfida che è stata lanciata. Se fosse così, starebbe alla coalizione di centro-sinistra scommettere sul livello alto. Scommettere dunque su un livello di cultura politica dei molisani ben al di sopra di quello su cui si colloca il discorso del centro-destra.
Sarebbe un errore di snobismo intellettuale e di lontananza dal comune sentire, quindi un errore comunicativo di cui si sconterebbero conseguenze (quasi) fatali? Non so, il dubbio è legittimo ma credo si possa rispondere negativamente senza destare scandalo. In fondo i padri della Patria molisana non è detto che debbano essere per forza i DC che hanno voluto la XX regione (salvo il particolare che i loro eredi la stanno demolendo). Quel Molise che sul finire del XVIII secolo ha respirato un'aria di rinnovamento della cultura politica, e delle basi giuridiche del potere statale, aprendo la strada alla rivoluzione borghese, forse è ancora vivo e vitale. I Cuoco, i Pepe, i Pagano, antesignani del Risorgimento e dell'Unità nazionale, forse non hanno smesso di esercitare un influsso ideale importante e se ne possono magari trovare eredi migliori rispetto a quelli che oggi governano questa terra ... Possiamo augurarcelo?

venerdì 16 settembre 2011

Elezioni tra un mese. Si entra nel vivo

[14 settembre – 20 settembre]
A poche ore dalla presentazione delle liste non era il caso di giocare al toto-nomi. Sarebbero stati presto ufficiali e sarebbe stato possibile commentarli “in itinere”. 
ECCO QUINDI UN AGGIORNAMENTO DELLA DOMENICA, DOPO LA PRESENTAZIONE DELLE LISTE E DEL "LISTINO". Oltre a qualche considerazione - e previsione - più politica, di carattere più generale, posso tornare con maggiore cognizione di causa sul tema: QUALE PROFILO POLITICO-PROGRAMMATICO SI RISPECCHIA NEL "LISTINO"?

Vale però la pena di riprendere due temi che su questo blog ricorrono spesso e meritano di non essere lasciati cadere.

Nel particolare, la campagna elettorale di centro-destra, per ciò che dice e per ciò che rivela.

Quanto al contesto generale, la situazione del paese, sempre più allarmante, senza che si profili una soluzione.
Per una volta tanto sono gli italiani a chiedere aiuto ai molisani e non viceversa.

E molti segnali lasciano sperare che stavolta i molisani sapranno rispondere con un nuovo orgoglio a questa responsabilità inedita. E faranno la loro parte, sapendo che il 16-17 ottobre, se dovesse segnare la vittoria del centro-sinistra, sarebbe l'inizio di una nuova storia, non certo un punto di arrivo.

AGGIORNAMENTO DEL 18 SETTEMBRE, PRESENTATE LE LISTE E IL LISTINO

Avevo aperto il post affermando che a poche ore dalla presentazione delle liste non era il caso di giocare al toto-nomi, che, una volta resi ufficiali sarebbe stato possibile commentarli in itinere. Avevo intanto sviluppato qualche elementare considerazione politica, che lascio immutata. L'aggiornamento lo trovate più avanti. 

IL CENTRO SINISTRA (RI)TROVA L'UNITA'

Stavolta gli elettori non avranno di fronte un quadro di divisioni nel centro-sinistra. L'unità c'è e va dal centro che guarda a sinistra fino alla sinistra radicale.
La scelta di PdCI e PRC è stata quella di dare la priorità al progetto federativo e di scommettere sugli spazi che in un sistema maggioritario si possono aprire per quel progetto in uno scenario che veda la coalizione, finalmente, vittoriosa. E' stata giustamente salutata con sollievo da tutti gli alleati e si è guadagnata attenzione e rispetto per la serietà del confronto che l'ha preceduta. Me ne sono già occupato e non faccio che ribadire un concetto già espresso su cui non ritorno.
Devo invece fare ammenda di un errore. Nei miei post precedenti ho considerato parte di quell'area politica – e del travaglio delle scelte che si andavano compiendo – anche il gruppo “Cambiare il Molise” e in particolare il suo leader, D'Ascanio, alle cui dichiarazioni di lealtà nei confronti delle primarie e delle sue regole ho sempre dato credito a dispetto dei critici che denunciavano l'inaffidabilità del personaggio. Mi sbagliavo, non c'era nessun collegamento tra il processo in corso nell'estrema sinistra e le dinamiche di quel gruppo, rivelatosi un inconsistente gruppetto. Così come hanno avuto ragione quanti denunciavano la persistente (incrollabile) inaffidabilità del suo promotore, leader e, infine, liquidatore nello spazio di un amen. Senza fornire uno straccio di motivazione o di analisi di prospettiva, hanno deciso di star fuori. Non faranno campagna astensionistica perché, non avendo nessun seguito, sarebbe tempo perso. Dichiarano solo che non voteranno e si accontentano di una serie di passaggi (che come minutaggio fanno impallidire lo spazio dato a tutta la coalizione di centro-sinistra) sull'emittente-portavoce di Iorio.
Riconosco l'errore. Non è comunque un fatto in grado di alterare il quadro generale e, per quanti sforzi possa fare chi gestisce la campagna del centro-destra, non appare tale da contraddire più di tanto il messaggio di unità che la coalizione è riuscita a fornire agli elettori.

