venerdì 29 luglio 2011

Salvare il PD molisano. Per salvare le primarie del centro-sinistra

[27 luglio-2 agosto]
Le primarie dovrebbero essere ormai entrate nel vivo.
Ma c'è ancora un forte rischio di autolesionismo.
Il clima sarebbe favorevole alla partecipazione ma c'è chi minaccia la delegittimazione.
Sullo sfondo, una situazione catastrofica del PD molisano che non riesce a risollevare dalla catastrofe il centro-sinistra.
Un quadro della situazione dedicato ai non addetti ai lavori.
Perché per risalire c'è bisogno di loro.


PRIMO CONFRONTO, A CAMPOBASSO TRA I CANDIDATI ALLE PRIMARIE. CI SIAMO? SONO ENTRATE NEL VIVO?
QUALCHE SEGNALE DI NOVITA' POSITIVO.
MIGLIORA IL CLIMA
MA NON CI SIAMO

Mercoledì 27 luglio, si è tenuto il primo confronto pubblico tra i candidati alle primarie, organizzato da Tonino D'Alete. Si entra nel vivo? Si comincia a respirare il clima giusto?
Sì e no.
A giudicare dall'andamento del dibattito, dai contenuti e, particolare non secondario, dai toni, si direbbe di sì. C'era attesa soprattutto per l'incontro tra D'Ascanio e Frattura dopo le contestazioni che il primo aveva mosso all'iter di convocazione delle primarie, per il mancato invito ad alcune formazioni, tra cui proprio quella che a lui fa capo, accompagnate da una presa di distanze dal deliberato del Comitato che aveva ammesso tutti i candidati, con un trasparente riferimento a Frattura. La presenza al dibattito, il fair play (Frattura ha a più riprese citato come buoni esempi alcuni atti dell'ex Presidente della Provincia) e l'aver spostato i distinguo sul piano di merito (in tema di chiusura di ospedali) hanno dato l'idea che D'Ascanio abbia preferito passare oltre la fase delle pregiudiziali, entrando in partita senza ulteriori indugi. Anche il confronto tra i due candidati “laici”, Romano e Frattura, i due la cui storia non ha mai incrociato il principale partito della coalizione di dentro-sinistra, poteva destare qualche curiosità. Anche qui ampi spazi di convergenza e citazioni reciproche.
Tuttavia non mi sembra si possa dire che ci siamo. Tutt'altro.


I RISCHI PROVENGONO IN GRAN PARTE DAL PD.
PER LA SITUAZIONE CATASTROFICA IN CUI VERSA QUESTO PARTITO IN MOLISE

La partecipazione non ha dato l'idea che si stia destando un grande interesse. Non per il numero, proporzionato alla sala (comunque “posti in piedi”) quanto per la presenza esclusivamente di supporter schierati, dalle idee già abbastanza chiare. L'attenzione era perciò più per i rapporti tra i candidati - e i segnali da trarne - che per il merito. Soprattutto, è stata rilevata l'assenza dei due candidati iscritti al PD (benché l'iniziativa fosse indetta da un esponente di primo piano del PD, fino all'ultimo minuto in predicato per una candidatura).
Si doveva dare un significato alle assenze? Se lo sono domandato in molti, per un solo motivo: perché l'incognita principale che in questa prima fase sta pesando sulle primarie è data dallo stato catastrofico - se non si vuole fare ricorso a un eufemismo è il solo aggettivo appropriato - in cui versa il PD molisano.

UNA RICOSTRUZIONE DELLA CRISI DEL PD MOLISANO DEDICATA AI NON ADDETTI AI LAVORI E AI NON MOLISANI

Proviamo dunque a ricostruire, anche a beneficio di quanti non sono particolarmente addentro alle cose del PD molisano, le ragioni di un simile, drastico giudizio.
E' difficile che possa fare notizia fuori dai confini di una regione la cui popolazione raggiunge a malapena quella di una circoscrizione della capitale: tuttavia dal 2000, anno in cui per l'ultima volta aveva ottenuto la maggioranza assoluta in Regione, in una tornata elettorale che il TAR ha però annullato, il centro-sinistra ha fatto registrare un progressivo, vistoso smottamento. Già nella ripetizione della prova elettorale, appena 18 mesi dopo, perdeva poco meno del 30% dei suoi elettori per arrivare via via a perdere tutte le amministrazioni comunali e provinciali in cui era maggioranza, mentre il PD nelle ultime elezioni europee faceva segnare un risultato percentuale attorno alla metà di quello medio nazionale e crollava subito dopo al 4% nella terza amministrazione comunale della Regione (Termoli) dove il sindaco uscente, di centro-sinistra, si era visto costretto alle dimissioni anticipate per contrasti interni alla giunta.
Eppure, l'ultima rilevazione del gradimento dei Governatori di Regione ha collocato quello del Molise all'ultimo posto, ben sotto il 50%. Ma il PD non ce la fa a risalire la china: alle provinciali di Campobasso in primavera ha varcato appena la soglia del 10% senza riuscire a intercettare l'ondata di cambiamento che ha investito il Paese. Essendosi finalmente risolto a convocare le primarie di coalizione, il prossimo 11 settembre, per le regionali del prossimo novembre, resta avviluppato in contrasti e beghe personalistiche che rischiano di inficiarne il risultato, qualunque esso sia (perfino la data è stata oggetto di vibranti polemiche per la concomitanza con il decennale delle Torri Gemelle).
Ricostruire la genesi della crisi non è di grande interesse: anzi, può essere perfino dannoso se un gruppo dirigente che non riesce a trovare un baricentro e a stabilire una base minima di unità interna e che, al di là di tutto, non convince gli elettori, si attarda in strazianti palleggi di responsabilità, come sta avvenendo.
Sta di fatto che in questa situazione il segretario regionale Leva ha proposto di assumere come linea quella dell'apertura verso l'esterno sollecitando la disponibilità alla candidatura di personalità che godessero, per profilo e curriculum, di un maggiore credito potenziale presso l'elettorato: credito potenziale di cui, attraverso le primarie, si sarebbe potuta verificare l'effettiva consistenza. Con questa premessa non ha dunque proposto alcuna candidatura di partito (avanzata cioè con le procedure che lo statuto del PD prevede per questo caso) lasciando tuttavia, ovviamente, che iscritti al partito si proponessero liberamente con la procedura alternativa che lo statuto stesso prevede (raccolta di firme senza corsia preferenziale). Ciò che è puntualmente avvenuto per due dirigenti del partito, già consiglieri regionali, in un passato più o meno recente: D'Ambrosio e Petraroia (quelli dalla cui assenza al confronto tra i candidati siamo partiti).
Non è stata portata in votazione, né semplicemente sottoposta alla discussione da nessuno, una proposta di percorso alternativo (proposta di candidatura di partito) anche per il banale motivo che nessuno presumeva di poter raccogliere la maggioranza dei consensi. Anzi, per uno dei due dirigenti PD (Petraroia) la proposta di candidatura è stata avanzata dai vertici di altri due partiti della coalizione (SEL e PdCI).
A sua volta il segretario regionale del PD, ritenendo di essere autorizzato a farlo in nome della linea di “apertura all'esterno”, ha preso pubblicamente posizione in favore della candidatura del Presidente della Camera di Commercio, Paolo Frattura, che si era nel frattempo deciso a proporsi per le primarie di centro-sinistra pur avendo in passato, nel 2000, accettato di candidarsi (senza essere eletto) con Forza Italia.
Come si vede, pur in un percorso formalmente corretto, non manca qualche "anomalia". Sintomo della crisi, come suo effetto, o piuttosto atti “fuori della norma” per una situazione che di normale ha ben poco? Di nuovo, domanda oziosa su cui sarebbe bene sorvolare ma che calamita invece grande attenzione nel palazzo.

