mercoledì 28 dicembre 2011

L'attacco all'articolo 18 fondato sulle bufale


[fine 2011 - buon 2012]


L'attacco all'articolo 18 continua a occupare le cronache di fine anno, nonostante la marcia indietro del Ministro Fornero e la presa di distanze del premier.
Nella pausa di attesa sui temi molisani mi sembra doveroso chiudere l'anno intervenendo su questo tema cruciale. Riproduco perciò qui un pezzo che esce in contemporanea su Eguaglianza e Libertà. Con l'augurio che il 2012 si porti via, tra le tante cose da dimenticare, anche questa coda avvelenata e ci lasci il terreno sgombro da un tema da non riesumare


Lo spettro dell’articolo 18 continua a incombere sulla politica italiana. Il tempo sembra essersi fermato,  i nodi irrisolti della nostra società continuano ad essere lì, davanti a noi, come macigni.
Il nodo irrisolto, in questo caso, è il mercato del lavoro che non funziona.
Non è da ieri che non funziona. Da almeno venti anni i suoi vizi, che la crescita economica dei primi decenni del dopoguerra aveva nascosto sotto il tappeto, sono apparsi evidenti. Non è inclusivo: abbiamo il tasso di occupazione più basso tra i paesi industrializzati. E’ discriminatorio e produce segregazione: vantiamo il medesimo record quanto a occupazione delle donne, dei giovani, degli over 45 (ancor più se over 55), dei cittadini delle regioni meridionali.

Per qualche anno, sul finire dei Novanta, il trend si era invertito grazie a un ciclo economico meno negativo e a qualche novità introdotta dal governo Prodi-Treu ma dal 2001, anche per responsabilità dei governi Berlusconi-Sacconi, stiamo fermi e da ultimo stiamo andando indietro. La foglia di fico è il tasso di disoccupazione allineato alla media europea, ma è un’illusione ottica che riflette lo scoraggiamento (non a caso, è un dato che la UE ritiene di non dover prendere in considerazione nei suoi benchmark).

E però non si può parlare dei mali che affliggono il nostro mercato del lavoro senza che immediatamente faccia capolino lo scheletro, la dannata ossessione, vessillo di tutte le guerre verbali (che hanno prodotto però tragedie vere oltre a lutti da non dimenticare): l’articolo 18.
Come per un riflesso condizionato, c’è chi non può sentir parlare di riforma del mercato del lavoro senza lanciare l’anatema; quella norma va cancellata. I paladini di questa guerra, a ben vedere, non sono affatto numerosi. Per la loro collocazione trasversale agli schieramenti politici è perfino difficile attribuire il loro attivismo a un disegno politico definito. E’ una scuola di pensiero, forse resisterebbe in una ristretta cerchia accademica se le loro tesi non fossero l’alibi per tenere vivo un conflitto che ha come unico effetto concreto quello di inibire qualunque passo in avanti nella soluzione dei problemi reali che affliggono - drammaticamente – il nostro mercato del lavoro.

C’è una distanza troppo grande tra le tutele (economiche, normative, di sicurezza, perfino di dignità umana) previste per i lavoratori “standard” e quelle, minime ad un livello che si può tranquillamente definire di inciviltà, riservate ai lavoratori precari, discontinui, indifesi e disorganizzati. Al tempo stesso, dobbiamo preoccuparci del fatto che le tutele dei primi si stiano abbassando, senza che si riesca a far progredire quelle per i secondi. C’è poi la condizione di chi è fuori del mercato del lavoro, di tutti quelli discriminati dal suo funzionamento segregante, donne, giovani, anziani, meridionali, come ho accennato all’inizio.

A ciò si aggiunge l’anomalia tutta italiana delle politiche per il lavoro. La perdita del lavoro è sussidiata (poco) senza che il disoccupato possa godere di un aiuto efficace per tornare a lavorare: né dalla impresa che lo ha licenziato né dalle strutture pubbliche che esistono a questo scopo, assai malamente assolto. All’opposto, i giovani che si affacciano sul mercato del lavoro non ricevono praticamente nessun sostegno nella ricerca di un’occupazione e, quando riescono ad inserirsi in qualche percorso di formazione o di orientamento per rafforzare la loro posizione, non viene dato loro alcun sussidio economico, diversamente da quanto accade nella totalità dei paesi avanzati. 
Non funzionano neanche gli strumenti che dovrebbero garantire a chi viene assunto per la prima volta una formazione adeguata e un potenziamento delle sue capacità e delle competenze acquisite nel suo precedente itinerario scolastico: non sono diffusi come dovrebbero e per di più non raggiungono un livello qualitativo adeguato. Infine, per non andare troppo oltre con questo elenco, c’è il grande problema della legalità. Le leggi che tutelano il lavoro sono ampiamente violate senza che lo Stato riesca a sanzionare in modo adeguato tali violazioni, lasciando quindi un enorme divario tra il dettato delle norme e la realtà.

Sono alla portata soluzioni, o ipotesi di soluzione, quanto meno, per ciascuno di questi problemi e per il loro insieme? Credo di poter rispondere affermativamente e credo anche che - almeno tra chi, in tutto l’arco politico di centro-sinistra, opera in questo campo - siano ormai ampiamente conosciute e condivise.

Torniamo ancora per un attimo alla magnifica ossessione: che c’entra con tutto questo, con questi problemi e con le soluzioni su cui si va consolidando un ampio consenso, l’articolo 18? L’opinione prevalente, largamente a mio avviso, è che non c’entri assolutamente nulla. O, meglio, che la sua abolizione possa solo aggravare le cose.

Secondo alcuni è una norma eccentrica nel panorama internazionale. Non è vero, si veda, da ultimo, il resoconto del 4° seminario annuale dell’European Labour Law Network (ELLN) “La protezione contro il licenziamento in Europa”. Quella norma impedisce alle imprese di crescere oltre i 15 addetti? Non è vero, tutti gli studi che hanno indagato sull’esistenza di qualche effetto soglia nella curva dimensionale delle imprese hanno dimostrato il contrario (ad es. questo dell'Isae) e i dati sull’utilizzo dei contratti atipici dimostrano che sono proporzionalmente assai più diffusi nelle imprese sotto i 15 addetti che non nelle maggiori. Quanto poi sia vagheggiata dalle imprese per tornare ad assumere ce lo dice una indagine al di sopra di ogni sospetto, promossa da Unioncamere (un commento in merito si può leggere su Eguaglianza e libertà).

Quella norma terrorizza, per gli alti costi, peraltro non calcolabili ex ante, i piccoli imprenditori (sopra i 15 addetti) che intendono assumere? La prova regina che porta nel suo ultimo libro il prof. Pietro Ichino, la pistola fumante (una sentenza che, al quinto grado di giudizio, ribalta i precedenti e dà torto a una piccola imprenditrice lombarda che ha dovuto ipotecare i suoi beni per pagare i danni) è fallace. NON si trattava infatti di un licenziamento per motivi economici (quello che secondo la tesi riproposta in quel libro si dovrebbe liberalizzare) bensì per motivi disciplinari, che il giudice non ha ritenuto sussistesse. Dunque, se davvero la proposta riguarda solo i motivi economico-organizzativi, lasciando in piedi la reintegrazione per tutti gli altri casi di discriminazione, il caso evocato avrebbe incontrato lo stesso esito.
Oppure l’idea è quella di aprire la strada, così da legittimare anche il licenziamento discriminatorio, per evitare l’alea di un giudizio? Sarebbe un segno di inciviltà giuridica senza raffronti nell’occidente democratico! Allora, se non si tratta di questo, si può alimentare una campagna solo per sostenere un’ipotesi teorica (il licenziamento individuale per motivi economici) a cui nessuno con i piedi per terra può attribuire il minimo rilievo pratico? La domanda non ha altra risposta che quella iniziale. E’ una caccia ai fantasmi utile solo a chi non vuole cambiare lo stato di cose.
Facciamo dunque uno sforzo per cambiare l’agenda. Se ne è resa conto il ministro Fornero, sarebbe bello se il buon senso contagiasse anche altri. Lavoriamo per far sì che vengano uniformate in modo sostanziale le tutele per le diverse tipologie di lavoro, eliminando del tutto quelle che alimentano elusione e evasione. Diamo un sostegno effettivo, responsabilizzando a questo fine anche le imprese, nei casi di licenziamento per motivi economici, di messa in mobilità ma anche di sospensione, purtroppo numerosi in questo frangente. Introduciamo strumenti più efficaci di accompagnamento nella ricerca del lavoro, anche con un sostegno al reddito, e investiamo seriamente nella formazione al momento dell’ingresso e del reinserimento. Semplifichiamo il quadro normativo, anziché affastellare leggi e leggine, e rafforziamo gli strumenti di controllo e le sanzioni.