IL FENOMENO NUOVO E' LA DIVISIONE (VERA, PROFONDA) DEL CENTRO DESTRA E DEL “CENTRO CHE GUARDA A DESTRA”'

Stavolta il vero fenomeno nuovo riguarda invece lo smottamento sul versante del centro-destra e (ancor più) del centro che guarda (o guardava?) a destra.
Si conferma una difficile ricerca di identità all'interno di quello che, nonostante l'ambizione di porsi come “Nuovo Polo”, continua ad apparire piuttosto come un Terzo Polo, definibile solo in negativo rispetto agli altri due.

Si tratta di un processo che tende a collocarsi sulla lunghezza d'onda del periodo medio-lungo, quindi non sarebbe giusto costringerlo dentro schemi interpretativi legati ai fatti contingenti: è però evidente che in quel luogo dall'incerta ubicazione si intrecciano e talvolta si confondono due processi ben distinti.
Hanno a che vedere, l'uno, con la dislocazione e ridefinizione della destra italiana e del suo perimetro politico, sociale, culturale e valoriale dopo l'ubriacatura dell'anti-politica populista del berlusconismo. L'altro con l'idea del superamento del bipolarismo - fin qui “forzato” per via di meccanismi elettorali più che germogliato al culmine di una maturazione politico-culturale - per tornare a un proporzionalismo che ristabilisca una più netta linea di demarcazione tra politica e società.
Per quanto i due diversi disegni politici possano continuare a lungo a mescolarsi per la particolarità della situazione italiana, all'orizzonte non può che esserci un bivio oltre il quale le strade si divideranno ineluttabilmente. Per ora il centro-sinistra non può che auspicare che questa fluidità continui, con tutta la sua incertezza, perché è funzionale all'esigenza di sbloccare il quadro politico in una situazione sempre più drammatica. Tenterà di lavorare semmai per spostare il baricentro di questo magma più a sinistra.

Il travaglio è insomma notevole anche, se non soprattutto, in quel campo ed è reso ulteriormente complicato dalle singolarità molisane. Attenzione e rispetto si devono unire, in questo caso, con una grande cautela perché le adesioni, sempre benvenute, non alterino il profilo politico – programmatico che la coalizione unitariamente sta costruendo.
Starà alle capacità del Presidente candidato e dei leader delle formazioni politiche riuscire in questa impresa.