SE NE PUO' USCIRE? SOLO SE VINCE IL BUON SENSO.
SOLO SE L'INTERESSE DI TUTTI PER UNA VOLTA VIENE MESSO DAVANTI A QUELLO DEI SINGOLI

Farsene una ragione e procedere? Sarebbe la soluzione ottimale ma si sta rivelando tremendamente complicata. Perché la veemenza dei contrasti sta arrivando ad investire lo stesso strumento delle primarie, col rischio concreto di delegittimarle, di deprimere la partecipazione popolare: in una parola di allontanare l'obiettivo della vittoria elettorale quasi irreparabilmente.
Ecco dunque il perché delle domande sull'assenza dei candidati PD. C'è chi teme di doverla leggere come una presa di distanze, perché ognuno dei due, pur avendo seguito la procedura che non prevede investitura ufficiale di partito, si ritiene vulnerato dalla presa di posizione del segretario del partito al punto da sollevare una questione politica nazionale. O il partito ritira, per intervento della segreteria nazionale, l'appoggio al candidato indipendente o i candidati si riterranno costretti al ritiro. Senonché, da un lato, non il partito ma un suo esponente, per quanto autorevole, ha preso posizione e quindi il partito non può ritirare un appoggio che non ha dato; dall'altro, l'eventuale ritiro non sarebbe in funzione di una ritrovata unità ma sarebbe ancora una volta colto come occasione, come ennesimo alibi, per una spaccatura nella quale sarebbe messa in discussione la legittimità delle primarie. Sul piano politico, ben s'intende, non potendo essere mosso alcun rilievo sul piano della legittimità formale. Il che renderebbe irrisolvibile e insanabile la frattura politica.
Si può arrivare a tanto? Il buon senso direbbe di no. Se prevalesse il buon senso, e se per una volta l'interesse di tutti fosse anteposto a quello dei singoli, non potrebbe mai accadere. Ciascuno “correrebbe”, misurerebbe il suo consenso potenziale nel voto delle primarie e il vincitore sarebbe alla fine il candidato di tutti, senza se e senza ma.
Ma la storia passata impone invece di pensare l'esatto contrario. Al cospetto di re Salomone, più e più volte si è assistito alla decapitazione del figlio conteso, in questi anni. Altrimenti non ci si spiegherebbe come mai un Presidente di Regione che ha collezionato un numero record di avvisi di garanzia per procedimenti tuttora aperti, che può vantare il peggiore dissesto, in proporzione alla popolazione, in campo sanitario, che ha assistito inerte al tracollo dei fondamentali dell'economia regionale, immancabilmente con il segno meno ... e chi più ne ha più ne metta, possa professare un'altezzosa superiorità con una boria che sarebbe esagerata perfino per un politico dagli indici di gradimento superlativi.
Finirà questo gioco al massacro autolesionistico? In molti, comuni cittadini molisani stremati da una simile situazione socio-economica, se lo domandano. Interessa a qualcuno dare una mano per porre rimedio? Le primarie vi aspettano, non aspettate l'11 settembre.

lunedì 18 luglio 2011

Un centro-destra impresentabile e senza vergogna

[20 luglio-26 luglio]
Questo post è interamente dedicato al centro-destra.
Al modo in cui i suoi due più importanti esponenti (dopo il Presidente) hanno aperto la campagna contro le primarie del centro-sinistra


CON LE PRIMARIE ENTRATE NEL VIVO SI DOVRA' COMINCIARE A PARLARE DEI CANDIDATI E DEI LORO PROGRAMMI. SARA' L'OGGETTO DEI PROSSIMI POST, MA INTANTO E' IL CASO DI OCCUPARCI DEL MODO CON CUI IL CENTRO-DESTRA HA APERTO L'OFFENSIVA CONTRO LE PRIMARIE

Mi ero ripromesso di affrontare già da questa settimana il tema dei candidati alle primarie, cercando di fornire un insieme di valutazioni per quanto possibile scevre da pregiudizi, ben sapendo che non si tratta di nascondere inclinazioni – sarebbe impossibile o disonesto – quanto di fornire qualche elemento utile di conoscenza, e quindi di giudizio, in qualità di “persona informata dei fatti” per esperienza diretta, anche nel tempo recente.
E' un compito delicato da affrontare ma non intendo sottrarmi. Lo farò nei prossimi post, ma devo ammettere che la mia attenzione è stata calamitata potentemente da qualche fenomeno, che mi appare assolutamente preminente, riguardante il campo del centro-destra. Mi sono detto che sarebbe davvero sbagliato lasciarsi prendere la mano da un'attenzione eccessiva alla concorrenza in casa del centro-sinistra. Una concorrenza salutare, certo, un esercizio di democrazia. Ma guai a dimenticare chi si ha di fronte e quale partita si stia giocando per il popolo molisano.