Servono grandi risorse? Certamente, ma sono senz’altro meno di quanto si paventa, se si mette in conto un’opera di perequazione e di disboscamento di privilegi, rendite e illegalità. Tanto più se pensiamo all’importanza che dovrebbe avere una riforma che non costa, a cui - questa è la mia radicata convinzione - dovremmo dare la priorità: una campagna per sradicare la cultura della precarietà, che ha preso il sopravvento, riaffermando la dignità del lavoro. Non significa tornare all’idea che la personalità umana, nella sua interezza, possa essere ridotta al lavoro, ma riaffermare il principio posto a capo della nostra Costituzione: quando se ne mortifica la dignità, è la personalità umana ad essere ridotta e mortificata.

domenica 18 dicembre 2011

PD Molise cercasi


[14 dicembre – 20 dicembre]
Riprendiamo il tema delle anomalie nella sinistra molisana guardando al PD.
Scende sotto il 10%. Ma l'anomalia viene da lontano. Veneziale, Di Stasi, presidenti vittime (anche) di fuoco amico. Il partito affidato agli eletti.
Chiuso nelle istituzioni, perde contatto con la società. Non parla dei problemi dei cittadini e non offre soluzioni.
Un partito non contendibile che perde pezzi e favorisce la nascita di movimenti attorno a singoli leader, senza affiliazioni nazionali.
Quale prospettiva lo attende?
L'azzeramento deciso dal segretario prelude a un congresso? Non si sa, non è chiaro.
Eppure, sembrerebbe una scelta obbligata …
Buon 2012.


RIPRENDIAMO IL TEMA DELLE ANOMALIE DELLA SINISTRA MOLISANA PARLANDO DEL PD.

La chiusura del post della settimana scorsa, sul tema delle anomalie del quadro politico molisano rispetto a quello nazionale, richiamava l'attenzione su quella più evidente: la percentuale a una cifra fatta registrare dal PD nelle ultime elezioni regionali, a cui fa riscontro la singolare proliferazione di formazioni politiche nate come “one man party”, attorno a un leader singolo senza apparentamento con alcuna formazione nazionale.
Ripartirei da lì, cercando di scavare nella situazione del pd molisano.

UN'ANOMALIA CHE VIENE DA LONTANO. IL VIZIO DEL “FUOCO AMICO: VENEZIALE, DI STASI. IL PARTITO VIENE AFFIDATO AGLI ELETTI.

Una premessa. Il “delta” tra il risultato regionale e quello nazionale ha radici lontane. Per essere più precisi, ha origini storiche quanto alla componente proveniente, via PDS e DS, dal PCI, mentre non riguarda allo stesso modo la componente proveniente, per via Popolari, Margherita e DL, dalla sinistra democristiana. Non nasce quindi con il binomio Leva-Ruta: a loro si deve piuttosto imputare la colpa di avere dato continuità a quel trend negativo senza averlo, non dico invertito, ma anche solo arrestato.

Brevi rievocazioni storiche. Un'anomalia che molti, tra i non giovanissimi, non dimenticano è quella del “ribaltone”, anzi, della “madre di tutti i ribaltoni”, con cui all'inizio del 1998 Michele Iorio prende il posto di Marcello Veneziale come Presidente della Regione Molise, lasciando il Partito Popolare per Forza Italia. Lo accompagnavano un manipolo di consiglieri eletti nel centro-sinistra, tra cui la giovane promessa della politica molisana Roberto Ruta, che assumeva la presidenza del Consiglio.
In che senso riguarda la componente PD di provenienza PDS? Del ribaltone fu vittima, avendo in Giunta alcuni assessori condannati ad abbandonare la postazione e ad interrompere un lavoro e un incarico assunti con grande impegno. Eppure … quante ambiguità in quei ranghi!
Già allora covavano polemiche interne e critiche al presidente (in quel caso già eletto e non solo candidato) a favore di qualcuno che appariva “figura dalla fisionomia politica chiara, di sinistra, con radici popolari, sacrificata a una moda passeggera per la ricerca del consenso”. Ricorda qualche giudizio riecheggiato di nuovo in questi giorni, ma allora si riferiva, non si sorprendano i più giovani, a Angelo Michele Iorio, vicepresidente. La moda a cui ci si riferiva quanto alla ricerca del consenso era la “primavera isernina” del sindaco Veneziale, personaggio i cui contorni politici erano considerati poco definiti, se non estranei alla sinistra”, in quanto sospetti addirittura di craxismo.
Può darsi dunque che quegli apprezzamenti abbiano avuto un peso nel convincere il vice-presidente della necessità di scalare un gradino, per il bene del popolo molisano, rimandando a casa il presidente dal profilo incerto. Che poi per scalare il gradino fosse necessario cambiare casacca e entrare in Forza Italia …
Successiva anomalia, tre anni dopo. Dopo il ritorno in sella di Veneziale si decide che alla scadenza del suo mandato il candidato debba essere un politico dalla fisionomia di sinistra chiara. Un deputato che ha ben lavorato in Commissione Agricoltura, già sindaco, molto apprezzato, in Casacalenda, chiamato a salvare la patria di sinistra fiaccata dall'esodo dei ribaltonisti. Quel deputato, Giovanni Di Stasi, PDS, ce la fa, vince le elezioni per una manciata di voti ma viene impallinato da un ricorso per irregolarità formali. Quando lo schieramento dovrebbe serrare le fila e reagire con orgoglio affrontando la nuova prova con rinnovate energie, si ricomincia con il fuoco amico: qualcuno sussurra che non era il candidato giusto. In una regione come il Molise un sussurro fa presto, da venticello, a diventare tempesta. Nell'anno (infausto!) in cui governa non gode degli appoggi che gli erano dovuti, viene lasciato palesemente solo, si consolida l'idea che il candidato dovesse essere un altro e in una manciata di mesi, alla ripetizione delle elezioni, si perdono molte migliaia di voti a favore di Iorio.

LE ANOMALIE ODIERNE. UN LUNGO ELENCO. IL RITRATTO DI UN PARTITO CHIUSO IN SE STESSO. IL PARTITO DEGLI ELETTI NON PARLA AGLI ELETTORI.