QUALE PROFILO EMERGERA' DAL LISTINO? AGGIORNAMENTO DELLA DOMENICA

Senza azzardare previsioni di nomi, già tre giorni fa avevo proposto qualche considerazione generale sul listino.
Sarà il biglietto da visita del Presidente, affermavo. Prevedevo che, prendendo sul serio i suoi impegni nella campagna per le primarie, si sarebbero tranquillamente marcate alcune differenze con lo schieramento avversario e con andazzi del passato. Non sarebbe stata la camera di compensazione dei leader di partito e nemmeno il Gotha di quei politici il cui peso “dichiarato” non troverebbe conferma nella verifica del voto. Non sarebbe stato infine il ritratto di famiglia dei protagonisti del voto di scambio, suggello della restituzione dei favori.
Su queste basi esprimevo l'augurio che fosse invece il ritratto vivente del progetto politico su cui si impegnerà il Presidente, persone che riassumano nel loro curriculum e nel loro status (professionale, culturale, sociale) quel progetto e ne testimonino la credibilità.
Come giudico il risultato? Bastano poche parole: le previsioni penso siano state rispettate, al netto di un politico – di un certo peso “dichiarato” - che invece è presente. L'augurio un po' meno. Non siamo in territorio straniero né tanto meno ostile, il ritratto non tradisce il progetto ma non si può dire che l'opera sia riuscita come poteva.
Al di là del risultato c'è stato però un metodo che, quello sì, ha davvero tradito le attese. Tavolo di maggiorenti, interminabili mediazioni, giochi e contro-giochi, a cui il candidato Frattura aveva giurato di non mai sottoporsi. Lo imponevano le regole della politica? Lasciamolo dire a chi con quelle regole ha prima estenuato e infine portato il centro-sinistra alla marginalità politica. La politica è altro, può essere altro anche in Molise e deve ricordare Frattura di essere stato votato, sì, come tecnico competente ma, trattandosi di una candidatura per un incarico politico importante, soprattutto come POLITICO DIVERSO. Personalmente continuo ad augurarmi che possa avere per il Molise il ruolo che un Soru o un Illy hanno avuto per le loro regioni o, per avvicinarci nel tempo, che possa suscitare le aspettative che un Pisapia (che rientra nel novero dei tecnici competenti) ha suscitato nei milanesi. Mi fermo qui e non cito esempi negativi di presidenti di centro-sinistra che non hanno saputo far percepire la differenza. Non lo faccio per non offendere nessuno ma, soprattutto, per scaramanzia. E incrocio le dita (politicamente, si intende).
Aggiungo infine qualche nota sulle liste. Hanno detto in molti, facce nuove, profili nuovi. E' stato difficile comporle, tutte, nessuna esclusa, e in tutte hanno fatto da deterrente i “nomi forti”, quelli che si presume abbiano in mano i pacchetti di maggioranza. Niente di scandaloso. Ma il coraggio che dimostra chi si mette al servizio della causa ma al tempo stesso prova a proporsi come profilo possibile di una rappresentanza politica “inedita” ovvero, diciamo così, ancora non vista, è un coraggio che merita più di un apprezzamento. Va sostenuto come un segno di speranza che a conti fatti può davvero fare la differenza. Perché una cosa è sicura, per chi si ostina a negare le differenze e per chi vede solo Franza o Spagna: che dall'altra parte non c'è niente di nuovo. Le uniche novità sono i riciclaggi di chi l'avvenire se lo trova ormai alle spalle.

AGGIORNAMENTI SUL TEMA: LA CAMPAGNA DEL CENTRO-DESTRA

Con questo accenno riprendiamo ora un tema su cui questo blog intende tener viva l'attenzione: come imposta la campagna elettorale lo schieramento di centro-destra.

L'argomento è di notevole interesse.
Una campagna può essere rivelatrice di quel che ci si può aspettare dai candidati, a condizione di leggerne in controluce, oltre il contenuto immediato del messaggio, ciò che intende avvalorare e ciò che intende nascondere.
Ne abbiamo già parlato, ma ora che il candidato del centro-sinistra è stato designato con un'investitura popolare la campagna avversaria si fa più mirata e anche più scoperta, più rivelatrice.
Il leit motiv è: noi siamo quelli che conoscete, Iorio è quello che vi ha accompagnato in questi dieci anni (e passa …) non vi possiamo riservare sorprese. Lui no. Perché viene dal nulla. Perché ha cambiato casacca. Perché non è dei vostri e non vi può rappresentare.
In definitiva, il punto di attacco (non vi riserveremo sorprese) è anche il punto di massima debolezza: non aspettatevi che possiamo fare nei prossimi cinque anni quello che non abbiamo fatto in tutti questi anni passati.
Il contro-messaggio di Frattura può addirittura volare sulle ali di un simile concetto. Io sì che vi sorprenderò. Io vi aiuterò a costruire il Molise dei vostri desideri. Naturalmente questo presuppone che venga valorizzato il percorso compiuto in quest'ultimo decennio e in particolare l'esperienza in Camera di Commercio e che sia chiara la linea di demarcazione rispetto al modus operandi di Iorio. Ma questo sarà il lavoro da fare per portare la personalità e la storia di Frattura nelle case dei molisani che ancora, per oltre un terzo, secondo i sondaggi, non lo conoscono.
Quanto al cambiare casacca, l'argomento è a grande rischio per chi come Iorio può menar vanto di aver inventato il ribaltone nel nostro paese e ha fatto (ben prima della scoperta di Scilipoti) della transumanza il metodo ordinario di consolidamento della maggioranza. Tanto più se si considera che Frattura non ha mai ricoperto ruoli politici nell'altro schieramento ma si è candidato per aver dato fiducia, come ha abbondantemente spiegato, a un metodo concertativo cui Iorio da Presidente non ha mai dato seguito.

Infine: “non è un dei vostri”. Argomento preferito dal duo Petescia-Di Giacomo. L'una in quanto laureata con Biagio De Giovanni (?!) l'altro in quanto proveniente dalle file socialiste (di quelli che hanno cambiato non la casacca ma la casa) reclamano di avere tutti i numeri per insegnare che cosa significa essere di sinistra. E per prendere le distanze da un “padrone”. Loro, non avendo un padrone, si possono permettere il lusso di una campagna aggressiva contro un'espressione genuina dei poteri forti. Non mi sembra si possa commentare senza infierire.

