mercoledì 15 giugno 2011

Eppur si muove

[15 giugno - 21 giugno]

L'affluenza ai referendum in Molise è stata superiore a quella media nazionale. In particolare a Campobasso.
Se ne può dare un'interpretazione minimalista. Tra i siti prescelti per il piano nucleare è noto che vi fosse il basso Molise (Campomarino?): emotività (direbbe Berlusconi). Infatti in Abruzzo la percentuale più alta si è avuta a Chieti, al confine. In Puglia però la più bassa è quella di Foggia, ancora più al confine.
Si può capire facilmente perché anche l'acqua in Molise sia un tema molto sentito. E' una regione con falde acquifere ricchissime, di ottima qualità. E' esportatrice netta. Chiaro che può rappresentare uno dei bocconi più ambiti per gli speculatori in agguato. Il popolo molisano non intende farsi sfruttare.
Tutto verissimo. Ma le ragioni si devono cercare scavando più in profondità. La domanda è: la politica molisana (almeno negli ultimi dieci anni) ha saputo dire un no chiaro e tondo alla scelta di localizzare una centrale nel suo territorio? In un'area, per di più, che ha già fatto da boccone ghiotto per varie tipologie di rapina ambientale? Risposta: no. Piuttosto, si è candadata a fare entrare le mini-cordate del clientelismo locale nelle maxi-cordate del clientelismo nazionale (se non internazionale). Ha saputo dire un no chiaro e tondo alla penetrazione di grandi gruppi finanziari e dei servizi di erogazione e distribuzione dell'acqua pubblica con la prospettiva di ingenti extra-profitti? La risposta è esattamente identica a quella della domanda precedente.
Traiamone le conseguenze: se anche si dovesse attribuire a fattori emotivi locali il più forte no (emerso con la più forte partecipazione ai SI), ci si ritroverebbe a prendere atto di un no a un sistema di potere che ha sottomesso in modo autoritario la regione negli ultimi anni, in coincidenza e in combutta con il sistema di potere che negli stessi anni ha sottomesso la nazione. Un NO, quindi, dall'impronta politica CHIARA E INEQUIVOCABILE.
Torno a porre, in finale, la domanda che, mi sembra, ogni molisano ragionevole, attento alla politica, dovrebbe porsi. Ma è cominciato tutto dopo il 16 maggio? Questo rifiuto è maturato in quindici giorni? Chiaro che no. Allora non è la domanda politica (di un cambiamento, di un benservito a Iorio) che mancava! E' la risposta che la politica (cui spetta di darla) non è riuscita a dare. Allora, ancora più grave sarebbe continuare a non darla in vista di novembre. Ancora più grave sarebbe non cogliere in quali forme e su quali risposte quella domanda si era espressa ANCHE IL 15 MAGGIO.
Se si vuole ragionare sul concreto anziché sui teoremi accademici dei professionisti della politica vanesia, si deve partire da lì.
Nella rabbia e nello scontento c'è chi si lascia prendere dalla tentazione del "soli contro tutti". E' una visione disperata della politica che poggia su una sorta di "antropologia negativa" (se così si può chiamarla) del popolo molisano, infiltrato se non colluso con mafie e affarismi di ogni genere, ipnotizzato da un clientelismo pervasivo e autoritario. La mia opinione è che la lettura dei fenomeni (mafia, autroritarismo, clientelismo, affarismo), che esistono innegabilmente e giocano un ruolo pesante, richieda, per diventare materia di azione politica, chiavi di lettura un po' più complesse. Ma, in definitiva, sommessamente suggerisco, soprattutto ai giovani che sono stati in prima fila nella battaglia referendaria, di avere più fiducia nel popolo che ha stra-votato quattro SI.
Compito della politica è fornire risposte. Diverse e convincenti. Si può fare.