Le anomalie odierne?
Non avere un candidato presidente da proporre, come qualcuno suggerisce con insistenza? Non è un'anomalia a confronto con il quadro nazionale. Quando il candidato premier proveniva dal gruppo dirigente del partito (PD o sue componenti di provenienza) ha perso. Ha invece vinto Prodi (due volte disarcionato in Parlamento).
Cercherei in altre direzioni. Proporrei un altro elenco, che dovrebbe avere inizio dalle anomalie “storiche” che ho ricordato.
Per esempio, darei molta importanza al fatto che il partito sin dalla sua nascita (ereditando questa caratteristica dalla componente DS) ha curato ben poco la presenza capillare nel tessuto sociale, assorbito pressoché totalmente dalla presenza nelle istituzioni.
Continuerei con il fatto che, non è un caso viste le premesse, il gruppo dirigente del partito abbia coinciso con i vertici istituzionali (quanto alla componente DS in un certo momento, portato all'attenzione nazionale dalla penna caustica di Antonello Caporale, una stessa persona, Augusto Massa, è stato sindaco del capoluogo, presidente della provincia e segretario regionale).
Ancora. La chiusura all'interno delle istituzioni ha innescato un circolo vizioso per cui quanto più si trascurava il tessuto sociale tanto più si perdevano consensi riducendo lo spazio istituzionale in cui asserragliarsi. Dopo il vertice della Regione, la Provincia e il Comune di Isernia, il Comune e la Provincia di Campobasso, in sequenza inesorabile, passavano al centro-destra. Il fortino si riduceva in sostanza alla presenza in Consiglio Regionale.
Non bastasse questo, anziché il partito erano gli uffici dei singoli Consiglieri (alquanto refrattari peraltro a forme di solidarietà e condivisione di gruppo) che finivano per rappresentare il luogo della politica. Le sedi del partito erano più che altro uffici distaccati per le incombenze obbligate, viste come secondarie.
Se ci fossero dubbi sulla scarsa attenzione dedicata alle sedi fisiche si può cercare una facile verifica guardando alla sede virtuale. L'ultimo aggiornamento della “home” (http://www.partitodemocratico.molise.it/) risale a prima delle elezioni (14 ottobre, messaggio di Renzi), l'ultimo post nel Forum (http://www.partitodemocratico.molise.it/index.php?option=com_agora&task=topic&id=3&p=1&Itemid=40#p3) è del 22 luglio, l'ultimo aggiornamento delle News addirittura del 30 aprile. L'unica pagina aggiornata dopo le elezioni è quella del responsabile dei giovani (Giuseppe Macoretta) sul loro sito (http://giovanidemocraticicb.wordpress.com/). Merita un encomio, se si considera il suo status di studente fuori sede, lontano da Campobasso.

PER IL PARTITO DEGLI ELETTI LE ULTIME ELEZIONI REGIONALI SONO SOLO UN BALLOTTAGGIO PER IL POSTO IN MENO.

L'elenco può essere aggiornato fino alle ultime elezioni. Della chiusura del PD in se stesso se ne è avuta una prova eclatante in occasione delle Regionali. Le liste sono state costruite come una sorta di ballottaggio tra i tre consiglieri uscenti della provincia di Campobasso per decidere chi di loro dovesse rimanere fuori dal consiglio, dato per assodato un calo di consensi che avrebbe fatto scomparire una poltrona. Che si sia riusciti a riempire una lista di 17 candidati è stato una specie di miracolo. La caccia all'”umile e modesto servitore della causa” disposto ad esercitarsi nel gioco da prestigiatore di portare qualche voto alla lista senza toglierlo a nessuno dei quattro contendenti è stata un'impresa micidiale. Non solo per una comprensibile ritrosia dei papabili quanto soprattutto per la contraerea che i contendenti hanno messo in azione ogni volta che il potenziale servitore della causa era sospettato di potersi “allargare” eccessivamente a danno degli uscenti.
Nessuna donna, con una sola eccezione da rimarcare ed elogiare, Celeste Di Lizio, ristoratrice sommelier da S. Giacomo degli Schiavoni, disposta a sfidare le contraeree. Le altre? Non invitate? non invogliate? No, le disponibilità, pure con il contagocce, erano pervenute. Ma le minacce hanno preso il sopravvento. Il caso ha attirato attenzioni fin fuori dai confini del Molise, senza che tuttavia nessuna delle leader nazionali intervenute sull'argomento si sia chiesta la ragione di una simile anomalia, da cui non sarebbe stato difficile risalire all'elenco di anomalie di cui sto parlando.
Se si scorrono le preferenze ottenute in provincia di Campobasso dai candidati si ha un quadro imbarazzante. Con quale spirito hanno affrontato la campagna elettorale quei militanti, pur così generosi da firmare l'accettazione della candidatura, disposti a sottoporsi all'umiliazione di dover rifiutare il voto perfino dei parenti più stretti e degli amici del cuore? Per non parlare del caso limite di chi non ha potuto neppure esprimere la preferenza per se stesso.

UN PARTITO CHE NON PARLA AGLI ELETTORI DEI LORO PROBLEMI. CHE NON OFFRE SOLUZIONI. UN PARTITO NON CONTENDIBILE

Non vado oltre in questo elenco perché rischio di accodarmi ad un'altra delle peggiori abitudine invalse nel PD molisano, quella di prestare attenzione solo ai comportamenti delle persone e ai rapporti di potere, che pure hanno la loro importanza, trascurando però del tutto la sostanza, le questioni di merito.
Qua e là si è pure registrata qualche iniziativa, da aficionados, ai limiti della clandestinità, sui temi del momento. Tuttavia, dalla sanità all'ambiente, dall'assetto istituzionale ai costi della politica, dal lavoro alla spesa pubblica, dai fondi del terremoto alle partecipazioni pubbliche, i cittadini molisani non hanno la fortuna di conoscere le proposte di governo del più grande partito del centro-sinistra. Leggono di tanto in tanto qualche protesta indignata. Apprezzano interventi generosi volti a rimuovere qualche intoppo burocratico o a far cessare qualche pratica discriminatoria in seno alle amministrazioni. Ma non si trova un cittadino molisano di media istruzione e mediamente informato in grado di immaginare quali atti di governo avrebbe prodotto, sulle materie che ho elencato, il PD una volta che qualcuno dei suoi leader (ovvero, rappresentanti eletti) avesse assunto la guida della Regione o di altra primaria istituzione. Né una qualunque ricerca documentale avrebbe portato a rintracciare proposte concrete, credibili, argomentate in alcuno dei documenti prodotti dalle istanze di partito ai vari livelli o anche solo da singoli dirigenti (ovvero, come sempre, rappresentnti eletti).
Viceversa, il dibattito si è protratto, in termini sempre accesi e talvolta esacerbati, sugli schieramenti, sul ruolo delle persone, fino allo sfinimento, fino a svuotare le stesse istanze di ogni ruolo attivo e perfino della partecipazione fisica dei componenti.

Un esempio, da ultimo, di cui sono stato direttamente partecipe. Leva e Ruta si sono fatti protagonisti di un'iniziativa sul terreno delle proposte programmatiche che, una volta tanto, andava alla ricerca delle soluzioni, delle proposte, anche delle pure e semplici prese di posizione su alcune delle scelte nette che si pongono davanti alla politica molisana. Forum per l'Alternativa (con tanto di @ modernista posto al termine), il nome dell'iniziativa. Lodevolissima. Se non si fosse trattato di un mero espediente propagandistico per lanciare un'operazione di rientro per Roberto Ruta, uscito malconcio dall'uno-due delle sconfitte alle elezioni regionali e parlamentari.
Ovviamente, dei contenuti prodotti in quella sede, trascurati dagli stessi promotori, ben pochi si sono accorti tra i tanti che hanno condannato l'espediente e, ancor più, le mosse che ne sono successivamente derivate. Ruta è stato attaccato (e Leva con lui, per l'avallo che ha fornito) ma nessuno ha menzionato le posizioni espresse. Non avevano alcuna rilevanza.

Insomma, un partito non solo chiuso in se stesso ma muto, incapace di parlare ai cittadini dei loro problemi e delle soluzioni. E' in questo contesto che hanno preso piede formazioni locali, movimenti costruiti attorno a singoli leader senza affiliazioni nazionali. Così come si sono verificate ondate successive di esodo verso altri partiti, IDV dopo le precedenti regionali, SEL prima delle ultime. Un partito non contendibile, che delude e marginalizza le personalità all'interno che possono insidiare la burocrazia di vertice, respinge sulla soglia le forze vive che possono rimettere in discussione gli equilibri consolidati.

CHE LEZIONI TRAE IL PD DA QUESTO ANNO DI SFIDE ELETTORALI? NON E' DATO SAPERLO. SI APRE UN PERCORSO CONGRESSUALE? NON E' CHIARO

Infine, nell'arco di pochi mesi si è votato nella maggiore provincia, in molti comuni e alla Regione mentre nel Paese si registravano grandi novità. Si sono condotte trattative estenuanti nel chiuso delle stanze e si sono mandate all'aria le primarie per le provinciali mentre si sono indette dopo qualche settimana per le regionali con un risultato di partecipazione su cui nessuno avrebbe scommesso un soldo. Si è persa la provincia di Campobasso (ultima della serie) ma si è sfiorata (se non di più) la vittoria in Regione surclassando Iorio nella stessa provincia che si era persa con largo margine qualche settimana prima.
Che lezione ne ha tratto il partito? Non è dato saperlo. Al più, qualcuno è riuscito a farsi una qualche idea dell'opinione del segretario al riguardo, ma solo attraverso la tradizione orale.