Naturalmente, non essendo un esperto del ramo, posso sbagliare. Ma resto convinto che senza un grande sforzo certi filmati di Telemolise possano avere un buon successo di pubblico su You Tube. Ma è giusto buttarla sullo scherno?

Questa domanda solleva un tema che è diventato argomento di dibattito tra le schiere dei sostenitori del centro-sinistra, regolarmente trasferito anche su Facebook a conferma del valore aggiunto che il social network sta apportando alla campagna per Frattura (ne ho parlato in un post precedente http://molise11.blogspot.com/2011/08/web-contro-tv-la-piazza-virtuale-delle.html): ci si può permettere il lusso di una campagna ironica e leggera (“giovanile” la definisce qualcuno) per dare l'idea di una coalizione che sa di poter vincere e anzi si sente la vittoria in tasca o è meglio continuare a calcare i toni sulla drammaticità della situazione molisana e sulla spaventosa inadeguatezza dell'azione di governo di questi ultimi dieci anni?
Lo spunto è stato dato da un manifesto del PD che ha inaugurato la campagna di affissioni con un volto giovane che, zainetto in spalla, saluta “bye bye” all'indirizzo di “Michè” (c'è anche il rischio di uno sviamento se si interpreta l'immagine come la partenza di uno dei cervelli in fuga dal Molise).
La mia opinione, non in quanto esperto di comunicazione ma per aver fatto qualche campagna elettorale, è che il tema dominante debba essere quello dei danni prodotti, della serietà della situazione e dell'impegno di rigore e di competenza che la coalizione si assume nella persona del Presidente candidato. Insieme con la riscoperta della politica come servizio. Tuttavia ci sono poi altri temi (e modalità) che possono essere calibrati su specifici target. Ad esempio per i giovani che si affacciano alla politica, la sicurezza nei propri mezzi e il tono “relaxed” di chi sa il fatto suo e sente di esser chiamato a prendere in mano la situazione, probabilmente non guasta. Così come quando si tratta di chiamare a raccolta i professionals perché scelgano di impegnarsi a favore della coalizione possono servire toni e argomenti di tutt'altro genere, assertivi, lineari, senza bisogno di di caricare i toni né di fare ricorso a immagini e metafore tipiche dell'espressionismo da Germania anni Venti.

AGGIORNAMENTI SUL TEMA: LA SITUAZIONE DRAMMATICA DEL PAESE E LE ELEZIONI MOLISANE

Da ultimo intendo tornare a quello che ho appena definito come il tema dominante per la campagna elettorale: la drammatica situazione del paese e della regione.
Si ha l'impressione che ormai una discreta quota dell'elettorato di centro-destra abbia maturato due convincimenti fondamentali.
Il primo è che il Berlusconi liberale di destra non esiste e forse non è mai esistito. Questa constatazione sta portando la destra a porsi il problema di un nuovo approdo, per arrivare al quale è però necessario mettere in atto un nuovo inizio.
Il secondo è che l'egoismo individualistico decantato da Berlusconi ha permesso ad alcuni (sempre meno numerosi) di arricchirsi a spese della comunità di cui fanno parte ma, impoverendo la comunità, sta prosciugando anche la fonte della stessa ricchezza.
L'Italia non è un'isola e chi si è arricchito può sempre scegliere di lasciare questo paese, ridotto a paese di merda, come il Cavaliere ha brillantemente definito il prodotto finale della sua attività politica. Altrimenti, se fosse l'Isola di Pasqua, finirebbe per trovarsi nella situazione della popolazione che l'abitava. Secondo le ricostruzioni degli storici gli abitanti dell'isola finirono, tragicamente, per estinguersi quando i potenti, pur di continuare a fare a gara nell'esibire grandiosi simboli (lignei) di ricchezza e di grandezza avevano disboscato il territorio, in cui loro stessi vivevano, riducendosi così, con tutti gli abitanti, a non aver più la materia prima necessaria per solcare il mare e pescare il cibo necessario alla sopravvivenza.
Dunque, in virtù di questi considerevoli smottamenti nella sua base elettorale, Berlusconi non ha più il consenso necessario a restare al suo posto. Ma ha una solida maggioranza (sui ben noti motivi della solidità dobbiamo sorvolare) e questo rende la situazione drammatica e non priva di seri pericoli per la democrazia, oltre che per l'economia già abbondantemente penalizzata.
E' su questo binomio che torno ad insistere in queste righe finali.