In premessa mi sembra importante in ogni caso che, con cinque candidati in lizza, le primarie siano partite. Non tutti ci credevano, non tutti lo volevano davvero. Invece gli elettori avranno un'ampia possibilità di scelta. Più o meno tutte le sensibilità sono rappresentate, manca solo chi ha preferito stare alla finestra: scelta per me non condivisibile ma di cui comunque non si può negare la legittimità politica.
Nessun anatema, dunque. Tanto meno, anatemi verso questo o quel candidato. “Non ti voto alle primarie ma mi impegno a votarti alle elezioni se sarai tu a prevalere.” Questo dovrebbe implicitamente promettere chi va a votare per le primarie, a questo si sono vincolati, sottoscrivendo un codice etico, i candidati.

Non mi faccio illusioni. Non sarà così per una quota di elettori e – temo – anche per qualche candidato che non sembra aver compreso appieno il senso dell'impegno, anch'esso sottoscritto con il codice etico, a non ledere la dignità degli altri concorrenti. Perché di questo si tratta se si revoca in dubbio (che lo si faccia in prima persona o attraverso una sigla, un movimento sostenitore, cambia poco) la legittimità di qualcuno a proporsi come candidato.
Ma tant'è, succederà, sta già succedendo e ci si deve solo augurare che restino episodi isolati e, soprattutto, che non inficino il livello di partecipazione.

Perché la partecipazione sarà in definitiva il parametro per decidere il successo o meno delle primarie. Se a quelle per l'elezione del segretario regionale del PD hanno partecipato quasi ventimila persone, è realistico proporsi un obiettivo più ambizioso, dai venticinquemila in su. Un risultato alla portata. Sarebbe il miglior segnale, praticamente un avviso di sfratto per il Presidente in carica, e il miglior viatico per le elezioni di novembre.


UN MODO STRABILIANTE E ANCHE MOLTO OFFENSIVO PER LA COSCIENZA CIVILE DEI MOLISANI. E SI TRATTA DEL COORDINATORE DEL PARTITO E DELL'”UOMO FORTE” DELLA GIUNTA. LE DUE PERSONE PIU' RAPPRESENTATIVE DOPO IL PRESIDENTE

Detto questo, vengo al dunque. Considero un po' strabiliante e molto offensivo per la coscienza civile dei molisani il modo in cui i maggiori esponenti del centro destra (dopo il Presidente Iorio) - il coordinatore del partito e l'”uomo forte” della Giunta - si sono lanciati nella campagna elettorale con giudizi sui candidati alle primarie che avrebbero fatto arrossire i più accaniti galoppini delle campagne anni Cinquanta.

Non mi soffermerò tuttavia sulle esternazioni del senatore Di Giacomo.
Nessun cittadino molisano sobrio si aspetterebbe da un tal campione uno sforzo di riflessione o un esercizio di analisi politica. Si sono comunque sobbarcati l'ingrato compito di dare una risposta Di Laura Frattura, Totaro, la Fanelli e forse altri di cui non ho avuto notizia. Lo stile dell'uomo è anche il contenuto: il solo fatto di aver rievocato il tema dei cambi di casacca, per colui che insieme al suo leader può vantare il primato di aver inaugurato la vergognosa stagione dei ribaltoni, un leader per di più sconfitto alla prima occasione di verifica davanti al corpo elettorale (correva l'anno 2000...) basta e avanza per chiudere senza alcun obbligo di ulteriore replica la tenzone dialettica (per così dire...).
Che poi un TAR, con l'aiuto di un anno e mezzo di sciagurato autolesionismo del centro-sinistra, abbiano permesso a quello stesso leader sconfitto di ergersi a invincibile e insuperabile dominus della cosa politica in Molise è tema per tutt'altro genere di riflessioni.

LA NOTA DELL'ASSESSORE VITAGLIANO: I RITRATTI-LAMPO DEI CANDIDATI. ASSAI ISTRUTTIVI, DA DIFFONDERE PER CONVINCERE GLI ELETTORI DEL CENTRO-SINISTRA AD ANDARE A VOTARE ALLE PRIMARIE

Mi sembra invece degna di attenzione la nota con cui l'ideologo, il portatore sano di cultura politica nella coalizione di centro-destra, l'acuto ingegner Vitagliano, si è cimentato in un giudizio sui candidati e sulle primarie in genere.
Vale la pena di riportarli testualmente, nella loro stringatezza sono più eloquenti di un intero manifesto elettorale del centro-sinistra per mobilitare gli elettori e convincerli a partecipare attivamente alle primarie:
D'Ascanio e Romano? “hanno sostituito ogni spiraglio di politica con un giustizialismo demagogico e personalistico” D'Ambrosio? “sempiterno moderato” Petraroia? “l'ultimo bolscevico al di qua del Don”.
Si poteva certamente fare di peggio, perfino nel centro-sinistra c'è chi ha fatto ricorso all'insulto e alla denigrazione. Si sa, quando la passione infiamma qualche eccesso ci scappa e, sia chiaro, non credo che vada perdonato. Ma in questi ritratti-lampo non c 'era l'intenzione di insultare né minimamente passione e calore: c'è solo la non conoscenza delle persone (rifiutando di approfondirne il profilo) e una evidente incapacità di andare al cuore delle questioni politiche.
Buon per lui. Do per scontato che l'elettore medio delle primarie di centro-sinistra sceglierà in base a giudizi, condivisibili o meno, di tutt'altro spessore politico.
Ho lasciato per ultimo il giudizio su Di Laura Frattura. E' un segno di attenzione e di simpatia nei suoi confronti, lo ammetto, ma è lì che il dente dell'ingegnere duole assai ed è lì che dà il meglio di sé. Riproduco testualmente:
Strumentale mi pare l'insieme delle motivazioni di tipo "socio-economiche" addotte per la candidatura. Il Molise vive tutte le sue difficoltà in un contesto, nazionale ed internazionale, che vive grandi difficoltà.”
Che ve ne pare?
Potrebbe bastare ma non vorrei privare il lettore del seguito, in puro stile futurista: “se proprio c'è un cambiamento da favorire è quello di "lombardizzare" i molisani, non di "formigonizzare" Iorio che interpreta ancora e bene speranze ed aspirazioni di questa terra.”