Anche per questo motivo è difficile per un qualunque iscritto al partito (figuriamoci per il corpo elettorale) comprendere quali siano le prospettive. Il segretario (lo si apprende dalla stampa) ha azzerato gli organismi e annunciato l'apertura del partito a forze nuove. Che significa?
Confesso di non averne la più pallida idea. C'è una lettera del segretario nazionale, Pierluigi Bersani, indirizzata a tutti gli iscritti nelle ultime settimane, che li invita a prendere la tessera per il 2011 (la campagna è un po' indietro coi tempi) e a portare ciascuno un nuovo iscritto al partito prima della fine dell'anno. Si tratta di questo? Ci sono concrete possibilità di un raddoppio degli iscritti in Molise? Si è aperta una campagna in tutti i circoli (come sta avvenendo nelle altre 19 regioni d'Italia) per arrivare a questo risultato? Fervono feste del tesseramento?
Oppure, sono in corso trattative con i movimenti dello schieramento di centro-sinistra che non sono affiliati a partiti nazionali per invertire la tendenza alla chiusura, rendere il partito finalmente contendibile e farne davvero il punto di riferimento per tutto lo schieramento, investito del ruolo che gli spetta per il peso che riveste nel quadro politico del paese?
Sarebbe bello. Talmente bello che ci si potrebbe aspettare un qualche “rumor”, qualche cauta anticipazione, qualche segnale di fumo. Tutto il contrario. Si susseguono semmai le voci di qualche nervosismo interno alla sola idea che singoli personaggi “in vista” (figuriamoci se si trattasse di movimenti organizzati) possa avvicinarsi al tempio, profanando il sacro tabernacolo.
E l'azzeramento degli organismi? Ad azzeramento non può che seguire percorso democratico per la ricostituzione. Un congresso? Visto che l'assemblea (unico organismo legittimato ad assumere decisioni di questa portata tra un congresso e l'altro) è decimata e dunque obsoleta non sembra possa esservi altra soluzione, salvo un oltraggio alla democrazia che il segretario non potrebbe certamente permettersi.
Perché non dirlo allora?
Ripeto, non ho la risposta. Mi aspetto tuttavia che sia questa la strada che verrà imboccata. Semplicemente, perché non riesco a immaginare un'alternativa.

EPPURE LA VIA CONGRESSUALE NON SEMBRA AVERE ALCUNA ALTERNATIVA. IL 2012 DARA' LA RISPOSTA. BUON ANNO A TUTTI

Può darsi tuttavia che la mia immaginazione sia limitata. Incrocio quindi le dita, convinto come sono che l'unica prospettiva per il pd molisano sia quella di un processo costituente, fondativo (non ci metto il ri- sia perché non porta bene sia perché non c'è nessun passato glorioso da riesumare) che si riassume in un percorso congressuale STRAORDINARIO come è straordinaria l'anomalia di un partito sotto il 10%, chiuso in se stesso, sconosciuto al popolo, muto, “missing” all'attività politica ecc. ecc. Se l'azzeramento deciso da Leva è l'inizio di questo percorso, evviva! Se è solo una furbata, una trovata da prestigiatori stavolta, ci scommetterei, non durerà lo spazio di un mattino e sarà travolta, da sotto e da sopra. Comunque sia – e non lo dico solo per la tessera che ho in tasca – la storia della politica molisana di sinistra (dal centro fino alle estreme) oggi passa di lì, dal partito che ne è il baricentro e ne deve essere anche il cuore pulsante.
Ma da qui in poi non è più questione di commenti. Non è più compito di analisti, né di giornalisti o di politologi. Occorre “esserci”. Si faccia avanti chi è in partita o intende e può giocarla.
A tutti costoro l'augurio di farcela. A tutti i lettori un augurio di buone feste e di un 2012 che porti quello che il 2011 non è riuscito a donarci. L'appuntamento per il prossimo post è per il primo mercoledì di gennaio.

lunedì 12 dicembre 2011

Le anomalie della politica molisana

[7 dicembre – 13 dicembre]
A 50 giorni dalle elezioni, 5 mesi dopo l'avvio della campagna elettorale (convocazione delle primarie), si passa dalle parole ai fatti. Si ricomincia a fare politica.
Ci si possono aspettare sorprese? Qualche promessa sarà mantenuta?
I titoli dei giornali fanno pensare che la campagna elettorale non sia ancora finita. Ma non si trova chi sia disposto a crederci. Come mai? Non è cambiata l'aria nel Paese?
La transizione in atto è densa di incognite. Ma la situazione si è messa in movimento. In Italia.
Non in Molise, regione anomala.
Proviamo a guardare dentro questa anomalia. Con un interesse di parte, rivolto all'anomalia che caratterizza la sinistra molisana.

DOPO MESI DI CAMPAGNA ELETTORALE IN MOLISE SI TORNA A FARE POLITICA. MA E' UNA POLITICA NORMALE? QUALI NOVITA' SI PRODURRANNO?

L'insediamento del Consiglio Regionale, il 5 dicembre scorso, 50 giorni dopo il voto, 5 mesi dopo l'avvio, con le primarie del centro-sinistra, della campagna elettorale, ha segnato la ripresa dell'attività politica in Molise. Dalla politica parlata a quella giocata, avrebbe detto un commentatore sportivo. Ovvero, si passa dalle parole ai fatti.
La domanda che un cittadino molisano potrebbe ora porsi è quali speranze si possono nutrire e quali fatti è lecito attendersi.
Dovrebbe avere la precedenza la riduzione dei costi della politica. Taglio di indennità e abolizione dei vitalizi. Il presidente pro tempore ha già annunciato che sarà fatto. Ovviamente il voto favorevole sarà unanime, stando ai programmi di entrambe le coalizioni. Non è pensabile che in questo frangente storico una forza politica, ovvero un singolo rappresentante eletto, possa sottrarsi a questo imperativo. Figuriamoci una maggioranza!
E' un atto praticamente obbligato. Ne devono seguire altri. Tanto per cominciare la riforma dello statuto, con riduzione del numero di consiglieri e assessori, perché a nessuno resti il sospetto – scrivevo nel post precedente - che l'incertezza attorno alla durata della legislatura induca gli eletti a garantirsi anche per la prossima tornata una seconda chance per un bel numero di poltrone anziché per un misero lotto di seggi per di più malpagati.
Starà anche allo statuto dare una nuova definizione dell'assetto istituzionale, della ripartizione di competenze tra i diversi enti territoriali, delle regole fondamentali da porre a base della produzione legislativa in materia di enti strumentali, di incompatibilità, di conflitti di interesse, di formazione del bilancio (il pareggio di bilancio si arresta alla dimensione nazionale o è regola anche per le Regioni, in una prospettiva di federalismo reale e non a chiacchiere?). Di modo che le maggioranze contingenti siano sottratte alle tentazioni che di volta in volta possono essere suggerite dalle tante sirene che popolano il vasto mare di quella che si definisce società civile.
E di pari passo con il varo di una nuova costituzione dovrà andare la soluzione dei problemi che incombono drammaticamente sulle vite dei cittadini molisani che si ispiri già, nella concretezza delle scelte di governo, ad una nuova cultura politica. Al tanto declamato “spirito di servizio”. Il catalogo dei problemi è arcinoto e sarebbe stucchevole riproporlo. Quali soluzioni si attendono i cittadini non è meno risaputo.