Se nell'isola di Pasqua fosse stato in vigore un sistema democratico, nella sua forma più banale, del potere in mano alla maggioranza, i potenti distruttori delle foreste sarebbero stati fermati e l'isola si sarebbe salvata dall'estinzione.
Il problema dell'Italia è che il nostro sistema democratico ha evidenziato numerose lacune, a partire da una legge elettorale che permette di designare i rappresentanti senza possibilità per gli elettori di sceglierli e rende così le assemblee elettive facilmente condizionabili dai/dal leader della maggioranza. Si è così dimostrata priva dei necessari anticorpi rispetto a quello che sta succedendo.
Sono queste lacune che fanno sì che nel momento in cui la maggioranza del Paese avverte l'esigenza e l'urgenza di un cambio radicale di guida politica, risultano ostruiti i canali che permettono a questa istanza di realizzarsi nella sfera politica e il Paese, paralizzato, ripiega su se stesso. E, sia chiaro, il cambio di cui si avverte la necessità dovrebbe andare ben oltre il normale avvicendamento tra maggioranza di destra e di sinistra e dovrebbe riprendere il filo di un percorso di modifiche “di sistema” quali quelle che apparivano alla portata ormai una ventina di anni fa, alla fine della Prima Repubblica. Quelle domande sono rimaste inevase. Neppure durante il triennio del primo governo Prodi – l'unica “finestra temporale” in cui in Parlamento vi era probabilmente una maggioranza in grado di operare quelle riforme – è riuscito nell'intento, finendo impantanato in una Bicamerale dall'esito infausto.
Questo è l'appuntamento cui è oggi chiamato il Molise. Non si può sbagliare mossa nel voltare pagina con l'esperienza del centro-destra, peraltro di pura marca berlusconiana, anche se si viene da un 60 a 40 non facile da risalire. E non si può sbagliare la mossa, se si vince, quanto a scelte di governo che dovranno avere l'impronta del nuovo corso che l'intero paese intende imboccare.

Servono persone disponibili a rimettersi in mare per pescare e persone disponibili a spendere energie per mettere a dimora nuovi arbusti, se vogliamo sopravvivere.
Molti segnali lasciano sperare che stavolta i molisani sapranno rispondere con un nuovo orgoglio a questa responsabilità inedita. E faranno la loro parte, sapendo che il 16-17 ottobre, se dovesse segnare la vittoria del centro-sinistra, sarebbe l'inizio di una nuova storia, non certo un punto di arrivo.

giovedì 8 settembre 2011

Un successo di pubblico e di critica

[7 settembre – 13 settembre]
Le primarie sono archiviate. Un successo di critica e di pubblico.
Ora si pone il tema del profilo politico e programmatico del candidato e della coalizione. Il cantiere resta aperto.
Grandi sommovimenti nel centro-destra. Segnali positivi e incoraggianti, che non potranno e non dovranno condizionare il profilo politico e programmatico ma saranno benvenuti se porteranno un valore aggiunto anche su quel piano.
Merita grande attenzione il dibattito con cui la sinistra radicale sta affrontando le scelte a cui è chiamata da questa scadenza elettorale.
Qualche considerazione su una lettera aperta di Italo Di Sabato.



PRIMARIE ARCHIVIATE. UN SUCCESSO DI CRITICA E DI PUBBLICO

Le primarie sono archiviate. Ha inizio la campagna elettorale del candidato del centrosinistra Paolo Di Laura Frattura per sconfiggere il presidente uscente del centrodestra Michele Iorio.
C'è poco da commentare. Non serve tornare sulle valutazioni che avevo già espresso nei post precedenti sui candidati. Potrei tacere anche delle reazioni, visto che non hanno riservato sorprese, rispetto alla campagna (di cui ho parlato nell'ultimo post). Ma parlarne può servire a corredo del giudizio di sintesi che si può dare: sono state un successo, di critica e di pubblico.