UN PUNTO POSSIAMO DARLO PER ACQUISITO. L'ATTACCO IN PARTICOLARE A DI LAURA FRATTURA DIMOSTRA, SE CE NE FOSSE STATO BISOGNO, CHE NON C'E' NESSUN RIPENSAMENTO NEL CAMPO DEL CENTRO-DESTRA. HANNO TUTTA L'INTENZIONE DI CONTINUARE IMPERTERRITI CON UN METODO DI GOVERNO CHE HA FATTO DI QUESTA REGIONE L'ESEMPIO NEGATIVO, SE NON LO SCANDALO, PER TUTTO IL PAESE

Vette ineguagliate di spudoratezza. Il lettore non lo sapeva, ma il dissesto della sanità, le spese allegre (dalla nave-jet dell'amore alle serate canore, dalle maxi consulenze alle micro cococo) lo sfruttamento della commozione popolare per il terremoto al fine di elargire mance su un'area dieci volte superiore a quella del cratere, le iniezioni di milioni di euro “a perdere” a favore degli imprenidtori-clienti, le nomine invereconde, il familismo amorale, l'assenza di realizzazioni infrastrutturali degne di questo nome nonostante promesse e acconti per progettazioni se non per inizio lavori e … mi si perdoni se non rubo altro spazio per un elenco che rischia di non finire mai ... Ebbene, tutto questo, se non ci credete, è esclusivamente imputabile al “contesto nazionale e internazionale di grande difficoltà”. Come se quel contesto non fosse la più limpida e inoppugnabile delle aggravanti. E, in ogni caso, non prendetevela con Iorio ma con i molisani che, poco “lombardizzati”, vogliono essere rappresentati così. Beccatevi questa!
Aver fatto un simile uso delle risorse piovute in Regione in un momento di difficoltà non è solo sbagliato, è imperdonabile. Questo sarà l'atto d'accusa che contrassegnerà definitivamente il bilancio di questa Giunta nella storia della Regione. Primarie o non primarie, sopravvivenza di Berlusconi o non. Perfino se lo sciagurato autolesionismo del centro-sinistra dovesse rivelarsi duro a morire fino a regalare un terzo mandato ai responsabili di tutto ciò.

Che questo giudizio e questo bilancio abbia motivato Paolo Di Laura Frattura – un uomo che fin quando si è cimentato con la politica in passato lo ha fatto nel centro-destra (con una apertura di credito a Iorio, certamente, su cui oggi mostra di essersi ampiamente ricreduto) - a candidarsi non semplicemente contro Iorio ma nelle primarie che si tengono nel campo del centro-sinistra (anche se nessuno avrebbe potuto gridare allo scandalo se avesse scelto altre strade e un altro campo per contrapporsi a Iorio) non fa minimamente riflettere l'inossidabile Assessore alla Programmazione (programmazione di che cosa, poi, sarebbe interessante capirlo). Non solo non lo fa arrossire di vergogna, non lo costringe a un esame appena un po' più approfondito dell'operato della sua Giunta in questi anni. Al contrario, dichiara senza alcun ritegno che continueranno imperterriti.
Di più, il percorso politico, culturale e personale di quello che continua a definire “suo amico” lo invoglia a una conclusione sferzante: “Credo ce ne sia abbastanza per pronosticare la sua sconfitta già in questa fase. Noi avremo perso un compagno di viaggio di buone speranze, Ruta e il centrosinistra avranno bruciato l'ennesima buona faccia, rubata a noi. E per tutte queste ragioni, gli eventuali scontenti di questa parte, andranno magari a votare ma per dare una lezione!!! Io, ovviamente, faccio il tifo per Iorio e per noi, non sono interessato alle primarie-farsa e invito tutti ad andare, quel giorno, "fuori porta".

L'UNICA ARMA CHE IL CENTRO-DESTRA SI PREPARA AD UTILIZZARE E' QUELLA DELL'INQUINAMENTO DELLE PRIMARIE PER LEGITTIMARE UNA CAMPAGNA SULLE PRIMARIE-FARSA. SE CI SARA' UN'AMPIA PARTECIPAZIONE POPOLARE QUESTO DISEGNO SI RIVELERA' UN FALLIMENTO

A onor del vero, potrei addirittura condividere l'ultima battuta: se si rivolge agli elettori di centro-destra (quelli contenti, non è che non ce ne siano, ahimè) non sarebbe male in effetti che si facessero passare qualsiasi tentazione di intromettersi. Sarebbe meglio che non varcassero quella porta, anche perché lo farebbero alla luce del sole, registrandosi, firmando una dichiarazione di intenti per il voto al centro-sinistra. Con tutta evidenza lo farebbero dunque con il solo scopo di legittimare la campagna di chi vuole dipingere queste come primarie-farsa. Non la metterò sul piano caro ai giustizialisti di cui ha orrore Vitagliano e non parlerò quindi di reati. Ma stiano tranquilli che il giudizio politico su chi dovesse ricorrere a questi mezzi sarebbe severo e probabilmente senza appello.

giovedì 14 luglio 2011

Una situazione economica grave. Che rinvia a un'emergenza democratica

[13 luglio-19 luglio]
In questa settimana le primarie del csx per le Regionali entrano nel vivo con la presentazione delle candidature.
Le prenderemo in esame, ma in questo blog vorrei continuare a ragionare sul Molise futuro. Un futuro che si inquadra in una situazione del Paese di estrema gravità. Per una crisi non affrontata, negata, infine scaricata sui più deboli.
Si è dovuto assistere a un attacco speculativo, concentrato sul nostro Tesoro, tale da mettere a rischio la stabilità economica dell'intera area Euro, per affrontare il tema dell'economia.
Perché c'è un problema di democrazia che precede e sovrasta il tema dell'economia.
In Italia, come in Molise

PRIMARIE. ENTRANO NEL VIVO. MA INCOMBE UN'EMERGENZA CHE RIGUARDA L'ECONOMIA. NAZIONALE E REGIONALE. PERCHE' SI FA FATICA A PARLARNE?

