giovedì 14 luglio 2011

Una situazione economica grave. Che rinvia a un'emergenza democratica

[13 luglio-19 luglio]
In questa settimana le primarie del csx per le Regionali entrano nel vivo con la presentazione delle candidature.
Le prenderemo in esame, ma in questo blog vorrei continuare a ragionare sul Molise futuro. Un futuro che si inquadra in una situazione del Paese di estrema gravità. Per una crisi non affrontata, negata, infine scaricata sui più deboli.
Si è dovuto assistere a un attacco speculativo, concentrato sul nostro Tesoro, tale da mettere a rischio la stabilità economica dell'intera area Euro, per affrontare il tema dell'economia.
Perché c'è un problema di democrazia che precede e sovrasta il tema dell'economia.
In Italia, come in Molise

PRIMARIE. ENTRANO NEL VIVO. MA INCOMBE UN'EMERGENZA CHE RIGUARDA L'ECONOMIA. NAZIONALE E REGIONALE. PERCHE' SI FA FATICA A PARLARNE?

Negli USA le elezioni si vincono o si perdono sull'economia. La campagna per il 2012 è già iniziata e il tema dominante è chi paga il conto del rientro del debito. Si devono abolire le agevolazioni fiscali che hanno favorito i più ricchi, nell'era Bush, o devono continuare a pagare i meno ricchi (compresa tutta la middle class) che in questa crisi si sono impoveriti?
L'Italia non sta messa meglio dell'America. La esposizione del Tesoro è meno rilevante in assoluto di quella degli USA ma l'Italia non ha il rango degli USA e per questo è esposta agli attacchi della speculazione, come avvenne nel 1992 (un certo George Soros finanzia una mega-fondazione per la democrazia nel mondo con i proventi di quell'attacco). A differenza di allora siamo nell'Euro e quindi le nostre difese sono ben più forti, ma l'euro, a differenza del dollaro,
non ha alle spalle uno Stato.
Nonostante la situazione sia dunque drammatica, da noi le elezioni non si vincono (o perdono) sull'economia. Si fa una grande fatica a portare il discorso sui temi dell'economia e del lavoro. Eppure per il Molise si tratta di una vera emergenza.
Siamo entrati in pieno nella campagna elettorale per la Regione ma non sembra che l'agenda abbia al centro questa emergenza.
In questo il Molise rispecchia fedelmente il Paese. Ci voleva un attacco speculativo diretto contro il nostro Tesoro (non quello di Tremonti, se ci fosse bisogno di specificarlo, ma quello dell'Italia, dei suoi cittadini) per costringere il discorso politico ad affrontare questo tema.
Per il Molise però è più grave. Se l'Italia può in ogni caso vantare di essere la seconda potenza industriale in Europa (pur con i suoi alti e bassi e con la difficoltà a fare da traino per tutta l'economia che è al palo da dieci anni, se non più) il Molise è invece al lumicino. I suoi punti di forza sono confinati in dimensioni minime e tutto il resto è crisi e desertificazione.

LA QUESTIONE ECONOMICA PRESUPPONE LA SOLUZIONE DI UNA QUESTIONE PRIMARIA: IL COMPIUTO SVILUPPO DELLA DEMOCRAZIA POLITICA. LA PIENA ATTUAZIONE DELLA COSTITUZIONE.

Per mettere a fuoco la situazione italiana (oltre che molisana) - mi perdoni il lettore - partirò da una considerazione, tutta politica, sul partito cui sono iscritto e in cui milito, il Partito Democratico, e su quella che è la sua ragion d'essere, almeno secondo una “corrente di pensiero” (che preferirei non fosse confusa con una corrente del partito) in cui mi riconosco.
Nel nostro paese è tuttora irrisolta una questione che, per sua natura, non può non occupare il centro della scena politica ed assumere una valenza assolutamente prioritaria: il compiuto sviluppo della democrazia.
Un accidente della storia, se così possiamo definire gli effetti della guerra fredda, ha permesso di perpetuare ancora, oltre il tragico ventennio fascista, una situazione di democrazia incompiuta (che già Gramsci aveva descritto nel momento dell'avvento del fascismo guardando alla storia post-risorgimentale). Il paese con il maggiore partito comunista al di qua del muro si è trovato in un regime a sovranità limitata e quindi in un assetto costituzionale, sulla carta il migliore del mondo, nella pratica inapplicato nel suo nucleo fondamentale: la contendibilità del potere esecutivo. Con tutto ciò che è conseguito da questa anomalia, da questo deficit di legalità che ha minato alla radice lo stato di diritto.
Una prima reazione popolare (una sorta di “seconda resistenza”) dopo la caduta del muro di Berlino ha defenestrato i protagonisti di quella stagione senza tuttavia riuscire nell'obiettivo di imporre l'affermazione dello stato di diritto (un po' come la prima resistenza non aveva impedito l'assetto di democrazia bloccata nel periodo della guerra fredda). Stavolta non si trattava tuttavia di un'imposizione di potenze straniere, come esito di una guerra mondiale, ma di una dinamica tutta domestica. Le responsabilità vanno ricercate in casa.

