venerdì 26 agosto 2011

Web contro tv, la "piazza virtuale" delle primarie

[24 agosto - 30 agosto]
Il centrosinistra molisano ha davanti a sé tre strade per perdere una prova elettorale che il centro-destra non può in alcun modo vincere.
Era questa la conclusione del post precedente.
La prima, il primo rischio da scongiurare, è quello della delegittimazione delle primarie.
La campagna con questo scopo era partita e segnava qualche successo. Ma è fallita.
Perché i candidati sono (finalmente) entrati nel merito.
Perché è comparsa sulla scena una nuova forma di comunicazione, la piazza virtuale sul web, interattiva, che ha spazzato via la piazza virtuale occupata dagli imbonitori del “teatrino della politica” e ha riaperto un discorso collettivo di cui si stava perdendo il ricordo.


MA IL CENTRO-SINISTRA MOLISANO PUO' DAVVERO RIUSCIRE A PERDERE LE ELEZIONI REGIONALI DI OTTOBRE? TRE MODI PER RICONSEGNARE IL MOLISE AL CENTRO-DESTRA

Ripartirei dalle conclusioni del post della settimana scorsa.
Per una serie di ragioni che riguardano la situazione del Molise e il modo in cui è stata amministrata la Regione negli ultimi dieci anni, e quella dell'Italia, con gli effetti di dieci anni di governo Berlusconi, non c'è alcuna possibilità che il centro-destra capeggiato da Michele Iorio possa vincere le elezioni regionali di metà ottobre.
Ciò non toglie tuttavia che il centro-sinistra possa riuscire nell'impresa di perderle.
Ha tre strade davanti a sé per (non) farcela.
La prima è quella che si gioca ora: delegittimare le primarie tenendo la gente lontano dai seggi.
La seconda si giocherà nei giorni immediatamente dopo il 4 settembre, attorno all'idea di un terzo incomodo che si candidi per tagliare la strada al vincitore.
La terza si giocherà in campagna elettorale, se prevarranno le faide interne rispetto all'obiettivo comune.

LA CAMPAGNA DI DELEGITTIMAZIONE DELLE PRIMARIE STA DANNEGGIANDO SOPRATTUTTO … CHI LA FA.
MA SULLA PARTECIPAZIONE PUO' INCIDERE ANCHE QUALCHE ALTRO FATTORE: DALL'AUTOLESIONISMO ALLA SUPERFICIALITA'. NON E' UN IMPEGNO DA PRENDERE SOTTO GAMBA

Vorrei tornare sulla prima delle tre incognite, quella che pesa sul percorso che ci separa dal 4 settembre.
Cinque candidati in lizza sono un buon antidoto contro la disaffezione. Rappresentano più o meno tutto l'arco delle “sensibilità” nel centro-sinistra quindi possono accontentare un'ampia gamma di elettori. Devono convincere i sostenitori a mettersi in moto, per recarsi alle urne e per convincere altri a farlo. Tutto ciò, si intende, purché siano convinti, ciascuno, di giocare davvero per vincere.
Dubbi sembra ne siano affiorati durante il percorso, in più di un candidato. In un post precedente mi sono soffermato su questo fenomeno, quando sembrava prendere piede in modo preoccupante. Il rischio è ora alle spalle, o almeno così sembrerebbe. Ma c'è chi è stato alla finestra e freme dalla voglia di dimostrare di aver fatto bene i suoi conti. Pensate che scommettere sulla sconfitta sia un mestiere da infami? Per me, avete ragione, ma in politica contano i risultati e non la bontà delle intenzioni.
Con l'eccezione dell'unica forza organizzata (si fa per dire) che ha fatto in modo ufficiale la scelta di non partecipare, il PRC – che ha riunito qualche decina di iscritti e simpatizzanti per sancire la volontà di correre in solitaria (se troverà qualcuno che si presti a candidarsi come terzo) senza mancare di registrare, come è d'obbligo in quei paraggi, defezioni, distinguo e contrasti – quelli rimasti fuori dalla contesa continuano a restare dietro le quinte. Una volta fallito il tentativo (portato avanti dal sen. Astore contro il parere del suo stesso movimento) di far ritirare dalle primarie un po' di contendenti (se non tutti … i quattro “diversi da Frattura”) la scelta del “silenzio-stampa” è praticamente obbligata per poter tentare ancora di attirare qualcuno dei perdenti, a scrutinio concluso, nell'avventura della terza candidatura. Con un inghippo, però: così tacendo non si alimenta la campagna di delegittimazione e si corre il rischio che, con un risultato di partecipazione dignitoso, se non buono, cadano i presupposti per una delegittimazione successiva, a cose fatte.
Ci si deve affidare un po' al “tafazzismo innato”, quello che non ha bisogno di impulsi esterni per manifestarsi in tutta la sua forza (auto-)distruttiva, un po' all'impreparazione (talvolta condita da una buona dose di cialtroneria) degli organizzatori poco allenati a mettere in piedi (men che meno a favorire) un esercizio di voto su basi libere, non coartate né artefatte.

A CHE LIVELLO FISSARE L'ASTICELLA DELLA PARTECIPAZIONE?

Possono farcela? Mi sentirei di dire (con tutti gli scongiuri del caso) che l'andazzo non sembra dar ragione a chi spera in un fallimento. L'asticella è fissata al livello delle primarie (aperte a tutti) per l'elezione del segretario regionale del PD, poco sotto i 20.000 votanti.
In realtà, la quota “magica” che sembra associarsi, nella grande maggioranza dei casi, a un successo nelle elezioni “vere” è quella del 15% dei voti necessari a vincere. Nel caso del Molise, quindi poco sopra i 15.000 partecipanti. Se poi si raggiungessero cifre attorno ai 25.000 (con un vincitore sopra i 10.000 voti) la corsa successiva sarebbe tutta in discesa. Col rischio, si sa, di inciampare e farsi male, ma quanta fatica in meno!