Negli USA le elezioni si vincono o si perdono sull'economia. La campagna per il 2012 è già iniziata e il tema dominante è chi paga il conto del rientro del debito. Si devono abolire le agevolazioni fiscali che hanno favorito i più ricchi, nell'era Bush, o devono continuare a pagare i meno ricchi (compresa tutta la middle class) che in questa crisi si sono impoveriti?
L'Italia non sta messa meglio dell'America. La esposizione del Tesoro è meno rilevante in assoluto di quella degli USA ma l'Italia non ha il rango degli USA e per questo è esposta agli attacchi della speculazione, come avvenne nel 1992 (un certo George Soros finanzia una mega-fondazione per la democrazia nel mondo con i proventi di quell'attacco). A differenza di allora siamo nell'Euro e quindi le nostre difese sono ben più forti, ma l'euro, a differenza del dollaro,
non ha alle spalle uno Stato.
Nonostante la situazione sia dunque drammatica, da noi le elezioni non si vincono (o perdono) sull'economia. Si fa una grande fatica a portare il discorso sui temi dell'economia e del lavoro. Eppure per il Molise si tratta di una vera emergenza.
Siamo entrati in pieno nella campagna elettorale per la Regione ma non sembra che l'agenda abbia al centro questa emergenza.
In questo il Molise rispecchia fedelmente il Paese. Ci voleva un attacco speculativo diretto contro il nostro Tesoro (non quello di Tremonti, se ci fosse bisogno di specificarlo, ma quello dell'Italia, dei suoi cittadini) per costringere il discorso politico ad affrontare questo tema.
Per il Molise però è più grave. Se l'Italia può in ogni caso vantare di essere la seconda potenza industriale in Europa (pur con i suoi alti e bassi e con la difficoltà a fare da traino per tutta l'economia che è al palo da dieci anni, se non più) il Molise è invece al lumicino. I suoi punti di forza sono confinati in dimensioni minime e tutto il resto è crisi e desertificazione.

LA QUESTIONE ECONOMICA PRESUPPONE LA SOLUZIONE DI UNA QUESTIONE PRIMARIA: IL COMPIUTO SVILUPPO DELLA DEMOCRAZIA POLITICA. LA PIENA ATTUAZIONE DELLA COSTITUZIONE.

Per mettere a fuoco la situazione italiana (oltre che molisana) - mi perdoni il lettore - partirò da una considerazione, tutta politica, sul partito cui sono iscritto e in cui milito, il Partito Democratico, e su quella che è la sua ragion d'essere, almeno secondo una “corrente di pensiero” (che preferirei non fosse confusa con una corrente del partito) in cui mi riconosco.
Nel nostro paese è tuttora irrisolta una questione che, per sua natura, non può non occupare il centro della scena politica ed assumere una valenza assolutamente prioritaria: il compiuto sviluppo della democrazia.
Un accidente della storia, se così possiamo definire gli effetti della guerra fredda, ha permesso di perpetuare ancora, oltre il tragico ventennio fascista, una situazione di democrazia incompiuta (che già Gramsci aveva descritto nel momento dell'avvento del fascismo guardando alla storia post-risorgimentale). Il paese con il maggiore partito comunista al di qua del muro si è trovato in un regime a sovranità limitata e quindi in un assetto costituzionale, sulla carta il migliore del mondo, nella pratica inapplicato nel suo nucleo fondamentale: la contendibilità del potere esecutivo. Con tutto ciò che è conseguito da questa anomalia, da questo deficit di legalità che ha minato alla radice lo stato di diritto.
Una prima reazione popolare (una sorta di “seconda resistenza”) dopo la caduta del muro di Berlino ha defenestrato i protagonisti di quella stagione senza tuttavia riuscire nell'obiettivo di imporre l'affermazione dello stato di diritto (un po' come la prima resistenza non aveva impedito l'assetto di democrazia bloccata nel periodo della guerra fredda). Stavolta non si trattava tuttavia di un'imposizione di potenze straniere, come esito di una guerra mondiale, ma di una dinamica tutta domestica. Le responsabilità vanno ricercate in casa.

LA SECONDA REPUBBLICA VA LETTA COME L'ESTREMO TENTATIVO DI PROLUNGARE LA DEMOCRAZIA BLOCCATA, UN POTERE ESECUTIVO NON CONTENDIBILE, OLTRE LA FINE DELLA PRIMA REPUBBLICA, OLTRE LA GUERRA FREDDA. IL PARTITO DEMOCRATICO NASCE SUL PROGETTO DI PORTARE A COMPIMENTO LA PIENA AFFERMAZIONE DELLA DEMOCRAZIA NEL NOSTRO PAESE

Mi fermo qui con l'excursus storico. Non credo di aver detto nulla di clamoroso, ho solo fatto del mio meglio per cercare di riassumere concetti, credo, ampiamente condivisi dal pensiero storiografico, anche se non ancora patrimonio acquisito della coscienza nazionale.
Non lo è ancora perché questa lettura storica, nel momento in cui descrive come fragile la base stessa della dialettica democratica la descrive anche come instabile e si attira perciò gli strali delle “anime candide”, pronte ad accusare chi afferma che la democrazia è bloccata di assumere una posizione eversiva. Ma non è la descrizione che rende la democrazia instabile, quanto il suo concreto funzionamento. Era così anche negli anni della guerra fredda, fino a quando non è stata definitivamente svelata in tutta la sua dura verità storica, dopo il 1989, l'ipoteca che ha pesato sulla democrazia italiana. Quanto occorrerà attendere ancora perché sia conclamata – storicamente e politicamente - la reale natura della Seconda Repubblica?
Ebbene, tornando alla questione economico sociale e al tema del lavoro, perché la questione democratica viene prima, logicamente oltre che come priorità politica? In un sistema democratico compiuto, in cui sia pienamente affermato lo stato di diritto e il primato della legge, la contesa tra gli schieramenti politici – e tra le rispettive basi di consenso sociale – verte sul sistema di convenienze che le regole – le leggi varate dal Parlamento – stabiliscono.
In un sistema di democrazia incompiuta viceversa la contesa riguarda una questione che viene prima: riguarda il primato delle regole stesse, l'eguaglianza dei cittadini rispetto alla legge. Riguarda cioè, ancora, nel XXI secolo, come se le Rivoluzioni democratiche non fossero mai avvenute, la facoltà, per chi ha il potere, di risolvere il conflitto sociale (distributivo) dando modo a chi può – ai più forti – di violare le regole quando queste non siano favorevoli
Dunque, per chi ha il potere l'economia viene dopo (o non viene affatto) perché il potere consente di piegarla ai propri voleri. Ma in una simile situazione anche per chi combatte quel potere viene prima la lotta per imporre lo stato di diritto. Perché è la condizione per poter giocare “ad armi pari” il conflitto sociale.
La caduta di Berlusconi riporterà in primo piano questa questione storica, fin qui irrisolta.
Il Partito Democratico è nato, secondo la “corrente di pensiero” di cui sopra, per risolvere una volta per tutte questo problema centrale portando – infine! - il nostro Paese nel novero delle democrazie moderne. Ovvero, per creare le condizioni di quella modernizzazione che è stata promessa da chi ne impediva in effetti il raggiungimento.
Si trova ora a dover portare a compimento questo progetto in un momento storico in cui la competizione mondiale non consente a nessun sistema nazionale di restare confinato (per parafrasare il tema caro ai trotzkisti del secolo scorso) nel “feudalesimo in un solo paese”. Tanto meno quando si tratti di uno dei ventisette paesi federati nell'Unione Europea (tra l'altro, socio fondatore e quarta maggiore potenza economica).