LA SECONDA REPUBBLICA VA LETTA COME L'ESTREMO TENTATIVO DI PROLUNGARE LA DEMOCRAZIA BLOCCATA, UN POTERE ESECUTIVO NON CONTENDIBILE, OLTRE LA FINE DELLA PRIMA REPUBBLICA, OLTRE LA GUERRA FREDDA. IL PARTITO DEMOCRATICO NASCE SUL PROGETTO DI PORTARE A COMPIMENTO LA PIENA AFFERMAZIONE DELLA DEMOCRAZIA NEL NOSTRO PAESE

Mi fermo qui con l'excursus storico. Non credo di aver detto nulla di clamoroso, ho solo fatto del mio meglio per cercare di riassumere concetti, credo, ampiamente condivisi dal pensiero storiografico, anche se non ancora patrimonio acquisito della coscienza nazionale.
Non lo è ancora perché questa lettura storica, nel momento in cui descrive come fragile la base stessa della dialettica democratica la descrive anche come instabile e si attira perciò gli strali delle “anime candide”, pronte ad accusare chi afferma che la democrazia è bloccata di assumere una posizione eversiva. Ma non è la descrizione che rende la democrazia instabile, quanto il suo concreto funzionamento. Era così anche negli anni della guerra fredda, fino a quando non è stata definitivamente svelata in tutta la sua dura verità storica, dopo il 1989, l'ipoteca che ha pesato sulla democrazia italiana. Quanto occorrerà attendere ancora perché sia conclamata – storicamente e politicamente - la reale natura della Seconda Repubblica?
Ebbene, tornando alla questione economico sociale e al tema del lavoro, perché la questione democratica viene prima, logicamente oltre che come priorità politica? In un sistema democratico compiuto, in cui sia pienamente affermato lo stato di diritto e il primato della legge, la contesa tra gli schieramenti politici – e tra le rispettive basi di consenso sociale – verte sul sistema di convenienze che le regole – le leggi varate dal Parlamento – stabiliscono.
In un sistema di democrazia incompiuta viceversa la contesa riguarda una questione che viene prima: riguarda il primato delle regole stesse, l'eguaglianza dei cittadini rispetto alla legge. Riguarda cioè, ancora, nel XXI secolo, come se le Rivoluzioni democratiche non fossero mai avvenute, la facoltà, per chi ha il potere, di risolvere il conflitto sociale (distributivo) dando modo a chi può – ai più forti – di violare le regole quando queste non siano favorevoli
Dunque, per chi ha il potere l'economia viene dopo (o non viene affatto) perché il potere consente di piegarla ai propri voleri. Ma in una simile situazione anche per chi combatte quel potere viene prima la lotta per imporre lo stato di diritto. Perché è la condizione per poter giocare “ad armi pari” il conflitto sociale.
La caduta di Berlusconi riporterà in primo piano questa questione storica, fin qui irrisolta.
Il Partito Democratico è nato, secondo la “corrente di pensiero” di cui sopra, per risolvere una volta per tutte questo problema centrale portando – infine! - il nostro Paese nel novero delle democrazie moderne. Ovvero, per creare le condizioni di quella modernizzazione che è stata promessa da chi ne impediva in effetti il raggiungimento.
Si trova ora a dover portare a compimento questo progetto in un momento storico in cui la competizione mondiale non consente a nessun sistema nazionale di restare confinato (per parafrasare il tema caro ai trotzkisti del secolo scorso) nel “feudalesimo in un solo paese”. Tanto meno quando si tratti di uno dei ventisette paesi federati nell'Unione Europea (tra l'altro, socio fondatore e quarta maggiore potenza economica).

IL MOLISE IN QUESTO QUADRO E' UNA SORTA DI “FEUDO VASSALLO”. COME AFFERMARE LA DEMOCRAZIA IN QUESTA REGIONE E' LA PARTITA CHIAVE DELLE PROSSIME ELEZIONI

Che c'entra questo ragionamento con la situazione molisana? C'entra moltissimo.
Che volto assume, proviamo a domandarci, il feudalesimo in un'area satellite? In un'area, cioè, quasi totalmente dipendente da risorse provenienti dall'esterno, non attraverso il mercato (leggi saldo netto della bilancia commerciale) ma attraverso trasferimenti diretti (del settore pubblico dell'economia).