DUE FATTORI CHE STANNO INCIDENDO POSITIVAMENTE SUL CLIMA. 1) I CANDIDATI HANNO FINALMENTE AFFRONTATO IL CONFRONTO SUL MERITO

Due fattori, secondo la mia opinione, hanno contribuito a far volgere il clima decisamente al meglio. Il primo è dato dal fatto che i candidati si sono fatti conoscere e hanno cominciato a parlare di ciò che hanno in mente per governare questa regione nei prossimi cinque anni. Nessun volo pindarico, con i tempi che corrono e con la pesante eredità che il centro-destra sta lasciando. Ma neanche forzature ideologiche, in un senso o nell'altro. Nessun adoratore del dio Mercato, nessun vagheggiatore del regno di Utopia realizzato nel Frentano, molto buon senso e quindi anche un'ampia convergenza. Soprattutto, in cinque modi diversi è stato declinato un unico tema, che è quello della rottura netta di continuità con il passato. La regione che non può fare a meno di Iorio, la regione che ha trovato in Iorio la sintesi perfetta delle soluzioni politiche alle esigenze del popolo, la regione che ha offerto, con Iorio, un personaggio di prima grandezza ad un mediocre panorama politico nazionale, si ritrova nei cinque candidati in un giudizio senza appello: quella regione ha bisogno, evaporati i sogni di gloria, per sopravvivere e per dare un futuro ai suoi abitanti, di mettersi alle spalle un esperienza di governo regionale come quella impersonata da Iorio.

Nessuno pensa di farne un martire né un capro espiatorio. Non si tratta di abbatterlo con infamia, ha fatto la sua parte reggendo una compagine che gli si è stretta attorno in un abbraccio asfissiante non trovando nessuna guida alternativa. Per ciò stesso non è su una persona che si possano addossare tutte le colpe che sono di un intera compagine né si può cancellare, quasi fosse stato un incidente inessenziale, il voto dei cittadini che lo hanno eletto a loro massimo rappresentante. Nessuno dei candidati ha mostrato di dimenticare questi aspetti fondamentali nel criticare la persona contro cui si concentrerà la battaglia politica, da parte del vincitore delle primarie che avrà l'onere di sostenerla.
Questo spartito comune è stato però interpretato con toni e accenti sensibilmente diversi dai cinque e questo è stato il segnale, concreto e verificabile, di una comunanza di fondo che non cancella le differenze ma non ne fa motivo di divisioni.

2) SONO ENTRATE IN SCENA LE NUOVE FORME DI COMUNICAZIONE VIA WEB (2.0) IL CASO DEL GRUPPO “UNIRE IL CENTRO SINISTRA...”

Il secondo fattore è stato, nessuno si sorprenda, l'irrompere nell'agone delle nuove forme della comunicazione “2.0”, quella interattiva, quella orizzontale, in una parola, quella democratica.
Il caso più visibile e rilevante è stato quello del gruppo di Facebook fondato da Franco Di Biase che lo ha amministrato con Michele Di Giglio e Peppe Spina (“Unire il centro-sinistra. Primarie per novembre 2011!”)
Annovera 800 partecipanti (ad oggi) e un numero imprecisato di visitatori e di “curiosi”. E' perfino uscito dalla dimensione virtuale in una serie di eventi “reali”, ma non ha mai perso di vista il luogo di elezione dell'agire collettivo, il social network.

Mi sento di affermare, a questo punto del cammino, che la durezza dei fatti - di un fatto quale può essere un dibattito aperto, senza veli (che non siano quelli di qualche pseudonimo usato per motivi svariati, non sempre innocenti) che lascia traccia di sé inconfutabile - ha in fin dei conti preso il sopravvento sul gioco delle parole. Ha sconfitto le alchimie di chi era abituato ad usarle, nel mondo reale di una volta, per imbonire gli “astanti”, uditori passivi”, o per inquadrare le milizie, schierate da ordini perentori non soggetti a verifica né controllo dal basso. Ciarlatani e capibastone hanno trovato in quel gruppo un “ambiente ostile”. Per la più banale delle leggi dell'evoluzione, non avendo dimostrato alcuna capacità di adattamento, si sono trovati ai margini, condannati a una malinconica estinzione, senza alcun WWF che li difendesse in nome della biodiversità. Se ne fa volentieri a meno.

E' il miracolo delle primarie, potrebbe pensare qualcuno. Ma da sole non sarebbero bastate. C'è voluto un di più, un moltiplicatore. Questo è stato il gruppo. Complimenti a chi ne ha retto le sorti senza mai venire meno alla regola d'oro dei social network: lascia che lavorino gli anticorpi naturali, non forzare mai, né censure né esaltazioni, lascia che il collettivo trovi il suo equilibrio.
Non sempre la maionese riesce, capita che impazzisca. Non è stato questo il caso. Chi ha provato a introdurre ingredienti indigesti, chi ha sperato di usarlo come aiuto al lavoro di “intelligence” per carpire i segreti dell'avversario, chi lo ha affrontato con l'armamentario classico della propaganda politica, si ritrova ad aver buttato via tempo e energie (se non denaro) ed in qualche caso ad aver fatto la fine dei pifferi di montagna.
Il passaggio delle prossime settimane è quello più delicato. Non per la sopravvivenza del gruppo (ormai la considero garantita almeno fino al 17 ottobre, poi ci sarà da inventare), quanto piuttosto per la qualità e l'efficacia del lavoro collettivo. Se ne riparlerà dopo il 4 settembre.