IL MOLISE IN QUESTO QUADRO E' UNA SORTA DI “FEUDO VASSALLO”. COME AFFERMARE LA DEMOCRAZIA IN QUESTA REGIONE E' LA PARTITA CHIAVE DELLE PROSSIME ELEZIONI

Che c'entra questo ragionamento con la situazione molisana? C'entra moltissimo.
Che volto assume, proviamo a domandarci, il feudalesimo in un'area satellite? In un'area, cioè, quasi totalmente dipendente da risorse provenienti dall'esterno, non attraverso il mercato (leggi saldo netto della bilancia commerciale) ma attraverso trasferimenti diretti (del settore pubblico dell'economia).

giovedì 7 luglio 2011

Oltre le primarie. Quale futuro per il Molise?

[6 luglio-12 luglio]
Nonostante l'imminenza della conclusione della fase iniziale del percorso delle primarie del csx, proviamo a parlare del Molise futuro.
A partire dal lavoro.
Si può combattere la precarietà.
Ci sono le ricette.
La Regione può svolgere un ruolo decisivo.
Bisogna crederci. Occorre che i candidati alle primarie sappiano scaldare i cuori ed aprire una speranza, in particolare nei giovani.

PRIMARIE. GIORNI FINALI DELLA PRIMA FASE. RESPINGERE LE TENTAZIONI DI TORNARE INDIETRO SULLA DECISIONE. SONO UN PASSAGGIO FONDAMENTALE

A una settimana dalla chiusura dei termini per depositare le candidature alle primarie del centro-sinistra per la Regione Molise, si può parlare d'altro. Del tema delle primarie si è occupato già il blog precedente, a proposito degli appelli a ricercare la massima unità del fronte del cambiamento.
Appelli sacrosanti, finché non giungono a mettere a repentaglio le stesse primarie. Perché cercare la massima unità a partire dal risultato che si punta ad ottenere con le primarie - la saldatura di un ampio fronte di centro-sinistra unito - è un conto; cercarla, mettendo sul piatto la rinuncia a questo passaggio, che non è solo uno sterile esercizio di democrazia formale ma un passaggio fondamentale per far crescere la partecipazione degli elettori e per legittimare con il voto popolare la rappresentatività dei potenziali candidati, è tutt'altra cosa.
Fissati con chiarezza questi vincoli, vada pure avanti il lavorio per l'unità. Non lasciare nulla di intentato e, soprattutto, sollecitare la massima adesione dei potenziali elettori al significato genuino di questo momento di democrazia e di ricerca di unità. Ogni strada deve essere perseguita per trovare il candidato che meglio risponde alle esigenze di un nuovo governo regionale ma soprattutto per creare le necessarie basi di consenso per il cambiamento. Che non sarà un cambiamento tutto rose e fiori. Che richiederà consapevolezza, senso di responsabilità e perfino una più alta sensibilità etica per il bene comune da parte di tutti. Dei candidati innanzi tutto, ma anche degli elettori, che dovranno essere sollecitati a scegliere in base a una considerazione degli interessi generali sul lungo periodo, con un occhio finalmente rivolto al futuro, rompendo il guscio del voto si scambio, piuttosto che in base all'interesse egoistico di corto respiro.

VINCERE LA DIFFIDENZA PER I DISCORSI SUI PROGRAMMI

Partendo da qui, occorre vincere la resistenza, qualche volta la diffidenza, nei confronti dei discorsi sui programmi. Non si tratta di esercitarsi su belle parole, disegni fantasiosi, promesse a buon mercato. Chi si candida a governare ha il dovere di spiegare ai suoi potenziali elettori che idee ha in mente per il Molise del futuro e quali impegni si sente di assumere per avvicinarsi a quell'obiettivo. Solo così potrà indicare con chiarezza quali saranno gli impegni che saranno richiesti agli stessi cittadini. Che non saranno chiamati a votare per decidere di auto-flagellarsi ma per valutare razionalmente e consapevolmente quali potrebbero essere i costi impliciti di un programma che risollevi le sorti di questa regione e che quindi possa portare, in tempi certi (anche se non immediati) e su basi credibili, benefici tangibili nonché misurabili.

E' un discorso astruso? E' latinorum per i gonzi? Se così fosse percepito sarebbe il fallimento di una politica di cambiamento.
Proviamo invece a immaginare che su queste basi si possa costruire una ricerca di consenso solida e proiettata nel futuro.
Parliamo della rete delle infrastrutture, Parliamo dei servizi alla persona, dalla sanità alla scuola, dall'assistenza sociale alla previdenza. Parliamo dell'ambiente e del territorio, delle ricchezze comuni, dei beni che costituiscono il patrimonio condiviso di una comunità e del loro uso. Parliamo della cultura e dell'informazione, delle reti su cui viaggiano e si alimentano. Parliamo del lavoro.

AFFRONTARE INNANZI TUTTO IL TEMA DEL LAVORO E DEL CONTRASTO DELLA PRECARIETA'. SVELARE LA GRANDE MENZOGNA SULLA FLESSIBILITA'

Su quest'ultimo tema, anche per deformazione professionale, vorrei soffermarmi per un po', provando a rivolgermi anche ai non addetti ai lavori, ai soggetti direttamente investiti da questo grande tema e non solo a coloro che si ritengono deputati ad affrontarlo professionalmente.