PROMESSE POCO CREDIBILI E SPERANZE DESTINATE A RIMANERE DELUSE

Sarei però ipocrita se non dicessi la mia sul quesito iniziale. Quelle che ho riassunto fin qui sono le speranze che la grande maggioranza dei cittadini nutre, in modo più pressante e urgente quelli tra loro più deboli e esposti, non c'è dubbio. Ma è anche lecito attendersi che si realizzano? La mia opinione, profondamente radicata, con ben poco beneficio concesso al dubbio, è che non ci si possa fare, in nessun modo, alcuna illusione.
Penso di essere in buona compagnia. Buona, nel senso di nutrita. Non ci crede, ne sono convinto, praticamente nessuno di quelli che hanno votato Iorio. Lo hanno votato per la terza volta avendo toccato con mano di che cosa sia capace e di che cosa non lo sia neppure lontanamente. Dunque, non lo hanno votato certo perché si attendevano questo tipo di scelte. Guardano probabilmente con benevolenza le promesse che le prime pagine compiacenti continuano a sparare giornalmente su questi temi ma quanto a crederci...
Non ci hanno creduto quei tre molisani ogni dieci che hanno pensato che quello che non ha fatto fin qui Iorio non lo avrebbe fatto nemmeno Frattura.
Ci hanno creduto quelli che hanno scelto Frattura. Non tutti, diciamocelo. Forse, personalmente lo spero, la maggioranza, ma so anche che molti si sono limitati a pensare che valesse la pena di provarci, tanto per non rassegnarsi alla disperazione nera.
Comunque sia, il presidente pro tempore non è Frattura, che dovrà mettercela tutta per far capire di che pasta è fatto e quali speranze potrà riporre in lui chi tornerà a votare la prossima volta. Il quadro politico, fino alle prossime elezioni, è quello che è. Credo di poter dire che neppure una sparuta minoranza di molisani si faccia qualche illusione.

IL PAESE STA CAMBIANDO. IL MOLISE (ANCORA?) NO?

Eppure il paese sta vivendo novità fino a poco tempo fa impensabili. Spero di non urtare troppe suscettibilità mettendo in una stessa sequenza fenomeni che, presentando notevoli differenze fra loro, non è detto che possano essere legittimamente assimilati ma abbiamo visto grandi città scegliere coscientemente di accarezzare nuove speranze nelle elezioni amministrative. Poi il paese ha saputo smentire chi aveva preteso di interpretarne i sentimenti pronosticando un esodo di massa verso il mare in occasione dei referendum e ha detto chiaro e tondo che gli elettori possono tornare a decidere di decidere abbattendo in un sol colpo gli scenari di cartapesta dipinti dai chierici che hanno abdicato alla loro missione. Infine, il simbolo, l'interprete, nonché il maggiore artefice (nella misura in cui un uomo solo può riuscire nell'impresa di plasmarne tanti) è stato costretto alle dimissioni e a cedere il passo a un professore con una solida cultura, cosmopolita (o, se si vuole, globalizzata), moderata, ma pur sempre inequivocabilmente di destra, come Monti per tentare una sorta di disinfestazione, o di “sanitarizzazione” ecologica, della politica come premessa per una stagione diversa che archivi definitivamente la democrazia bloccata della prima repubblica e la sua appendice tragicomica che i chierici di cui sopra hanno etichettato come seconda repubblica.
La transizione non sarà indolore. Il risultato è tutt'altro che scontato. Il vecchio regime è duro a morire ben più di quanto oggi si voglia far credere. Ma in questa incertezza, va comunque avanti una fase di transizione. Può finire male, come accadde nel '94, dopo le speranze del '92 – '93 (biennio in cui alle mani pulite si sono contrapposte non poche manine oscure, come sappiamo), ma in ogni caso la transizione è in corso.
In Molise no. Non c'è nessuna transizione, a Iorio succede Iorio, al degrado succede il degrado, alle macchiette comiche succedono le macchiette comiche e il loggione continua a rumoreggiare senza che lo spettacolo si interrompa (che migliori, come ho detto prima, non ci spera nessuno).

IL MOLISE E' UNA REALTA' POLITICA ANOMALA NEL PANORAMA NAZIONALE...

Il Molise è una realtà anomala. Un'anomalia politica che trae alimento, per forza di cose, da anomalie socio-culturali, dal basso, e da anomalie istituzionali, dall'alto.
La destra molisana è una destra anomala. Anomala nel panorama nazionale, il che è tutto dire se si considera quanto anomala sia la destra italiana nel panorama europeo e mondiale. Delle anomalie nazionali riprende certamente molti tratti caratteristici ma riesce a distinguersi per diverse specificità che presenta in esclusiva assoluta.
Il discorso merita un approfondimento, se ci si ferma qui resta apodittico e quindi insoddisfacente. Devo quindi le mie scuse al lettore attento e interessato, perché invece non andrò oltre su questo tema. Lo abbandonerò per dedicarmi al tema che più mi sta a cuore, quello che riguarda l'anomalia parallela. Sì, perché la sinistra molisana non è meno anomala e il mio interesse di parte mi conduce a scavare più a fondo in questo campo.

MA QUI SI TRATTA DELLA SINISTRA MOLISANA, REALTA' POLITICA ANOMALA NEL PANORAMA DELLA SINISTRA NAZIONALE.

Muoverò solo i primi passi, in questo post. Mi riprometto solo di inquadrare il problema, così come a me appare, per approfondirlo la prossima settimana, facendo tesoro anche dei contributi che, spero, qualche lettore che condivide l'interesse per l'argomento si sentirà di fornire. Mi fermerò tuttavia, per un momento, su un tema preliminare che vorrei affrontare, come ho fatto in altre occasioni, col metodo delle domande a risposta chiusa rivolte al lettore.
Il tema è quello della partigianeria.

UN DISCORSO DI PARTE? E' LEGITTIMO? PARLIAMO DELLA PARTIGIANERIA
Ho dichiarato poco sopra un interesse di parte. E' lecito? Che ne pensate di chi in politica (domanda numero uno) si dichiara di parte?
a) E' il solo modo di far politica
b) E' un modo sbagliato di far politica
c) Non si può non essere di parte ma se ne devono sempre spiegare le ragioni.

Comunque la vediate, si pone il problema dell'obiettività. Si può conciliare (domanda numero due) con l'essere di parte?
a) Si, sempre, perché l'obiettività non esiste in astratto, i fatti (obiettivi) vanno sempre guardati attraverso la lente delle idee politiche
b) No, per essere obiettivi si deve essere super partes
c) Si, purché siano esplicite le chiavi di interpretazione dei fatti (obiettivi) e si ricerchi il dialogo nell'”agorà”

E come si deve valutare (domanda numero tre) chi passa da uno schieramento all'altro?
a) E' come un tradimento, essere di parte significa fare una scelta di campo che non può cambiare secondo la direzione del vento
b) E' il normale comportamento razionale, se si valuta obiettivamente e senza pregiudizi ideologici le preferenze possono andare ora all'uno ora all'altro
c) Si è di parte in base a premesse di valore che non mutano per valutazioni contingenti, se si adotta una diversa “visione del mondo” se ne deve dar conto

In definitiva (questa è l'ultima domanda, che si sente spesso ripetere) pensate che abbia ancora senso parlare di destra e di sinistra?
a) Si
b) No, se pure hanno avuto un senso, sono concetti ormai superati
c) Si, anche se la loro definizione va mutando nel tempo

Ecco, se vi può interessare, se avete risposto c) a tutte le domande la pensiamo allo stesso modo. Se avete risposto in prevalenza b) la pensiamo diversamente ma esistono le condizioni per un dialogo. Se avete risposto in prevalenza c) avete tutta la mia simpatia ma temo che questo blog vi risulti decisamente noioso e anche un po' indigesto.
Chiarito questo passaggio preliminare spero di aver esposto a sufficienza le ragioni per cui mi interessa approfondire soprattutto il tema delle anomalie che penso caratterizzino, in modo vistoso e per molti versi preoccupante, la sinistra molisana, intesa come schieramento di centro-sinistra (se con questa semplificazione non reco offesa alla componente più moderata dello schieramento, posto che la locuzione composta rappresenta una delle anomalie della politica italiana, tanto quanto quella contraria “centro-destra”).

DOVE SI TROVA L'ANOMALIA DELLA SINISTRA MOLISANA? NON RIGUARDA TUTTE LE FORMAZIONI...