UN SUCCESSO DI PUBBLICO. A DISPETTO DELLA CAMPAGNA E DELLE ASTUZIE DEL CENTRO-DESTRA

Il centro-destra continua a intonare il medesimo ritornello, con raro sprezzo del ridicolo: “la partecipazione è stata un flop”, ma ha votato la stessa identica percentuale sulla popolazione rispetto alle primarie di Pisapia, anche se mezzo mondo pensa che il Molise non possa mai raggiungere le vette di democrazia e di modernità di Milano. L'oscar della risata va al sospetto di brogli: “monitorando tre seggi alle 11 avevamo stimato una partecipazione di seimila persone” (testuale). Immancabile il jingle “la sinistra non voterà mai Frattura”: è un consiglio per gli acquisti (meglio votare Iorio), come i cartelli fuori dalle osterie di campagna “QUI SI MANGIA BENE” con tanto di freccia. A pensarci bene, forse non è così ridicolo, qualcuno si ferma sempre.
Quanto al centro-sinistra, qualcuno insiste negli infortuni: chi, facendo parte del comitato, lo ha ricusato dall'inizio, ha continuato nella diffamazione, ma non è il caso di infierire.
Con l'occasione si può però fare una considerazione sull'organizzazione del voto. E' stata carente da molti punti di vista, a partire da un'informazione assolutamente insufficiente e tardiva, per non parlare della latitanza quando serviva fornire chiarimenti (inevitabile che sorgano dubbi o imprevisti). Ma va detto che era la prima volta in assoluto che si faceva sul serio e per di più con i fucili puntati contro. In più, non c'è stato l'appoggio necessario né dai partiti promotori né dai candidati, anche perché il clima giusto si è cominciato a respirare ben oltre metà percorso (ne ho già parlato e non ci ritorno ora). Con tutto questo, nessuno ha potuto contestare a viso aperto la legittimità del voto, anche perché la trasparenza è stata totale e migliaia di occhi hanno scrutato, monitorato e (quel che più conta) partecipato.
Resta il fatto che:
nonostante la scarsa organizzazione e l'impreparazione;
nonostante il boicottaggio del centro-destra, che ha anticipato con un colpo di mano la data delle elezioni, che in molti comuni non ha fornito la disponibilità logistica, aspettando dappertutto l'ultimo momento, che in molti comuni non ha fornito le liste elettorali, costringendo a richiedere la tessera elettorale (altrimenti superflua);
nonostante la stagione poco propizia, sia per la campagna nel mese di agosto, sia per il caldo torrido del giorno delle elezioni, che ha fatto sì che la maggioranza degli elettori abbia preferito le ore serali, con conseguenti file ai seggi dalle 18 in poi, richiedendo un supplemento di tenacia e convinzione agli elettori;
nonostante tutto questo, i molisani hanno risposto tanto quanto i milanesi.
Adesso sono tutti chiamati a non disperdere questo ingente capitale di fiducia nella campagna elettorale vera e propria.

UN SUCCESSO DI CRITICA. ADESIONI IN ARRIVO DAL CENTRO...

Parliamo allora della prossima prova elettorale e in primo luogo dello schieramento che sosterrà il candidato di centrosinistra.
Il primo passo è stato compiuto con la convergenza di Italia dei Valori, che aveva già, in ogni caso, professato una "simpatia" preventiva. Ora il tema che si pone riguarda i movimenti che attraversano l'area centrista e lo stesso centro-destra.

Sta di fatto che il sommovimento che sta squassando il centro-destra nazionale sta arrivando a investire anche il Molise. Il regno di Michele Iorio sembrava appartenere al Pianeta Urano, o forse a qualche lontana galassia, al riparo dai terremoti terrestri. Invece è di questa terra, di questo Paese, e il suo tramonto riguarda l'oggi e non un lontano domani. Berlusconi sperava di intestarsi una facile vittoria nel contado molisano per annunciare al mondo, a Wall Street e alla BCE, alla Casa Bianca e a Charlemagne, che sarebbe restato saldamente in sella. Invece, a quegli indirizzi potrebbe arrivare una cartolina di diverso tenore da Campobasso. Per il momento si allunga la lista delle defezioni dal centro-destra, mentre si annunciano liste centriste e candidati centristi che abbandonano il carro del designato vincente. Succede così che Fini e Casini siano chiamati a scegliere tra la linea proclamata a livello nazionale (oltre che condivisa dalla base molisana) e gli accomodamenti che il notabilato locale ha trovato con Iorio.

Segnali importanti, oltre che incoraggianti, rispetto ai quali mi limito a dire, senza dilungarmi oltre, che ogni adesione è, oltre che insindacabile in libere elezioni, benvenuta. Altro è se si tratta di adesioni condizionate, ma allora il discorso si sposta sul profilo politico, programmatico e, voglio aggiungere, etico e culturale che la coalizione, attorno al suo candidato, sta cercando e dovrà infine darsi.

E DA SINISTRA? UN DIBATTITO TRAVAGLIATO, UNA SCELTA CHE CHIAMA IN CAUSA LA SINISTRA INTERA E LA SUA RICERCA DI IDENTITA' NEL NOSTRO PAESE. CONSIDERAZIONI SU UNA LETTERA APERTA DI ITALO DI SABATO

A questo proposito mi interessa invece approfondire il tema della sinistra più radicale, attraversata da un dibattito travagliato attorno alla scelta tra l'adesione alla coalizione e la corsa solitaria.
Lascio al senatore Ulisse Di Giacomo e alla sua consumata e raffinata cultura politica l'equazione “non voteranno Frattura, dunque preferiscono Iorio”. Capisco meno gli anatemi di chi anche nella coalizione, gridando al tradimento, sembra rifarsi un po' alla stessa equazione.
La mia opinione è che il dibattito in corso sia molto serio e che riassuma in sé non tanto il travaglio di una frangia estrema isolata dal mondo e dalla gente comune, come qualcuno vorrebbe, ma la tragedia nazionale di una sinistra (tutta) che non trova se stessa.
Considero questo tema di importanza cruciale e provo a svilupparlo (appena un po') partendo da una lettera aperta che un esponente di primo piano della sinistra molisana (Italo Di Sabato) ha indirizzato ai partecipanti alle assemblee di quell'area.