A tutti costoro credo abbiamo il dovere di rivolgerci (intendo dire, noi che abbiamo fatto del tema del lavoro la nostra ragione di impegno civile e sociale, militando nel campo democratico, di centro-sinistra) svelando innanzi tutto di quale menzogna e di quale raggiro siano stati vittime.
A partire, in special modo, dal 2001, mentre si scopriva in tutta la sua importanza il tema del mercato del lavoro e della sua iniquità (pochi occupati, per di più con forti discriminazioni ai danni di donne, giovani e meridionali) si perdeva di vista la qualità del sistema produttivo che il lavoro doveva crearlo (e richiederlo). Peggio: si è fatto leva sulle misure rivolte al mercato del lavoro, attorno a cui si sono scatenate vere e proprie guerre di religione e si sono dipanate strategie di disarticolazione delle rappresentanze sindacali, per distogliere l'attenzione dalle scelte di fondo riguardanti la produzione, l'organizzazione del lavoro, la capacità di innovazione (di prodotto e di processo) e in definitiva sulla via che le imprese sceglievano per reggere l'urto della competizione globale.
Si sono abbandonate a se stesse le imprese che scommettevano sulla modernizzazione (la cosiddetta via alta alla competitività) e si è scelto di sostenere con grande dispiegamento di mezzi la parte che restava più indietro. Al punto che si è spacciata per riforma del mercato del lavoro una congerie di interventi, accomunati esclusivamente dall'obiettivo “riformatore” di “eliminare le rigidità al margine”: in altre parole, interventi finalizzati ad abbassare il costo del lavoro. Ne è derivato, come conseguenza inevitabile un abbassamento della qualità del lavoro così come della produttività e quindi della competitività.
E' così che l'obiettivo di mettere l'impresa in condizione di rispondere velocemente ai mutamenti del mercato (l'”adattabilità” richiesta dalla strategia europea per l'occupazione, concepita quando l'Europa era governata da 22 governi di sentro-sinistra su 27) si è via via corrotto nella ricerca dell'abbattimento del costo del lavoro a parità di prestazione.
Invece, a tutti i livelli, a partire da quello regionale e territoriale dove il problema concretamente si pone, si deve tornare a considerare che l'adattabilità della produzione, in quanto comporta maggiore impegno e maggiori oneri per il lavoratore, deve trovare un corrispettivo in una maggiore remunerazione: non in una minore, come invece è avvenuto. Occorre perciò modificare il sistema delle convenienze in direzione contraria a quanto fatto negli ultimi dieci anni. Senza considerare che in Molise il tema si era posto anche prima, sin dal 1994 quando alla Fiat di Termoli si erano introdotti i 18 turni senza contropartite.

Ora, due devono tornare ad essere le forme di contratto di lavoro subordinato: una, la forma normale, quella a tempo indeterminato, l'altra, in condizioni particolari, quella a termine (o a tempo determinato). La somministrazione (il lavoro temporaneo o interinale) sta dentro questo schema e configura una particolarità del rapporto commerciale tra datore di lavoro e agenzia, non la sostanza del rapporto di lavoro con il dipendente, che resta in una delle due categorie e deve costare di più di quello standard. Si dà poi un caso particolare di contratto a tempo determinato che è quello di apprendistato, in quanto contratto a contenuto formativo. Tutto il resto, tutta la pletora di invenzioni che si sono accumulate di "riforma" in "riforma", al di là del fatto che lasciano in gran parte il tempo che trovano, servono solo a creare cortine fumogene sulla sostanza del rapporto di lavoro.

Svelare questa menzogna e aggredire il problema della precarietà significa anche costruire un insieme di misure, dal livello nazionale a quello locale, passando per il ruolo fondamentale che a questo riguardo possono svolgere le Regioni, che siano in grado di contrastare la fonte inesauribile di precarietà insita nel ricorso a forme spurie o elusive di rapporti di lavoro autonomo, che lavoro autonomo non sono. La scelta a questo proposito deve essere rigida e rigorosa, andando alla sostanza. Retribuzione, contribuzione e diritti, in questi casi, devono essere allineati al lavoro subordinato.

SULLA LOTTA ALLA PRECARIETA' LA REGIONE PUO' FARE MOLTISSIMO

Si può fare. E' tutto il contrario delle facili promesse di tanti mini-contratti di lavoro parasubordinato, in barba ai minimi salariali e ai diritti fondamentali, promessi a piene mani per acquisire il consenso a buon mercato dei giovani che si ritrovano senza una qualunque prospettiva stabile e credibile per il loro futuro lavorativo, quindi per la loro vita futura.
La via alternativa per qualcuno è consistita nel cercare di contrattare una qualche percentuale e di spartire la torta ... delle promesse. Se sono promesse da niente, sarà una percentuale di zero. 
La via alternativa su cui puntare è un'altra e consiste nel prospettare un diverso futuro.

I fondi che servono ad alimentare queste basse clientele senza prospettiva e senza nessuna solidità di base, potrebbero essere utilizzati per mettere in moto processi virtuosi di creazione di lavoro vero, stabile perché fondato su prospettive credibili, su capacità professionali e su motivazioni a prova di bomba. In altre parole, per favorire la nascita di imprese, soprattutto giovani, che offrano lavoro in grado di garantire un futuro. Lavoro che non sia solo una misera merce di scambio per un beneficio immediato, che nasce e si esaurisce nel tempo presente di una tornata elettorale.

Non si dica che tanto vince la clientela, il voto di scambio, la sottomissione e l'umiliazione delle persone. Non è mai stato vero, ma se per un periodo della storia di questa regione, beneficiata da un flusso di fondi senza precedenti e probabilmente irripetibile, si è fatta strada, tra chi governava, l'idea che si potesse illudere la maggioranza dei cittadini, quel periodo è chiuso e si tratta di tornare a pensare in termini reali, concreti, a un futuro che presenta infiniti ostacoli ma rimane alla portata.

Che i candidati in lizza per cambiare rotta sappiano scaldare i cuori ed aprire una speranza, in particolare nei giovani che vedono le loro grandi, preziose energie frustrate da una politica sorda e miope.

lunedì 4 luglio 2011

Chi lavora contro le primarie?

[29 giugno - 5 luglio]
ERRATA CORRIGE. Non solo non c'è ancora il clima giusto per le primarie, nel csx serpeggia un clima contro le primarie.
C'è dietro un disegno politico? Difficile a dirsi. Se c'è, sembra un po' sconclusionato. O c'è qualche furbizia di troppo: un film già visto

LA CONFUSIONE AUMENTA. SPUNTANO DUBBI SULLE DATE PER LE PRIMARIE. SONO DUBBI SULLE PRIMARIE?