Avevo preannunciato che sul tema mi sarei limitato, in questa occasione, a proporre solo qualche considerazione preliminare, per poi svilupparlo la prossima settimana.
La premessa di cui si tratta è questa: l'anomalia rispetto al quadro nazionale non riguarda lo schieramento di sinistra nel suo assieme ma solo alcune sue componenti. E' su queste che occorre soffermarsi.
Non riguarda invece il partito fondato da Antonio Di Pietro. Sarebbe clamoroso se proprio in Molise IDV presentasse qualche anomalia. Il suo leader locale è ormai senza discussione il figlio del fondatore. La percentuale di voti che raccoglie è più o meno quella che i sondaggi attribuiscono al partito su scala nazionale, se un'anomalia si è verificata in passato è comunque di segno positivo, nel senso di percentuali molto superiori a quelle nazionali, nonché espressione ulteriore delle anomalie negative dei partiti di cui ci occuperemo.
L'anomalia non riguarda neppure le formazioni sul versante più a sinistra. Qualche singolarità locale non manca: la federazione della sinistra, ad esempio, incontra qualche difficoltà e qualche contrasto in più rispetto a quello che avviene in campo nazionale, ma le elezioni regionali hanno visto comunque prevalere la linea nazionale; SEL regala agli elettori molisani lo spettacolo di ricambi al vertice un po' troppo frenetici e di contrapposizioni interne un po' troppo viziate da personalismi accesi, che deprimono alquanto il risultato elettorale rispetto alle attese che il partito potrebbe nutrire in base ai sondaggi nazionali, ma nel complesso la formazione ha una sua fisionomia che non si discosta troppo da quella nazionale. Viceversa, il PSI fa segnare risultati elettorali superiori alle medie nazionali ma, oltre ad essere un'anomalia positiva, non si accompagna a singolarità nella collocazione politica.

...MA PIU' CHE ALTRO IL PD E I PARTITI “PERSONALI” SENZA UNA CASA MADRE

Dove si registrano dunque gli scostamenti dal quadro nazionale? Da un lato, nella percentuale (a una cifra nelle ultime elezioni regionali) fatta registrare dal PD, dall'altra nell'esistenza di una serie di formazioni politiche nate come “one man party”, attorno a un leader singolo senza apparentamento con alcuna formazione nazionale.

Di questo sarà bene continuare a parlare, sin dalla prossima puntata. Gettando lo sguardo anche al terzo polo. Uno sguardo nel vuoto. Perché in Molise presenta un'anomalia soltanto: non esiste.

sabato 3 dicembre 2011

Ordinaria amministrazione?

[30 novembre – 6 dicembre]
A soli 50 giorni dalle elezioni si insedia il Consiglio Regionale del Molise.
Le deleghe ci riserveranno sorprese? E quale strada sceglierà l'opposizione? Intransigenza o unanimismo? Le risposte sembrano scontate. Ma gli organi di informazione annunciano scoop.
E a proposito di informazione, l'Italia è messa maluccio ma il Molise sta ancora peggio.
Storie di padroni e di cagnolini (scodinzolini)

SI INSEDIA IL CONSIGLIO. TUTTO COME PRIMA?

Lunedì 5 dicembre, a soli 50 giorni dalle elezioni, i cittadini molisani hanno la sorpresa di vedere i loro rappresentanti regionali al lavoro. E vedranno anche soddisfatta la loro palpitante curiosità circa le deleghe assegnate agli assessori. Essendo stati ridotti da 8 a 6 qualcuno avrà deleghe più pesanti. Ma quelle precedenti saranno riconfermate? Grande attesa (si fa per dire) per la sorte della Programmazione che qualcuno – così sembra, stando ai rumors che stanno mettendo a soqquadro (si fa per dire) il Molise (http://www.infiltrato.it/notizie/molise/pdl-molise-e-guerra-aperta-tra-vitagliano-e-di-giacomo) – vorrebbe fosse sequestrata nelle mani potenti del Governatore, a scorno del super-assessore che da Capracotta è sceso a sub-governare il basso Molise.
Meno apprensioni invece per la Presidenza dell'assemblea, sorprese non sono previste. Così come si dà per scontato che l'eletto procederà senza frapporre indugi ad adottare per la Regione Molise le stesse regole introdotte nei due rami del Parlamento in tema di vitalizi (contributivo pro-rata per tutti). A quel punto la cittadinanza si aspetta (davvero) che i Consiglieri diano una prova di dignità (si fa per dire) tagliando significativamente le indennità e che procedano ad avviare, contestualmente, l'iter per la modifica statutaria imposta dalla manovra di agosto: consiglieri da 30 a 20, assessori da 6 a 4.
Perché a nessuno resti il sospetto che, data l'incertezza che regnerà nei prossimi mesi circa la durata della legislatura, gli eletti si vogliano garantire la possibilità di concorrere per la seconda volta (se mai si dovesse rivotare) per un premio di taglia XL anziché per un misero lotto di poltrone: poche, scomode e mal pagate, chi glielo farebbe fare di metterci la faccia?!

CHE OPPOSIZIONE SARA'?

Nel mio ultimo post invitavo ad esaminare con attenzione e senza pregiudizi le prese di posizione degli eletti sulle prospettive di questa legislatura. Segnalavo anche come gli unici due che si erano prodotti in commenti (Petraroia e Totaro) auspicassero un clima di concordia, in qualche modo ispirandosi al quadro nazionale con Monti al governo “super partes”.
Ora, che Monti possa essere un premier super partes è assai dubbio. Personalmente ci andrei cauto (http://www.eguaglianzaeliberta.it/articolo.asp?id=1424) ma soprattutto mi domanderei se per caso non si faccia qualche confusione. Mi domanderei pertanto se - dopo una tornata elettorale in cui i cittadini molisani (di entrambi gli schieramenti) hanno chiaramente dimostrato di associare strettamente la figura di Iorio a quella di Berlusconi, nonostante gli sforzi del primo per smarcarsi dal secondo - non si confondano le idee agli elettori, in particolare ai propri elettori, avallando l'idea che la figura da associare a Iorio sia quella del professore della Bocconi anziché quella del contaballe che ci ha ridotti in questo stato (http://www.youtube.com/watch?v=8lmVZstFqlU).
Tra l'omino di burro del paese dei Balocchi di Collodi e l'ex commissario di ferro alla concorrenza non avrei molti dubbi su chi è più somigliante a Michele Iorio.
Quanto poi all'idea che si debba vivere in spirito di concordia la fase di attuazione (sic!) dello Statuto, poiché il solo che si possa “attuare” è proprio quello bocciato, oltre che dall'opinione pubblica, dagli organi di controllo e “caducato” (come dicono i giureconsulti) dalla successiva manovra di agosto, sembra singolare che ci si debba mettere insieme, in una santa alleanza, per andare contro l'opinione pubblica, gli organi di controllo e le leggi nazionali, magari al solo scopo di stipulare una polizza di assicurazione contro il rischio che a ritrovarsi “caducato” possa essere l'intero Consiglio Regionale.
Sono assolutamente certo che non fosse questa l'intenzione ma solo quella, mi ripeto, di non veder salire ulteriormente lo spread per colpa del Molise. Ma spread o non spread, non sarà sicuramente l'unanimismo né il consociativismo la cifra della legislatura che si è appena aperta.