Scrive Di Sabato: “dobbiamo osare perché siamo sfidati da elementi drammatici”. Mi sembra un punto di partenza da condividere totalmente.
Siamo testimoni di un mondo che cambia tumultuosamente, dopo la fine dell'assetto bipolare nel 1989, e non riusciamo a trovare le chiavi di interpretazione della realtà per riscoprire il senso di una politica DI SINISTRA.
Perché qui sta il punto: hanno sbagliato clamorosamente i profeti della “fine della storia” e sono stati pessimi maestri quelli che hanno invitato ad accantonare definitivamente la differenza tra destra e sinistra. Se non fossero bastate le riflessioni (per restare in casa nostra) di un Norberto Bobbio, è stata proprio la destra più radicale (da Bush fino ai Tea Parties) a dare forma plastica a un dualismo che è l'anima stessa dell'agire politico fin dagli albori della democrazia moderna.
Ma si è verificata una novità in più, riguardante il campo della sinistra. Dopo la fine del socialismo reale non ci sono più due sinistre ma una sola: articolata (molto, anzi moltissimo) e in cerca di una nuova identità. Tra Blair e un black bloc c'è una distanza abissale, ma sono espressioni estreme della sinistra, non di altro, e partecipano, da poli molto distanti, di un medesimo travaglio, che è dunque mondiale ma anche SENZA CONFINI. Senza confini interni, sul piano geografico; dai confini esterni incerti e indefiniti, sul piano concettuale (pensiamo alla definizione da dare al comunismo cinese: di sinistra o no?).

Non sarebbe necessariamente una tragedia. Il mondo si muove, grandi masse sono in movimento, è il mare ideale perché vi possano nuotare i pesci della sinistra. C'è però, in questo caos, una tragedia che riguarda l'Italia.

LA SINISTRA ITALIANA E L'ANOMALIA STORICA DEL BERLUSCONISMO. RICOSTRUIRE IL CAMPO IN CUI RIAVVIARE I FILI DI UN DISCORSO DI SINISTRA NEL NOSTRO PAESE ...

Questo paese, per una serie di circostanze storiche su cui si esercitano storici e politologi di grande spessore, in un momento come questo - uno dei passaggi più delicati della sua storia nazionale, anche per il riflesso tutto particolare che vi ha avuto il crollo del Muro di Berlino - dopo avere assaporato l'aggancio alla nuova dimensione dell'Europa unita, ha infine scelto di affidare la sua guida politica a un barzellettiere, faccendiere dalle fortune opache e dai rapporti inconfessabili con l'anti-stato, privo della minima cultura politica e istituzionale, che non fosse un rozzo populismo di estrema destra condito da un innato, istintivo autoritarismo.
Questo fatto ha portato conseguenze disastrose sul piano economico, sociale, della convivenza civile. Ma ha anche condizionato, quasi ipnotizzato, il dibattito politico portandolo a regredire e a doversi spostare sui presupposti stessi della democrazia, messi in discussione tutti insieme: consenso informato (mentre il “capo del paese” tentava di monopolizzare l'informazione), bilanciamento dei poteri (con tutti i poteri diversi dall'esecutivo oggetto di attacchi che ne minacciavano l'esistenza stessa), stato di diritto (mentre una serie di provvedimenti disegnavano un diritto diseguale per il capo e per i potenti suoi accoliti). Nessuno di questi fondamenti della democrazia era al riparo.
Quest'ultimo aspetto sembra ad alcuni secondario rispetto agli altri ma non lo è affatto. E si deve considerare che ha portato come conseguenza, oltre ad uno svilimento della dialettica interna alla sinistra sulla polarità berlusconismo-antiberlusconismo (tragica nella sua irrealtà), un'altra tragedia, cruciale ai fini del ragionamento da cui sono partito. Ha spostato (forse inevitabilmente) il cuore del dibattito interno alla sinistra sulle peculiarità della situazione italiana separandola o quanto meno allontanandola notevolmente dalla ricerca che la sinistra mondiale stava conducendo verso nuovi approdi.