E' passato solo qualche giorno dal blog precedente ma si rende necessario un aggiornamento. Segnalavo come non ci fosse ancora il clima giusto per le primarie. C'era confusione, una ridda di nomi, nessuno si faceva avanti e il tempo passava tra attendismi e frustrazioni.
Ora un candidato ufficiale si è fatto avanti (Massimo Romano). Meno confusione? No, perché nel PD si discute – anziché sui candidati - sulle date già fissate, su input interni e esterni.
Prima, qualche mugugno (e qualche ironia) sulla data finale, anniversario delle Torri Gemelle: tutto il mondo parlerà di quello e in Molise il csx si guarda l'ombelico. Non tarda però a emergere la richiesta più politica (?) che era alla radice: diamoci più tempo per cercare di unire e allargare tutto il fronte potenziale del centrosinistra.
Il riferimento è da una parte al mondo dell'associazionismo e del volontariato dall'altra a IDV. Nessuno osa nominarlo ma sotto sotto si pensa di dover lasciare una porta aperta anche al terzo polo.

Di questa esigenza si sono fatti portavoce nell'assemblea PD Petraroia e Cacciavillani. Di qui, un rinvio delle decisioni sui candidati e un'apertura sullo spostamento della data limite per la raccolta delle firme, a pochi giorni dalla chiusura. La confusione dunque aumenta. Ma hanno un senso queste richieste di rinvio?

APRIRE ALL'ASSOCIAZIONISMO? PERCHE NO, SE LA RICHIESTA E' DI AVERE QUALCHE GIORNO IN PIU'. O SI VUOLE CAMBIARE PERCORSO?

L'associazionismo merita attenzione. La richiesta di un allargamento del tavolo delle decisioni è giunta da un'assemblea di esponenti, di indubbio peso, di quel mondo, diversamente collocati secondo gli schemi classici dell'appartenenza politica ma accomunati da un solido riferimento a valori e temi sociali che nel csx devono trovare massimo spazio.
Servono davvero più giorni oltre i restanti per decidere se esprimere una candidatura, ovvero per confrontarsi con i potenziali candidati per un eventuale appoggio? Potrei avere qualche dubbio, tanto più se si considera la confusione regnante, che rischierebbe di aumentare. Ma sarebbe pur sempre una richiesta da tenere in considerazione se esplicitata in questo senso.

APRIRE A IDV? C'E' UNA RICHIESTA DI IDV PER AVERE QUALCHE GIORNO IN PIU', PER DECIDERE UN PASSO INDIETRO E LA PARTECIPAZIONE ALLE PRIMARIE? BEN VENGA! MA DICANO I RAPPRESENTANTI DI IDV QUANTI GIORNI, NON ALTRI PER LORO!

Il ragionamento su IDV è invece molto debole, tanto da indurre più di un sospetto.
Si pensa di poter giungere a un candidato “condiviso”? Lodevole. Ma in che consiste la condivisione?
Se significasse un ritorno indietro del partito di Antonio Di Pietro sulla contrarietà espressa per le primarie, sarebbe ottimo. Ma quanto ancora dovremmo aspettare un simile pronunciamento?
Evidentemente, se di questo si trattasse, sarebbe IDV a dover chiedere uno spostamento di data e avrebbe il dovere di indicare di quanti giorni ha bisogno. Non è una richiesta da avanzare per interposta persona, come è palese.
Prima di fare un simile passo vuole capire se ci sia spazio per un accordo su un nome? Di nuovo: quando, dove, a chi lo ha proposto? Non sarà mica un segreto di stato! Non solo, ma, se fosse così, quali garanzie potrebbe avere che il candidato “condiviso” esca vincente? Accetterebbe un esito diverso, come da regolamento e codice etico? Anche in questo caso, dunque, basterebbe che IDV chiarisse la sua posizione su questi aspetti e difficilmente si potrebbe negare uno spostamento di qualche giorno.

O C'E' QUALCUNO CHE PENSA A UN PASSO INDIETRO SULLE PRIMARIE?
Altrimenti, se l'idea è che IDV possa dare una sorta di benedizione a qualcuno, ma senza ingaggio, che primarie sarebbero? Chi ritiene preferibile un altro candidato a quale esercizio di democrazia (e di libertà) si sentirà chiamato, sapendo che qualcuno si riserva il diritto di mandare a monte il risultato, se diverso dall'accordo, senza impegnarsi direttamente per ottenere quel risultato in un confronto realmente libero, “ad armi pari”?
Piuttosto che tenere in piedi primarie di tipo plebiscitario, tanto varrebbe abolire un rituale inutile, offensivo e anche anti-democratico e assumersi direttamente la responsabilità di una candidatura frutto di accordo tra i partiti. Non solo, ma si tornerebbe a correre il rischio di dover assistere al trascinarsi straziante di rinvii dopo rinvii, per consentire un accordo: IL FILM, GIA' VISTO, DELLE PROVINCIALI. Magari fino al momento in cui, come è avvenuto allora, sarà troppo tardi per indirle ANCHE IN ASSENZA DI ACCORDO (sia pure a tavolino) SU UN CANDIDATO UNICO.

NON RIPETIAMO LA SCENEGGIATA SULLE PRIMARIE CUI ABBIAMO ASSISTITO PER LE PROVINCIALI. RIPETERE L'ERRORE SAREBBE UNA FARSA, OLTRE CHE UNA TRAGEDIA

Resta sempre vero l'aforisma caro a Karl Marx, la storia talvolta si ripete, in farsa.
L'esperienza delle elezioni provinciali è stata già abbastanza tragica, un gioco delle parti (o commedia degli equivoci) sulle primarie costato molto caro, soprattutto se visto a posteriori, alla luce dei movimenti che stavano scuotendo la società italiana (e il Molise non è su Marte).
Nessuno dubita che dopo le primarie si aprirà una fase delicata di tessitura di rapporti, di lavorio per allargare il fronte. La questione è se quel lavorio sarà condotto da un csx unito intorno a un candidato legittimato da un voto popolare o dalle segreterie dei partiti estenuate e logorate da una lunga successione di atti inconcludenti e perdenti.

Mi sembra senz'altro preferibile la prima alternativa. Non perché, sia ben chiaro, si possa contestare la legittimità formale del secondo percorso. Purché se ne abbia il coraggio, sin da ora e fino in fondo. Altrimenti sarà una farsa. Con il sospetto che tra i burloni si nasconda qualcuno colpevole di quella che, in gergo militare, si chiama intelligenza con il nemico. Ma in Molise ci si conosce tutti, suvvia ...