RAZZA PADRONA E RAZZA CAGNOLINA

A proposito di opinione pubblica, occorre spendere qualche parola su chi è investito della missione di darle voce e di fornire la materia prima perché un'opinione possa formarsi.
Episodi recenti in questo ambito mi portano a pormi una domanda, sotto forma di metafora. Che cosa succede se una persona di razza un po' “cagnolina” avverte una qualche minaccia per il suo amato padrone?
Classicamente, comincia ad abbaiare furiosamente all'indirizzo del “nemico”. Il volume è spesso inversamente proporzionale alla stazza ma, in base al detto, non c'è rischio che azzanni il polpaccio del “cattivo”. Quando (talvolta avviene) il detto viene contraddetto – ce lo insegnano quelli che studiano (e amano) i comportamenti degli esseri a quattro zampe – la responsabilità è sempre del padrone. Che addestra l'amico dell'uomo a far del male.
Attenti al cane” è l'avviso che si trova sui cancelli. Serve a tenere lontani i malintenzionati ma in effetti serve anche a inquadrare i tratti caratteriali del padrone di casa.
Proviamo a trasferire l'esempio al mondo dell'informazione. Se un direttore, di una primaria testata televisiva, viene chiamato (dai detrattori, ovviamente) “Scodinzolini”, ci vuol poco a capire che tipo di accusa gli stiano rivolgendo (magari del tutto ingiustificata): vuol dire che negli editoriali e nel taglio dei servizi è sospettato di piaggeria nei confronti del suo Presidente di riferimento e di accanimento un po' sguaiato contro gli esponenti dell'opposizione. Ma è anche chiaro che si sta esprimendo una critica dura nei confronti di quel Presidente. Non solo lo ha chiamato per fare quel lavoro, ma lo ha anche “educato” a farlo in quel modo.
Il padrone del cagnolino cattivello fa spesso finta di niente. Anzi, se passa dall'abbaiare al fare male lo richiama! Ma se al “nemico” azzannato finisce che gli girano, è il padrone che si becca la denuncia. E' vietato portare a spasso i cani – anche cagnolini – senza museruola.
La storia si fa un po' lacrimevole quando il padrone cade in disgrazia o comunque viene separato dal cagnolino reso aggressivo. Rieducare la creatura a quattro zampe è, il più delle volte, un problema. Ma infine si trovano persone amorevoli, che dedicano la loro vita agli amici dell'uomo, disposte a prendersi cura di un essere che, senza colpe, ha solo avuto la sfortuna di incontrare il padrone sbagliato.


A PROPOSITO DI INFORMAZIONE

Ancora a proposito di informazione, visto che ho citato l'esempio del TG1.
Giuste o sbagliate che siano le accuse, anche pesanti, rivolte a “Minzo”, il TG1, per quanto “ammiraglia” (si fa per dire) dell'informazione è tuttavia inserito in un contesto in cui ad un peso – per quanto forte – corrisponde sempre un certo contrappeso.
Ci richiama invece l'attenzione, puntualmente, Giuseppe Tabasso (vedi http://www.altromolise.it/notizia.php?argomento=editoriale&articolo=49471), che l'aria di questi ambienti l'ha respirata per una vita, sullo stato preoccupante in cui versa l'informazione (si fa per dire) in Molise.
L'Italia come paese non è messa bene nelle classifiche internazionali sulla libertà di stampa. Se mai vi fosse una classifica per quel che riguarda alche il panorama nazionale, il Molise occuperebbe a sua volta, con buona probabilità, l'ultima posizione.
Con un indice di lettura ai minimi nazionali è praticamente impossibile che un editore puro possa sopravvivere, operando nel solo mercato regionale, con i conti in ordine. Senza una qualunque azione di promozione della lettura né una legge che stabilisca un minimo di trasparenza nell'attribuzione delle inserzioni istituzionali o un qualche requisito di qualità (anche solo deontologico) nella distribuzione degli incentivi, gli editori sono non solo condizionati dal potere politico ma succubi, per non dire asserviti. Conseguenza per chi l'informazione la produce, ossia per i giornalisti? Paghe da fame e condizionamento da parte degli editori succubi. In termini matematici, un ricatto al quadrato.
Le macchine del fango non sono un'esclusiva molisana. E abbiamo appreso dalle cronache italiane di questi ultimi anni che, specie con documenti audiovisivi (diciamo così), si possono fare soldi a danno delle persone che vengono prese di mira. Ma solo in Molise le macchine del fango vengono annunciate e minacciate prima ancora di metterle in moto, col solo scopo di intimidire e mettere a tacere i concorrenti, oltre ai personaggi scomodi (che sono tali, più che per le posizioni politiche, se compiono azioni di contrasto nei confronti del ben oliato sistema dell'informazione asservita). Solo in Molise si va in giro a chiedere inserzioni pubblicitarie senza nemmeno bisogno di scattare una fotografia o girare un video di nascosto, con la sola minaccia di un “pezzo” ostile.
Ho citato l'accorato e condivisibile articolo di Tabasso. Aggiungerei però due note a margine.
  1. Non si tratta di produrre informazione uguale e contraria. Temo altrettanto quanto la situazione attuale un'ipotetica informazione di rivalsa o di rivincita che conservi il sistema vigente ponendolo al servizio di una causa diversa. Non c'è causa migliore o peggiore in questo senso. Occorre impedire alla politica, in quanto tale, di comprare l'informazione e i giornalisti devono astenersi dal cercare un padrone di diverso colore: devono piuttosto svegliarsi un giorno avendo come datore di lavoro un editore puro (ovvero se stessi in forma associata).
  2. Il dato sui profili Facebook a Campobasso (più alto rispetto a città come L'Aquila o Aosta) è fuorviante. Riguarda il numero di profili e non di persone. Non credo che a L'Aquila o a Aosta sia in voga come a Campobasso la creazione di profili plurimi, per lo più falsi o coperti da pseudonimi. Se esistesse un dato sulle persone fisiche sono certo che Campobasso rientrerebbe nella normalità. Ho passato da tempo l'età in cui ci si divertiva a giocare a nascondino o ci si eccitava ai balli in maschera del Carnevale. Continuo così a sorprendermi ogni volta che qualche molisano (che non mi conosce molto bene) mi chiede se per caso non sia io il “Vendicatore solitario del Rivolo” o “Augusto Benpensanti”. Ma mi rendo conto che sono io che sbaglio, in fondo è positivo che dalle parti di Monforte si trovi il modo di coltivare il bambino che c'è in noi. 

giovedì 24 novembre 2011

Cronache dal Molise nuovo

[23 novembre - 29 novembre]
In Molise anche dalle parti del centro-destra sembra si siano accorti che si respira un'altra aria.
Iorio, come Berlusconi, non lascia: raddoppia. Anzi, dimezza. Da 8 a 6 per arrivare presto a 4.
E fa spazio al nuovo. Uno solo, nuovo, ma non uno qualsiasi. Uno che auspicava, più che un cambiamento, una rivoluzione. Sarà di parola!
Il silenzio degli eletti: aiutiamo i nuovi a farsi sentire.
I ricorsi: corsi e ricorsi.

ANCHE IORIO NON LASCIA MA RADDOPPIA, ANZI, DIMEZZA

La sorpresa è arrivata. Inutile cercare di minimizzarla. Stavolta il Presidente fa sul serio. Ridurre gli assessori da 8 a 6 è un segno dei tempi.
Adesso possiamo davvero credere che lo Statuto sarà approvato e i Consiglieri saranno effettivamente ridotti a 20, mentre gli assessori subiranno un altro taglio. Da 6 a 4. La sirena d'allarme ha suonato.
Poi cominceranno le azioni di rivalsa. Perché se danno erariale c'è stato, non sarà il Presidente a dover mettere mano al portafogli. Se un progetto aveva tutte le carte in regola ma gli esecutori hanno sbagliato, paghino.
Se poi gli esecutori siedono tra i banchi degli eletti, il risarcimento che verseranno servirà anche a risarcire il danno politico che hanno procurato alla Giunta di Centro-destra che ha sfiorato la debacle.
C'è un'inchiestina di Primo Numero, tanto per dirne una, che chiama in ballo proprio un protagonista, Quintino Pallante. Tutta da leggere: http://www.primonumero.it/attualita/primopiano/articolo.php?id=9598. Così si potrà capire che Iorio non perdonerà
Chi credeva che il Governatore avrebbe ceduto il passo, che covasse l'intenzione di lasciare, viene sonoramente smentito. Anche il Presidente del Molise, come il suo leader e modello di riferimento, l'ex Presidente del Consiglio Cav. Silvio Berlusconi, non lascia ma raddoppia. Pardon, dimezza.
Cavaliere? E' solo l'inizio (troppo disgiunto? troppo palese?). Le rendite sono finite, altre teste saranno sacrificate. Largo ai giovani. Scasserra apre la strada.