...E IN MOLISE

Qui sta il punto di arrivo del ragionamento rispetto alle questioni molisane. Scrive Di Sabato: “Io penso che queste elezioni non muteranno di molto l’assetto dei blocchi sociali esistenti in Molise, che per risalire la china ci vorranno anni. Ci vorrà una totale riconversione dei partiti della sinistra, a partire da Rifondazione Comunista, al lavoro sociale, a una vera e visibile inversione di tendenza circa le divisioni infinite di cui siamo stati capaci.
Vero, anche quest'affermazione la trovo totalmente condivisibile. Ma la mia domanda è: per questa riconversione è o non è condizione necessaria (benché non sufficiente) ripristinare l'agibilità di un confronto interno alla sinistra che permetta di tornare ai grandi problemi e ristabilisca una connessione con la ricerca che la sinistra conduce su scala mondiale? E' o non è necessario in Molise, come pre-condizione, così come lo è a livello nazionale, sgombrare il campo dall'ipoteca-Berlusconi (/Iorio)?

Non è però sufficiente, ho appena scritto. Dunque c'è una domanda da porsi. Quali sono le condizioni minime perché si verifichi davvero un voltare pagina? Io ne elenco solo due. 1) che ci si liberi dai condizionamenti di chi ha partecipato e condiviso la cultura politica berlusconiana, l'anti-politica reazionaria, l'affarismo, la macelleria sociale ma anche di chi, all'opposizione, non è stato in grado di prenderne le distanze in modo chiaro quanto a presupposti culturali e quanto a modo d'agire; 2) che si dia spazio e agibilità, ripristinando un campo libero di confronto e di dialogo, così come di sperimentazione, alla ricerca di una nuova identità. Di Sabato lo dice con queste parole: “un lavoro che dia luogo a uno spazio pubblico, un luogo plurale e orizzontale dove sia possibile ricostruire il senso della politica come passione e senso di libertà, alimentando partecipazione e conflitto

SERVE UN NUOVO PATTO CON UN INTERLOCUTORE CHE SI APRA AL NUOVO E SIA INTERESSATO A UN PROGETTO DI RICOSTRUZIONE. SI PUO' FARE?

La prima condizione possiamo, a questo stadio, verificarla solo quanto al candidato. L'ho scritto in precedenza, non è la candidatura del 2000-2001 a testimoniare una condivisione del berlusconismo, per le ragioni che la mossero e che Di Laura Frattura ha abbondantemente spiegato. Il richiamo alla logica del partenariato e della concertazione non è certo nelle corde del berlusconismo o dei suoi seguaci e non a caso Iorio – quello che, secondo alcuni, aveva una storia di sinistra, al contrario di Veneziale – se l'è messa immediatamente sotto i piedi appena al potere. L'esser stato distante dalla politica di questi anni e l'aver gestito la Camera di Commercio con una apertura alle forze sociali che tutti gli riconoscono sono elementi positivi in più.
Quanto poi all'aziendalismo di chi viene da una professione di imprenditore non mi sembra nemmeno molto serio parlarne: sarebbe solo il caso di ricordare l'apporto che hanno dato recentemente alla sinistra, proprio nelle Regioni, persone come Soru o Illy: per fortuna non ci sono solo i Calearo o i Lettieri.
Pur con queste premesse, ora c'è però la prova dei fatti.
Ora, dunque, si dovrà vigilare sulle caratteristiche di chi sarà chiamato a governare per non ritrovarsi trasformisti gattopardeschi a inquinare il quadro. E ora si dovrà lavorare a un programma che abbia nella PARTECIPAZIONE il suo tratto distintivo. Lo metto davanti ad ogni altro aspetto di contenuto perché penso ne debba essere la pre-condizione, per il ragionamento che mi sono sforzato di proporre.
Infine, a queste considerazioni si devono certamente aggiungere quelle, più “politiciste”, che pure Di Sabato propone, non a caso in un linguaggio decisamente più politichese e più arduo (ultime citazioni): “La riduzione del danno che in un sistema proporzionale e assembleare è perfino possibile meglio dall’opposizione che dal governo, nel sistema maggioritario confluisce ineluttabilmente nel “voto utile”, riducendo il conflitto sociale ed ogni istanza alternativa alla pura testimonianza“. “Io non credo che l’apparire sia la sostanza della politica, anzi. Ma credo che il nostro essere contro questo sistema di potere deve ancora apparire.
Non trovo debba creare alcuno scandalo un ragionamento sull'apparire in politica. Se ha i presupposti che mi pare voglia decisamente avere.

Credo sia evidente che il mio vivo augurio è che, lasciando ad altri le polemiche di basso profilo e gli anatemi contrapposti, la coalizione possa arricchirsi del contributo di chi è animato dalla volontà di ricostituire le condizioni elementari di agibilità per un percorso di ridefinizione dell'identità di una politica di sinistra nel nostra martoriata regione, anche come laboratorio per il nostro martoriato paese.