IL NUOVO E' FINALMENTE AVANZATO

A proposito dell'ex Presidente di Assindustria, non posso dire di conoscerlo e dunque non ho elementi per giudicarlo.
Qualche intervento in occasioni ufficiali, o in televisione, non basta a farsi un'idea. Qualche stupore me l'ha destato però il fatto che persone che lo hanno frequentato con una certa assiduità, alla mia curiosità sulle qualità della persona, ormai un personaggio di primo piano della politica molisana, mi abbiano dichiarato di non avere, neanche loro, elementi per giudicarlo.
E' stato a lungo fuori regione, sarà questo il motivo. Ha l'aria di persona prudente nei giudizi, diciamo pure abbottonata (pur non disdegnando le platee), il suo riserbo potrebbe spiegare la difficoltà di inquadrarlo. Si aprirà strada facendo, compiendo atti ufficiali, di dominio pubblico e di rilevanza politica. Intanto impersona il nuovo che è avanzato: anzi, si è posto in prima linea. Non è ancora nota la delega che gli sarà affidata, sarà il primo segnale.
In ogni caso, nessuno può dubitare che sarà coerente con l'invocazione che, da Presidente di Assindustria, lanciava appena qualche mese prima di candidarsi: la Regione ha bisogno proprio di questo, diceva, “un radicale e profondo cambiamento, quasi una rivoluzione, che porti ad un modo totalmente diverso di governare la regione, di sviluppare l’economia, di usare le risorse pubbliche. http://alternativamolise.net/images/stories/pdf/AttivitaProduttive/Proposte_per_una_politica_industriale_in_Molise.pdf , per chi volesse documentarsi più compiutamente sul pensiero di Scasserra. Che, a conferma della prudenza che lo distingue, chiariva – ad ogni buon conto - “Queste non sono considerazioni di parte. Sono dati rilevati in più occasioni e da diversi osservatori, che vengono ripresi sempre più spesso negli ultimi anni”.
Il primo con cui si sarebbe trovato d'accordo? Proprio, chi l'avrebbe detto, il Presidente della Regione Molise allora in carica.

E' PROPRIO VERO CHE GLI ELETTI (CONFERMATI) DEL CENTRO – SINISTRA TACCIONO? LA RISPOSTA, SENZA ANDARE A CACCIA DI SCANDALI, E' SUI LORO SITI WEB

Abbiamo assistito, su qualche testata on-line a qualche lamentela, non senza una certa durezza, sul silenzio che ha accompagnato i 35 giorni del dopo-elezioni (riconteggi, istanze di verifiche accurate, verbale conclusivo dell'Ufficio centrale presso la Corte d'Appello che rinvia agli inevitabili ricorsi presso il TAR) da parte degli eletti del centro-sinistra. Cito un pezzo per tutti http://www.infiltrato.it/notizie/molise/centrosinistra-molise-per-chi-suona-la-campana-tra-scimmiette-e-scimpanze.
Dobbiamo stare attenti, che l'attacco non sia mosso da qualche malintenzionato, non so come altro definirlo. Non dobbiamo dimenticare che si sono fatti vivi i segretari nazionali dei partiti del centro-sinistra. Niente di più facile, quindi, che - ubi maior - i locali, in quanto minori, abbiano preferito tacere. Fare dello scandalismo su comportamenti che sarebbero invece ispirati a lealtà e correttezza non sarebbe buon giornalismo. Tanto più se si dovesse verificare che, mentre tacevano su questa vicenda così delicata, non mancavano viceversa di commentare i fatti molisani, le prime crepe nella tenuta del centro-destra, le prime promesse tradite. Né ci si può fermare alle apparenze, cioè al fatto che prese di posizione di questo genere non sono apparse sulla stampa molisana. Sappiamo che del centro-sinistra in genere preferisce parlarne solo se c'è qualche scandalo o qualche diatriba.
Per chi volesse andare più a fondo nella questione c'è comunque un modo piuttosto semplice per farsi un giudizio. Basta andare a leggere comunicati e commenti sui loro siti, dove sono, o almeno dovrebbero essere, tutti leggibili. Mi riferisco, ovviamente, ai quattro consiglieri confermati, per i nuovi essendoci ancora un rodaggio da compiere. Per chi volesse documentarsi, ecco i link:

Nell'era del web 2.0 non ci si può formare un'idea compiuta sulla dialettica politica e sui personaggi che ne sono protagonisti senza documentarsi sui loro siti, approfittandone anche per interagire. Ecco, da questo punto di vista c'è qualche lacuna: avviso subito il lettore che potrebbe incontrare qualche difficoltà nel trovare lo spazio per formulare commenti. Qualora volesse farlo può postarli qui e non mancherò di inoltrarli. Sarebbe bello alimentare un forum di discussione sulla produzione dei consiglieri eletti. Sarebbe un modo concreto e non fumoso di alimentare un discorso politico condiviso, oltre che di formarsi un giudizio.
Dimenticavo: effettivamente, non si trovano commenti o prese di posizione post-voto. Solo per uno dei quattro, Petraroia, vi si trova una lettera, di alto respiro, al Presidente Iorio al'indomani della proclamazione, sulla fase grave del Paese e le incombenze istituzionali che lo attendono (Statuto e rinnovo dei consulenti), Con un invito: "privilegiamo il confronto sui temi concreti alla contrapposizione sterile e alle polemiche strumentali".
Un altro, Totaro, predilige invece il rapporto diretto con la stampa e ha prodotto, senza pubblicarlo ancora sul web, un comunicato, anch'esso di alto respiro, in cui auspica che, alla luce delle gravi decisioni che incombono (piena attuazione del nuovo Statuto, di nuovo: ma non deve essere modificato?) "l’elezione del presidente del Consiglio regionale e dell’ufficio di presidenza che lo coadiuverà avvenga attraverso una corale condivisione tra le forze di maggioranza e di opposizione." 
Nessun silenzio dunque ma, anzi, politica "alta": vogliamo mica far salire lo spread?

ANCHE GLI ELETTI (NEW ENTRY) DEL CENTRO – SINISTRA TACCIONO E ATTENDONO. LI ASPETTA UN COMPITO DIFFICILE. FARE POLITICA

A proposito delle new entry del centro-sinistra, è richiesto loro un impegno gravoso. Dovranno fare politica: dovranno riuscire a far percepire ai molisani, a quelli che li hanno votati ma ancor più a quelli che fin qui non hanno mai intercettato, che cosa può voler dire fare politica in modo del tutto diverso. Dovranno riempire di contenuti quell'idea di “cambiamento, quasi una rivoluzione” che Scasserra auspicava nel suo intervento che ho riportato sopra (nel caso in cui, contrariamente a quanto ci si dovrebbe aspettare, venisse meno al dovere di impegnarsi lui per primo per realizzarlo in concreto e lasciasse questo arduo compito all'attuale opposizione, per quando sarà maggioranza).
Perché, qualora dovesse accadere che gli elettori fossero nuovamente chiamati alle urne in tempi brevi, non si dovrà dire di loro “Peccato, non hanno avuto tempo” ma piuttosto “Che bravi, diamo loro il tempo, altri cinque anni, per farcela: governando e non più solo contestando e contro-proponendo.” Mi sento di augurarlo a Gennaro Chierchia, a Salvatore Ciocca, a Felice Di Donato, a Cristiano Di Pietro, a Filippo Monaco, a Carmelo Parpiglia, a Cosmo Tedeschi. Ma soprattutto, ovviamente, a Paolo Di Laura Frattura che non solo sarà il loro portavoce ma porterà il peso della sintesi e della leadership.

E I RICORSI? CORSI E RICORSI

Come andrà a finire la vicenda dei ricorsi?
A lume di naso, sembra vi possano essere per la coalizione di centro-sinistra due validi motivi riguardanti l'esattezza del conteggio (sezioni con eccesso anomalo di schede nulle e sezioni senza un solo voto disgiunto per nessuno dei quattro candidati) e due riguardanti la validità formale delle procedure di ammissione. Sapremo alla scadenza dei termini se e quanti ricorsi saranno presentati, da chi e per quali motivazioni.
Nel frattempo, un po' tra color che son sospesi e un po' come d'autunno sugli alberi le foglie, il Consiglio farà il suo lavoro per servire al meglio i cittadini molisani.
Dei ricorsi dunque riparleremo, intanto si può meditare su corsi e ricorsi.